La fine del mondo nel ›De rerum natura‹ di Lucrezio
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La fine del mondo nel ›De rerum natura‹ di Lucrezio

Manuel Galzerano

  1. 421 Seiten
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La fine del mondo nel ›De rerum natura‹ di Lucrezio

Manuel Galzerano

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Inhaltsverzeichnis
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Über dieses Buch

In der Reihe CICERO – Studies on Roman Thought and Its Reception erscheinen Monographien, Sammelbände, Editionen oder Kommentare zu allen Aspekten der römischen Philosophie, Geschichte, Rhetorik, Politik, Rechts- und Kulturgeschichte sowie deren Rezeption, einschließlich der Patristik und christlichen Philosophie.

M. Tullius Cicero, der Namensgeber der Reihe, steht mit seinem Wirken nicht nur als Politiker, sondern auch als Redner und Philosoph für die thematische Vielseitigkeit und Interdisziplinarität dieses Publikationsorgans.

Die Basler Stiftung Patrum Lumen Sustine ist die herausgebende Institution der einem Peer-Review-Prozess unterliegenden Reihe, die wissenschaftliche Aufsicht liegt bei der Société Internationale des Amis de Cicéron (SIAC, Paris).

Reihenherausgeber

Ermanno Malaspina

Wissenschaftlicher Beirat

Mireille Armisen-Marchetti, Francesca Romana Berno, Carmen Codoner, Perrine Galand, Henriette Harich-Schwarzbauer, Robert Kaster, David Konstan, Carlos Lévy, Sabine Luciani, Rita Pierini, Mortimer Sellers, Jula Wildberger

Redaktion (für Fragen und/oder Einreichungen von Manuskripten)

Veronica Revello ( [email protected])

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Information

Jahr
2019
ISBN
9783110674682

1 L’escatologia cosmica nella filosofia antica: Un’introduzione

Prima di volgersi all’analisi dei passi escatologici del De rerum natura,1 sembra necessario delineare una sintetica storia della questione della mortalità del mondo nella filosofia greca sin dalla speculazione presocratica, per giungere infine alla definizione delle posizioni proprie della scuola epicurea.2 Si vedrà inoltre come il dibattito sull’eternità del cosmo prosegua sino all’epoca di Lucrezio, intrecciandosi alle crescenti angosce apocalittiche che contraddistinguono l’età tardo-repubblicana.

1.1 Dal mito ai filosofi presocratici

Nonostante il quasi totale naufragio delle fonti più antiche, appare chiaro che una riflessione a proposito dell’escatologia cosmica è viva nel pensiero filosofico greco sin dal suo principio.3 Una forma embrionale di tale riflessione può essere già individuata nel mito: la descrizione della dissoluzione dell’ordine cosmico (fondata sul ricorrere di precisi motivi topici)4 compare infatti già nelle battaglie divine narrate da Omero (la Teomachia) ed Esiodo (la Titanomachia e la Tifonomachia). In questi racconti, però, lo scontro tra le divinità non conduce mai a una distruzione definitiva del mondo: la vittoria di una delle parti determina infatti un ritorno all’ordine, scongiurando la regressione del cosmo al caos originario.5 La visione mitica di un mondo generato dal caos e soggetto a periodici eventi catastrofici si riverbererà sulle prime forme di speculazione filosofica.6
Alcuni testi antichi ascrivono alla scuola milesia l’introduzione della dottrina di eterni cicli di formazione e distruzione del mondo (o forse dei mondi): la povertà di testimonianze rende però assai cauta su questo punto la critica moderna.7 Parimenti dibattuta è la questione dell’attribuzione ad Eraclito della teoria di periodiche catastrofi ignee, risalente almeno ad Aristotele e Teofrasto: è tuttavia certo che i primi maestri della Stoà considerarono il filosofo di Efeso come il grande predecessore della cosmologia stoica e della dottrina della ἐκπύρωσις.8 La tradizione dossografica antica includeva anche il nome di Anassagora nella lista dei filosofi che dichiaravano la mortalità del mondo. Tuttavia, ancora una volta, tale asserzione non trova conferme esplicite nei frammenti anassagorei a noi pervenuti.9
Si può affermare con maggiore certezza che Empedocle sia stato un assertore della mortalità del cosmo e della sua periodica rinascita, secondo una progressione ciclica.10 Tale moto scaturirebbe dall’azione di due principi divini, che il filosofo definisce Nεῖκος e Φιλότης (Discordia e Amore), poiché il primo spinge alla separazione dei quattro elementi fondamentali (anch’essi divinità immortali), laddove il secondo tende alla loro fusione.11 Il ruolo di Empedocle in questa rassegna è fondamentale anche per un’altra ragione: le dottrine escatologiche appena delineate non sono esposte in un trattato in prosa, bensì in un poema esametrico di genere epico-didascalico.12 In questo modo, egli si pone sul solco della tradizione letteraria omerica ed esiodea, proponendosi come erede delle teomachie del mito. Al contempo, il poema empedocleo costituisce il primo poema filosofico della tradizione occidentale a noi noto nel quale la tematica escatologica giochi un ruolo rilevante. Per queste ragioni, Empedocle sarà un paradigma ineludibile di poesia escatologica nella tradizione poetica e filosofica successiva. Anche nei passaggi apocalittici del De rerum natura il richiamo all’auctoritas escatologica di Empedocle è cruciale: per Lucrezio, il filosofo di Agrigento sembra secondo solo a Epicuro nel canone dei pensatori «che hanno condannato a morte il mondo».13

1.2 Leucippo e Democrito

Nel novero dei sostenitori della mortalità del cosmo, gli Atomisti meritano una trattazione a parte.14 I fondamenti della cosmologia epicurea s’inseriscono infatti sul solco della tradizione atomistica più antica: si ricordi che tra i maestri di Epicuro si annovera il democriteo Nausifane. Pare dunque opportuno prendere le mosse dalle dottrine di Leucippo e del suo allievo Democrito,15 richiamando innanzi tutto una sintesi delle dottrine del primo:16
Τὸ μὲν πᾶν ἄπειρόν φησιν […] τούτου δὲ τὸ μὲν πλῆρες εἶναι, τὸ δὲ κενόν, 〈ἃ〉 καὶ στοιχεῖά φησι. Κόσμους τε ἐκ τούτων ἀπείρους εἶναι καὶ διαλύεσθαι εἰς ταῦτα. Γίνεσθαι δὲ τοὺς κόσμους οὕτω· φέρεσθαι κατὰ ἀποτομὴν ἐκ τῆς ἀπείρου πολλὰ σώματα παντοῖα τοῖς σχήμασιν εἰς μέγα κενόν, ἅπερ ἀθροισθέντα δίνην ἀπεργάζεσθαι μίαν, καθ' ἣν προσκρούοντα 〈ἀλλήλοις〉 καὶ παντοδαπῶς κυκλούμενα διακρίνεσθαι χωρὶς τὰ ὅμοια πρὸς τὰ ὅμοια […]. Εἶναι τε ὥσπερ γενέσεις κόσμου, οὕτω καὶ αὐξήσεις καὶ φθίσεις καὶ φθοράς, κατά τινα ἀνάγκην, ἣν ὁποία ἐστὶν 〈οὐ〉 διασαφεῖ.17
Il passo contiene in nuce i principi cardine della cosmologia atomistica: infinità dell’universo, esistenza del vuoto, esistenza degli atomi. Il continuo moto degli atomi nello spazio infinito, reso possibile dal vuoto, provoca la formazione d’innumerevoli mondi,18 tutti destinati a percorrere un percorso analogo: formazione, accrescimento, consunzione e distruzione (γένεσις; αὔξησις; φθίσις; φθορά). Ogni mondo è dunque un mero aggregato atomico, la cui inevitabile dissoluzione porterà alla composizione di altri mondi, in un ciclo senza posa. Si consideri poi il seguente passo, riferito alle dottrine democritee:19
[Δημόκριτος] ἐπὶ τοσοῦτον οὖν χρόνον σφῶν αὐτῶν ἀντέχεσθαι νομίζει καὶ συμμένειν, ἕως ἰσχυροτέρα τις ἐκ τοῦ περιέχοντος ἀνάγκη παραγενομένη διασείσῃ καὶ χωρὶς αὐτὰς διασπείρῃ. Λέγει δὲ τὴν γένεσιν καὶ τὴν ἐναντίαν αὐτῇ διάκρισιν οὐ μόνον περὶ ζῴων, ἀλλὰ καὶ περὶ φυτῶν καὶ περὶ κόσμων καὶ συλλήβδην περὶ τῶν αἰσθητῶν σωμάτων ἁπάντων. Εἰ τοίνυν ἡ μὲν γένεσις σύγκρισις τῶν ἀτόμων ἐστίν, ἡ δὲ φθορὰ διάκρισις, καὶ κατὰ Δημόκριτον ἀλλοίωσις ἂν εἴη ἡ γένεσις.20
Democrito evidenzia un’analogia profonda tra gli esseri viventi (dalle piante agli animali) e i mondi: l’unica differenza tra i primi e i secondi è di natura quantitativa. Difatti, in entrambi i casi si tratta di aggregati atomici soggetti a generazione/aggregazione (γένεσις/σύγκρισις) e a morte/disgregazione (φθορὰ/διάκρισις). La rovina finale viene attribuita ad una vaga «necessità dotata di maggior potenza» (ἰσχυροτέρα τις […] ἀνάγκη) proveniente dall’infinito spazio esterno al mondo.21 Complementare a quest’ultimo è un altro passo, in cui egli sottolinea come i mondi, separati da intervalli (τὰ διαστήματα), si differenzino tra loro per distribuzione, dimensioni, forma ed età.22 L’accrescimento di ciascun cosmo ha una fase apicale (ἀκμάζειν), coincidente con il momento in cui esso «non può più accogliere alcun corpo dall’esterno». Per quanto concerne la causa della distruzione dei mondi, l’oscura necessità prospettata nei passi sopracitati è qui identificata, con maggior chiarezza, come l’inevitabile prospettiva di una collisione fra i mondi stessi (φθείρεσθαι δὲ αὐτοὺς ὑπ' ἀλλήλων προσπίπτοντας).23

1.3 Da Platone ai Peripatetici: catastrofi cicliche e immortalità cosmica

Prima di riportare le dottrine escatologiche epicuree, è necessario rivolgere l’attenzione a un momento chiave nella storia del pensiero occidentale, ovverosia la difesa della dottrina dell’immortalità cosmica da parte di Platone, preludio alla dottrina dell’eternità del mondo, introdotta poi definitivamente da Aristotele.24 Infatti, nonostante la loro continuità con la cosmologia atomistica, le teorie epicuree non possono essere comprese appieno, se non in contrapposizione a questo punto di svolta nella querelle antica sulla natura del mondo. È dunque inevitabile iniziare dal Timeo.25 In questo testo, infatti, Platone introduce e difende la dottrina dell’immortalità del mondo (creato, ma imperituro),26 inserita nel grande racconto della creazione da parte del divino Demiurgo. Questa dottrina trova una chiara formulazione nel seguente passo:27
Καὶ διὰ ταῦτα ἔκ τε δὴ τούτων τοιούτων καὶ τὸν ἀριθμὸν τεττάρων τὸ τοῦ κόσμου σῶμα ἐγεννήθη δι'ἀναλογίας ὁμολογῆσαν, φιλίαν τε ἔσχεν ἐκ τούτων, ὥστε εἰς ταὐτὸν αὑτῷ συνελθὸν ἄλυτον ὑπό του ἄλλου πλὴν ὑπὸ τοῦ συνδήσαντος γενέσθαι. Τῶν δὲ δὴ τεττάρων ἓν ὅλον ἕκαστον εἴληφεν ἡ τοῦ κόσμου σύστασις. Ἐκ γὰρ πυρὸς παντὸς ὕδατός τε καὶ ἀέρος καὶ γῆς συνέστησεν αὐτὸν ὁ συνιστάς, μέρος οὐδὲν οὐδενὸς οὐδὲ δύναμιν ἔξωθεν ὑπολιπών, τάδε διανοηθείς, πρῶτον μὲν ἵνα ὅλον ὅτι μάλιστα ζῷον τέλεον ἐκ τελέων τῶν μερῶν εἴη, πρὸς δὲ τούτοις ἕν, ἅτε οὐχ ὑπολελειμμένων ἐξ ὧν ἄλλο τοιοῦτον γένοιτ' ἄν, ἔτι δὲ ἵν' ἀγήρων καὶ ἄνοσον ᾖ, κατανοῶν ὡς συστάτῳ σώματι θερμὰ καὶ ψυχρὰ καὶ πάνθ'ὅσα δυνάμεις ἰσχυρὰς ἔχει περιιστάμενα ἔξωθεν καὶ προσπίπτοντα ἀκαίρως λύει καὶ νόσους γῆράς τε ἐπάγοντα φθίνειν ποιεῖ.28
Plasmato dal Demiurgo, il mo...

Inhaltsverzeichnis

  1. Title Page
  2. Copyright
  3. Contents
  4. Presentazione di G. Mazzoli
  5. Ringraziamenti
  6. Premessa
  7. 1 L’escatologia cosmica nella filosofia antica: Un’introduzione
  8. 2 La sezione conclusiva del primo libro
  9. 3 La sezione conclusiva del secondo libro
  10. 4 La fine del mondo nella diade centrale
  11. 5 La sezione escatologica del quinto libro
  12. 6 La fine del mondo nel sesto libro
  13. 7 Conclusione
  14. 8 Appendici
  15. Index locorum
  16. Index rerum
  17. Index nominum antiquorum
  18. Index virorum mulierumque doctorum
  19. Index Graecitatis
  20. Edizioni, traduzioni e commenti di riferimento
  21. Bibliografia
Zitierstile für La fine del mondo nel ›De rerum natura‹ di Lucrezio

APA 6 Citation

Galzerano, M. (2019). La fine del mondo nel ›De rerum natura‹ di Lucrezio (1st ed.). De Gruyter. Retrieved from https://www.perlego.com/book/1319619/la-fine-del-mondo-nel-de-rerum-natura-di-lucrezio-pdf (Original work published 2019)

Chicago Citation

Galzerano, Manuel. (2019) 2019. La Fine Del Mondo Nel ›De Rerum Natura‹ Di Lucrezio. 1st ed. De Gruyter. https://www.perlego.com/book/1319619/la-fine-del-mondo-nel-de-rerum-natura-di-lucrezio-pdf.

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Galzerano, M. (2019) La fine del mondo nel ›De rerum natura‹ di Lucrezio. 1st edn. De Gruyter. Available at: https://www.perlego.com/book/1319619/la-fine-del-mondo-nel-de-rerum-natura-di-lucrezio-pdf (Accessed: 14 October 2022).

MLA 7 Citation

Galzerano, Manuel. La Fine Del Mondo Nel ›De Rerum Natura‹ Di Lucrezio. 1st ed. De Gruyter, 2019. Web. 14 Oct. 2022.