Funne
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Funne

Le ragazze ottantenni che sognavano il mare

Katia Bernardi

  1. 216 páginas
  2. Italian
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Funne

Le ragazze ottantenni che sognavano il mare

Katia Bernardi

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Citas

Información del libro

C'era una volta una piccola valle sperduta tra i monti. Una valle di quelle selvagge, con alte montagne e pareti di ghiaccio, dighe imponenti e laghi profondi di acqua cristallina. Ed è proprio qui a Daone, in Trentino, che comincia la nostra storia. La storia delle Funne, del loro viaggio e del loro sogno. Funne in dialetto significa donne, e le nostre Funne, ricche di sogni e di voglia di avventura, sono le irriducibili ottantenni del circolo pensionati Rododendro.

Per festeggiare il ventennale del loro circolo decidono di fare una gita molto speciale: andare per la prima volta al mare tutte insieme, perché molte di loro il mare non lo hanno mai visto. Bellissima idea, bellissimo sogno. Ma certi sogni per diventare reali devono fare i conti con la cassa, e la cassa del Rododendro purtroppo piange. Sotto gli auspici della Madonna della Neve, e nutrite dall'immancabile fetta di polenta, le idee si moltiplicano: «E se vendessimo delle torte alla sagra del paese? »; «E se facessimo un calendario da vendere come i pompieri? »; «E se facessimo un "croadfanding" o quella roba lì che non so bene cos'è ma che è dentro l'Internèt? ». La loro poetica avventura fatta di successi, insuccessi, inaspettata notorietà, gelosie, lacrime e tante risate è raccontata da Katia Bernardi, che su questa storia ha girato un film documentario.

Una storia che ha conquistato le prime pagine dei quotidiani di tutto il mondo, nata in una mattina d'estate, verso la fine di luglio, tra le montagne selvagge. Una favola vera, capace di farci ricordare che i sogni non hanno età e che non è mai, mai, mai troppo tardi.

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Información

Editorial
Mondadori
Año
2016
ISBN
9788852075759

SETTEMBRE

5

Il rumore del mare

«190, 200, 220, 230.»
«Ma che numero l’è Armida, te sei ancora embriaga dalla sagra? San Bartolomeo el te ha dato alla testa? Varda che non esistono numeri sopra al 90 alla tombola» disse con tono giocoso la Valentina.
«Santa Madonna, Valentina!» sbottò la Erminia, attirando l’attenzione di tutto il gruppo delle Funne. «Ma oltre l’apparecchio acustico gavem da comprarte anche en paio de ociai? Ma no te vedi che sten contando i soldi delle torte?»
«240, 260, 270! 270 euro!» esclamò Erminia con una punta d’orgoglio. «L’è nada ben la vendita, doven farla ogni anno!»
Eh, sì. Era stato proprio un successo quel banchetto, e nonostante le occhiatacce di padre Artemio, le country girls, una possibile truffa nella competizione della pesa della legna e quella torta bruciata, le Funne avevano raggiunto il loro obiettivo. Il circolo per un po’ avrebbe potuto tirare il fiato. I soldi avrebbero coperto i costi del pranzo sociale. E, come specificò l’Armida in un interminabile monologo, a Bondo (un piccolo paesino a tre chilometri da Daone) al pranzo annuale dei soci non avevano fatto tutto gratis. Avevano fatto pagare una quota sociale minima di dieci euro. Quindi anche il Rododendro avrebbe potuto chiedere dieci euro alle socie che, con i 270 euro guadagnati alla sagra, avrebbero potuto far fronte a metà delle spese per il pranzo al ristorante La Valle, dove con trenta euro si mangiava che dovevi saltare la cena. Comprese le bevande.
Il menu classico consisteva infatti di quattro portate. Come antipasto carpaccio di carne salada (carne di manzo messa a stagionare per mesi, avvolta da spezie e sale grosso, un prodotto artigianale locale), accompagnato da fagioli in bronzòn e cipolle crude, tagliate a fette sottili.
Di primo, risotto ai mirtilli neri, che era la specialità della cuoca Valeria. Aveva un ingrediente segreto la Valeria per quel risotto, ed era riuscita in tutti quegli anni a non rivelarlo a nessuno. Ma entro breve avrebbe tramandato l’ingrediente alla sua figliola, la Graziella, che era diventata grande, anche in cucina, e che di lì a poco, vista l’età della Valeria, avrebbe preso il suo posto come capo-cuoca. In alternativa, un gustosissimo piatto di tagliatelle al ragù di cervo, piatto doc locale: un prodotto a chilometro zero, il cervo. E il secondo piatto non potevano che essere quindi le famose costolette di cervo ai mirtilli, rossi questa volta, accompagnate dall’intramontabile polenta, con le sue varianti: classica, di patate o carbonera (quella della sagra, per intenderci). Come dessert, poi, ognuna delle socie avrebbe potuto scegliere fra uno strudel di mele, un gelato di vaniglia con frutti di bosco caldi o il dolce del giorno.
Dopo l’infinito monologo di Armida, che causò qualche crollo strutturale delle altre Funne, Erminia prese la parola per rilanciare una nuova proposta. Visto il successo delle vendite, perché non trovare un altro modo per raccogliere un po’ di soldi? Questa volta per la gita fuori porta. Effettivamente, 270 euro erano tanti, ma avrebbero coperto solo il pranzo sociale e riempito un po’ gli stomaci. Quell’anno, però, era il ventennale del Rododendro e tutte si meritavano davvero una bella gita.
Storicamente le gite fuori porta del circolo erano a tema religioso. C’era ovviamente, prima in classifica per il numero di visite, la gita alla bianca chiesetta della Madonna della Neve, nella verde spianata di Limes (7 chilometri dal centro di Daone), seguita a ruota dai pellegrinaggi alla chiesa di Santa Giustina a Creto (8,46 chilometri da Daone), al santuario della Madonna di Làres a Bolbeno (13,1), al Santuario Rio Secco, già verso Capovalle (22,208) e ad altri luoghi sacri; ma sempre nei dintorni, e comunque non più distanti di Capovalle.
Da anni, poi, il sogno irrealizzabile di andare a Roma, dal Papa, al quale si univa il sogno, inconfessato ma di pari portata, di assistere a un concerto di Gianni Morandi, icona generazionale delle belle ragazze della Val di Daone.
Erminia, però, di gite religiose non ne poteva più. Era fatta così. Lei il mondo un pochino lo aveva visto. Era una delle poche del circolo che nella vita era uscita dal paese, anche se poi ci era ritornata per sposarsi e fare cinque figli. E aveva bisogno di reimmergersi ogni tanto in quel mondo, e di portarci anche quelle altre donne a vederlo: basta con sagrati, Madonne ed ex-voto. Perché lei, a volte, durante la messa, a metà funzione usciva a prendersi una boccata d’aria, che a Gesù ci parlava diretta, senza intercessioni di sorta. E se per caso Gesù era impegnato c’era pur sempre la Madonna della Neve, che era una garanzia.
«Funne!» disse la Erminia. «Perché questa volta la gita invece che andar per chiese non ce la organizziamo da qualche altra parte? A veder qualcosa de novo, che non aven mai visto? Ma non voglio lapidi intorno, che per quelle ghe zà el cimitero!»
Un coro di sospiri si levò attorno al tavolo del circolo. Ne aveva sempre una nuova quel fenomeno dell’Erminia. Ne pensava una più del diavolo. Ma dove voleva portarle questa volta? Come? E a fare cosa poi?
«Al mare» sussurrò con una vocina flebile la dolce Irma. «Al mare» ripeté poi con un tono poco poco più forte.
Calò il silenzio nella sala del Rododendro quel mercoledì mattina. La parola “mare” tolse a tutte il fiato. Davvero. Per un lungo istante non si udì alcun rumore. Solo, in lontananza, il rumore del mare. Ed era strano sentirlo tra quelle montagne, in quell’isola sperduta tra i ghiacciai e le dighe. Era arrivato da lontano, forse portato dal vento di quella magica estate. Il mare. Quella distesa di acqua cristallina e profonda che ci potevi vedere i pesci, tanti pesci, e che era infinita perché in fondo non c’erano montagne a delimitarla, come invece aveva il lago di Morandino. Irma aveva dato voce a quel suono, gli aveva dato un nome.
Durante quel silenzio, le Funne si guardarono rapite. Scoprirono, in quell’attimo, che molte di loro il mare non lo avevano mai visto. Ma soprattutto, scoprirono che si erano dimenticate di non averlo mai visto.
«Quindi andiamo in gita al mare?» chiese la Valentina interrompendo la poesia del momento. «Ma i soldi? Endo nem a torli i soldi per andare al mare? Ghe ne aven da fare de torte per nar al mare tutte ensema...»
6

La prima volta

Certo è che se avessero dovuto organizzare una gita a un concerto di Gianni Morandi o dal Papa, la scelta sarebbe stata complicata. Di sicuro avrebbero dovuto metterla ai voti. Ma poi sarebbero venute fuori questioni con i figli: impensabile portarle a un concerto rock, molto, troppo difficile parlare con il Vaticano. Anche andare al mare non sarebbe stata un’impresa facile, per via dei pregiudizi del paese, degli acciacchi dell’età e per la mancanza di fondi del circolo, ma era sicuramente la trasferta più fattibile. E poi la Erminia il Gianni lo aveva già visto in concerto nel ’74 a Civitavecchia, e il Papa lo vedeva tutte le domeniche mattina dire messa in televisione. C’era anche un’altra considerazione, di non poco conto: il Papa e il Gianni si potevano solo guardare e ascoltare, da lontano. Ma di toccarli non se ne parlava. Il mare, invece, non solo lo avrebbero potuto guardare e ascoltare, ma anche toccare, respirare, odorare e metterci pure i piedi a mollo. Tutte insieme. Molte di loro per la prima volta. E che emozione. Era da un po’ che quel sogno ronzava per la testa di Erminia, nonostante quello che ne avrebbero detto padre Artemio, il sindaco e soprattutto la Bergamina, pettegola del paese.
La Irma, dal canto suo, aveva dato voce a un sogno che aspettava da anni di essere espresso e magari realizzato. Il mare lo aveva visto solo in TV e in qualche immagine sui libri. Per lei il mare era il lago di Morandino, quello della diga e di quando, dopo la guerra, l’acqua straripò e lei corse insieme ai suoi fratelli a salvare i maiali dall’inondazione, coprendoli con le coperte. Quello era il ricordo del “suo” mare, e non era certo un bel ricordo.
«Mi gho paura del mar» dichiarò quindi con tono più deciso. «L’è troppo grande, gho paura de tutta quell’acqua.»
«Ma la prima volta non lo puoi guardare tutto insieme, lo devi scoprire un pezzettino per volta» rispose con la solita calma l’Armida. «Poi, se ti fa paura, puoi sempre venire in camera con me. A me piace tanto il mare la mattina alle cinque, possiamo andare a fare una passeggiata insieme sul bagnasciuga. Ti posso tenere la mano, Irma.»
«Certo, me vedo già en camera nel letto con ti, Armida! Ma te sei matta?»
Una forte risata riempì la sala del Rododendro. A quella riunione sulla gita non si riusciva proprio a mettere fine. Non si faceva che parlare del mare e ogni Funna che ci era stata raccontava alle altre la sua prima volta. L’idea di andarci tutte insieme le aveva emozionate a tal punto da averne paura. L’Amalia, la Valentina e la Chiara, che il mare non lo avevano visto nemmeno con il binocolo, ascoltavano rapite e intimidite i racconti.
«Quando te sei nada al mare, Jolanda?» chiese incuriosita la Amalia.
«Nel 1967» rispose precisa la Jolanda.
«Per il viaggio di nozze?»
«Ma no, Amalia! El m’ha portà a Pracul!»
«Io il mare l’ho visto a Malaga» intervenne l’Armida interrompendo le risate delle altre socie. «A Malaga, in Ispania, nel 1962. Non l’ho toccato, s’intende. Ero sulla crociera. Siamo andati fino a Gibilterra e lì mi ha morso una scimmietta. C’erano delle scimmiette molto dispettose. Me lo ricordo comunque il mare. Era bello, neh.»
«Sì, ma non è che el fa troppo caldo al mare e ne brusèn tutte sotto il sole?» chiese con preoccupazione la Chiara. «Mi gho male al cuore e devo stare attenta al sole nella spiaggia, ma ho visto en televisione che ghe gli obreloni e i becchini sulla spiaggia.»
«Becchini?» domandò l’Erminia.
«Becchini, becchini? Come se dize? Quei che salva le persone dall’acqua» insisté Chiara.
«Oh, Madonna santa! Bagnini te volevi dir» rispose Erminia.
Anche l’Erminia, nonostante fosse una del tipo “torrone”, ascoltava i racconti sul mare divertita e quasi commossa. Per la prima volta, dopo tanto tempo, dopo quegli anni duri di solitudine in quel paese piccolo, spesso troppo monotono per lei, si sentì sciogliere qualcosa dentro.
Quella sera, finita la riunione, le sembrò che il cuore esplodesse dalla gioia, o forse erano le palpitazioni, perché aveva spesso la pressione alta. In fretta, in fretta, ora bisognava organizzare tutto, capire come andare al mare, quanti giorni e dove. Ma soprattutto, quanti soldi sarebbero serviti? Come trovarli? «Sapore di sale, sapore di mare» canticchiò tra sé e sé mentre si dirigeva verso casa passando davanti alla stazione dei pompieri.
E proprio lì accadde qualcosa. Forse la Madonna della Neve l’aveva ascoltata davvero, la domenica precedente, fuori dalla chiesa. Alcune di quelle domande trovarono una risposta, grazie anche al Franco Ciccio, che la salutò. Erminia ricambiò il saluto e in quell’attimo tutto le fu chiaro. Vide qualcosa, dietro al quintale del Franco, appeso al muro della stazione. Sentì chiaramente che avrebbero trovato i soldi per andare al mare. All’orizzonte c’era una nuova sfida per le sue Funne.
7

L’uomo dei sogni

Massimo era proprio un bel ragazzo. Sui quaranta, barba incolta, occhiali neri troppo grandi, alto, robusto ma non grasso, e dal passo sicuro. Un’inseparabile macchina fotografica e una sciarpina beige al collo gli davano un tono particolare, un po’ misterioso. In paese lo si notò subito. Massimo, infatti, era un forestiero, veniva dalla città e si vedeva da lontano che “l’era un citadìn”, anche da come era vestito, sicuramente un po’ troppo alla moda per Daone. Il paese e i paesani avevano quasi un sensore quando arrivava qualche sconosciuto. Dalle finestre delle piccole case, tutte strette una vicina all’altra, si potevano vedere occhi curiosi che sbirciavano di nascosto cosa succedeva fuori; e in quei giorni l’aria frizzantina di fine estate preannunciava qualcosa di nuovo. Anche Massimo pensò che lassù tra i monti l’aria potesse essere piuttosto fredda e quella mattina indossò una giacca di pelle chiara prima di prendere la sua grande Jeep grigio metallizzato e avventurarsi su per le strette curve verso Daone. Ancora non sapeva a cosa sarebbe andato incontro. Aveva solo ricevuto una curiosa telefonata da una lontana parente di quel piccolo paesino sperduto tra i boschi.
Nel frattempo, al circolo, Erminia stava accogliendo con un’eccessiva eccitazione le altre socie. Quella mattina aveva indossato una maglia sul viola con cuciture e bottoni dorati, la maglia bella che di solito metteva per le occasioni speciali. Aveva anche fatto arrabbiare la Sonia del Salone per Signore perché si era presentata alle otto di mattina, senza appuntamento, per farsi la messa in piega. D’altronde i capelli di Erminia, ma in generale di tutte le socie del circolo, richiedevano una presenza costante al Salone, cosa di cui il Salone era molto felice, nonostante ogni tanto si annoiasse un po’ di fare solo messe in piega. Almeno i capelli di Erminia davano soddisfazione alla Sonia. Avevano un colore indefinibile, sembravano quasi finti e ricordavano il maculato di un ghepardo. Le ciocche erano di un variegato tra il bianco, il grigio e il marrone con delle punte di viola, e quella mattina si abbinavano perfettamente al maglioncino. Un paio di pantaloni neri completava il look particolarmente elegante della presidentessa che, va detto, di gonne in vita sua non ne aveva mai messe.
«Ma dove è andato, si è perso?» disse al solito borbottando tra sé e sé Erminia.
«Chi si è disperso?» chiese la Valentina.
Le Funne iniziarono a parlot...

Índice

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Funne
  4. Prologo
  5. AGOSTO
  6. SETTEMBRE
  7. OTTOBRE
  8. NOVEMBRE
  9. DICEMBRE
  10. GENNAIO
  11. FEBBRAIO
  12. MARZO
  13. APRILE
  14. MAGGIO/GIUGNO
  15. LUGLIO
  16. AGOSTO
  17. Epilogo
  18. “Director’s cut”
  19. Istruzioni per l’uso
  20. Titoli di coda
  21. Crediti fotografici
  22. Inserto fotografico
  23. Copyright
Estilos de citas para Funne

APA 6 Citation

Bernardi, K. (2016). Funne ([edition unavailable]). Mondadori. Retrieved from https://www.perlego.com/book/3296902/funne-le-ragazze-ottantenni-che-sognavano-il-mare-pdf (Original work published 2016)

Chicago Citation

Bernardi, Katia. (2016) 2016. Funne. [Edition unavailable]. Mondadori. https://www.perlego.com/book/3296902/funne-le-ragazze-ottantenni-che-sognavano-il-mare-pdf.

Harvard Citation

Bernardi, K. (2016) Funne. [edition unavailable]. Mondadori. Available at: https://www.perlego.com/book/3296902/funne-le-ragazze-ottantenni-che-sognavano-il-mare-pdf (Accessed: 15 October 2022).

MLA 7 Citation

Bernardi, Katia. Funne. [edition unavailable]. Mondadori, 2016. Web. 15 Oct. 2022.