CAPITOLO III – LA MELODIA
L’origine del termine melodia, e dei suoi affini in altre lingue europee (melody, melodie etc.), deriva dal greco antico e riunisce insieme i due termini musica (melos) e canto (oide). In senso fisico-acustico la melodia altro non è che la successione di più suoni i cui rapporti di altezza (intervalli) e i cui valori di durata (ritmica) permettono una percezione globale dell’insieme generando un organismo musicale di senso compiuto.
Nella musica di cultura occidentale specialmente moderna come il pop o il jazz, la melodia è sicuramente l’elemento più caratterizzante di un brano. Contenendo in sé un andamento ritmico e una successione di suoni, già da sola può far riconoscere una canzone prima ancora di aggiungere elementi come accordi, accompagnamento, arrangiamento.
Il nucleo di partenza di una melodia si chiama motivo. Con questo concetto si intende la più piccola unità sintattica rilevabile nell’analisi di una composizione: per essere individuato come un motivo, un inciso sintattico deve svolgere una precisa funzione all’interno della composizione, dunque essere ricorrente nella sua veste ritmica (come successione definita e caratteristica di durate) e/o melodica (come successione definita e caratteristica di intervalli). In un certo senso il motivo è ciò che guida il principio del movimento musicale, rappresentando il motore (motivo deriva dal latino movere) della composizione, l’elemento che per la sua brevità e per il suo carattere di riconoscibilità può più facilmente rendersi autonomo, svincolarsi dal contesto in cui si è mostrato la prima volta, prestarsi a una elaborazione e in questo modo creare una logica, una continuità nella composizione.
I motivi si strutturano e si compongono in unità più ampie dette frase e periodo, la cui articolazione, nell’ambito del repertorio tonale, fa capo a queste due strutture sintattiche fondamentali. La frase è un inciso comprendente uno o più motivi, che si estende per alcune battute (generalmente 4 battute), compiendo un percorso armonico che dalla tonica di una determinata tonalità conduce alla sua dominante, sulla quale si conclude. Il periodo, composto da due o più frasi, è un inciso sintattico più ampio (si considera forma base quella di 8 battute, composto da 2 frasi di 4 battute), che dal punto di vista armonico compie un percorso più lungo e articolato: dalla tonica di una certa tonalità conduce prima alla dominante (prima frase) per poi tornare dalla dominante verso la tonica (seconda frase), sulla quale il periodo si conclude. Da un punto di vista sintattico è come se la frase terminasse in una posizione di sospensione e di tensione tale da richiedere una continuazione, come se terminasse con una virgola, con un punto e virgola o al limite con un punto interrogativo, mentre il periodo prosegue fino al raggiungimento di un punto fermo, in una posizione di riposo tale da non esigere una continuazione.
La distinzione tra frase e periodo può facilmente guadagnare applicabilità anche a repertori non strettamente di ambito tonale. I due tipi di unità sintattica individuano infatti una differenza tra apertura (la frase) e chiusura (il periodo). Ogni inciso sintattico “aperto”, che si rivela in qualche modo incompiuto e bisognoso di continuazione (o conclusione) può essere avvicinato alla frase, anche al di fuori del sistema tonale. Viceversa il periodo sarà un inciso “chiuso”, concluso, che di per sé non richiede una continuazione perché risolve compiutamente le sue (eventuali) tensioni e raggiunge una posizione di distensione, di riposo.
Si è accennato nel paragrafo precedente al termine intervallo come rapporto di altezza tra una nota ed un’altra. Effettivamente la distanza tra una nota ed un’altra viene definita intervallo. Prendendo quindi in considerazione due note, anzitutto dovremmo fare una prima distinzione tra intervallo armonico (si ha quando le due note vengono suonate simultaneamente) e intervallo melodico (si ha quando le due note sono suonate una dopo l’altra):
I due parametri più importanti nella definizione di un intervallo sono il genere e la specie. Con il genere (alcuni lo chiamano con distanza, quantità o grandezza) si indica quanti gradi intercorrono tra le due note contando anche esse stesse, attraverso un aggettivo numerale ordinale al genere femminile. L’esempio precedente, La-Do, è un intervallo di terza. Armonico nella prima misura, melodico ascendente nella seconda e melodico discendente nella terza. L’ordine da seguire nella successione delle note e quindi nel conteggio degli in...