Il lungo addio
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Il lungo addio

La fine dell'alleanza tra Europa e Stati Uniti

Adriana Castagnoli

  1. 176 Seiten
  2. Italian
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Il lungo addio

La fine dell'alleanza tra Europa e Stati Uniti

Adriana Castagnoli

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Dalla fine della guerra fredda, le frizioni fra USA e Unione europea sono emerse in modo sempre piĂč evidente e le due coste dell'Atlantico si sono progressivamente allontanate, arrivando a mettere a rischio un'alleanza che dura da settant'anni.Fino a quando a Washington e a Bruxelles si Ăš privilegiato un approccio multilaterale, la crescente tensione Ăš stata tenuta in qualche modo sotto controllo. Ma l'aggressivo unilateralismo di Trump sta scavando un solco incolmabile. E l'Europa si trova spinta a rafforzare i rapporti d'interesse con Mosca e Pechino.Per il Vecchio Continente questa frattura ha delle conseguenze di lunga portata e lo costringe a ridefinire la sua identitĂ  proprio quando si trova diviso da risorgenti tendenze nazionalistiche, da nuovi contrasti d'interesse e da uno scontro di sistemi di valori.

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Information

II.
Euro-dollaro: la fine o l’inizio?

Nel decennio che seguĂŹ la fine della guerra fredda le frizioni fra USA e UE, prima mitigate dalla divisione del mondo in blocchi, emersero. Talvolta sottotraccia, talaltra apertamente si erano ormai sviluppati i segni di un antagonismo strutturale. Il mercato unificato e la moneta unica avrebbero creato uno spazio economico europeo abbastanza vasto da competere con gli Stati Uniti, come affermĂČ il presidente della Commissione europea Jacques Delors mettendo in grande allarme Washington.
Con la European Economic Area (EEA), entrata in vigore nel 1994, che associava il mercato unico con l’European Free Trade Association (EFTA)1, l’Europa occidentale era divenuta in termini di produzione la piĂč vasta area del mondo. Gli Stati Uniti, invece di free trade, chiesero fair trade come riconoscimento delle forti relazioni economiche, delle interconnessioni nella politica commerciale e nella cooperazione delle multinazionali fra nuovo e vecchio mondo.
La creazione dell’Unione economica e monetaria, nel 1999, fu un altro campanello d’allarme per i circoli finanziari americani. La supremazia del dollaro, che nonostante le turbolenze valutarie degli anni Settanta cercava di rafforzare la sua posizione come valuta globale primaria, sembrĂČ fortemente minacciata. Gli Stati Uniti percepivano che lo status dell’Europa nella WTO era cambiato rispetto all’epoca del GATT.
I governi del Vecchio Continente che avevano promosso l’unificazione monetaria pensavano di poter dar avvio a una sorta di sistema bipolare in cui l’euro avrebbe avuto lo stesso ruolo del dollaro. Anche Pechino guardava con favore a questa innovazione perchĂ© avrebbe limitato lo strapotere del “biglietto verde”2. Ma per competere davvero alla pari con il dollaro come valuta internazionale di riferimento, la moneta unica europea avrebbe dovuto contare su un’entitĂ  statale che era tutta da progettare. Si comprende, pertanto, come mai diversi economisti e premi Nobel oltre Atlantico si fossero espressi con scetticismo sulla nascita e sul futuro della moneta unica, dal piĂč illustre esponente del monetarismo Milton Friedman, che aveva previsto un aggravamento delle tensioni fra i paesi europei, a Paul Samuelson che ne osservĂČ l’avvio con palesata sfiducia.
Di fatto, l’Europa della Unione europea era assai diversa dall’Europa della ComunitĂ  europea che, nel 1989, era resa incerta dall’ansia generata da una Germania nuova e rafforzata. Ma i timori si erano presto dissipati come risultato di una piĂč profonda integrazione tedesca. L’“onesto baratto” fra Mitterrand e Kohl aveva aperto la strada alla moneta unica quale contropartita per la riunificazione tedesca.
La Germania era il paese con la migliore stabilitĂ  di lungo periodo fra i membri dell’Unione europea, perciĂČ non fu una sorpresa che le preoccupazioni in merito alla soliditĂ  della futura moneta unica fossero particolarmente diffuse fra i tedeschi. Berlino si trovava in una forte posizione negoziale e i suoi partner dovevano addivenire a un accordo sul ruolo preminente della stabilitĂ  finanziaria e monetaria nella nuova Unione europea. I criteri fissati nel Trattato di Maastricht risposero pertanto a queste preoccupazioni tedesche.
La politica economica della Unione sarebbe stata condotta secondo i principi di una economia di mercato aperta con competizione libera favorendo una efficiente allocazione delle risorse. La politica monetaria sarebbe stata affidata a una banca centrale forte il cui primo obiettivo avrebbe dovuto essere il controllo dell’inflazione e la stabilitĂ  dei prezzi: la Banca centrale europea avrebbe diretto e coordinato la politica monetaria dei paesi che formavano l’Unione monetaria europea. Tutti gli altri (governi, parlamenti, sindacati e organizzazioni dei datori di lavoro) sarebbero stati ridotti a poteri locali rispetto alla Banca centrale e avrebbero usato il denaro che non avrebbero potuto piĂč creare autonomamente.
In questo quadro le autorità tedesche e le organizzazioni del settore privato avrebbero sostenuto il progetto della moneta unica europea. I tedeschi non apprezzavano tanto i futuri benefici economici in senso stretto che non erano percepiti come essenziali per la Germania, piuttosto erano preoccupati in merito alla du­rata dei risultati di un mercato comune in Europa. Senza garanzie istituzionali per stabili tassi di cambio si temeva che prima o poi lo spettro della disintegrazione sarebbe riapparso sulla scena europea.
Una larga maggioranza di tedeschi condivideva le preoccupazioni del cancelliere Kohl rispetto al ruolo della Germania riunificata all’interno di un ordine politico dell’Europa post-comunista senza che si fosse proceduto a un’effettiva integrazione politica. La moneta unica costituiva, pertanto, una garanzia e rappresentava un importante passo in avanti in tal senso.
Il 9 dicembre 1991 i capi di Stato e di governo della CEE si trovarono al tavolo dei negoziati a Maastricht per predisporre un trattato sull’unificazione economica e monetaria, che venne ratificato il 7 febbraio 1992. In seguito all’estensione e istituzione del mercato unico per la libera circolazione di beni, servizi, persone e capitali, si procedette a raggruppare la CEE e gli organismi ad essa collegati nell’Unione europea. Il 1° gennaio 1999 nacque l’euro, valeva 1,16 dollari. Presto perĂČ la moneta europea manifestĂČ segni di debolezza sul “biglietto verde”. A livello di mercati finanziari, fra il 1999 e il 2000, le variazioni del cambio euro-dollaro furono influenzate anche dall’emissione di una gran quantitĂ  di obbligazioni in euro da parte delle imprese europee il cui ricavato, in molti casi, fu convertito in dollari per acquisire imprese americane. Questa attivitĂ  di fusioni e acquisizioni incise sul cambio dell’euro rispetto al dollaro (come Ăš confermato nella 70° Relazione annuale della Banca dei regolamenti internazionali pubblicata nel 2000). Di fatto, la debolezza dell’euro ebbe in contropartita un rafforzamento strutturale della competitivitĂ  delle imprese europee sulla scena internazionale e, in particolare, sul mercato americano.
Dopo il crollo dell’URSS e la fine del bipolarismo l’Europa si trovĂČ nelle condizioni piĂč favorevoli per acquisire uno status piĂč importante. Gli Stati Uniti restavano l’unica superpotenza mondiale ma nei riguardi del Vecchio Continente non avrebbero piĂč potuto esercitare la stessa preminenza che avevano avuto dopo la seconda guerra mondiale.
Il 1° gennaio 2002 la circolazione dell’euro iniziĂČ ufficialmente nei dodici paesi che avevano adottato la nuova valuta; le sue quotazioni, per quanto oscillanti, da allora avrebbero mostrato un costante saldo positivo sul dollaro. La moneta unica veniva caricata di aspettative quale strumento che avrebbe traghettato la UE verso una nuova fase di unione politica; Joschka Fischer, ministro degli Esteri tedesco, aveva argomentato l’anno prima che la crea­zione dell’euro era un “atto profondamente politico”. Bruxelles avrebbe dovuto procedere a correggere il deficit di integrazione politica; tuttavia, l’esordio della moneta unica europea avveniva in uno scenario internazionale assai diverso da quello in cui essa era stata concepita, lacerato da nuo...

Inhaltsverzeichnis

  1. I. Europa versus Stati Uniti
  2. II. Euro-dollaro: la fine o l’inizio?
  3. III. Le conseguenze della crisi finanziaria
  4. IV. Donald Trump: rottura o punto di arrivo?
  5. Conclusioni
  6. Riferimenti bibliografici
Zitierstile fĂŒr Il lungo addio

APA 6 Citation

Castagnoli, A. (2019). Il lungo addio ([edition unavailable]). Editori Laterza. Retrieved from https://www.perlego.com/book/3460229/il-lungo-addio-la-fine-dellalleanza-tra-europa-e-stati-uniti-pdf (Original work published 2019)

Chicago Citation

Castagnoli, Adriana. (2019) 2019. Il Lungo Addio. [Edition unavailable]. Editori Laterza. https://www.perlego.com/book/3460229/il-lungo-addio-la-fine-dellalleanza-tra-europa-e-stati-uniti-pdf.

Harvard Citation

Castagnoli, A. (2019) Il lungo addio. [edition unavailable]. Editori Laterza. Available at: https://www.perlego.com/book/3460229/il-lungo-addio-la-fine-dellalleanza-tra-europa-e-stati-uniti-pdf (Accessed: 15 October 2022).

MLA 7 Citation

Castagnoli, Adriana. Il Lungo Addio. [edition unavailable]. Editori Laterza, 2019. Web. 15 Oct. 2022.