COME IMPARARE IL NAPOLETANO IN 30 GIORNI: Corso di Lingua e Cultura
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COME IMPARARE IL NAPOLETANO IN 30 GIORNI: Corso di Lingua e Cultura

Walter Droio

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COME IMPARARE IL NAPOLETANO IN 30 GIORNI: Corso di Lingua e Cultura

Walter Droio

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Questo libro si propone non solo di divulgare la conoscenza della lingua napoletana ma, soprattutto, di promuoverne la cultura, di cui tutti noi italiani dobbiamo essere orgogliosi. Del resto, è bene preservare i dialetti italiani e proteggere le nostre tradizioni, usanze e origini. Questo Corso di Napoletano, dunque, si rivolge a chiunque ami questa lingua, voglia apprenderla o, semplicemente, approfondirla: è un libro di lingua e cultura napoletana che si rivolge a napoletani e non. Il metodo è ormai noto: leggere un capitolo al giorno, per 30 giorni. In questo modo, ti assicuro che in un mese, potrai parlare napoletano, cantare senza incertezze tutti i pezzi di Pino Daniele, Renzo Arbore, Renato Carosone e Roberto Murolo e seguire serie come L'Amica Geniale o Gomorra, senza l'ausilio dei sottotitoli. Scoprirai tante cose curiose e divertenti su Napoli e i napoletani e, sicuramente, ti verrà voglia di apprezzare al più presto, anche di persona, le tante meraviglie che solo questa città sa offrire.

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Información

Editorial
HOW2 Edizioni
Año
2019
ISBN
9788893052597
Categoría
Filología
Categoría
Lingüística

1. L’ALFABETO E LA PRONUNCIA

Come giusto che sia, iniziamo il nostro corso di napoletano dalle fondamenta: impariamo la corretta pronuncia delle lettere dell’alfabeto e iniziamo a comprenderne i suoni, ossia a conoscere la fonetica napoletana, lettera per lettera.
A: Si pronuncia come in italiano ma è molto importante in quanto è l’articolo femminile più usato. Come articolo, si scrive con l’accento davanti ( ‘a ) e significa “la”.
Esempio: ‘a màchina (l’automobile).
B: Si pronuncia sempre doppia. Il napoletano, infatti, ama questa lettera e la raddoppia sempre.
Esempio: ‘o bbabbà (il babà); jammucènne ‘o bbar (andiamo al bar); ‘sti bbastàrd (questi bastardi).
Nota: La B si pronuncia spesso come “V”. Es. baso (bacio) si legge “vaso”.
C: Può essere più dura se gutturale, es. stamme ‘ca (siamo qui), ‘a cchiesa, ‘o ccafè; oppure più dolce se palatale, es. ‘o ciùccio (l’asinello); ‘o ciàto (il fiato).
Nota: Nel napoletano parlato, spesso la C viene pronunciata G. Es. ‘Ncopp’ (sopra) si può pronunciare anche ‘ngopp’.
D: Quando è singola, ha un suono simile alla R, ma meno vibrato. Es. doce (dolce) si pronuncia “roce”; damme (dammi) si pronuncia “ramme”.
Quando è doppia, si pronuncia come in Italiano. Es. Addo’ staje? (Dove sei?); Adda venì Baffone (Deve venire Baffone).
E: Se tonica, può essere aperta o chiusa. Atona, si pronuncia come la E atona francese. IMPORTANTE: nei dittonghi tonici IE JE è quasi sempre chiusa, tranne poche eccezioni. Es.: jètta! (getta!).
Nota: In alcuni casi, la E si pronuncia I. Ad esempio, ‘e riàvule (i diavoli), si pronuncia i riàvul.
F: Si pronuncia come in italiano. Es. ‘a fune (la fune); ‘o fièrro (la pistola); ‘a furtùna (la fortuna).
G: Ha suono gutturale molto morbido. Davanti a U suona come una W, es. ‘a guàllera si legge ‘a wallera ( lo scroto); ‘o guàppo si legge ‘o wappo (giovane dai modi aggressivi); guaglio’ si legge waglio’ (ragazzo); ‘e guaje si legge ‘e waje (i guai.
Nel suono palatale (GIA GE GI GIO GIU) si pronuncia sempre doppia. Es. ‘a giacca; ‘e gemme, ‘e ggiuvane (i giovani). Il gruppo GLI ha suono forte, es. l’aglio. Il gruppo GN è come in Italiano. Nel gruppo GR la G non si legge: es. gruòss (grosso) si legge ‘ruòss e grattata si lette ‘rattàta.
H: Si pronuncia come in italiano. Es. Hamsìk (l’ex capitano del Napoli).
I: Si pronuncia come in italiano. Es. l’Intèr.
Nota: Accento sull’ultima sillaba
In genere, le parole che terminano per consonante, di solito lasciti stranieri, portano l’accento sull’ultima sillaba. Es. Mercedès, Juventùs, ecc.
J: Solo nei dittonghi e trittonghi, o in sostituzione della G. Es. Ije (io); jàmme (andiamo); ‘a Juventùs (la Juventus); ‘na janàra (lett. una janara, strega beneventana; fig. una donna cattiva).
K: È usata nelle parole o nomi stranieri. Es. Koulibaly (difensore del Napoli).
L: Si pronuncia come in italiano. Es. ‘o lamiènto (il lamento); ‘a lòta (lett. la melma; fig. la schifezza).
M: Si pronuncia come in italiano. Es. ‘o mariuòlo (il ladro); ‘a munnèzza (l’immondizia); o’ mùnno (il mondo); ‘a malatìa (la malattia).
N: Si pronuncia come in italiano. Es. ‘o naso; ‘o nomme (il nome).
Importante: Si noti che in napoletano, quasi sempre, l’ultima lettera non si pronuncia: leggi ‘o nas’, ‘o nomm’.
O: La O tonica può essere aperta o chiusa. Quando precede l'accento si pronuncia U; quando lo segue, ha suono di E atona francese. IMPORTANTE: nel dittongo tonico UO è sempre chiusa!
Nota: nel napoletano parlato, sovente la O si legge U. Es. ‘O sole si può leggere anche ‘U sole.
P: Si pronuncia come in italiano. Es. ‘a porta; ‘o pino; ‘a pùllece (la pulce); Pullecenèlla (Pulcinella); ‘o pullo (il pollo).
Q: Si pronuncia come in italiano ma con un suono più morbido. Es. o’ quadro; ma quànno? ( ma quando?).
R: Si pronuncia come in italiano. Ben vibrata, se doppia. Es. arràpe! (apri!); t’arròtano (ti investono).
S: La pronuncia di questa lettera è molto importante nel napoletano. Può essere aspra come nelle parole strùnz (stronzo), ‘o suònno (il sonno o sogno), ‘a stanza; dolce come ‘na rosa (una rosa).
Attenzione: Molto importante il suono SC di scèm (scemo). Questo tipo di suono, il napoletano lo usa, impropriamente,...

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