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Filosofia della percezione
Clotilde Calabi
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Filosofia della percezione
Clotilde Calabi
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Fermatevi a guardare una sedia. Scoprirete che è altrettanto interessante che osservare la luna allo zenit e all'orizzonte. Clotilde Calabi ci introduce con prosa brillante alla filosofia della percezione con particolare attenzione all'esperienza visiva.
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Philosophical EssaysLe esperienze percettive e i loro oggetti
1. Premessa sulle apparenze
Per noi, persone comuni, aprire gli occhi è esattamente come aprire la finestra: si apre, si guarda, e quello che appare è quello che câè lĂ fuori. Certo, a volte i sensi ingannano: ci dicono che le cose lĂ fuori sono in un certo modo, ma non sono in quel modo. Tuttavia, la possibilitĂ dellâinganno non indebolisce la nostra convinzione che i sensi ci mettano direttamente a contatto con la realtĂ : ÂŤdirettamenteÂť non ha lo stesso significato di ÂŤinfallibilmenteÂť. Ci sono, però, filosofi che argomentano che la fiducia nei sensi è mal riposta. Riflettendo sul possibile inganno, sostengono che nellâavere le esperienze percettive, noi non siamo mai direttamente in contatto con le cose lĂ fuori. Siamo invece direttamente in contatto con certi oggetti speciali. Questi filosofi contrappongono gli oggetti speciali alle cose lĂ fuori e li chiamano ÂŤdati sensorialiÂť. Il loro Argomento si fonda su due osservazioni. La prima è che, attraverso i sensi, le cose lĂ fuori (che spesso chiamano ÂŤcose materialiÂť) ci appaiono sempre in modi particolari o hanno certe apparenze, e la seconda è il fatto giĂ notato che a volte alcune di queste apparenze ingannano. Per esempio, una moneta ci appare circolare da un certo punto di vista ed ellittica da un altro punto di vista, ma una cosa non può essere contemporaneamente circolare ed ellittica; dunque, almeno una delle due apparenze ci inganna. Una cannuccia ci appare normalmente diritta ma, se la immergiamo nellâacqua, ci appare spezzata. Una cosa, però, non può essere al tempo stesso diritta e spezzata; dunque, almeno una delle due apparenze ci inganna. Se immergiamo le mani in un recipiente pieno dâacqua dopo aver immerso la mano destra in un recipiente con acqua piĂš calda e la sinistra in uno con acqua piĂš fredda, lâacqua percepita dalla mano destra ci parrĂ piĂš fredda dellâacqua percepita dalla mano sinistra, anche se è la medesima acqua. La medesima acqua, però, non può essere calda e fredda al tempo stesso; dunque, almeno una delle due apparenze ci inganna. Spesso a esempi simili questi filosofi ne aggiungono altri di tipo differente. Le allucinazioni hanno un posto dâonore nel loro Argomento, perchĂŠ quando ne soffriamo ci sembra che le cose siano in un certo modo, esattamente come ci sembra che siano quando invece le cose le vediamo davvero, ma lĂ fuori non câè niente. Altri esempi sono le illusioni ottico-geometriche, come lâillusione di Mueller-Lyer, nella quale ci sono due linee della medesima lunghezza che irresistibilmente appaiono di lunghezza differente.
Lâillusione di Mueller-Lyer
Insomma, le apparenze a volte ingannano perchĂŠ ci dicono che le cose lĂ fuori sono in un modo e che sono in un altro modo incompatibile col primo; dunque, almeno uno dei due non è quello corretto. Oppure, le apparenze a volte ingannano perchĂŠ ci dicono che le cose sono in un certo modo, ma le cose non sono in quel modo. Infine, succede che alle apparenze non corrisponda nulla. Soffriamo, cioè, sia dâillusioni percettive sia dâallucinazioni. Se le apparenze non coincidono con le proprietĂ effettive delle cose lĂ fuori, allora appartengono ad altri oggetti, diversi dalle cose lĂ fuori. Da questa prima conclusione, i filosofi dei dati sensoriali traggono la conseguenza di piĂš vasta portata alla quale ho prima accennato, e cioè che nellâavere le esperienze percettive siamo direttamente in contatto con i dati sensoriali, ai quali ineriscono le apparenze, e la relazione agli oggetti materiali dipende da una relazione a quegli oggetti speciali. Perciò, la relazione fra le esperienze percettive e il mondo non è mai diretta.
Ci sono anche altri filosofi che, pur riconoscendo che a volte soffriamo dâillusioni e dâallucinazioni (le apparenze ingannano!), negano che le esperienze siano relazioni a quegli oggetti speciali. Fra questo gruppo di filosofi, però, non câè uniformitĂ dâopinione. Per il momento, mi limito ad accennaÂre a due di queste opinioni (nel corso del capitolo ne discuterò una terza). Secondo la prima opinione, le esperienze percettive sono rappresentazioni della realtĂ . Chi lo sostiene è detto ÂŤrappresentazionalistaÂť. I rappresentazionalisti per illustrare la loro teoria fanno spesso riferimento a strumenti come il termometro, il tachimetro e la bilancia (non tutti fanno questo riferimento, ma molti sĂŹ). Il termometro è uno strumento con la funzione di dare informazioni sulla Âtemperatura di qualunque corpo con cui sia messo a contatto. Fra i Âdiversi tipi di termometro ci sono quelli a mercurio, che contengono una colonnina in cui câè questo elemento, che ha la proprietĂ di espandersi in proporzione alla temperatura. I valori numeÂrici che sono assegnati alle diverse possibili altezze del mercuÂrio nella colonnina dipendono da una convenzione che attribuisce il valore 0 alla temperatura dellâacqua in transizione dallo stato liquido allo stato solido e il valore 100 alla temperatura dellâacqua in transizione dallo stato liquido allo stato gassoso. Lo strumento è tarato in modo tale che allâaltezza della colonnina di mercurio in contatto con lâacqua in fase di congelamento sia assegnato il valore 0 (e in ebollizione il valore 100). Quando usiamo il termometro in contatto con un corpo e la colonna di mercurio raggiunge il valore 0, allora diciamo che il corpo ha una temperatura di 0 gradi e quando raggiunge il valore 100 diciamo che ha temperatura 100 gradi. Se la colonnina raggiunge unâaltezza con valore numerico 37, questa altezza indica che il corpo ha una temperatura di 37 gradi. In questo modo lo strumento dĂ una rappresentazione della temperatura del corpo (trascuro la distinzione fra rappresentazioni che sono in formato digitale e rappresentazioni in formato analogico). Considerando questi fatti sul termometro e fatti analoghi sugli altri strumenti di misura, i rappresentazionalisti osservano che anche le esperienze sono rappresentazioni e cioè hanno, come questi strumenti, la funzione di dare informazioni. Come le esperienze rappresentino il mondo, lo vedremo piĂš avanti. Per il momento le cose da tenere a mente sono due. La prima è che, a differenza dei termometri e degli altri strumenti di misura, le esperienze non richiedono convenzioni per rappresentare il mondo. La seconda è che, solo in quanto rappresentazioni, le esperienze possono essere una relazione col mondo. CosĂŹ dicendo, i rappresentazionalisti si distanziano dallâopinione dellâuomo comune, il quale pensa che per vedere non ci si rappresenti nulla.
I filosofi della seconda opinione, esaminate le argomentazioni dei teorici dei dati sensoriali e dei rappresentazionalisti, contestano sia lâesistenza degli oggetti speciali come intermediari nella relazione percettiva fra il soggetto e le cose che sono lĂ fuori, sia lâidea che le esperienze percettive siano una rappresentazione della realtĂ . La loro opinione è presto detta (anche se articolarla con precisione richiederĂ un poâ di dettagli): la veritĂ sta tutta dalla parte dellâuomo comune. Questi filosofi sono chiamati ÂŤdisgiuntivistiÂť. Spiegherò piĂš avanti perchĂŠ sono chiamati cosĂŹ.
Teorici dei dati sensoriali (nella versione di questa teoria che descriverò), rappresentazionalisti e disgiuntivisti convergono tutti su unâidea fondamentale, e cioè il realismo. Per chi aderisce al realismo, il mondo câè e in alcune sue caratteristiche è indipendente dallâosservatore e lâesperienza percettiva veridica è una relazione con gli oggetti che lo formano. Poi iniziano le divisioni. I teorici dei dati sensoriali sono realisti indiretti perchĂŠ pensano che la relazione percettiva col mondo sia una relazione per procura (mediata dai famosi oggetti speciali). I rappresentazionalisti e i disgiuntivisti sono realisti diretti, perchĂŠ pensano che la relazione percettiva sia diretta.
Questo capitolo è cosĂŹ costruito: nei paragrafi 2-4 analizzo gli argomenti di chi sostiene che la relazione col mondo è mediata dagli oggetti speciali e discuto alcune obiezioni; nei paragrafi successivi espongo le teorie alternative. La mia conclusione sarĂ che è preferibile il realismo diretto al realismo indiretto, anche se non esiste un vero e proprio Argomento definitivo contro il secondo. Câè però una collezione di ragioni a sostegno del primo ed è probabile che la veritĂ stia da quella parte. Ă invece molto piĂš difficile stabilire quale sia la versione migliore del realismo diretto.
2. LâArgomento della distanza temporale e lâArgomento dellâillusione
Gli oggetti speciali che dovrebbero mediare la relazione con le cose lĂ fuori, che noi riteniamo di percepire e su cui vertono le nostre credenze percettive e le nostre azioni, sono oggetti immateriali, privati, identificati da certe qualitĂ di cui un soggetto è immediatamente consapevole nelle sue esperienze1. Il filosofo dei dati sensoriali parte dallâosservazione che abbiamo impressioni di colore, grandezza, altezza (nel caso delle esperienze acustiche), ruvidezza, caldo e freddo, e analizza queste impressioni come una consapevolezza di certe qualitĂ fenomeniche, generalmente causata dalle cose lĂ fuori. In alcuni casi, le cose che causano le impressioni non possiedono quelle qualitĂ e in altri casi si ha consapevolezza di quelle qualitĂ senza che ci sia alcun oggetto che causi lâimpressione. Se le cose che causano lâimpressione di quelle qualitĂ non possiedono le qualitĂ in questione oppure se non câè nessuna cosa lĂ fuori, le qualitĂ devono appartenere ad altri oggetti e questi oggetti sono i dati sensoriali. Di qui il filosofo argomenta in modo ardito che questi oggetti sono gli oggetti immediati o diretti di ogni esperienza percettiva, anche delle esperienze veridiche.
Ci sono argomenti per lâesistenza dei dati sensoriali epistemologici e fenomenologici. Io mi concentrerò unicamente su quelli fenomenologici e ne discuterò due2. Questi sono formulati allo scopo di stabilire che cosa conta come lâoggetto di unâesperienza percettiva e chi li utilizza cerca di dimostrare che i dati sensoriali sono necessari per dare un resoconto accurato dellâesperienza.
Il primo Argomento a sostegno dellâesistenza dei dati sensoriali è il cosiddetto Argomento della distanza temporale. Ecco come lo presenta Leibniz nei Nuovi Saggi:
PoichĂŠ i raggi di luce impiegano del tempo (per quanto breve), è possibile che lâoggetto sia distrutto in questo intervallo di tempo e che non esista piĂš quando il raggio raggiunge lâocchio, e ciò che non esiste piĂš non può essere lâoggetto presente alla vista (libro II, cap. 9, par. 8, mia trad.).
Pensate allora a un astronomo che stia osservando una stella lontanissima attraverso il telescopio e che la stella non esista piĂš nel momento dellâosservazione. Le nostre esperienze visive hanno questa caratteristica: che in esse un certo oggetto è presente. Lâesperienza dellâastronomo ha quella caratteristica. Ciò che è presente nella sua esperienza non può essere la stella (perchĂŠ non esiste piĂš), e dunque deve essere qualcosa dâaltro. Formulo lâArgomento di Leibniz, indicando premesse e conclusione:
(1) Se un oggetto non è piĂš presente, allora non può essere presente nellâesperienza di un soggetto.
(2) Qualcosa è presente nellâesperienza dellâastronomo.
(3) La stella lontana non è piĂš presente nel momento dellâesperienza dellâastronomo.
(4) Dunque, la stella lontana non può essere presente nella sua esperienza.
(5) Dunque, qualcosa dâaltro è presente nella sua esperienza.
Questo Argomento è difettoso. Come osserva Dancy (1985: 146-147), câè lâassunzione implicita che la consapevolezza e il suo oggetto necessariamente coesistano nello stesso momento e cioè che non possiamo avere esperienza diretta di qualcosa che non esiste piĂš nel momento della nostra esperienza. Per giustificare lâassunzione si assimila lâesperienza diretta di un oggetto, che è il modo in cui un oggetto è presente al soggetto, allâessere presente dellâoggetto tout court. CosĂŹ facendo sâidentificano due significati dellâaggettivo ÂŤpresenteÂť che andrebbero invece tenuti distinti. Secondo un primo significato, ciò che è presente si contrappone a ciò che è assente, e cioè a ciò che non câè perchĂŠ è altrove oppure perchĂŠ non câè piĂš. Per il secondo significato, è presente ciò che è presentato alla coscienza o ai sensi. Per evitare lâambiguitĂ , uso ÂŤpresente-1Âť per ÂŤpresenteÂť nel primo significato e ÂŤpresente-2Âť per ÂŤpresenteÂť nel secondo significato. Se formuliamo lâArgomento della distanza temporale senza tener conto della differenza fra presente-1 e presente-2 incorriamo in una fallacia di equivocazione. Se invece teniamo distinti i due significati, allora la veritĂ dellâasserzione che lâoggetto x non è piĂš presente-1 nel momento della nostra esperienza non implica la veritĂ dellâasserzione che x non può essere presente-2 alla nostra esperienza. LâArgomento non dimostra cioè che se abbiamo esperienza visiva di una stella lontana, allora ciò che è presente alla nostra esperienza non può essere la stella lontana, se questa non esiste piĂš.
Il secondo Argomento è il cosiddetto Argomento dellâillusione ed è quello piĂš famoso. Ne esistono due versioni: lâArgomento dellâillusione propriamente detto e lâArgomento dellâallucinazione. Ho giĂ accennato nellâIntroduzione alla differenza che câè fra esperienza percettiva illusoria e allucinazione, ma è utile ricordarla ancora una volta. La caratteristica essenziale dellâallucinazione è che è unâesperienza alla quale non corrisponde alcuna cosa lĂ fuori con la quale il soggetto sia in una relazione adeguata: posso avere unâesperienza allucinatoria di sorci verdi, di macchie davanti a me, di suoni che non hanno alcuna sorgente sonora, di essere sfiorata da qualcuno e cosĂŹ via. Le illusioni percettive sono invece, per definizione, esperienze percettive di oggetti che causano queste esperienze e che si presentano nellâesperienza come dotati di proprietĂ delle quali in realtĂ sono privi. Io mi concentrerò ora sullâArgomento dellâillusione prop...