Edipo
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Edipo

I giochi del destino

Giulio Guidorizzi, AA.VV., Giulio Guidorizzi

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Edipo

I giochi del destino

Giulio Guidorizzi, AA.VV., Giulio Guidorizzi

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Índice
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Información del libro

Edipo è forse uno dei personaggi più conosciuti nella storia della letteratura mondiale. Edipo e l'enigma, Edipo e il destino. La complessità del personaggio di Edipo emerge in tutte le molteplici versioni del mito, che riportano sempre alla centralità della condizione umana e al rapporto col mistero della divinità. L'uomo è libero nelle sue scelte, oppure c'è una forza che lo condiziona inesorabilmente? Dall'Edipo dell'Atene classica e democratica all'Edipo nel quale si realizza la lotta tra Vecchio e Nuovo, tra padri e figli, quest'eroe passa, nel corso dei secoli, dalla tragedia all'arte, per arrivare alla sua consacrazione psicanalitica.

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Información

Editorial
Pelago
Año
2021
ISBN
9791280714398

Antologia

Il pittore svizzero Johann Heinrich Füssli nell’opera Oedipus Cursing His Son, Polynices, coglie il momento drammatico in cui Edipo maledice il figlio Polinice protagonista della lotta fratricida con Eteocle. Un passaggio dell’Edipo a Colono di Sofocle.
Il pittore svizzero Johann Heinrich Füssli nell’opera Oedipus Cursing His Son, Polynices, coglie il momento drammatico in cui Edipo maledice il figlio Polinice protagonista della lotta fratricida con Eteocle. Un passaggio dell’Edipo a Colono di Sofocle.

Un oracolo funesto

La storia di Edipo era nota anche a Omero, che ne parla fuggevolmente; in epoca arcaica circolavano poemi (ora perduti) di cui abbiamo i titoli: Edipodia e Tebaide, che parlavano della saga dei re di Tebe. Restano davvero pochi frammenti: in uno Edipo che era ancora nella reggia (non sappiamo se cieco o no) maledice i figli perché durante un sacrificio gli hanno offerto per dileggio una zampa della vittima, parte vile, e per offenderlo del cibo e del vino sul vassoio e nella coppa di Laio. Il mito di Edipo entrò nel teatro tragico attraverso Eschilo che, nel 467 a.C. mise in scena una trilogia sull’argomento in cui narrava le varie fasi della storia: i drammi si chiamavano Laio, Edipo, Sette contro Tebe accompagnati dal dramma satiresco Sfinge. Di essi resta solo il terzo, che descrive la morte reciproca dei due fratelli maledetti, Eteocle e Polinice. Questi racconti ci sono noti attraverso i riassunti di antichi eruditi e mitografi; che cosa fosse successo prima della nascita di Edipo appare anche da alcuni versi dei Sette contro Tebe, che parlano del suo concepimento contro la volontà dell’oracolo di Apollo.
Laio figlio di Labdaco regnava a Tebe e aveva come sposa Giocasta figlia di Meneceo, ma non osava accostarsi a lei e generare figlioli perché temeva le maledizioni di Pelope. Dicono infatti che Laio s’innamorò di Crisippo figlio di Pelope che costui aveva avuto da un’altra donna e non dalla moglie legittima Ippodamia; Laio, innamoratosi di lui, lo rapì e gli fece violenza e fu il primo degli uomini a praticare l’omosessualità, come tra gli dèi fece Zeus avendo rapito Ganimede. Quando Pelope lo venne a sapere, maledisse Laio e gli augurò di essere ucciso da qualcuno della sua discendenza. Poiché dunque Laio stava invecchiando senza figli, si recò all’oracolo di Apollo per chiedere se avrebbe dovuto procreare e il dio emise questo vaticinio: “Non seminare un solco di figli contro il volere degli dèi”. Laio ricevette questo responso e tornato a casa si guardò bene dal condividere il letto con la moglie, ma un giorno in cui era ebbro, si unì alla sposa e concepì Edipo. Per timore dell’oracolo che gli aveva preannunciato la morte per mano del figlio, come Pelope gli aveva augurato, quando Edipo nacque, gli bucò i piedi con anelli d’oro e lo fece gettare sul monte Citerone. Ma alcuni pastori lo trovarono, lo raccolsero e lo diedero al re di Corinto, Pólibo. Costui lo allevò e lo crebbe sino all’età adulta.a
CORO: Racconto l’antica colpa dall’acuta pena,
estesa sino alla terza generazione,
allorché Laio,
dopo che per tre volte Apollo
gli disse con forza nell’oracolo pitico,
l’ombelico del mondo,
che avrebbe salvato la città
se fosse morto senza prole,
tuttavia dominato dalla sua stoltezza
generò la sua morte,
Edipo parricida
che seminando il solco puro di sua madre
dalla quale era nato
portò una radice di sangue:
folle stoltezza aveva unito i due sposi.b
Immagine di Edipo

L’incrocio fatale

Come si arrivò a quel fatale momento? Certo, perché il destino lo voleva. Ma nell’Edipo re è Giocasta che involontariamente mette in moto il processo di riconoscimento; uscita dalla reggia per sedare il litigio tra Creonte ed Edipo, che accusa il cognato di avere ordito una congiura contro di lui insieme al profeta Tiresia, cerca di calmare il marito con parole rassicuranti: «I profeti – dice – non sanno quello che dicono perché a noi fu profetizzato che nostro figlio avrebbe ucciso il padre. Ma Laio lo fece uccidere, esponendolo sul monte Citerone, mentre lui stesso fu ucciso a un incrocio di tre strade da un gruppo di predoni».
È questa frase a mettere in agitazione Edipo, che incomincia a rievocare la sua storia, anzi quella parte di storia che conosce. Il resto lo scoprirà poco dopo.
EDIPO: Mio padre è Pólibo, di Corinto, e mia madre Mèrope, una donna dorica. Tra tutti i cittadini ero reputato l’uomo più grande, prima che mi capitasse questo caso: un caso strano, certamente, ma certo non tanto grave perché me ne occupassi.
Durante un banchetto, un uomo strapieno di vino, nell’ebrezza mi apostrofò dicendo che non ero il vero figlio di mio padre. Io mi infuriai, ma per quel giorno mi trattenni, anche se a stento; il giorno dopo andai da mio padre e da mia madre e li interrogai. Loro presero molto male l’insulto che quell’uomo mi aveva lanciato, e io, vedendoli così arrabbiati provai sollievo, ma ugualmente quelle parole mi assillavano, mi mordevano dentro. Allora, senza dire niente a mio padre e a mia madre, mi misi in viaggio per Pito, e Febo mi rimandò indietro senza risposta per quello che chiedevo, ma – povero me! – pronunciò un altro responso, terribile e orrendo: sarebbe stato mio destino unirmi a mia madre, e mostrare agli occhi del mondo una razza inguardabile, e avrei ucciso il padre che mi aveva generato.
Dopo queste parole, evitai la terra di Corinto e fuggii altrove, misurando il mio cammino sulle stelle, dove non sarebbe mai stato possibile vedere compiersi le infamie predette dall’oracolo.
Nei miei vagabondaggi, giungo in un luogo simile a quello in cui tu dici che fu ucciso questo re. Ti dirò il vero, donna: quando, nel cammino, giunsi là dove la strada si biforca, ecco che mi si fecero incontro un uomo, sopra un carro trainato da cavalle, e davanti a lui un araldo, come tu raccontavi. Il conduttore del carro e anche il vecchio cercarono di cacciarmi via dalla strada, a forza. E io, in preda all’ira, colpisco il conducente che cercava di scacciarmi; veduto ciò il vecchio, aspettando il momento in cui passavo di fianco al carro, mi percosse in mezzo al capo con la sferza a due punte. Ma la pagò cara. Subito, colpito dal bastone brandito da questa mia mano rotolò a terra, a capofitto, e poi uccisi anche tutti gli altri.
E se tra questo vecchio e Laio c’è qualche relazione, chi sarà più infelice di me? Nessuno degli stranieri o dei cittadini potrà parlarmi o accogliermi in casa, ma dovranno cacciarmi via. E sono stato io, proprio io, che ho invocato queste maledizioni su di me. E contamino il letto di un uomo che ho ucciso con le mie mani. Non sono un criminale? Un uomo maledetto? E se vado in esilio da qui, non potrò più rivedere i miei né mettere piede in patria, dato che il destino impone che sposi mia madre e uccida mio padre, Pólibo che mi ha generato e mi ha cresciuto?
Se qualcuno mi guarda e dice: quest’uomo è vittima di un demone maligno, non ha ragione?
Ah no, maestà sacra degli dèi, che io non veda mai quel giorno, ma che sparisca dalla vista degli uomini, prima che veda precipitare su di me una macchia così grande.c
Immagine di Edipo

Un’ombra corrucciata

L’Edipo di Seneca si ispira in linea generale all’Edipo re di Sofocle ma con alcune notevoli varianti. La principale è che qui manca l’oracolo di Delfi, che è sostituito da un rituale negromantico, più affine ai riti divinatori romani, durante il quale Creonte e Tiresia (insieme alla figlia Manto, anch’essa profetessa e ritenuta fondatrice mitica di Mantova) per ordine di Edipo si recano in un bosco sacro a consultare i morti, fitto di alberi orridi e minacciosi, scavano una fossa vicino a una mefitica palude, compiono sacrifici sgozzandovi dentro animali e poi Tiresia, con formule terribili, evoca i morti. Subito la terra si squarcia, si spalancano le dimore infernali e tra gli altri morti compare l’ombra di Laio che pronuncia terribili maledizioni. In Seneca l’ambiguità comunque luminosa e solare dell’oracolo di Apollo è sostituita da una scena horror, a tinte cupissime, che consente all’autore una divagazione sul mondo infernale. Infine è proprio l’ombra di Laio a parlare (la scena è narrata da Creonte): è uno spettro implacabile e irato, che grida con voce tremenda una maledizione in cui invoca ogni male sul figlio. Come un capro espiatorio, Edipo porterà via con sé ogni male da Tebe, la peste e la rovina graveranno su di lui e la città potrà rifiorire.
Laio (inorridisco a parlarne) si sollevò orrendo per il sangue che gli copriva tutti gli arti, con i capelli arruffati e sporchi, e così disse con voce rabbiosa:
«Famiglia insanguinata di Cadmo, che sempre godi del sangue di parenti, scagliate i tirsi, fate a pezzi i figli con mano folle – a Tebe il delitto più grande è l’amore materno! Patria mia, tu vai in rovina non per l’ira degli dèi, ma per i tuoi delitti.
Non ti danneggia l’Austro con il suo soffio mortifero, non la terra con le sue esalazioni aride, dopo che non è stata saziata dalla pioggia, ma un re sporco di sangue che come compenso dell’orrendo delitto tiene lo scettro e il letto impuro del padre, e ha figli inguardabili, ma lui stesso è padre ancora peggiore che figlio, e ancora pesa sull’utero nefasto, si è spinto alla sua stessa origine, e ha generato figli maledetti nel corpo della madre: persino le bestie lo ...

Índice

  1. Collana
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Indice
  5. Introduzione di Giulio Guidorizzi
  6. Il racconto del mito di Giulio Guidorizzi
  7. Genealogia
  8. Variazioni sul mito di Giulio Guidorizzi
  9. Antologia
  10. Per saperne di più
  11. Piano dell’opera
Estilos de citas para Edipo

APA 6 Citation

Guidorizzi, G. (2021). Edipo ([edition unavailable]). Pelago. Retrieved from https://www.perlego.com/book/3165644/edipo-i-giochi-del-destino-pdf (Original work published 2021)

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Guidorizzi, Giulio. (2021) 2021. Edipo. [Edition unavailable]. Pelago. https://www.perlego.com/book/3165644/edipo-i-giochi-del-destino-pdf.

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Guidorizzi, G. (2021) Edipo. [edition unavailable]. Pelago. Available at: https://www.perlego.com/book/3165644/edipo-i-giochi-del-destino-pdf (Accessed: 15 October 2022).

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Guidorizzi, Giulio. Edipo. [edition unavailable]. Pelago, 2021. Web. 15 Oct. 2022.