Agamennone
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Agamennone

Il re dei re

Caterina Barone, AA.VV., Caterina Barone, Caterina Barone

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Il re dei re

Caterina Barone, AA.VV., Caterina Barone, Caterina Barone

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È famosa nell'immaginario comune la maschera funeraria in oro ritrovata a Micene e identificata come quella di Agamennone, ma cosa si nasconde dietro questo volto? Le origini del personaggio si perdono nel tempo: una stirpe maledetta, quella di Pelope, signore della cittĂ  di Pisa, figlio di Tantalo e padre di Atreo avuto dalla moglie Ippodamia. Atreo, insieme al fratello Tieste, avrebbe poi ucciso il fratellastro Crisippo, un delitto che gli attirĂČ l'ira paterna e la condanna all'esilio. CosĂŹ i due fratelli si rifugiarono a Micene e successivamente ne assunsero il governo. Agamennone eredita il regno e la condanna. Eroe dell' Iliade, valoroso combattente del «poema della forma», come lo definĂŹ Simone Weil, infine vincitore della guerra ma destinato a una morte violenta per mano della moglie Clitemnestra, che vendica cosĂŹ la morte della figlia Ifigenia da lui sacrificata per consentire la partenza della flotta greca verso Troia. Una vicenda complessa che, come molta della mitologia greca, Ăš soprattutto lotta contro il destino.

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Information

Verlag
Pelago
Jahr
2022
ISBN
9791255010524

Antologia

Un dettaglio dell’affresco parietale con Achille che rapisce Briseide proveniente da Pompei e conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Un dettaglio dell’affresco parietale con Achille che rapisce Briseide proveniente da Pompei e conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

L’ira e la contesa

È nel celebre proemio dell’Iliade che fa la sua prima comparsa sulla scena della letteratura greca il re Agamennone, figlio di Atreo e signore di Argo e di Micene, nelle sue vesti di comandante supremo dell’esercito greco all’assedio di Troia. Non Ăš un’immagine positiva quella che viene tratteggiata all’inizio: Omero, infatti, dĂ  avvio al poema raccontando come tra l’Atride e Achille sia scoppiata una contesa foriera di terribili sventure. Causa scatenante, l’offesa inferta proprio da Agamennone a Crise, il sacerdote di Apollo giunto alle navi dei Greci per riscattare la figlia prigioniera, Criseide. Il sovrano, infuriatosi per la richiesta e non volendo restituire la giovane che ha deciso di tenere con sĂ© come concubina, caccia violentemente l’anziano sacerdote minacciandolo di morte. Di qui, la vendetta di Apollo con una pestilenza che si abbatte sull’accampamento acheo per dieci giorni, fino a quando Achille non raduna l’esercito in assemblea e consiglia di interrogare l’indovino Calcante perchĂ© riveli finalmente il motivo dell’ira divina.
L’ira cantami, dea, di Achille figlio di Peleo, l’ira funesta che ha inflitto agli Achei infiniti dolori, che tante anime di eroi ha gettato nell’Ade, tanti corpi ha dato in pasto a cani ed uccelli. Si compiva così il piano di Zeus dal momento in cui la contesa divise fra loro Agamennone, signore dei popoli, e il divino Achille.
Ma chi mai, fra gli dĂši, li provocĂČ alla rissa? Fu il figlio di Zeus e di Latona che, irato con Agamennone, seminĂČ tra l’esercito una malattia mortale; e i soldati morivano perchĂ© il figlio di Atreo aveva offeso il sacerdote Crise, che era venuto alle veloci navi dei Danai per liberare sua figlia con molti doni; avvolta intorno allo scettro dorato portava la bianca benda di Apollo, signore dell’arco, e supplicava tutti gli Achei ma soprattutto gli Atridi, condottieri di eserciti:
«Figlio di Atreo, e voi, Achei dalle belle armature, io spero che gli dÚi che in Olimpo hanno dimora vi concedano di distruggere la città di Priamo e di tornare felicemente a casa; ma liberate mia figlia, accettate i doni di riscatto e abbiate rispetto di Apollo, il signore dei dardi, figlio di Zeus».
Approvarono a una voce tutti gli Achei: il sacerdote fosse onorato, si accettassero gli splendidi doni. Ma la cosa non piacque al figlio di Atreo, Agamennone, che lo scacciĂČ brutalmente con minacciose parole: «Che non ti colga piĂč, vecchio, presso le concave navi, non osare fermarti ora e non ritornare piĂč tardi; a nulla ti serviranno l’insegna e lo scettro del dio. Non libererĂČ tua figlia: invecchierĂ  prima ad Argo, nella mia casa, lontano dalla sua patria, lavorando al telaio e dividendo il letto con me. Vattene, ora, e non mi irritare, se vuoi salva la vita».
Disse, obbedĂŹ il vecchio atterrito. In silenzio si avviĂČ lungo la riva del mare sonoro; ma poi, in un luogo appartato, fervidamente pregava Apollo, il dio sovrano, figlio di Latona dai bei capelli:
«Ascoltami, dio dall’arco d’argento, che proteggi Crisa e la divina Cilla, che regni su Tenedo, Sminteo, se ti Ăš gradito il tempio che un giorno ho costruito per te, se per te ho bruciato grasse cosce di tori e di capre, esaudisci questo mio desiderio: fa scontare le mie lacrime ai Danai con le tue frecce».
CosĂŹ pregava, e Febo Apollo l’udĂŹ. Scese dalle vette dell’Olimpo, il cuore gonfio d’ira; sulle spalle portava l’arco e la faretra chiusa da entrambe le parti; risuonavano i dardi sulle sue spalle mentre avanzava in preda alla collera; veniva avanti, simile alla notte. Si fermĂČ lontano dalle navi e scagliĂČ una freccia: l’arco d’argento emise un suono sinistro; prima colpĂŹ i muli e i cani veloci, ma poi lanciĂČ il dardo acuto mirando agli uomini. Fitti e senza tregua ardevano i fuochi dei roghi. Per nove giorni volarono per il campo le frecce del dio. Il decimo giorno Achille raccolse l’esercito in assemblea. Hera, la dea dalle bianche braccia, gli ispirĂČ questo consiglio, soffriva per gli Achei che vedeva morire. Quando furono tutti raccolti e riuniti, fra di loro si alzĂČ a parlare Achille dai piedi veloci: «Figlio di Atreo, penso che ora davvero dovremo tornarcene indietro, se mai sfuggiremo alla morte, se guerra e peste insieme non piegheranno gli Achei. Interroghiamo un profeta, un sacerdote, uno che interpreta i sogni – il sogno Ăš inviato da Zeus – che ci riveli perchĂ© Febo Apollo Ăš tanto adirato – se Ăš per un voto o per un’ecatombe non compiuta – e se vorrĂ  accettare l’offerta degli agnelli e delle capre piĂč belle e allontanare da noi questo flagello».1
Simbolo di interruzione

La discesa nell’Ade

Siamo nell’XI libro dell’Odissea, quello dedicato alla nekyia, la catabasi di Odisseo nel regno degli Inferi, laddove, su consiglio della maga Circe, l’eroe di Itaca Ăš disceso per interrogare l’indovino Tiresia sul suo futuro, sull’agognato ritorno negli amati lidi dell’isola natia, dalla moglie Penelope e dal figlio Telemaco. Lungo il cammino, egli incontra le anime di alcuni dei piĂč valorosi compagni che combatterono sotto le mura di Troia: Achille, definito come il piĂč felice degli uomini quand’era in vita e ora come il piĂč potente tra i morti e che invece preferirebbe essere un uomo qualsiasi piuttosto che trovarsi a dominare sulle ombre dei defunti; e Agamennone, con il quale Odisseo si intrattiene in un amaro dialogo sul tema del destino. L’Atride narra i fatti luttuosi che lo hanno visto protagonista, il tradimento e l’uccisione per mano della moglie Clitemnestra e del suo amante Egisto, rivelando all’eroe che lo interroga come il suo nostos fra i vivi non sarĂ  ugualmente funesto: l’onesta Penelope non gli darĂ  la morte.
Quando la dea Persefone ebbe disperso le anime delle donne, da una parte e dall’altra, giunse l’anima afflitta di Agamennone figlio di Atreo. E intorno gli si stringevano quelle che insieme a lui nella dimora di Egisto incontrarono la morte e il destino. Non appena mi vide, subito mi riconobbe; e amaramente piangeva, versando lacrime fitte, e tendeva le braccia verso di me, voleva abbracciarmi. Ma non aveva piĂč la forza e il vigore di prima nelle sue agili membra. Piansi, vedendolo, provai pena nel cuore e rivolto a lui gli dissi queste parole: «Glorioso figlio di Atreo, Agamennone, signore di eroi, quale destino di morte crudele ti ha vinto? Poseidone ti ha forse travolto, insieme alle navi, dopo aver suscitato un’orrenda tempesta di venti? O a terra ti uccise gente nemica, mentre rubavi dei buoi o greggi di pecore belle? O mentre ti battevi per una cittĂ , per le sue donne?»
CosĂŹ dissi, e subito egli rispose: «Divino figlio di Laerte, Odisseo ricco d’ingegno, no, non fu Poseidone a travolgermi insieme alle navi dopo aver suscitato un’orrenda tempesta di venti, nĂ© sulla terra mi ha ucciso gente nemica: Egisto ha costruito il mio destino di morte, Egisto insieme alla mia sposa malvagia, dopo avermi invitato a casa, a banchetto, come si uccide un toro alla greppia. Questa Ăš stata la mia tristissima morte. E intorno a me cadevano uno dopo l’altro i compagni, come porci dalle bianche zanne che in casa di un uomo ricco e potente vengono uccisi per una festa di nozze, o un pranzo in comune, o un ricco banchetto. Alla strage di molti guerrieri fosti presente, uccisi in duello o nella battaglia violenta: ma molto di piĂč avresti pianto vedendo quello scempio, noi che giacevamo nella sala, intorno alla grande coppa del vino e alle tavole imbandite, e tutto il pavimento fumava di sangue. Udii il grido straziante della figlia di Priamo, Cassandra, che sul mio corpo la perfida Clitemnestra uccideva. E io, dalla spada trafitto, morendo, colpivo la terra con le mie mani, ma quella cagna si allontanĂČ da me e mentre scendevo nell’Ade non volle chiudermi gli occhi e la bocca. Nulla c’ù di piĂč odioso e infame di una donna che nella mente concepisce tali misfatti, come lei che un orrendo delitto tramĂČ dando la morte allo sposo. E io pensavo che sarei ritornato a casa per la gioia dei figli, dei servi. Ma lei, che conobbe la perfidia piĂč grande, di vergogna ha coperto se stessa e tutte le donne che verranno dopo, anche se oneste».
CosĂŹ disse, e io cosĂŹ gli risposi: «AhimĂš, tremendamente Zeus, signore del tuono, ha odiato la stirpe di Atreo, perseguitandola con trame di donna, fin dal principio. A causa di Elena siamo morti in tanti. E a te quest’inganno ordĂŹ Clitemnestra, mentre eri lontano».
Dissi cosĂŹ, e subito lui mi rispose: «E dunque anche tu non essere buono con la tua sposa, non confidarle tutto quello che sai, dille una cosa, un’altra nascondi. Ma a te, Odisseo, non darĂ  morte la sposa: Ăš molto accorta, pensieri assennati ha nell’animo la figlia di Icario, la saggia Penelope. Era giovane quando noi la lasciammo, partendo per la guerra; aveva al petto un bambino che ora certo siede tra gli uomini. Giovane fortunato! Il padre lo vedrĂ  al suo ritorno e lui potrĂ  abbracciare suo padre, cosĂŹ com’ù giusto. Ma la mia sposa non ha lasciato che mi saziassi gli occhi guardando mio figlio; prima che lo vedessi mi ha ucciso. E un’altra cosa ti voglio dire, tu imprimila nella tua mente: la nave, falla approdare alla tua terra di nascosto, non in modo palese: delle donne non bisogna fidarsi. Ma ora dimmi questo, e parla sinceramente: Ăš ancora vivo mio figlio, e dov’ù, forse a Orcomeno, o a Pilo sabbiosa o presso Menelao nella grande cittĂ  di Sparta? PerchĂ© certo non Ăš morto ancora, su questa terra, il divino Oreste».
CosĂŹ disse, e io cosĂŹ gli risposi: «Figlio di Atreo, perchĂ© me lo domandi? Se Ăš vivo o morto, non so; non Ăš bene fare chiacchiere inutili». CosĂŹ noi scambiavamo tristi parole, con l’animo afflitto, versando molte lacrime.2
Simbolo di interruzione

Il sacrificio di Ifigenia

Nei seguenti versi, esempio mirabile di armonia tra forza emotiva e arte poetica, vengono narrate, nella cornice del canto d’ingresso del Coro dell’Agamennone, prima delle tre tragedie componenti la trilogia eschilea dell’Orestea, le dolorose vicende riguardanti il sacrificio di Ifigenia, la figlia dell’Atride immolata all’altare della guerra. È questa, infatti, la volontà del...

Inhaltsverzeichnis

  1. Collana
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Indice
  5. Introduzione di Giulio Guidorizzi
  6. Il racconto del mito di Caterina Barone
  7. Genealogia
  8. Variazioni sul mito di Francesco Puccio
  9. Antologia
  10. Per saperne di piĂč
  11. Piano dell’opera
Zitierstile fĂŒr Agamennone

APA 6 Citation

Barone, C. (2022). Agamennone ([edition unavailable]). Pelago. Retrieved from https://www.perlego.com/book/3475937/agamennone-il-re-dei-re-pdf (Original work published 2022)

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Barone, Caterina. (2022) 2022. Agamennone. [Edition unavailable]. Pelago. https://www.perlego.com/book/3475937/agamennone-il-re-dei-re-pdf.

Harvard Citation

Barone, C. (2022) Agamennone. [edition unavailable]. Pelago. Available at: https://www.perlego.com/book/3475937/agamennone-il-re-dei-re-pdf (Accessed: 15 October 2022).

MLA 7 Citation

Barone, Caterina. Agamennone. [edition unavailable]. Pelago, 2022. Web. 15 Oct. 2022.