Un panorama sul mondo
Il VI secolo a.e.v. non Ăš fra i periodi storici piĂč conosciuti da tutti. Nel 610 a.e.v., al momento della nascita di Anassimandro a Mileto, mancano ancora quasi duecento anni al secolo dâoro della civiltĂ greca, quello di Pericle e di Platone. A Roma regna, secondo la tradizione, Tarquinio Prisco. PiĂč o meno in quegli anni i Celti fondano Milano e coloni greci, partiti dalla Ionia di Anassimandro, fondano Marsiglia. Omero (o chi per lui) aveva composto lâIliade due secoli prima, ed Esiodo aveva giĂ scritto Le opere e i giorni; ma ancora pochissimi dei grandi poeti, filosofi, e scrittori di teatro greci avevano iniziato a scrivere. Saffo era ancora ragazzina, in unâisola a poca distanza da Mileto.
Ad Atene, la cui potenza cominciava a crescere, era in vigore lo stretto codice di Dracone, ma era giĂ nato Solone, che avrebbe scritto la prima costituzione che comprende elementi di democrazia.
Il mondo mediterraneo non era certo primitivo: gli uomini avevano iniziato a vivere in cittĂ giĂ da almeno diecimila anni. Il grande regno dâEgitto esisteva giĂ da almeno ventisei secoli, cioĂš quanti separano Anassimandro da noi.
Quando nasce Anassimandro, da due anni era caduta Ninive, evento storico maggiore, che segna la fine della vasta e brutale potenza assira. La piĂč grande cittĂ del mondo, con oltre duecentomila abitanti, torna a essere Babilonia, che lo Ăš giĂ stata per decine di secoli. Su Babilonia regna Nabopolassar, ma Ăš solo un breve ritorno di splendore: giĂ si affaccia da Oriente sul mondo mediorientale la nascente potenza persiana, sulla quale regna Ciro I, e che presto avrebbe preso il controllo della Mesopotamia. In Egitto era lâultimo anno del lungo regno del grande faraone Psammetico I, primo faraone della XXVI dinastia, che aveva riconquistato lâindipendenza dellâEgitto dal morente impero assiro e aveva riportato il suo regno alla prosperitĂ . Psammetico I aveva stabilito strette relazioni con il mondo ellenico, aveva arruolato numerosi mercenari greci nel suo esercito e aveva incoraggiato Greci a stabilirsi in Egitto. Mileto manteneva un florido scalo commerciale in Egitto, a Naucrati, e Anassimandro doveva quindi necessariamente avere numerose informazioni di prima mano sulla cultura egizia.
Figura 2. Gli imperi mediorientali intorno al 600 a.e.v.
A Gerusalemme regna Giosia, della casa di Davide, che sfruttando la fluiditĂ della situazione internazionale, con lâimpero assiro indebolito e Babilonia non ancora tornata potente, riafferma lâorgoglio di Gerusalemme imponendo il culto esclusivo di Yahweh. Per fare questo, distrugge tutti gli oggetti di culto degli altri dĂši, come Baal o Asherah, distrugge i templi, trucida tutti i sacerdoti pagani ancora vivi, ed esuma e brucia sui loro altari le ossa di quelli morti,1 inaugurando cosĂŹ uno stile di comportamento verso le altre religioni che sarĂ poi caratteristico del monoteismo, quando questo trionferĂ . Prima della morte di Anassimandro, il popolo ebraico soccomberĂ nuovamente, e sarĂ deportato a Babilonia, a ripetere la tragica esperienza dellâasservimento; asservimento dal quale riuscirĂ ancora una volta a liberarsi, come giĂ aveva fatto diversi secoli prima dallâEgitto grazie a MosĂš.
Di questi eventi arrivava con ogni probabilitĂ eco a Mileto. Di altri, in altre parti della Terra, molto probabilmente poco o nulla: lâEuropa settentrionale passava dallâetĂ del bronzo allâetĂ del ferro. In America, la secolare civiltĂ olmeca sta giĂ declinando. Nel Nordovest dellâIndia si erano giĂ formati i grandi regni Mahajanapadas. Contemporaneo di Anassimandro in India Ăš Mahavira, fondatore del jainismo, che predica il non-nuocere ad alcun essere vivente: giĂ gli Indoeuropei dâOccidente si concentrano su come pensare il mondo e quelli dâOriente su come meglio vivere la vitaâŠ
Kâuang di Zhou era da poco asceso al trono come dodicesimo imperatore della grande dinastia Zhou, in Cina. Era il periodo detto delle Primavere e degli Autunni, un periodo di decentralizzazione del potere, di lotte feudali, ma anche di una vivacitĂ e diversitĂ culturale, che la Cina avrebbe poi perso per molto tempo, forse in cambio di una stabilitĂ interna non certo perfetta, ma indubbiamente molto maggiore di quella della bellicosa storia del Medio Oriente e dellâEuropa.
La civiltĂ umana era dunque giĂ in piedi da millenni, e assai strutturata, quando, verso la fine del VII secolo a.e.v., nasce Anassimandro. Le idee correvano giĂ da una parte allâaltra dei continenti, insieme alle merci. A Mileto si poteva forse comprare seta cinese, come sarĂ possibile due secoli dopo ad Atene. La maggior parte degli uomini si occupava di sopravvivere coltivando la terra, allevando animali, pescando, cacciando o commerciando; altri, esattamente come oggi, di ammassare potere e ricchezza facendosi lâun lâaltro la guerra.
Il sapere del VI secolo: lâastronomia
Comâerano il sapere e il clima culturale di questo mondo? Non Ăš facile saperlo, per un secolo che, a differenza dei loquacissimi secoli successivi, ci ha lasciato relativamente poche testimonianze scritte. Al tempo di Anassimandro, sono giĂ stati scritti grandi libri il cui influsso arriva fino a noi: grandi parti della Bibbia (il Deuteronomio Ăš probabilmente scritto in quegli anni), il Libro dei Morti egizio e le grandi epopee come Gilgamesh, il Mahabharata, lâIliade e lâOdissea, le splendide e grandiose storie in cui lâumanitĂ rispecchia se stessa, i suoi sogni e le sue follie.
La scrittura esisteva da tre millenni. Leggi scritte esistevano almeno da dodici secoli, cioĂš almeno da quando Hammurabi, sesto re di Babilonia, le aveva fatte incidere su splendidi blocchi di basalto, posti in ogni cittĂ del suo grande impero. Uno di questi blocchi lo si puĂČ ancora vedere al Louvre ed Ăš difficile resistere allâemozione, osservandolo e leggendone la traduzione.
Il sapere scientifico? In Egitto e ancor piĂč a Babilonia si erano sviluppate rudimentali matematiche, che conosciamo per il ritrovamento di raccolte di risultati ed esercizi. Ai giovani scribi egizi, per esempio, veniva insegnato come risolvere problemi di divisione di sacchi di grano in parti eguali fra creditori, o in parti in proporzioni date fra loro. (Un mercante ha venti sacchi di grano con cui retribuire due operai, uno dei quali ha lavorato un tempo triplo dellâaltro: quanto deve dare a ciascuno?) Si conoscevano tecniche di calcolo per dividere un numero per 2, 3, 4 e 5, ma non per 7. Se la soluzione del problema implicava una divisione per 7 era necessario cercare di riformulare il problema in altri termini.
Per calcolare il perimetro di un cerchio in funzione del raggio, si usava la costante oggi chiamata pi greco (3,14âŠ): il valore correntemente usato di pi greco era 3. Gli Egizi sapevano che un triangolo di lati in rapporto fra loro come 3:4:5 ha un angolo retto. Ho cercato di valutare globalmente il livello di questa matematica, sulla base delle ricostruzioni moderne, e mi sembra che, in generale, si possa valutare come paragonabile a quello di un bravo studente di terza o quarta elementare odierne. Si legge sovente dello «straordinario sviluppo dellâantica matematica babilonese». Ă certo corretto, ma bisogna stare attenti a non interpretare male: sâintende lâavere compreso le cose che noi studiamo a sette anni. Il punto Ăš che Ăš stato tuttâaltro che facile per lâumanitĂ arrivare a mettere insieme il sapere che noi impariamo alle elementari. Il sapere dellâEgitto, di Babilonia, di Gerusalemme, cosĂŹ come quello antico di Creta o di Micene, o come quello della Cina e del Messico, era concentrato nelle grandi corti reali e imperiali. La forma fondamentale dellâorganizzazione politica umana nelle prime grandi civiltĂ era infatti la monarchia e lâaccentramento del potere. Penso si possa dire, in modo anche piĂč forte, che le grandi monarchie erano le grandi civiltĂ stesse. Leggi, commerci, scrittura, conoscenza, sapere, religione, struttura politica, tutto esisteva principalmente allâinterno dei grandi palazzi reali e imperiali. Ă stata questa struttura monarchica che ha permesso lo svilupparsi della complessitĂ della civiltĂ . Essa rappresentava la garanzia della stabilitĂ e della sicurezza necessarie alla complessitĂ di questa civiltĂ ; stabilitĂ che poi un poâ reggeva e un poâ no, come oggi.
La corte di Babilonia teneva registri di fatti importanti o notevoli. Fra questi il prezzo del grano, eventi catastrofici, e, cosa cruciale per lo sviluppo futuro della scienza, dati astronomici come eclissi e posizioni dei pianeti. Otto secoli piĂč tardi, in pieno impero romano, Tolomeo si potrĂ ancora servire con una certa fiducia di dati provenienti dagli antichi archivi di Babilonia. Egli lamenta di non avere accesso a tutti i documenti babilonesi sulle posizioni dei pianeti, ma utilizza tavole delle eclissi compilate durante il regno di Nabonassar intorno al 747 a.e.v., cioĂš un secolo prima di Anassimandro, e usa perfino lâinizio di questo regno come anno zero per i suoi elaborati calcoli astronomici.
La registrazione dei dati astronomici Ăš anche piĂč antica. Abbiamo una tavoletta cuneiforme, riprodotta in figura 3, che contiene registrazioni corrette della posizione di Venere nel cielo, fatte lungo diversi anni, durante il regno di Ammisaduqa, intorno al 1600 a.e.v.: mille anni prima di Anassimandro.
Figura 3. Tavoletta in caratteri cuneiformi scritta a Ninive nel VII secolo a.e.v. Contiene una lista di osservazioni della posizione del pianeta Venere nel cielo fatte sotto Ammisaduqa, un millennio prima. Londra, British Museum.
Ă opportuno soffermarsi un poco su questâastronomia antica perchĂ© Ăš in rapporto con la scienza che verrĂ . Che senso avevano questi dati per i Babilonesi? PerchĂ© li registravano? PerchĂ© si occupavano del cielo?
Non Ăš difficile rispondere: il motivo Ăš scritto chiaramente sulle innumerevoli2 tavolette antiche che ci restano.
Da un lato, gli esseri umani si sono resi conto dellâesistenza della regolaritĂ in alcuni di questi fenomeni celesti, e ne hanno fatto uso. Dallâaltro, hanno presto cercato di mettere in relazione fenomeni celesti e fenomeni umani. Distinguiamo le due cose.
Il movimento relativo del Sole e delle stelle nel cielo era compreso da secoli con una chiarezza su questi fenomeni molto superiore a quella che puĂČ avere in media un professore universitario di oggi. Per esempio, Esiodo fa chiaramente riferimento al fatto che per sapere a che punto siamo dellâanno, cioĂš la data, basta osservare quale costellazione si veda allâalba a oriente. Suppongo che pochi professori universitari sarebbero oggi capaci di fare altrettanto. Il clima mediterraneo impone al mondo contadino di seguire in modo piuttosto scrupoloso i ritmi annuali, ma in un mondo senza calendari e giornali e in un clima in cui le stagioni non sono molto marcate, non Ăš sempre facile seguire questi ritmi. Il cielo e le stelle offrono una risposta semplice a questo problema; gli uomini se ne erano accorti da secoli, e il sapere corrispondente era diffuso.
Per esempio, dice Esiodo in Le opere e i giorni, con immagini bellissime:
Quando [âŠ] lâastro di Arturo, lasciata la sacra corrente di Oceano, tutto splendente si innalza al sorgere della se...