Le particelle elementari
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Le particelle elementari

Antonio Ereditato

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Le particelle elementari

Antonio Ereditato

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L'uomo Ăš sempre andato alla ricerca degli elementi fondamentali della Natura, per decifrarne il linguaggio, indagarne le possibilitĂ , evitarne le insidie: da ultimo, svelarne i segreti. Dietro ogni nuova misurazione si cela una possibile scoperta e, dietro ancora, un nuovo modo di interpretare la realtĂ  e di viverla. Antonio Ereditato – fisico delle particelle elementari fra i piĂč autorevoli – racconta l'affascinante cammino che ci ha portato dapprima a ipotizzare, quindi a scoprire e infine a interrogare quella vertiginosa trama di molecole, atomi, elettroni, fotoni e quark che costituisce il tessuto ultimo delle cose.Questo viaggio intorno all'infinitamente piccolo Ăš fatto di azzardi, smentite e conferme: da Democrito a Dalton, da Newton ad Einstein, da Thomson a Rutherford, passando per Bohr, Fermi e Pontecorvo, segue le particelle attraverso i primi strumenti rivelatori in grado di individuarne la presenza lungo sottili tracce d'argento, all'interno dei calorimetri che ne misurano l'energia, nelle camere a bolle che ne fotografano le scie affilate, fino al Large Hadron Collider, l'enorme acceleratore del cern in cui osserviamo le particelle scontrarsi a una velocitĂ  vicinissima a quella della luce. Molti i territori attraversati: la meccanica e l'elettrodinamica quantistica, la teoria dei quark, l'antimateria; molte le scoperte, come quelle recentissime del bosone di Higgs, delle oscillazioni di neutrino e delle onde gravitazionali; molte le ipotesi di lavoro aperte, nel solco delle evidenze sperimentali ottenute e alla luce di quelle ancora solo immaginabili. La meta? Oggi come allora: trovare la forza che origina e tiene insieme il Tutto.Le particelle elementari non Ăš solo una straordinaria guida al mondo invisibile: Ăš la testimonianza emozionante di uno scienziato che ha consacrato la vita alla ricerca e ne ripercorre le tappe salienti, in un intreccio indissolubile tra le aspirazioni personali e le grandi sfide che la scienza oggi si appresta a fronteggiare. Del resto, macrocosmo e microcosmo coincidono nel mondo delle Particelle elementari. Un mondo che reclama naviganti curiosi, pronti a cogliere il minimo segnale all'orizzonte, perchĂ©, come sa ogni marinaio di vedetta, Ăš proprio nell'impalpabile barlume che vacilla in lontananza la promessa della terraferma.

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Information

Jahr
2017
ISBN
9788865765814
14. Il camaleonte
Il momento del cambiamento ù l’unica poesia.
ADRIENNE RICH
A questo punto Ăš giunto il momento di discutere in maggior dettaglio della particella regina dell’interazione debole, la trottola fatta di nulla, la piĂč piccola entitĂ  di materia immaginabile, la particella fantasma, camaleonte, mutante, croce e delizia dei fisici. Il neutrino, corresponsabile delle stravaganze dell’interazione debole ed esso stesso artefice di sorprendenti comportamenti.
La storia del neutrino si Ăš da subito intrecciata con lo sviluppo dell’interazione debole e le due strade si sono incontrate tante volte, producendo risultati scientifici di enorme valore e contribuendo alla nostra conoscenza delle particelle elementari. Dall’ipotesi di Pauli del 1930 trascorsero venticinque anni prima della scoperta del neutrino, ma durante tutto quel tempo, i fisici non misero mai in discussione la sua esistenza, anche se la speranza di poterlo un giorno rivelare, per colpa della sua irrisoria sezione d’urto con la materia, era minima. Lo stesso Pauli, al momento della sua «disperata» ipotesi, disse: «Ho fatto una cosa terribile, che nessun fisico teorico dovrebbe fare, ho proposto l’esistenza di una particella che non potrĂ  mai essere rivelata!». Tanto per dare un’idea, un neutrino da un MeV potrebbe percorrere senza interagire in alcun modo un immaginario tubo riempito di piombo lungo un anno luce, ovvero 10 000 miliardi di chilometri
 Assurdo.
Durante la Seconda guerra mondiale il progetto Manhattan a Los Alamos rappresentĂČ un enorme sforzo organizzativo e finanziario per la realizzazione della prima bomba atomica: se intrapresa oggi, il costo totale dell’impresa sarebbe di oltre 20 miliardi di dollari. Il progetto, perĂČ, fu anche un momento d’incontro tra i migliori ingegni dell’epoca. Tra loro Enrico Fermi, molto interessato agli aspetti di fisica fondamentale che quel progetto comportava. La prima bomba esplose al poligono di Alamogordo il 16 luglio 1945. Il risultato mostrĂČ a tutti gli scienziati presenti l’enorme energia nascosta nel nucleo atomico e anticipĂČ l’orrore che la successiva applicazione militare avrebbe riservato all’umanitĂ . Ma qualcuno riuscĂŹ a cogliere gli aspetti scientifici: si comprese che una simile esplosione era quel grande produttore di neutrini con cui poter superare la limitazione della bassa probabilitĂ  d’interazione al fine della loro prima rivelazione.
Il fisico americano Frederick Reines discusse con Fermi la possibilitĂ  di installare un rivelatore di neutrini nei pressi di un’esplosione atomica per identificare questa particella per la prima volta (!). Tale ipotesi fantasiosa non ebbe seguito, benchĂ© avesse apparentemente avuto l’avallo dei militari, forse interessati a potenziali applicazioni belliche del neutrino
 (e io sono molto felice che, per quante elucubrazioni fantascientifiche e fantamilitari siano state prodotte da allora, il neutrino rimanga a tutt’oggi una particella pacifica nella sua olimpica e aristocratica inoffensivitĂ ). In ogni caso, la determinazione di Frederick Reines fu ripagata dal fatto che alla fine fu proprio lui a scoprire il neutrino, assieme a Clyde Cowan, rivelandolo per la prima volta a metĂ  degli anni cinquanta, tanti anni dopo l’ipotesi di Pauli e la successiva sistemazione teorica di Fermi: la prova provata di quanto la nostra particella sia sfuggente.
Seguendo un’idea originaria di Bruno Pontecorvo, il «cucciolo» del gruppo di Fermi, una volta scartata l’ipotesi poco pratica dell’esplosione atomica, Reines e Cowan compresero che uno dei reattori nucleari che all’epoca iniziavano a essere usati per applicazioni militari e per la produzione di elettricitĂ  poteva rappresentare un’ottima alternativa per scoprire il neutrino, e avrebbe inoltre permesso di ripetere l’esperimento piĂč volte. Oggi sappiamo che anche un modesto reattore da 1 gigawatt produce circa 1020 (100 miliardi di miliardi) antineutrini (e non neutrini) al secondo!
A proposito di Bruno Pontecorvo, il fisico pisano che negli anni cinquanta suscitĂČ un enorme clamore internazionale a seguito dell’improvvisa decisione di emigrare di nascosto in Urss, va detto che Ăš stato indubbiamente uno dei principali attori sulla scena della fisica del neutrino. Ebbi il grande piacere di conoscerlo nell’estate del 1984, in occasione di una conferenza internazionale al jinr di Dubna, l’istituto per le ricerche nucleari a cento chilometri da Mosca, situato lungo le calme sponde del Volga. Fu uno dei momenti che segnarono la mia vita di ricercatore, dandomi un forte incoraggiamento a lavorare sulla fisica del neutrino. Ancora oggi ricordo con emozione quell’incontro. Eravamo una decina, noi fisici non sovietici, o comunque non del blocco dell’est, a partecipare alla conferenza e per questo fummo accolti con tutti gli onori dal direttore del jinr, l’accademico Alexander Baldin. Il direttore ci fece visitare con orgoglio le apparecchiature e i laboratori del centro di ricerca. Molte delle strutture erano fatiscenti ma i colleghi sovietici ce la mettevano davvero tutta per lavorare secondo gli standard internazionali.

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Fig. 14.1 – L’incontro con Bruno Pontecorvo a Dubna nel 1984.
Qualche giorno dopo fui approcciato da alcuni fisici russi che mi dissero che il professor Pontecorvo voleva incontrarmi. Al momento la cosa mi lasciĂČ basito, non riuscivo a credere che il grande Pontecorvo potesse interessarsi a un giovane ricercatore italiano. Poi capii che in effetti il professore aveva certo voglia di scambiare quattro chiacchiere dal vivo con un compatriota, una cosa non proprio comune nell’Unione Sovietica dell’epoca. L’incontro avvenne dopo un paio di giorni. Mi fecero entrare in un elegante salone e dopo qualche minuto, preceduto da alcuni accompagnatori, sopraggiunse Pontecorvo, che mi accolse con grande gentilezza. Parlammo del piĂč e del meno, di fisica ma anche della situazione politica italiana. La malattia da cui era affetto rendeva difficili i suoi movimenti e le sue parole ma l’incontro fu bellissimo e cordiale (Fig. 14.1). Solo quando gli dissi che stavamo preparando un esperimento al cern che avrebbe potuto cercare le oscillazioni di neutrino mostrĂČ un cenno di malcelato orgoglio dicendo: «  Quelle le ho inventate io!». Ma ora torniamo all’idea di Reines e Cowan.
Sorsero subito due formidabili problemi sperimentali. Il primo, al quale ho giĂ  accennato, era dato dalla bassissima sezione d’urto (anti)neutrino-materia, l’altro, altrettanto difficile da risolvere a quell’epoca, era quello di avere un modo non ambiguo per affermare che si era proprio osservato un neutrino o, meglio, l’effetto della sua interazione con il rivelatore. Ammesso che uno dei tantissimi antineutrini del reattore di Hanford nello stato di Washington, scelto da Reines e Cowan per il loro fondamentale esperimento, avesse potuto finalmente interagire con la materia del rivelatore, che tipo di segnale si sarebbero dovuti attendere? L’idea fu di realizzare un esperimento sensibile al processo inverso del decadimento ÎČ, che procede attraverso una reazione di corrente carica debole: Îœ + p → n + e+. Essa descrive l’interazione di un antineutrino prodotto dal reattore nucleare con un protone tra i tanti che costituiscono il bersaglio del rivelatore. Questa collisione dĂ  luogo a un neutrone e a un positrone. Lo scambio del bosone W trasforma i membri dei relativi doppietti: l’antineutrino in positrone, e un quark u del protone in un d, creando cosĂŹ un neutrone, come illustrato dal diagramma in Fig. 14.2. Il problema della rivelazione del neutrino diventa allora quello di identificare il neutrone prodotto in coincidenza con il positrone. In assenza o comunque nella non dominanza di altri processi similmente probabili e con analoga segnatura, quelli che i fisici chiamano eventi di «fondo», si ha la firma dell’avvenuta interazione di un neutrino e quindi la sua rivelazione. Il modo dettagliato in cui si effettua l’identificazione di un positrone e di un neutrone esula dai nostri obiettivi. Basti dire che il positrone appena prodotto si annichila con un elettrone del rivelatore producendo due fotoni, mentre il neutrone Ăš assorbito da un nucleo atomico eccitandolo e costringendolo in seguito a diseccitarsi emettendo un fotone energetico. L’osservazione dell’antineutrino si traduce quindi nella piĂč accessibile rivelazione di tre fotoni con particolari caratteristiche temporali, cinematiche e topologiche.

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Fig. 14.2 – Diagramma del decadimento ÎČ inverso, il processo che ha permesso la scoperta del neutrino, o meglio, dell’antineutrino.

L’esperimento Poltergeist, cosĂŹ battezzato forse per sottolineare la natura evanescente della particella, fu quindi realizzato e i primi risultati arrivarono pochi mesi dopo nell’estate del 1953. Purtroppo il neutrino mostrĂČ di nuovo la sua riluttanza a farsi osservare e, a causa di un fondo sperimentale troppo alto, il segnale della sua interazione non fu convincente. Dopo il primo tentativo fallito, Reines e Cowan ci riprovarono, sistemando questa volta il ...

Inhaltsverzeichnis

  1. Copertina
  2. Sommario
  3. Prefazione
  4. Prologo
  5. Atomi e oltre
  6. L'indivisibile Ăš divisibile
  7. Tutto Ăš relativo
  8. La certezza del caso
  9. La famiglia cresce
  10. Particelle energizzate
  11. Tre quark per Muster Mark!
  12. Che la Forza sia con noi!
  13. Il mondo al di lĂ  dello specchio
  14. La teoria piĂč bella del mondo
  15. Il colore delle particelle elementari
  16. La Rivoluzione di novembre
  17. Debole, ma molto influente
  18. Il camaleonte
  19. Vedere l'invisibile
  20. Uniti si vince
  21. Sogno, ignoto, avventura
  22. Siate curiosi
  23. Ringraziamenti
Zitierstile fĂŒr Le particelle elementari

APA 6 Citation

Ereditato, A. (2017). Le particelle elementari ([edition unavailable]). Il Saggiatore. Retrieved from https://www.perlego.com/book/1096316/le-particelle-elementari-pdf (Original work published 2017)

Chicago Citation

Ereditato, Antonio. (2017) 2017. Le Particelle Elementari. [Edition unavailable]. Il Saggiatore. https://www.perlego.com/book/1096316/le-particelle-elementari-pdf.

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Ereditato, A. (2017) Le particelle elementari. [edition unavailable]. Il Saggiatore. Available at: https://www.perlego.com/book/1096316/le-particelle-elementari-pdf (Accessed: 14 October 2022).

MLA 7 Citation

Ereditato, Antonio. Le Particelle Elementari. [edition unavailable]. Il Saggiatore, 2017. Web. 14 Oct. 2022.