Orlando Furioso
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Orlando Furioso

Ludovico Ariosto

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Ludovico Ariosto

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L'Orlando furioso è un poema cavalleresco di Ludovico Ariosto pubblicato per la prima volta nel 1516 a Ferrara. Il poema, composto da 46 canti in ottave (38.736 versi in totale), ruota attorno al personaggio di Orlando, a cui è dedicato il titolo, e a numerosi altri personaggi. L'opera, riprendendo la tradizione del ciclo carolingio e in parte del ciclo bretone, si pone a continuazione dell'incompiuto Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo: in seguito, tuttavia, Ariosto considererà l'Orlando innamorato solo come una fonte a cui attingere, a causa della non attualità dei temi del poema, dovuti alla materia cavalleresca, ma riuscirà a risolvere questo problema apportando delle modificazioni interne all'opera, tra cui l'introduzione di tecniche narrative sconosciute al Boiardo, e soprattutto intervenendo spesso nel corso del poema spiegando al lettore il vero fine degli avvenimenti. Ludovico Ariosto (Reggio nell'Emilia, 8 settembre 1474 – Ferrara, 6 luglio 1533) è stato un poeta, commediografo, funzionario e diplomatico italiano, autore dell'Orlando furioso (1516-1521-1532). È considerato uno degli autori più celebri ed influenti del suo tempo. Le sue opere, il Furioso in particolare, simboleggiano una potente rottura degli standard e dei canoni dell'epoca. La sua ottava, definita "ottava d'oro", rappresenta uno dei massimi della letteratura pre-illuminista.

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Información

Editorial
Passerino
Año
2019
ISBN
9788834176993
Categoría
Literatura
Categoría
Poesía

CANTO QUARANTESIMOTERZO

1
O esecrabile Avarizia, o ingorda
fame d'avere, io non mi maraviglio
ch'ad alma vile e d'altre macchie lorda,
sì facilmente dar possi di piglio;
ma che meni legato in una corda,
e che tu impiaghi del metesmo artiglio
alcun, che per altezza era d'ingegno,
se te schivar potea, d'ogni onor degno.

2
Alcun la terra e 'l mare e 'l ciel misura,
e render sa tutte le cause a pieno
d'ogni opra, d'ogni effetto di Natura,
e poggia sì ch'a Dio riguarda in seno;
e non può aver più ferma e maggior cura,
morso dal tuo mortifero veleno,
ch'unir tesoro: e questo sol gli preme,
e ponvi ogni salute, ogni sua speme.

3
Rompe eserciti alcuno, e ne le porte
si vede entrar di bellicose terre,
et esser primo a porre il petto forte,
ultimo a trarre, in perigliose guerre;
e non può riparar che sino a morte
tu nel tuo cieco carcere nol serre.
Altri d'altre arti e d'altri studi industri,
oscuri fai, che sarian chiari e illustri.

4
Che d'alcune dirò belle e gran donne
ch'a bellezza, a virtú de fidi amanti,
a lunga servitù, più che colonne
io veggo dure, immobili e constanti?
Veggo venir poi l'Avarizia, e ponne
far sì, che par che subito le incanti:
in un dì, senza amor (chi fia che 'l creda?)
a un vecchio, a un brutto, a un mostro le dà in preda.

5
Non è senza cagion s'io me ne doglio:
intendami chi può, che m'intend'io.
Né però di proposito mi toglio,
né la materia del mio canto oblio;
ma non più a quel c'ho detto, adattar voglio,
ch'a quel ch'io v'ho da dire, il parlar mio.
Or torniamo a contar del paladino
ch'ad assaggiare il vaso fu vicino.

6
Io vi dicea ch'alquanto pensar volle,
prima ch'ai labri il vaso s'appressasse.
Pensò, e poi disse: - Ben sarebbe folle
chi quel che non vorria trovar, cercasse.
Mia donna è donna, et ogni donna è molle:
lasciàn star mia credenza come stasse.
Sin qui m'ha il creder mio giovato, e giova:
che poss'io megliorar per farne prova?

7
Potria poco giovare e nuocer molto;
che 'l tentar qualche volta Idio disdegna.
Non so s'in questo io mi sia saggio o stolto;
ma non vo' più saper, che mi convegna.
Or questo vin dinanzi mi sia tolto:
sete non n'ho, né vo' che me ne vegna;
che tal certezza ha Dio più proibita,
ch'al primo padre l'arbor de la vita.

8
Che come Adam, poi che gustò del pomo
che Dio con propria bocca gl'interdisse,
da la letizia al pianto fece un tomo,
onde in miseria poi sempre s'afflisse;
così, se de la moglie sua vuol l'uomo
tutto saper quanto ella fece e disse,
cade de l'allegrezze in pianti e in guai,
onde non può più rilevarsi mai. -

9
Così dicendo il buon Rinaldo, e intanto
respingendo da sé l'odiato vase,
vide abondare un gran rivo di pianto
dagli occhi del signor di quelle case,
che disse, poi che racchetossi alquanto:
- Sia maledetto chi mi persuase
ch'io facesse la prova, ohimè! di sorte,
che mi levò la dolce mia consorte.

10
Perché non ti conobbi già dieci anni,
sì che io mi fossi consigliato teco,
prima che cominciassero gli affanni,
e 'l lungo pianto onde io son quasi cieco?
Ma vo' levarti da la scena i panni;
che 'l mio mal vegghi, e te ne dogli meco:
e ti dirò il principio e l'argumento
del mio non comparabile tormento.

11
Qua su lasciasti una città vicina,
a cui fa intorno un chiaro fiume laco,
che poi si stende e in questo Po declina,
e l'origine sua vien di Benaco.
Fu fatta la città, quando a ruina
le mura andâr de l'agenoreo draco.
Quivi nacque io di stirpe assai gentile,
ma in pover tetto e in facultade umìle.

12
Se Fortuna di me non ebbe cura
sì che mi desse al nascer mio ricchezza,
al difetto di lei supplì Natura,
che sopra ogni mio ugual mi diè bellezza.
Donne e donzelle già di mia figura
arder più d'una vidi in giovanezza;
ch'io ci seppi accoppiar cortesi modi;
ben che stia mal che l'uom se stesso lodi.

13
Ne la nostra cittade era un uom saggio,
di tutte l'arti oltre ogni creder dotto,
che quando chiuse gli occhi al febeo raggio,
contava gli anni suoi cento e ventotto.
Visse tutta sua età solo e selvaggio,
se non l'estrema; che d'Amor condotto,
con premio ottenne una matrona bella,
e n'ebbe di nascosto una cittella.

14
E per vietar che simil la figliuola
alla matre non sia, che per mercede
vendé sua castità che valea sola
più che quanto oro al mondo si possiede,
fuor del commercio popular la invola;
et ove più solingo il luogo vede,
questo amplo e bel palagio e ricco tanto
fece fare a' demonii per incanto.

15
A vecchie donne e caste fe' nutrire
la figlia qui, ch'in gran beltà poi venne;
né che potesse altr'uom veder, né udire
pur ragionarne in quella età, sostenne.
E perch'avesse esempio da seguire,
ogni pudica donna che mai tenne
contra illicito amor chiuse le sbarre,
ci fe' d'intaglio o di color ritrarre:

16
non quelle sol che di virtude amiche
hanno sì il mondo all'età prisca adorno;
di quai la fama per l'istorie antiche
non è per veder mai l'ultimo giorno:
ma nel futuro ancora altre pudiche
che faran bella Italia d'ogn'intorno,
ci fe' ritrarre in lor fattezze conte,
come otto che ne vedi a questa fonte.

17
Poi che la figlia al vecchio par matura
sì, che ne possa l'uom cogliere i frutti;
o fosse mia disgrazia o mia aventura,
eletto fui degno di lei fra tutti.
I lati campi oltre alle belle mura,
non meno i pescarecci, che gli asciutti,
che ci son d'ogn'intorno a venti miglia,
mi consegnò per dote de la figlia.

18
Ella era bella e costumata tanto,
che più desiderar non si potea.
Di bei trapunti e di riccami, quanto
mai ne sapesse Pallade, sapea.
Vedila andare, odine il suono e 'l canto:
celeste e non mortal cosa parea.
E in modo all'arti liberali attese,
che, quanto il padre, o poco men n'intese.

19
Con grande ingegno, e non minor bellezza
che fatta l'avria amabil fin ai sassi,
era giunto un amore, una dolcezza,
che par ch'a rimembrarne il cor mi passi.
Non aveva più piacer né più vaghezza,
che d'esser meco ov'io mi stessi o andassi.
Senza aver lite mai stemmo gran pezzo:
l'avemmo poi, per colpa mia, da sezzo.

20
Morto il suocero mio dopo cinque anni
ch'io sottoposi il collo al giugal nodo,
non stêro molto a cominciar gli affanni
ch'io sento ancora, e ti dirò in che modo.
Mentre mi rinchiudea tutto coi vanni
l'amor di questa mia che sì ti lodo,
una femina nobil del paese,
quanto accender si può, di me s'accese.

21
Ella sapea d'incanti e di malie
quel che saper ne possa alcuna maga:
rendea la notte chiara, oscuro il die
fermava il sol, facea la terra vaga.
Non potea trar però le voglie mie,
che le sanassin l'amorosa piaga
col rimedio che dar non le potria
senza alta ingiuria de l...

Índice

  1. Copertina
  2. Orlando furioso
  3. Indice
  4. CANTO PRIMO
  5. CANTO SECONDO
  6. CANTO TERZO
  7. CANTO QUARTO
  8. CANTO QUINTO
  9. CANTO SESTO
  10. CANTO SETTIMO
  11. CANTO OTTAVO
  12. CANTO NONO
  13. CANTO DECIMO
  14. CANTO UNDICESIMO
  15. CANTO DUODECIMO
  16. CANTO TERZODECIMO
  17. CANTO QUARTODECIMO
  18. CANTO QUINTODECIMO
  19. CANTO SESTODECIMO
  20. CANTO DECIMOSETTIMO
  21. CANTO DECIMOTTAVO
  22. CANTO DECIMONONO
  23. CANTO VENTESIMO
  24. CANTO VENTESIMOPRIMO
  25. CANTO VENTESIMOSECONDO
  26. CANTO VENTESIMOTERZO
  27. CANTO VENTESIMOQUARTO
  28. CANTO VENTESIMOQUINTO
  29. CANTO VENTESIMOSESTO
  30. CANTO VENTESIMOSETTIMO
  31. CANTO VENTESIMOTTAVO
  32. CANTO VENTESIMONONO
  33. CANTO TRENTESIMO
  34. CANTO TRENTESIMOPRIMO
  35. CANTO TRENTESIMOSECONDO
  36. CANTO TRENTESIMOTERZO
  37. CANTO TRENTESIMOQUARTO
  38. CANTO TRENTESIMOQUINTO
  39. CANTO TRENTESIMOSESTO
  40. CANTO TRENTESIMOSETTIMO
  41. CANTO TRENTESIMOTTAVO
  42. CANTO TRENTESIMONONO
  43. CANTO QUARANTESIMO
  44. CANTO QUARANTESIMOPRIMO
  45. CANTO QUARANTESIMOSECONDO
  46. CANTO QUARANTESIMOTERZO
  47. CANTO QUARANTESIMOQUARTO
  48. CANTO QUARANTESIMOQUINTO
  49. CANTO QUARANTESIMOSESTO ET ULTIMO
Estilos de citas para Orlando Furioso

APA 6 Citation

Ariosto, L. (2019). Orlando Furioso ([edition unavailable]). Passerino. Retrieved from https://www.perlego.com/book/2091745/orlando-furioso-pdf (Original work published 2019)

Chicago Citation

Ariosto, Ludovico. (2019) 2019. Orlando Furioso. [Edition unavailable]. Passerino. https://www.perlego.com/book/2091745/orlando-furioso-pdf.

Harvard Citation

Ariosto, L. (2019) Orlando Furioso. [edition unavailable]. Passerino. Available at: https://www.perlego.com/book/2091745/orlando-furioso-pdf (Accessed: 15 October 2022).

MLA 7 Citation

Ariosto, Ludovico. Orlando Furioso. [edition unavailable]. Passerino, 2019. Web. 15 Oct. 2022.