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L'illusione di osservare
Riflessioni psicoanalitiche sull'incidenza del soggetto nel processo conoscitivo
Franco Borgogno
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L'illusione di osservare
Riflessioni psicoanalitiche sull'incidenza del soggetto nel processo conoscitivo
Franco Borgogno
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La concezione del mondo nei Greci, nel Rinascimento e nella fisica classica fino ai tempi piÚ recenti è dunque quella di una natura statica e costante.... siffatta concezione del mondo subisce un radicale mutamento con Freud e Einstein. Colconcetto di "inconscio" e quello di "relatività " la realtà diviene fondamentalmente mutevole e soggetta a trasformazione, sÏ che non la si può cogliere mai interamente e completamente. L'oggetto di conoscenza, di converso, non è piÚ considerato come indipendente dal soggetto che lo conosce, bensÏ come il prodotto di un' intima relazione tra lo scienziato è il fatto osservato....
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Information
Thema
PsicologiaThema
PsicoanalisiIL SĂ E LâOGGETTO
ALLâINTERNO DEL PENSIERO SCIENTIFICO
Il soggetto dimenticato dalla scienza
Le problematiche attuali connesse al campo dellâosservazione introducono sempre piĂš la realtĂ del limite nella pretesa scientifica, svelando al contempo la matrice creativa di ogni conoscenza.
Il compimento di tale trasformazione epistemologica risale alla rivoluzione scientifica del xx secolo, la sua genesi allâevoluzione conoscitiva dellâuomo.
GiĂ con Bacone, ad esempio, lâosservazione perdeva il suo carattere passivo per farsi attiva insieme allâesperimento. Non si âclassificavaâ piĂš lâoggetto di conoscenza, ma gli si âponevano domandeâ. La concezione della realtĂ sottostante era statica, non diversamente dai tempi di Aristotele: vale a dire che lo scienziato sperimentava sullâoggetto di studio, ma questo era considerato immutabile ed eterno. LâattivitĂ era cosĂŹ ristretta e limitata allâesperimento, in quanto nulla in fin dei conti veniva creato ma tutto scoperto. Nelle parole di Hutten (1962, tr. it. 1972) la realtĂ era la ârocciaâ, su cui la scienza appoggiava le sue fondamenta, una roccia con aspetti nascosti ma sempre passibili dâessere rinvenuti e studiati. Il metodo era induttivo, contrariamente a quello inÂtuiÂtivo dimostrativo prescelto da Aristotele nel versante scientifico, ma la natura era in entrambi i periodi storici supposta contenere ogni cosa per cui compito dellâosservatore era ritenuto il mero descriverla o il rinvenirne e il dedurne le regolaritĂ e le leggi. Il dilemma epistemologico oscillava tuttâal piĂš fra âuna mente vuota nel suo interno e una legge e un ordine al di fuori dellâuomo o una mente piena di idee ed il caos nella naturaâ (Hutten 1962, tr. it. 1972). Non vâera alternativa nel processo di conoscenza se non nel senso di un predominio del SĂŠ sullâoggetto o viceversa.
Il mondo di Bacone e quello rinascimentale differivano precipuamente dal mondo greco per un aumento di complessitĂ concesso allâoggetto reale e per il tentativo maggiormente attivo da parte dellâuomo nello sviscerare le profonditĂ della natura. Nel postulato baconiano maior est vis instantiae negativae la differenza acquisiva infatti importanza accanto alla simiglianza, ma nonostante la maggiore articolazione concessa alla realtĂ questâultima rimaneva statica e invariata e quindi conoscibile, per come essa è e si manifesta, tramite regole e norme precise. Se per Bacone lâinduzione permetteva la determinazione della âforma della cosa naturaleâ, per Aristotele era il sillogismo a permettere allâuomo di cogliere la âsostanzaâ. La âformaâ di Bacone non era però altro che la âsostanzaâ di Aristotele.
Con Galileo e Newton, fautori del primo grande mutamento scientifico, lâosservazione diviene sempre piĂš un esperimento alla cui base stanno le ipotesi e la loro verifica.
Lâideale scientifico del tempo non si discosta comunque molto da quello della filosofia greca, pur essendo eluso il ricorso a una Causa Prima.
Per essere precisi una maggiore mobilità è concessa allâoggetto di conoscenza: ad essa corrisponde tuttavia un rigido determinismo. Il mondo esterno continua a essere ritenuto sostanzialmente immobile e permanente, completamente determinato nei suoi processi e totalmente costituito nella sua interezza indipendentemente dallâuomo. Gli eventi si succedono con ferrea necessitĂ nello spazio e nel tempo e allâuomo non resta che la fatica di conoscerli. La rigida causalitĂ , sottostante alla concezione del mondo quale perfetto meccanismo o preciso orologio, se limita per certi versi la libertĂ dellâuomo, lo protegge e lo rassicura al contempo sulle sue possibilitĂ epistemofiliche. La realtà è totalmente fuori dallâuomo e ne prescinde. Ciò nonostante la rigiditĂ delle sue regole e delle sue leggi ne permette la previsione e il controllo. Lâinduzione, che da perfetta era divenuta con Bacone incompleta, tale rimane e con il passare dei secoli si trasforma sempre piĂš in probabilistica. La matematica, il numero rassicurano però lâuomo nel suo intento conoscitivo, in quanto con la loro âcertezzaâ possono cambiare lâignoranza in veritĂ . Con Galileo, Keplero e Newton la conoscenza diviene pertanto certa e oggettiva, come mai prima era stata, ed il mondo un âuniverso di particelle indistruttibili che si muovono secondo una legge inesorabile che determina un futuro calcolabile con precisione illimitataâ (Hutten 1976, tr. it. 1976).
La concezione del mondo nei Greci, nel Rinascimento e nella fisica classica fino ai tempi piĂš recenti è dunque quella di una ânatura statica e costanteâ. Vale a dire che se con lâevoluzione scientifica la realtĂ cambia di complessitĂ , essa permane perenne e immodificabile. Lâatto dello scienziato non è piĂš nella fisica classica, come nei tempi precedenti, descrittivo e classificatorio ma neppure si trasforma in creativo e immaginativo, se non nellâaccezione di essere âscoperta di fatti, giĂ presenti in naturaâ, ed essenzialmente attivitĂ nel âlaboratorio sperimentaleâ. I dogmi sempre piĂš vengono sostituiti dai controlli e dalle verifiche, nulla è però riconosciuto come immesso dallâuomo nella realtĂ . La conoscenza diviene maggiormente astratta e non piĂš legata al senso comune e allââevidenza degli occhiâ. Allâastrazione si fa comunque corrispondere la struttura naturale dellâoggetto. Le peculiaritĂ , fissate nel flusso sempre mutevole dei fenomeni, divengono con il progresso della fisica la permanenza, la soliditĂ , la forma e la ripetizione della struttura. Il processo scientifico sfocia cosĂŹ in unâidealizzazione che garantisce allâuomo la certezza delle sue conoscenze. Lâatomismo degli Ionici si ripete pertanto nelle teorie fisiche classiche nella fede di poter disporre di tutto lâuniverso in âsolidi pezzi isolati di materiaâ prevedibili e controllabili. Ciò che tuttavia venne dimenticato in questa evoluzione fu lâuomo. Scrive Hutten (Hutten 1976, tr. it. 1976): âDai cieli piĂš remoti fino al centro della terra, ogni cosa obbediva alle leggi di Newton: ogni movimento, sia dei pianeti o delle maree o della mela cadente, fu ridotto a quello di un invisibile punto materiale. Fu la vittoria della fredda astrazione sulla calda pienezza dellâesperienzaâŚâ.
Il recupero del soggetto: lâinconscio e la relativitĂ
Siffatta concezione del mondo subisce un radicale mutamento con Freud ed Einstein. Col concetto di âinconscioâ e quello di ârelativitĂ â la realtĂ diviene fondamentalmente mutevole e soggetta a trasformazione, sĂŹ che non la si può cogliere mai interamente e completamente. Lâoggetto di conoscenza, di converso, non è piĂš considerato come indipendente dal soggetto che lo conosce, bensĂŹ come prodotto di unâintima relazione fra lo scienziato e il fatto osservato. La scienza inizia cosĂŹ a contemplare al suo interno la trasformazione, come suo precipuo paradigma, e lâinterazione come sua caratteristica vicenda genetica. Ne consegue che lâosservazione non può piĂš essere rite...