1. La mente allargata
Io sono ciò che mi sta intorno.
Wallace Stevens, 1917
Lâesperienza che abbiamo di un oggetto è lâoggetto che esperiamo. Questa idea, molto semplice, finora non è stata presa in esame. Facciamo un esempio. Quando Lucia guarda una mela rossa su un tavolo, che cosa è la base fisica della sua esperienza visiva? Non è il suo cervello, ma la mela rossa appoggiata sul tavolo, al di fuori del suo cervello e al di fuori del suo corpo. Lâoggetto-mela è altrettanto fisico del cervello di Lucia. NĂŠ i dati sperimentali, nĂŠ le leggi note della natura impediscono che lâesperienza di Lucia (della mela) sia tuttâuno con la mela rossa sul tavolo. Non è unâipotesi diversa da quella tanto cara ai neuroscienziati, secondo cui la coscienza non sia altro che un fenomeno fisico, solo che, invece che i neuroni prendiamo in considerazione lâoggetto esterno, in questo caso la mela. Sia le mele sia i neuroni sono entitĂ fisiche. Se lâesperienza cosciente di una mela rossa e succosa può essere una proprietĂ dellâattivitĂ neurale, perchĂŠ non può esserlo della mela stessa? Che è proprio, guarda caso, rotonda, rossa e succosa, come la nostra esperienza della mela? A conti fatti, le mele sono molto piĂš simili allâesperienza che abbiamo delle mele di quanto lo siano i neuroni.
Lâidea secondo cui la nostra esperienza di un oggetto è lâoggetto che esperiamo è il fondamento della teoria chiamata spread mind o mente allargata. Questo libro elenca e descrive i numerosi vantaggi di questo cambiamento di prospettiva che superano il pregiudizio classico secondo cui la nostra esperienza del mondo sarebbe diversa dal mondo di cui facciamo esperienza. Finora, il senso comune e la scienza hanno ritenuto che la coscienza fosse una proprietĂ dellâattivitĂ neurale. Ma collocare lâesperienza allâinterno del cervello ha generato unâinfinitĂ di problemi che nessuno ha saputo risolvere: se la nostra esperienza fosse separata dal mondo, come potrebbe raggiungere le proprietĂ del mondo esterno? Che rapporto ci sarebbe tra le proprietĂ fenomeniche dellâesperienza e quelle fisiche del mondo? Il mondo sarebbe per sempre irraggiungibile e noi vivremmo in una claustrofobica realtĂ virtuale creata dal nostro cervello.
Lâidea della mente allargata risolve il problema del rapporto tra proprietĂ fenomeniche e proprietĂ fisiche in modo straordinariamente semplice: esperienza e mondo sono la stessa cosa. Lâadozione di questa ipotesi, si deve ammettere, non è un piccolo passo. Lo scienziato dovrĂ considerare il cervello come un oggetto fra tanti altri invece dellâorgano speciale che dovrebbe secernere la mente cosciente, come il pancreas produce lâinsulina. Il filosofo dovrĂ rinunciare ai suoi castelli di carte costruiti con cura e pazienza in tanti anni di discussione tanto sottile quanto infruttuosa. La persona comune, infine, dovrĂ abbandonare la sua fede nellâesistenza di un mondo interiore privato e inaccessibile agli altri. In compenso, la nostra esperienza non sarĂ piĂš prigioniera allâinterno di un dominio mentale tanto rassicurante quanto inviolabile. La nostra esperienza è il mondo in cui viviamo. Saremo, per cosĂŹ dire, costretti a uscire dalla nostra pelle.
La buona notizia è che le neuroscienze potranno avere una nuova chiave per interpretare le prove empiriche a loro disposizione. Gli studiosi smetteranno di cercare proprietĂ mentali distinte dalle proprietĂ fisiche. E anche le persone comuni si avvantaggeranno dallâessersi finalmente liberate di un claustrofobico mondo interiore.
La coscienza â come viene intesa tradizionalmente â non si può vedere, nĂŠ misurare nĂŠ osservare. Possiamo vedere le tracce lasciate dalle nostre menti, ma non possiamo vedere le menti stesse. Qualcuno ha mai visto una mente? Avete mai visto la vostra mente? Io non ho mai visto la mia! Ho sempre visto e fatto esperienza solo di oggetti, ma non ho mai visto unâesperienza. Non facciamo esperienza delle nostre esperienze, facciamo esperienza del mondo. Secondo il senso comune, lâesperienza è invisibile e inosservabile dagli strumenti di misura. Nessuno scienziato ha mai osservato direttamente la coscienza (il dolore, il piacere) di un altro essere umano. Altri fenomeni sono stati oggetto di misura, per esempio il comportamento o lâattivitĂ neurale, ma la coscienza no. Grazie alle tecniche di brain imaging come la risonanza magnetico-funzionale (fmri), vediamo immagini vivacemente colorate che sono pubblicate su riviste scientifiche di tutto rispetto. Queste figure colorate, però, non sono lâesperienza cosciente. I neuroscienziati hanno mai visto unâesperienza di una mela, come molti pensano? No, mai. Al massimo, hanno registrato, misurato e fotografato altri fenomeni fisici â per esempio lâattivitĂ neurale di una delle circonvoluzioni fusiformi â che, in condizioni normali, accompagnano e sono correlati allâesperienza. Come ha detto il filosofo Tim Crane ÂŤla tecnologia della fmri non risolve il problema mente/corpo; al massimo lo mette piĂš chiaramente in risaltoÂť. Questa mancanza assordante di testimonianze dirette è, come minimo, molto sospetta. PerchĂŠ lâesperienza dovrebbe essere qualcosa di anomalo ed estraneo rispetto ai fenomeni naturali? Al contrario, io sono convinto che lâesperienza non possa che essere dentro la natura, non diversamente da quello che succede a elettroni, sassi, rocce, nuvole e pappagalli.
Molti in veritĂ hanno osservato che la nostra esperienza non sembra essere diversa dal mondo che ci circonda.Se guardiamo dentro la nostra esperienza troviamo oggetti, persone, automobili, edifici, alberi, nubi, Sole e stelle. Nella nostra esistenza non câè alcuna differenza, per esempio, tra il Sole che vedo nel cielo e il Sole di cui ho esperienza. Tutto ciò che fa parte della nostra vita è un oggetto fisico. Tutto è fisico. A loro volta gli oggetti fisici hanno sempre un ruolo causale; cioè possiamo farne esperienza perchĂŠ fanno succedere qualcosa. Questa nuvola di oggetti, in ultima analisi, è quello che chiamiamo il qui e ora. Il nostro presente è una collezione di oggetti. Nel mondo fisico fatto di oggetti che cosâè che si identifica con la mia esperienza? Ă qualcosa dentro il nostro corpo, misterioso e invisibile, o è il mondo stesso? Che cosâè la cosa che sono io? Quali sono i limiti fisici, temporali, spaziali e causali della mia esistenza? Dove e quando inizio e finisco? Se io fossi soltanto il mio cervello, come potrei avere esperienza del mondo al di fuori del mio corpo? Come potrei esperire un mondo che è distinto dal mio corpo? Siamo davvero dentro i nostri corpi?
Lâidea della mente allargata propone una soluzione nuova e originale a tutte queste domande, specificando che cosâè la coscienza e dove si trova. La teoria mostra che lâesperienza, per esempio, del bel salice fiorito davanti a me è identica al bel salice fiorito. La chiave per capire come sia possibile è prendere seriamente in considerazione la possibilitĂ che la nostra coscienza non sia dentro il cervello ma sia tuttâuno con gli oggetti che abbiamo intorno. La nostra coscienza è fuori dal nostro corpo ed è per questo che nessun neuroscienziato lâha mai trovata. Noi siamo il mondo che abbiamo intorno.
Questa proposta deve far fronte, come minimo, a tre obiezioni. La prima è basata sul presupposto per cui, riconoscendo lâesistenza di un mondo privato e interiore, apparenza e realtĂ siano separate. La seconda è un insieme di argomentazioni basate sulla percezione non veridica, sulle illusioni e sulle allucinazioni. La terza è il frutto di unâidea eccessivamente semplificata di oggetto fisico. Sono fiducioso del fatto di poter risolvere e controbattere a tutti questi dubbi nelle pagine seguenti.
Tanto per cominciare voglio sottolineare che la mente allargata è unâipotesi empirica sui fondamenti fisici della coscienza e non semplicemente un gioco di prestigio filosofico-concettuale. Ă unâipotesi forte ed empiricamente precisa che ha lo scopo di individuare la nostra coscienza nel mondo fisico. Unâipotesi di questo tipo è in grado di produrre previsioni falsificabili. Pertanto la teoria della mente allargata si qualifica come una teoria scientifica sulla natura della coscienza. Questo non è un libro di filosofia, ma la difesa di unâipotesi scientifica su ciò che noi siamo.
Con altrettanta convinzione, nego che esista una separazione tra esperienza e mondo. Questa distanza è basata su interpretazioni sbagliate riguardo la natura degli oggetti e dellâesperienza che non ci hanno mai permesso di comprendere che cosa siamo. In filosofia come nelle neuroscienze siamo stati afflitti da troppe distinzioni concettuali che hanno finito solo con il confondere le acque. Come chiarirò, ogni volta che un oggetto fisico â per esempio la nostra cara mela rossa â sembra diverso dalla nostra esperienza, vi mostrerò che esiste un oggetto fisico che è proprio come la nostra esperienza. Dovremo rivedere anche il concetto familiare di istante presente: la nozione di ÂŤessere qui e oraÂť sarĂ rivista sulla base delle piĂš recenti teorie scientifiche. Si vedrĂ che il ÂŤqui e oraÂť racchiude una regione spaziotemporale estesa (allargata) che include tutto il mondo in cui viviamo. Se interpreteremo correttamente il significato di ÂŤesserciÂť, compiremo un passo radicale e troveremo che la nostra esperienza non è un processo neurale nel cervello ma, al contrario, è un insieme di oggetti esterni al sistema nervoso.
Lasciatemi citare una conversazione famosa che i filosofi amano molto anche se forse non è mai avvenuta. Si dice che un giorno Ludwig Wittgenstein chiese a un amico: ÂŤPerchĂŠ diciamo sempre che era naturale per la gente presumere che fosse il Sole a girare intorno alla Terra e non la Terra a girare intorno al Sole?Âť. Al che lâamico avrebbe risposto: ÂŤPerchĂŠ sembra proprio che il Sole giri intorno alla TerraÂť. Dopo un attimo di riflessione, Wittgenstein avrebbe risposto: ÂŤNon capisco, che cosa ti aspetteresti di vedere se fosse la Terra a ruotare intorno al Sole?Âť. Allo stesso modo, se uno scettico affermasse che collocare la nostra esperienza nellâoggetto esterno è controintuitivo, la mia risposta sarebbe: ÂŤChe cosa ti aspetteresti di vedere se la nostra esperienza fosse proprio lâoggetto esterno?Âť. Ed è evidente che non noteremmo nulla di diverso. Lâinterpretazione della mente allargata è in linea con la nostra esperienza del mondo â mentre è in contrasto soltanto con pregiudizi ormai vecchi e superati.
Lâidea della mente allargata elimina la necessitĂ di contrapporre apparenza e realtĂ . Illusioni, sogni e allucinazioni saranno spiegati in termini di oggetti fisici che finora abbiamo guardato con disattenzione. Per sognare un elefante rosa, come spiegherò fra poco, è necessario aver incontrato un vero elefante e del vero rosa. Unâanalisi accurata dei dati sperimentali dei casi piĂš difficili â dalla stimolazione diretta delle aree cerebrali di Roger Penfield fino ai presunti colori supersaturi di Leo Hurvich â rivelerĂ che, anche in questi casi, lâesperienza è sempre tuttâuno con il mondo esterno. Affronteremo tutti i casi in cui, apparentemente, si percepisce qualcosa â come lâelefante rosa â che non sembra esistere. Vedremo insieme che la differenza tra apparenza e realtà è stata enormemente esagerata. Le allucinazioni saranno riviste e si scoprirĂ che sono molto piĂš simili alla percezione e che la differenza tra le due è pratica e non filosofica. La conclusione inattesa per molti sarĂ che ogni forma di esperienza (sogni, illusioni e allucinazioni) è spiegabile in termini di percezione di oggetti esterni. A sua volta la percezione sarĂ spiegata come identitĂ con tali oggetti.
Come ho detto allâinizio, la teoria della mente allargata deriva da unâipotesi su come possiamo concepire la natura in modo che lâesperienza e il mondo non siano piĂš termini contrapposti. Se la natura è rivista in termini di relazioni causali distribuite nello spazio-tempo, gli oggetti fisici avranno caratteristiche nuove che permetteranno loro di coincidere con lâesperienza. La distinzione tra coscienza e mondo potrĂ cosĂŹ essere dimenticata come una reliquia dei tempi passati. La nostra esperienza è identica a una parte della natura e ogni cosa nella natura â mele rosse, lâesperienza delle mele rosse, i sogni delle mele rosse e cosĂŹ via â è fisica. E non può essere altrimenti. Il concetto magrittiano â cosĂŹ ben espresso nel dipinto La condition humaine (1933) â secondo cui conosciamo il mondo fisico soltanto tramite le rappresentazioni interiori, gli stati mentali, le esperienze fenomeniche e i qualia è soltanto la conseguenza di pregiudizi privi di fondamento empirico. Ammaliata dalle meraviglie della percezione, la tradizione moderna è stata troppo frettolosa nel trarre conclusioni sulla differenza metafisica tra esperienza e mondo. Al contrario, la teoria della mente allargata suggerisce che il mondo è esattamente ciò che appare. Lâunica relazione necessaria tra noi e il mondo è la relazione piĂš semplice: la relazione di identitĂ A = A. Buona parte dei prossimi capitoli sarĂ dedicata a mostrare nei dettagli come far funzionare questa intuizione. Tutti i casi ben noti di esperienze coscienti â come percezione, percezioni non veridiche, immagini mentali, afterimage (o immagini consecutive), illusioni, allucinazioni, fosfeni e arto fantasma â saranno spiegati in termini di identitĂ con gli oggetti fisici. Dimostrerò che quanto chiamiamo esperienza non è altro che essere identici con una parte del mondo, attimo per attimo. In sintesi, la mia esperienza della mela rossa e rotonda sul tavolo accanto a me è tuttâuno con la mela rossa e rotonda. NĂŠ piĂš nĂŠ meno.
Mi guardo intorno. Vedo un mondo fatto di oggetti con le loro proprietĂ . In linea di massima, se qualcosa è fisico, dovrebbe avere una collocazione nello spazio e nel tempo. Tutto, in quanto parte della natura, deve essere in qualche luogo e in qualche momento. Non è indispensabile che le cose abbiano una collocazione esatta, puntuale. Una collocazione spaziotemporale può essere vaga, estesa, afflitta dallâincertezza. Se lâesperienza è reale, dove è? E in quale momento avviene? Dovremo stare molto attenti a non fare un errore comune: confondere lo spazio e il tempo dellâesperienza con lo spazio e il tempo del corpo. Al contrario troveremo che lo spazio e il tempo dellâesperienza sono lo spazio e il tempo degli oggetti.
Partiamo dal facile. PiĂš o meno sappiamo dove si trovano i nostri corpi. Allo stesso modo sappiamo abbastanza bene dove sono la Luna o la mela rossa sul tavolo. E la nostra esperienza della Luna o della mela dove è? La tentazione sarebbe di metterla dentro il corpo. Ma non câè nessun motivo per farlo. La mia sfida è localizzare la mia esperienza tanto quanto si può collocare, per dire, il Gloria di Vivaldi eseguito dalla Boston Symphony Orchestra a Boston il pomeriggio del 12 marzo 2014. Possiamo localizzare in modo simile un pensiero? Un ricordo? Il sogno di un elefante rosa? Dove, quando? E di che cosa sono fatti i nostri sogni, ricordi e pensieri? Finora scienziati e filosofi hanno vacillato di fronte a domande di questo tipo â che si trattasse di sogni, allucinazioni o percezioni. Al massimo, i neuroscienziati piĂš coraggiosi hanno indicato correlati neurali, basi di sopravvenienza, veicoli rappresentazionali e altre cose esotiche e misteriose. Il loro imbarazzo però rivela che queste proposte non trattano lâesperienza come gli altri fenomeni naturali, ma come qualcosa che sfugge. Tuttavia porre la mente dentro il cervello non ha prodotto nessuna scoperta definitiva in quanto, banalmente, dentro il cervello nulla ha le proprietĂ della nostra esperienza. CosĂŹ, di nuovo, che cosâè lâesperienza e dove e quando si colloca?
Come ho detto prima, secondo lâipotesi di questo libro, lâesperienza di un oggetto non si trova dentro il cervello ma piuttosto dove si trova lâoggetto che esperiamo. PiĂš precisamente suggerisco che la nostra esperienza di un oggetto sia identica allâoggetto che esperiamo. Finora, in seguito a molte vecchie teorie che però sono accettate senza discussioni, la maggior parte dei ricercatori ha continuato a cercare la coscienza dentro il cervello. Qualcuno, piĂš coraggioso, come la tradizione enattivista o i sostenitori della cognizione incarnata, hanno preso in considerazione i processi tra corpo e mondo. Ma anche questo non è sufficiente. In questo libro, facciamo il passo decisivo. La proposta che avanzo è molto piĂš radicale: lâesperienza è esattamente lâoggetto che esperiamo. Lâesperienza non è nĂŠ un processo neurale dentro il cervello, nĂŠ un processo che collega ambiente e cervello attraverso il corpo. Lâesperienza è lâoggetto esterno. Per esempio è la mela rossa che possiamo afferrare e mordere, è la nube che appare minacciosa sulla nostra testa, è il Sole che brilla nel cielo. Quindi la nostra esperienza è parte del mondo. Sta di fronte al nostro corpo. Mentre il nostro corpo è qui, chiuso allâinterno del sacco-pelle, lâesperienza è altrove â piĂš precisamente lâesperienza è qui, davanti ai nostri occhi â fisicamente qui â e non dietro gli occhi. Anche noi siamo qui dove sta la nostra esperienza. Noi non siamo dietro gli occhi. Il nostro corpo è dietro di loro. Noi siamo davanti a loro. La mela rossa è un oggetto fisico anche se non è fatta di neuroni. Ă unâipotesi molto concreta e completamente fisicalista. Non si corre il rischio di cadere fuori dalla scienza empirica.
Lâesperienza è ciò che guar...