Uomini comuni fu pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1992 con il titolo Ordinary Men. Dopo lâuscita nel 1996 del libro di Daniel Goldhagen, I volonterosi carnefici di Hitler, che suscitĂČ un dibattito per le interpretazioni diverse a cui giungeva interrogando con metodologie differenti le stesse fonti, pubblicai nel 1998 una nuova edizione di Ordinary Men con una postfazione che riassumeva le mie posizioni al riguardo. Ora, a venticinque anni di distanza dalla prima pubblicazione, mi sembra opportuno fare di nuovo il punto. Ho individuato quattro aree su cui la ricerca storica ha contribuito ad ampliare la nostra conoscenza e comprensione delle questioni affrontate a suo tempo dal mio libro.
In primo luogo, sono usciti volumi e articoli su diversi battaglioni dellâOrdnungspolizei, il che ci consente di valutare meglio sia la generale rappresentativitĂ del Battaglione 101, sia la sua singolaritĂ . In secondo luogo, sono stati pubblicati altri contributi sulle motivazioni dei protagonisti «ordinari» della «soluzione finale». In terzo luogo, un importante lavoro sui Lussemburghesi presenti nel battaglione ci ha consentito di confrontare i poliziotti tedeschi con quelli provenienti da un altro paese. Infine, le testimonianze fotografiche relative al Battaglione 101 sono state studiate in modo piĂș approfondito.
Altri battaglioni dellâOrdnungspolizei.
Nel terzo e quarto capitolo di Uomini comuni accenno al ruolo dei Battaglioni di polizia 309 e 322 a BiaĆystock in Polonia; del 45, di riservisti, in Ucraina; dellâ11 a Slutsk e del 133, di riservisti, nella Galizia orientale. Anche Daniel Goldhagen ha analizzato il ruolo del Battaglione 309 a BiaĆystock e del 65 nellâarea del Baltico e nel Sud della Polonia, rispettivamente nel 1941 e 1942. A partire dagli anni Novanta sono apparsi molti altri contributi su questi e altri contingenti. Il primo Ăš stato Himmlers grĂŒne Helfer: Die Schutz- und Ordnungspolizei im Dritten Reich del giornalista Heiner Lichtenstein, che ha passato in rassegna gli atti giudiziari relativi a diverse unitĂ dellâOrdnungspolizei, soprattutto battaglioni, evidenziando il fallimento dei tribunali tedeschi, che riuscirono a emettere solo pochissime condanne1. Subito dopo uscirono due diversi studi basati su un tipo di fonte molto raro, i «diari di guerra» del Battaglione 322 e della sua Terza Compagnia, confluiti, insieme ad altri documenti delle SS, nellâarchivio dellâesercito a Praga2. Il battaglione iniziĂČ le sue nefaste attivitĂ a BiaĆystock nel luglio del 1941, poi si spinse nellâodierna Bielorussia, dove fu impiegato nei grandi massacri di Minsk e Mogilev e in altri di minore entitĂ .
Nel 1996 Winfried Nachtwei studiĂČ cinque battaglioni di polizia i cui membri erano stati reclutati principalmente nelle cittĂ della Renania: oltre al 65 e al 309, giĂ studiati da Goldhagen, esaminĂČ il 307 e il 316 â che, come il 322, facevano parte del reggimento di polizia sotto il comando del colonnello Mantua durante gli eccidi del luglio del 1941 a BiaĆystock â e il Battaglione 61, composto da poliziotti riservisti, i famigerati guardiani del ghetto di Varsavia3. Nel suo libro Official Secrets, Richard Breitman accenna ai Battaglioni 322 e 11 e al reggimento di polizia Sud (che includeva il 45, il 303 e il 314)4.
Dopo questi lavori piuttosto schematici, uscirono due studi particolarmente importanti. Nel 1998 Edward Westermann pubblicĂČ un articolo che metteva in luce le «sorprendenti differenze» fra i poliziotti del Battaglione 310 e i riservisti del 1015. Il 310 trascorse sedici settimane in Polonia, dallâottobre del 1941 al febbraio del 1942, imparando a comportarsi come lâoccupante di razza padrona, prima di essere trasferito in territorio sovietico e di subire pesanti perdite sul fronte di Stalingrado. I suoi membri, in gran parte nati fra il 1905 e il 1912, appartenevano a una fascia di etĂ molto piĂș nazificata: oltre il quaranta per cento di essi era affiliato al partito e circa il dieci per cento alle SS. Basandosi sulle testimonianze dei sopravvissuti e sugli interrogatori giudiziari, Westermann ricostruisce le attivitĂ di «pacificazione» del battaglione da agosto a ottobre del 1942, nel corso delle quali, oltre agli ebrei, furono presi di mira gli slavi (Ostmenschen), gli «zingari» e altre categorie di «asociali»: in breve, lâintera gamma dei nemici del nazionalsocialismo. Convinto che lo storico possa «dedurre» le motivazioni dalle parole, dai fatti, dallâiscrizione al partito, dalla fascia di etĂ , dalle esperienze di indottrinamento e di costrizione esterna, Westermann conclude che i membri del Battaglione di polizia 310 andrebbero considerati come «soldati ideologizzati» piuttosto che come «uomini comuni».
Esattamente un anno dopo, nel 1999, Klaus-Michael Mallmann pubblicĂČ un articolo sul Battaglione di polizia 307 di Lubecca6 che, dopo aver svolto per nove mesi compiti di occupazione in Polonia, fu impiegato in un massacro di maschi ebrei adulti a Brest-Litovsk nel luglio del 1941 e in altri eccidi in Bielorussia. PartecipĂČ alla liquidazione dei ghetti nel distretto di Lublino fra la primavera e lâestate del 1942 e a campagne contro i partigiani fra lâautunno del 1942 e lâestate del 1944. Gli esecutori del massacro di Brest-Litovsk, osserva Mallmann, furono scelti fra un vasto bacino di volontari: dunque la coercizione, il timore delle punizioni o la propaganda non sono spiegazioni plausibili. Riferendosi, come Goldhagen, a un «modello cognitivo» attraverso cui i poliziotti vedevano e interpretavano il mondo, Mallmann postula una «radicalizzazione contestuale dellâimmagine del nemico»: lâantagonista biologico, politico e ideologico, diventato reale, fu proiettato in una «realtĂ virtuale» in cui lo sterminio si legittimava come un «atto necessario di autodifesa». Il preesistente antisemitismo, fondendosi con lâidea dellâoffensiva tedesca intesa come autodifesa, fornĂ la spinta per lâadesione alle uccisioni di massa.
Due libri del 2000 e del 2001, con contributi di vari autori, si concentrano sul fatto che i tribunali tedeschi riuscirono a portare in giudizio pochissimi esecutori dellâOlocausto provenienti dallâOrdnungspolizei, e a condannarne ancora meno7. Particolarmente importanti per la comprensione storica del ruolo di questo corpo di polizia sono due articoli di Stefan Klemp relativi a due battaglioni dispersi sul fronte orientale, il 9 e il 69. Quattro compagnie del Battaglione 9 furono assegnate ai quattro Einsatzgruppen. I 247 membri del contingente che furono consegnati ai Sovietici dagli Inglesi nel gennaio del 1947 vennero condannati a venticinque anni di prigione, ma rilasciati nel 19568. Klemp studiĂČ anche il Battaglione 69, composto da riservisti, che nellâagosto del 1941 fu diviso in piccoli reparti dislocati lungo il fronte orientale con lâincarico di sorvegliare i lavori di costruzione dei campi dellâOrganizzazione Todt, ma spesso impiegati localmente negli eccidi di ebrei9.
Dopo questa serie di articoli, molti dei quali incentrati sullâaccertamento dei massacri di cui i vari battaglioni di polizia si resero responsabili e sulla pressochĂ© totale mancanza di condanne dopo la guerra, sono usciti cinque libri che meritano unâattenzione particolare. Nel 2005 Harald Welzer ha pubblicato uno studio sociopsicologico intitolato TĂ€ter. Wie aus ganz normalen Menschen Massenmörder werden, basato sugli atti giudiziari relativi al Battaglione di riservisti 45, che cerca di spiegare come quegli uomini comuni si trasformarono in assassini10. In quello stesso anno Edward Westermann pubblicĂČ Hitlerâs Police Battalions. Enforcing Racial War in the East, che esamina la «cultura organizzativa» dellâOrdnungspolizei e i suoi riflessi sui comportamenti dei poliziotti tedeschi in Europa orientale11. Nel 2011 uscĂ AuswĂ€rts eingesetzt: Bremer Polizeibatail...