Parte II
Correnti culturali
La seconda parte del libro esplora la cultura della sorveglianza come fenomeno emergente allâinterno dei mondi familiari della sorveglianza. Nel capitolo 2, âDalla convenienza allâaccettazioneâ, mostriamo che le tipologie di sorveglianza messe in atto da organizzazioni governative, polizia e corporation sono il terreno su cui oggi stanno crescendo i nuovi immaginari e le nuove pratiche della sorveglianza. Il viaggiatore in aeroporto o lâutente di internet davanti allo schermo non sono necessariamente consapevoli della sorveglianza sin dallâinizio. Quando se ne accorgono, tuttavia, quella presa di coscienza si condensa in una sezione dellâimmaginario della sorveglianza.
Una volta formatosi, lâimmaginario permea le azioni future, che potrebbero produrre qualsiasi esito, dallâaccettazione alla contestazione. La maggior parte delle persone si rende conto che gli strumenti del controllo e dellâinfluenza sono caratteristiche fondamentali della sorveglianza dello Stato e delle aziende, anche se non conoscono i meccanismi precisi con cui operano. Reagiscono allâesperienza della sorveglianza piĂč che a una conoscenza ravvicinata dellâinflusso che potrebbe esercitare. Lo sviluppo della cultura della sorveglianza â soprattutto attraverso la performance â produce possibilitĂ di reazioni piĂč sfumate e riflessive agli schemi di potere predominanti.
Il capitolo 3, âDalla novitĂ alla normalizzazioneâ, propone unâanalisi simile, concentrandosi in questo caso sui modi in cui la comparsa di una nuova cultura della sorveglianza Ăš in parte stimolata dallâonnipresente infrastruttura di informazione e dalla diffusione delle piattaforme digitali nel mondo di oggi. Ă impossibile comprendere la cultura della sorveglianza contemporanea senza prendere in considerazione la familiaritĂ degli oggetti digitali â dati per scontati, normali, consueti, addomesticati â e dei meccanismi di sorveglianza che essi sostengono e animano. Man mano che entrano a far parte della vita quotidiana, contribuiscono alla cultura della sorveglianza.
Questo schema prosegue nel capitolo 4, âDallâonline allâonlifeâ, in cui gli aspetti normalizzati della cultura della sorveglianza potrebbero essere considerati non soltanto un male necessario, come la security in aeroporto, ma anche fenomeni gradevoli, desiderabili, persino divertenti. Il selfie Ăš forse lâillustrazione archetipica di questo processo, in cui non solo i partecipanti accolgono lâocchio altrui che osserva, ma forniscono le proprie immagini e i propri video al consumo altrui. Questi rappresentano gli strumenti che contribuiscono al divertimento di essere osservati, riconosciuti e persino celebrati, o quanto meno di ottenere dei âlikeâ. Il contesto si rivela cruciale: alcuni occhi che osservano sono sgraditi e ci sembrano invadenti o malevoli, altri invece li accogliamo e li consideriamo attributi della nostra identitĂ e dellâimmagine positiva che abbiamo di noi stessi.
capitolo 2
Dalla convenienza allâaccettazione
âHa osservato attentamente tutte le regole, ha mantenuto almeno un altro lavoro nella security e ha frequentato la scuola serale. Quando non stava lavorando o studiando, guardava serie poliziesche, preparandosi cosĂŹ ad affrontare le minacce piĂč recenti. In altri termini, era un grande sostenitore della sicurezza e nutriva grandi aspirazioniâ. Questo Ăš Lance, un addetto alla sicurezza dei trasporti dellâAlbany International Airport nello stato di New York. Ă stato assegnato alla formazione di un nuovo addetto, che non aveva ancora perfezionato le sue performance soprattutto nelle perquisizioni, quella forma stranamente intima di sorveglianza tattile obbligatoria dopo lâ11 settembre.
Lance ha un ruolo da interpretare, e guardare serie poliziesche fa parte della sua preparazione. Per quanto i passeggeri possano lamentarsi dei ritardi o persino della disumanizzazione durante i controlli della security, vale la pena ricordare che anche gli addetti alla sicurezza rivestono un ruolo obbligato. In linea con il tema della crescita della cultura della sorveglianza, tuttavia, questo capitolo esplora i ruoli interpretati da chi fa esperienza della sorveglianza. In tal modo otteniamo molti indizi sugli immaginari e le pratiche della sorveglianza dal basso.
Qui ci concentriamo sulle persone che fanno esperienza di forme di sorveglianza piuttosto convenzionali, prima nel campo della security e poi in quello del marketing. Gli immaginari e le pratiche di chi deve passare la security negli aeroporti o decidere se usare o meno alcuni termini di ricerca che potrebbero risultare incriminanti variano in base a numerosi fattori. La nazione di origine, il genere e ovviamente le esperienze negative pregresse fanno la differenza. Anche la scelta di usare o meno una carta fedeltĂ o addirittura di dove fare la spesa differisce in base alla conoscenza e allâesperienza, oltre che al genere, alla classe ecc. Questo capitolo presenta alcuni esempi pertinenti senza pretendere di fornire una rassegna completa o sistematica.
Tornando allâaeroporto, dunque, sentiamo un commento a caso di un passeggero al Pearson International Airport di Toronto su come ci si sente a passare la security e su come le reazioni personali possono essere indebolite: âSento che sono loro ad avere tutto il controllo. Se non vogliono farmi passare non passo, e se vogliono essere sgarbati lo sono e io non posso dire niente, perchĂ© voglio partire per il mio viaggioâ.
Questo aspetto dellâimmaginario della sorveglianza Ăš ben noto a molti passeggeri che viaggiano in aereo, soprattutto dopo lâ11 settembre. E la pratica della sorveglianza in questo caso consiste nel non dire e non fare niente che potrebbe essere considerato sospetto. Si arriva persino, ha scoperto un ricercatore, a costringersi al silenzio, nel caso di una giovane famiglia, non di lingua inglese e non âbiancaâ, che viene presa da parte non solo per essere interrogata, ma per ricevere un trattamento completamente diverso da quello accordato agli anglofoni dalla pelle chiara. Qui vediamo un esempio chiarissimo di cautela e accettazione. La consapevolezza della sorveglianza induce a tipologie particolari di atteggiamenti e di azioni.
PoichĂ© viaggiare in aereo per lavoro o per piacere Ăš un aspetto della sorveglianza che riguarda molti e che spesso finisce sulle prime pagine dei giornali con storie sui nuovi sistemi, come i controlli biometrici automatizzati alle frontiere o lâuso dei body scanner, vale la pena partire da qui, dallâaeroporto. Ci tornerĂČ di nuovo nella sezione successiva. Sembra che ci sia una diffusa accettazione. I passeggeri sono governati semplicemente dallo sguardo? CosâĂš esattamente questo sguardo e cosa significa essere governati? Ricordiamo che lo sguardo puĂČ generare ansia. E i passeggeri sanno, grazie alla loro esperienza negli aeroporti, che questa ansia potrebbe riemergere facilmente quando poggiano il laptop, la giacca e talvolta le scarpe sul nastro trasportatore perchĂ© lo scanner a raggi X li esaminino, sotto lo sguardo degli addetti alla sicurezza.
Tuttavia possono anche prodursi effetti paralleli, o no, con uno sguardo che non Ăš letteralmente visivo e che riduce al silenzio in modi completamente diversi. I passeggeri magari trovano minaccioso o potenzialmente invadente nei confronti della privacy il body scanner dellâaeroporto ma, se allarghiamo il contesto, che dire dei giornalisti, dei blogger o di chi manda messaggi e scopre di essere tracciato a causa di qualche parola che ha usato? Questi âeffetti dissuasiviâ possono essere devastanti. Influiscono non solo sul singolo individuo ma riguardano anche le prospettive della professione giornalistica e persino la stessa democrazia.
In ogni caso, nella sorveglianza sui passeggeri o sugli utenti di internet, vengono suscitate delle emozioni. La paura Ăš uno strumento potente per indurre allâaccettazione o per silenziare delle voci. E poichĂ© ansia, paura e incertezza sono facilmente e di frequente collegate al termine âsorveglianzaâ, dobbiamo esaminarle. Gli accademici in particolare sono spesso inclini ad analisi spassionate e distanti, ma rischiano di non riuscire a riconoscere la realtĂ della vita che va oltre ciĂČ che Ăš freddo e razionale. Un collega, dopo aver letto una prima stesura del mio libro Surveillance after Snowden, ha esclamato, âe dovâĂš lo scandalo?â. Una reazione utile a ricordarci che talvolta i tentativi di raccontare i fatti potrebbero farci dimenticare che i fatti li abbiamo davanti agli occhi e sono intollerabili. Inutile a dirsi, ho revisionato il testo.
Naturalmente, non tutta la sorveglianza genera automaticamente performance piene di paura o effetti dissuasivi devastanti. Non Ăš cosĂŹ. Possono esserci anche degli âeffetti persuasiviâ. La sorveglianza non Ăš necessariamente sinistra. I suoi obiettivi possono essere positivi. Non molto tempo fa ho trascorso un periodo ricoverato in ospedale e dopo lâintervento bisognava monitorare le mie funzioni vitali. Un giorno lâinfermiera Ăš entrata nella mia stanza e, anzichĂ© chiedermi come mi sentivo, ha detto semplicemente che era contenta di vedere il mio battito cardiaco normale. âMa ancora non lâha controllatoâ, le ho risposto. âOh, sĂŹâ, ha fatto lei, âcâĂš un feed remoto sullo schermo dellâinfermeria. La monitoriamo per tutto il tempoâ.
La sorveglianza non Ăš soltanto un fatto della vita costante e familiare, ma Ăš anche inserita in un flusso. I volti della sorveglianza si alterano nel corso del tempo e in contesti diversi, e con lâespandersi della sorveglianza anche i nostri immaginari e le nostre pratiche mutano. Allâaeroporto, per tornare lĂŹ un momento, le performance variano considerevolmente tra i diversi passeggeri. Una parte del copione prevede che i viaggiatori siano giĂ suddivisi e catalogati in base a quanto hanno pagato il volo, e che si dispongano in file diverse e in posti diversi una volta saliti sullâaereo. Ma la posizione percepita del passeggero allâinterno di questa gerarchia porta anche allâimprovvisazione e persino a provare i ruoli prima della security. Sempre al Pearson Airport, le famiglie che ritengono di avere un aspetto âmediorientaleâ o âmusulmanoâ si sforzano di avere una barba curata, di non parlare arabo e di ridurre la quantitĂ di abiti sospetti.
In altri termini, le persone sanno di essere osservate e modificano le proprie mosse in sintonia con i propri immaginari. Allo stesso tempo, ci sono anche contesti in cui la gente tenta di rispondere allo sguardo, o quantomeno di guardare a sua volta. Di nuovo, queste pratiche dipendono dalle tipologie di immaginari allâinterno delle quali si collocano le esperienze in costante mutamento. Ormai allâuso degli smartphone per registrare le attivitĂ della polizia quando fa accostare i guidatori o durante le manifestazioni, si risponde con lâuso in rapido aumento di videocamere indossabili da parte degli ag...