Prefazione
Senza legge
se non quella
di un’equità
estremamente tenebrosa,
scrupolosa e ostinata.
Antonin Artaud
In un mondo immerso in una «vecchia atmosfera di stupro, d’anarchia, di disordine, di delirio, di sregolatezza, di follia cronica, d’inerzia borghese, d’anomalia psichica, di disonestà voluta e d’insigne impostura», un mondo in cui «ogni giorno si mangia vagina bollita in salsa verde o organi sessuali di neonato flagellato e in collera», un mondo che tuttavia ancora non era riuscito, nel 1935, a «suicidarlo», Antonin Artaud, si trovò di fronte ad un doppia constatazione. Da un lato, quella che ormai si presentava come un dato di fatto, un’ovvietà – quantomeno per delle menti lucide –, ovvero il fallimento, per non dire lo sfacelo, della «cultura razionalista dell’Europa» col suo codazzo di Materialismo e Scientismo, già ben instradata all’epoca (dopo gli exploit tecnici della Prima, coi gas mostarda e le battaglie aeree) verso la Seconda Guerra Mondiale e il suo impianto tecnico industriale a pieno regime e le sperimentazioni genetiche, sintetiche e le manipolazioni sulla natura, che ancora oggi – nonostante tutto e a discapito di tutto – proseguono e si propagandano, con lo stesso mantra del progresso, come l’unico orizzonte futuro percorribile, quale télos, causa finale redentiva dell’Umanità tutta, assecondando il dogma della Produttività a tutti i costi: si raccoglie così lo «sperma in provetta, pronto per fecondazioni artificiali atte a produrre braccia, operai e soldati, nell’occorrenza delle guerre planetarie che ad ogni istante e da un momento all’altro possono scoppiare», e per produrre «bisogna con tutti i mezzi dell’attività possibili, rimpiazzare la natura ovunque essa può essere rimpiazzata, trovare all’inerzia umana un campo superiore, all’operaio un compito su cui investirsi, bisogna che nuovi campi d’attività vengano creati, e sarà infine il regno di tutti i falsi prodotti fabbricati, di tutti gli ignobili surrogati sintetici in cui la bella natura vera non ha più alcuna ragion d’essere, dovendo cedere il posto, una volta per tutte e vergognosamente, a tutti i trionfali prodotti di rimpiazzo in cui lo sperma di tutte le fabbriche di fecondazione artificiale faranno faville per produrre eserciti e corazzati, eliminando frutta, alberi, legumi, piante mediche e non, per far spazio ai prodotti sintetici a sazietà».
Dall’altro lato, Artuad dovette constatare, al contempo, l’impossibilità concreta, attiva e patente di opporsi a quest’«ordine basato sulle macchine», poiché, anche laddove un’apparenza di opposizione a quest’ordine socio-economico-culturale, a questa idea di Progresso, di avanzamento sociale e scientifico, sembrava sollevarsi, come ad esempio nel Movimento Surrealista, in cui Artaud fece una fulminea apparizione, dirigendo ad esempio il numero 3 della rivista La Révolution Surréliste – numero che venne immediatamente sequestrato dalla polizia per vilipendio allo Stato, alla Religione ed oltraggio alla morale pubblica –, persino nel Movvimento Surrealista, si diceva, il morbo occidentale aveva infestato ormai ogni minima parcella d’esistenza, si era inoculato come un virus, infettando non solo le Istituzioni (statali, para-statali e affini), ma persino le coscienze, il linguaggio e le aspettative, tanto storiche, quanto sociali e culturali: detta con Oswald Spengler, «il Mondo veniva ormai considerato sull’angolo del bisogno giornaliero e pressante, si scambiava la prospettiva dell’aquila con quella della rana». La «disperazione del macchinismo» era penetrata persino «a livello della nostra meditazione», era tutto l’impianto occidentale-europeo ad essere un’unica e immensa cancrena, dove l’ultimo tradimento e somma perversione fu proprio quella della Rivoluzione Surrealista abortita, che si irreggimentò nel Partito Comunista Francese, facendosi assorbire dall’Ideologia marxista che, quale doppio della società capitalista – suo gemello bifronte, in realtà – professava, propagandava e predicava il Vangelo secondo Marx, una «concezione razionalista del mondo che nella sua applicazione alla nostra vita quotidiana dà vita alla coscienza separata», all’alienazione dell’Uomo dal suo Corpo, per mezzo dei fantasmi e dei feticci d’un cosmo ridotto a mero processo economico, a ungeheure Warensammlung (immensa accumulaz...