Il Paesaggio e il Sacro
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Il Paesaggio e il Sacro

L'evoluzione dello spazio di culto in Grecia: interpretazioni e rappresentazioni

Elisabetta Villari

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Il Paesaggio e il Sacro

L'evoluzione dello spazio di culto in Grecia: interpretazioni e rappresentazioni

Elisabetta Villari

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Frutto della collaborazione tra specialisti di diversi ambiti per approfondire lo studio del fenomeno religioso in rapporto al paesaggio in Grecia antica in una prospettiva storica e antropologica, le riflessioni presentate in questo volume tendono a creare uno spazio di dibattito interdisciplinare a proposito del mondo antico e, in particolare, arrivano a far luce sul rapporto tra lo spazio adibito alle pratiche religiose e il paesaggio circostante dalla Preistoria all'Epoca Classica, utilizzando differenti metodologie d'approccio. Storici, archeologi, storici della letteratura greca hanno sviluppato problematiche articolate attorno a temi specifici, quali il ruolo della grotta nella costruzione della cosmogonia preistorica (in Sicilia e in Magna Grecia), il rapporto tra i santuari e il territorio nella storia (Grecia continentale e insulare), il significato di un elemento vegetale (il mirto) nella dinamica del culto di Afrodite, le rappresentazioni letterarie della geografia del sacro (da Omero al dramma satiresco).

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Información

Año
2022
ISBN
9788855033893
Elisabetta Villari - Università degli Studi di Genova-DIRAAS

DAL KEPOS AL TÉMENOS
Note sul paesaggio dell’Attica tra locus amoenus e ‘giardino funerario’ nell’Edipo a Colono: il bosco delle Eumenidi e l’Ur-Athen pre-sinecistica

A Mnemosyne è sacro questo (dettato): (per il mystes) quando sia sul punto di morire. Andrai alle case ben costrutte di Ade: v’è sulla destra una fonte accanto ad essa si erge un bianco cipresso; lì discendono le anime dei morti per avere rifrigerio. A questa fonte non accostarti neppure ma più avanti troverai la fredda acqua che scorre dal lago di Mnemosyne: vi stanno innanzi custodi ed essi ti chiederanno, in sicuro discernimento, che mai cerchi attraverso la tenebra dell’Ade caliginoso. Dì: “(Son) figlio della Terra e del Cielo stellato; di sete son arso e vengo meno: ma datemi presto da bere la fredda acqua che viene dal Lago di Mnemosyne”. Ed essi son misericordiosi per volere del sovrano degli Inferi e ti daranno da bere (l’acqua) del lago Mnemosyne; e tu quando avrai bevuto percorrerai la sacra via su cui anche gli altri mystai e bakchoi procedono gloriosi”.
Lamina orfica proveniente da tomba femminile di Hipponion Trad. G. Pugliese Carratelli, Le lamine d’oro orfiche.Istruzioni per il viaggio oltremondano degli iniziati greci, Milano, 2001
Alcune considerazioni preliminari sull’Edipo a Colono
Il primo stasimo dell’Edipo a Colono1 ci offre una descrizione del paesaggio religioso arcaico dell’Attica e della Ur-Athen2 immaginato all’epoca di Teseo, idealizzando3 la fase del passaggio da una situazione pre-politica e pre-sinecistica4 alla formazione della polis. Questo stasimo è uno dei passi più noti di Sofocle e più apprezzati sino dall’antichità, se è vera la testimonianza del bios di Sofocle (§13) e l’aneddoto che Cicerone ci riporta nel De senectute (VII, 22) secondo cui, Sofocle alla fine della sua vita, portato in giudizio dai figli, offrì ai giudici come autodifesa e prova della sua lucidità mentale la lettura dell’Edipo a Colono.
A lungo considerato il suo testamento poetico, con l’Edipo a Colono, Sofocle5 ci fornisce un particolare documento storico-antropologico: si tratta infatti della messa in scena della morte misteriosa di un re supplice e straniero, Edipo, il cui corpo a Tebe è considerato impuro, che viene a chiedere asilo ad Atene e in cambio promette in ‘dono’ la protezione per la polis che lo accoglie. La messa in scena teatrale rappresenta il passaggio alla sua eroizzazione e documenta un culto eroico arcaico attestato ad Atene.
Come è noto, l’Attica ed Atene vedono una particolare concentrazione di culti degli eroi: Cecrope, Eretteo Erittonio, Teseo,6 Edipo7 etc. e sappiamo come il mito dell’autoctonia giochi un ruolo fondamentale nella costruzione dell’identità ateniese e nell’ideologia politica di epoca classica.8 Una delle ragioni di questi culti eroici è costituita dalla protezione che l’eroe assicura alla polis in guerra: Plutarco (Thes. 35, 8) racconta che a Maratona il fantasma di Teseo sarebbe emerso dal suolo portando aiuto agli Ateniesi, Pausania (I 15) ci testimonia che Teseo nella Stoa poikile9 era rappresentato nella battaglia di Maratona vicino a Milziade, padre di Cimone, a capo delle truppe ateniesi. Abbiamo anche in altri contesti situazioni analoghe: i cittadini di Locri lasciavano nel loro esercito un posto vuoto per Aiace Oileo (Pausania III, 19, 12), e prima della battaglia di Salamina gli ateniesi invocarono Aiace e suo padre Telamone per chiedere aiuto e sostegno.
Il testo dell’Edipo a Colono è composto alla fine del V secolo e per ricostruirne il contesto storico occorre fare un breve accenno alla fine della fase deceleica della guerra del Peloponneso. Decelea, situata in una posizione da cui si poteva controllare tutta l’Attica (fig. 3) sino al Pireo (fig. 4), fu fortificata e occupata ininterrottamente dagli spartani dal 413 al 404 (Tuc. 7, 19, 27-8; Diod. 13, 9,1; Plut. Vit. Alc, 23, 7). Situata sul tragitto fra Atene e Oropo, quest’ultimo approdo dei rifornimenti in Eubea, l’occupazione di Decelea ebbe l’effetto immediato di rendere obbligatoria la rotta più lunga e costosa da Capo Sunio. Questa occupazione, avvenuta su consiglio di Alcibiade (Tuc. 6, 91, 6), fu iniziata nella primavera del 413, e diretta dallo stesso Agide, che da qui effettuava incursioni sul suolo attico, spingendosi fin sotto le mura di Atene. Gli spartani guidati da Lisandro, da Agide e da Pausania (Xenoph. Hell. 2, 3, 7) giunsero all’assedio di Atene solo dopo la battaglia di Egospotami, avvenuta dopo il giugno del 405 (Arist. Ath.Resp. 34, 2), quindi dopo la morte di Sofocle, che va collocata prima del febbraio del 405. Sofocle morì infatti sotto l’arcontato di Callia (405/6) nell’anno in cui i Peloponnesii irruppero definitivamente in territorio ateniese; l’anno dopo (404) seguì la resa di Atene.10 Aristofane avrebbe messo in scena Le Rane, proprio nel 405, quando Atene stava attraversando uno dei periodi più difficili della sua storia ed era sul punto di perdere la supremazia sul mondo greco: soltanto un anno più tardi dopo un assedio, la carestia e la fame e la decimazione si sarebbe arresa a Sparta. La polis aveva attraversato delle forti tensioni interne e varie fazioni si combattevano per ottenere il potere, l’instabilità politica cresceva insieme all’incertezza sulle previsioni della guerra: nel 411 si era formato il breve governo cosiddetto dei 400,11 con una assemblea straordinaria tenuta proprio sulla collina dei ‘cavalieri’ Kolonos Hippios e non sulla Pnice, come era tradizione (Tuc. VIII 67, 2-3 Arist. Ath. P. 32 1).
Eschilo, recatosi in Sicilia nell’ultimo periodo della sua vita, era morto a Gela nel 455 mentre dei due grandi tragediografi della generazione successiva, Sofocle ad Atene nel 405 e nello stesso anno, poco tempo prima, muore Euripide, che già dal 408 aveva lasciato Atene per Pella, in Macedonia. Atene sembra ormai in declino tanto sul piano militare quanto su quello culturale e il suo futuro politico più che mai oscuro. In quest’atmosfera particolarmente cupa, Aristofane scrive e mette in scena la commedia Le Rane, ambientata nell’Ade, in cui mostra che per trovare un bravo tragediografo si debbono riportare in vita i morti, e che questo è l’unico modo per ridare ad Atene gli splendori del passato. Si assiste dunque al duello verbale fra Eschilo ed Euripide, mentre Sofocle è lasciato da parte perché, dice Aristofane, alludendo al figlio di Sofocle, il poeta tragico Iofonte: “voglio ‘saggiare’ il suo talento, cosa riesce a fare senza l’aiuto del padre”(Rane vv. 78-79).12
L’Edipo a Colono è composto proprio negli ultimi anni della vita di Sofocle ma è rappresentato per la prima volta solo nel 401, a morte ed ‘eroizzazione’ già avvenuta dell’autore.13 L’azione della tragedia è situata nel demo di Kolonos Hippios,14 una collinetta rocciosa fuori Atene, a Nord Est dei famosi giardini dell’Academia, a 2 Km circa dal centro urbano,15 fuori le mura di Temistocle nella pianura del Cefiso16 nella direzione di Tebe e sulla strada per Decelea. (fig.1)
Fig. 1. Travlos 1967, p. 318.
Fig. 1. Travlos 1967, p. 318.
Fig. 2. Rilievo Olympia Teseo e Piritoo ed Eracle nell’Ade VI sec. a.C. (Sheffold 24)
Fig. 2. Rilievo Olympia Teseo e Piritoo ed Eracle nell’Ade VI sec. a.C. (Sheffold 24)
Fig. 3. Cartina dell’Attica, con l’indicazione della posizione, certa o presunta, dei demoi in cui sono stati rinvenuti periboli funerari (rielaborata da Travlos 1988, XVI). Le dimensioni dei cerchi sono proporzionali alle quote buleutiche di ciascun demos.
Fig. 3. Cartina dell’Attica, con l’indicazione della posizione, certa o presunta, dei demoi in cui sono stati rinvenuti periboli funerari (rielaborata da Travlos 1988, XVI). Le dimensioni dei cerchi sono proporzionali alle quote buleutiche di ciascun demos.
L’azione, nella finzione tragica, è collocata in un tempo lontano e arcaico fra storia e mito: ad Atene, Teseo, basileus e non ancora l’eroe,17 permette al re straniero di sottrarre il suo corpo alla sua polis, Tebe, e gli offre un ‘asilo definitivo’ vicino ad Atene, fuori dalle mura, non lontano dal alsos -témenos delle Eumenidi.18 Come è noto la figura di Teseo si è trasformata radicalmente anche nell’iconografia e già a partire dalla seconda metà del V secolo si assiste infatti a un cambiamento nelle rappresentazioni ceramiche (fig. 5a-c -Tav. X)19 dello schema dell’eroe che si sovrappone a quello di ...

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