Angeli e demoni
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Angeli e demoni

Dan Brown

  1. 564 páginas
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Angeli e demoni

Dan Brown

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Marchiati a fuoco, prima di essere barbaramente uccisi ed esposti come monito per le strade di Roma. Questa è la sorte che toccava agli Illuminati, l'antica setta di scienziati perseguitata in secoli oscuri dalla Chiesa cattolica.
Un rituale crudele che Robert Langdon ben conosce. Ma quando la storia si ripresenta nella sua bruta realtà, il fascino si trasforma in raccapriccio. Svegliato in piena notte, messo a forza su un prototipo di aereo a idrogeno liquido, trasportato in un'ora dagli Stati Uniti in Svizzera, il professor Langdon è costretto a esaminare, nei laboratori del CERN a Ginevra, un cadavere orrendamente mutilato. Sul petto della vittima - impresso a fuoco - il terribile segno degli Illuminati: lo scienziato ucciso ha difeso fino all'ultimo il segreto di un'arma sperimentale di capacità distruttive superiori a quelle del nucleare, un'arma ora scomparsa, rubata dagli assassini.
Il piano dei criminali è allucinante: la bomba è stata nascosta in Vaticano, dove tra poco avrà inizio il conclave per l'elezione del nuovo papa. E quattro candidati mancano all'appello... Robert Langdon, dopo Il codice Da Vinci, è di nuovo in azione tra implacabili suggestioni, associazioni e intuizioni che lo porteranno alla scoperta di un mistero sepolto nella città eterna.

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Información

Editorial
Mondadori
Año
2010
ISBN
9788852013812

1

La giovane donna lo chiamava ridendo dall’alto dei gradoni della piramide di Giza: “Forza, Robert, sbrigati! Lo sapevo che avrei dovuto sposare un uomo più giovane!”. Aveva un sorriso incantevole.
Lui si sforzava di tenerle dietro, ma aveva le gambe pesanti come due macigni. “Aspettami” implorava. “Per favore…”
Continuava a salire, con la vista che gli si annebbiava e un rimbombo nelle orecchie. “Devo raggiungerla!” Ma quando alzò di nuovo lo sguardo la donna era sparita: al suo posto c’era un vecchio dai denti marci, che lo osservava con una smorfia malinconica. Gli sfuggì un grido angoscioso, che risuonò nel deserto.
Si svegliò di soprassalto dall’incubo. Il telefono accanto al letto squillava. Sollevò la cornetta, intontito. «Pronto?»
«Robert Langdon?» chiese una voce maschile.
Langdon si tirò su a sedere nel letto vuoto cercando di schiarirsi le idee. «Sì, sono io…» Diede un’occhiata alla sveglia digitale. Erano le cinque e diciotto del mattino.
«Devo vederla immediatamente.»
«Con chi parlo?»
«Mi chiamo Maximilian Kohler. Sono un fisico delle particelle.»
«Come, scusi?» Langdon era confuso. «È proprio sicuro di voler parlare con me?»
«Lei insegna iconologia religiosa all’università di Harvard, giusto? Ha scritto tre libri sulla simbologia e…»
«Ha idea di che ore sono?»
«Mi perdoni, ma vorrei che lei vedesse una cosa. Non posso discuterne per telefono.»
A Langdon sfuggì un borbottio irritato. Non era la prima volta che gli accadeva: scrivere libri sulla simbologia religiosa comportava, fra l’altro, ricevere telefonate di fanatici a caccia di conferme sull’ultimo segno ricevuto da Dio. Il mese prima una spogliarellista dell’Oklahoma gli aveva promesso “la notte più infuocata della sua vita” se fosse andato a trovarla per verificare l’autenticità di una croce magicamente comparsa tra le sue lenzuola. Langdon l’aveva chiamata “la Sindone di Tulsa”.
«Come ha fatto a trovare il mio numero?» Si sforzò di essere educato, nonostante l’ora.
«Su Internet. Nel sito del suo libro.»
Langdon corrugò la fronte. Era più che sicuro che su quel sito non fosse riportato il suo numero di telefono. Era chiaro che quell’uomo mentiva.
«Devo vederla» insistette la voce. «La pagherò bene.»
Langdon stava iniziando a spazientirsi. «Mi spiace, ma proprio non…»
«Se parte adesso, può essere qui per le…»
«Io non ho nessuna intenzione di muovermi da qui! Sono le cinque del mattino!» Langdon riattaccò e posò di nuovo la testa sul cuscino, chiuse gli occhi e provò a riaddormentarsi. Non ci fu verso. L’incubo lo aveva turbato troppo. Riluttante, si infilò la vestaglia e scese al piano di sotto.
Langdon gironzolava a piedi nudi per la sua casa vittoriana nel Massachusetts stringendo tra le mani il suo rimedio preferito contro l’insonnia, una tazza fumante di Nesquik. Il chiarore della luna d’aprile filtrava dalle finestre illuminando i tappeti orientali. I colleghi spesso lo prendevano in giro dicendo che casa sua pareva più un museo etnografico che un’abitazione privata, piena com’era di oggetti sacri provenienti da ogni parte del mondo: una bambola di legno akwaba del Ghana, una croce d’oro spagnola, un idolo delle Cicladi e persino un raro boccus intessuto del Borneo, simbolo di eterna giovinezza del guerriero.
Si sedette su una cassapanca d’ottone a gustarsi la cioccolata calda e si vide riflesso nel vetro del bovindo, pallido e deformato, simile a un fantasma. “Un fantasma che sta invecchiando” pensò, trovandosi suo malgrado a ricordare che il suo spirito eternamente giovane abitava in un corpo mortale.
Pur non essendo bello nel senso convenzionale del termine, il quarantenne Langdon aveva quello che le colleghe del gentil sesso definivano il “fascino dell’erudito”: folti capelli sale e pepe, penetranti occhi azzurri, suadente voce baritonale e sorriso grintoso e spensierato. Ex tuffatore nelle squadre studentesche del liceo e del college, Langdon aveva ancora la prestanza del nuotatore, con il suo metro e ottanta di statura e un fisico che manteneva in forma grazie a cinquanta vasche al giorno nella piscina dell’università.
Per gli amici, era un personaggio enigmatico: in certi momenti sembrava un tipo all’antica, altre volte un uomo moderno e al passo coi tempi. Nel fine settimana era facile vederlo bighellonare per il campus in jeans e discutere con gli studenti di grafica computerizzata o storia delle religioni, ma sulle riviste d’arte più autorevoli appariva in giacca di Harris tweed e gilet a disegni cachemire, immortalato durante le conferenze tenute alle inaugurazioni di musei e mostre.
Benché come insegnante fosse rigoroso e piuttosto severo, era il primo a farsi avanti quando si trattava di divertirsi. Estroverso e allegro, era molto amato dagli studenti, che lo avevano soprannominato “il Delfino”, per la sua indole scherzosa e per la leggendaria abilità di tuffatore e giocatore di pallanuoto, capace di tenere testa da solo a un’intera squadra di avversari.
Mentre era lì seduto con lo sguardo perso nell’oscurità, il silenzio fu nuovamente interrotto da uno squillo, stavolta del fax. Troppo assonnato per arrabbiarsi, ridacchiò stancamente.
“Il popolo di Dio” pensò. “Duemila anni ad attendere un messia, e non si sono ancora stufati.”
Riportò la tazza vuota in cucina e andò senza fretta nello studio. Raccolse sospirando il fax appena arrivato e lo guardò.
Fu istantaneamente colto da un attacco di nausea.
Sul foglio era riprodotta la foto di un cadavere. Nudo, con il collo spezzato, la testa girata completamente all’indietro e una bruciatura spaventosa sul petto. Un marchio a fuoco. Gli era stata impressa nella carne una parola. Langdon la conosceva bene. Anzi, benissimo. La osservò incredulo.
Ambigramma della parola «Illuminati»
«Illuminati» balbettò, con il cuore che gli batteva all’impazzata. «Non può essere…»
Intimorito, Langdon girò lentamente il fax e osservò la parola capovolta.
Rimase senza fiato per lo shock. Si sentiva come se fosse appena stato investito da un camion. Non credendo ai propri occhi, girò di nuovo il fax e rilesse il marchio a fuoco per un verso e per l’altro.
«Illuminati» ripeté.
Sbalordito, crollò su una sedia e vi rimase per un po’. Poi si accorse che la spia rossa del fax lampeggiava. Chi aveva inviato quel foglio era ancora in linea, probabilmente in attesa di parlare con lui. Rimase a fissare la lucina intermittente per qualche secondo. Poi, tremante, sollevò la cornetta.

2

«Mi sono guadagnato la sua attenzione, ora?» disse la voce all’altro capo del filo.
«Altroché. Le dispiacerebbe darmi una spiegazione?»
«Stavo per dargliela anche prima.» La voce era fredda, meccanica. «Sono un fisico e dirigo un centro di ricerca. C’è stato un omicidio. Quella che le ho mandato è una foto del cadavere.»
«Come ha fatto a trovarmi?» Langdon non riusciva a raccapezzarsi e cercava di non pensare all’immagine del fax.
«Gliel’ho già detto. In Rete. Nel sito del suo libro, L’arte degli Illuminati
Langdon provò a riordinare le idee. Il suo saggio era praticamente sconosciuto negli ambienti letterari ufficiali, ma si era conquistato un notevole seguito in Rete. Nondimeno, quella spiegazione era priva di senso. «Quel sito non contiene informazioni utili per contattarmi» ribatté. «Ne sono certo.»
«Fra i miei dipendenti c’è gente molto abile nel ricavare dalla Rete informazioni sugli utenti.»
Langdon era scettico. «Anche riservate, a quanto pare. Dovete essere molto pratici del Web.»
«È naturale» ribatté l’uomo. «L’abbiamo inventato noi.»
Qualcosa nel tono di quella risposta fece pensare a Langdon che l’uomo non stesse scherzando.
«Devo vederla» insistette lo sconosciuto. «Non è un argomento del quale si può discutere al telefono. Il centro che dirigo è a non più di un’ora di volo da Boston.»
Langdon rimase immobile a osservare il fax nella luce fioca dello studio. Era terrificante, ma rappresentava forse la scoperta epigrafica del secolo: per lui, quel simbolo era la conferma di un decennio di studi.
«È urgente» ribadì la voce.
Lo sguardo di Langdon era fisso sul marchio. “Illuminati.” Il suo lavoro si era sempre basato su antichi documenti e leggende con un fondamento storico – l’equivalente iconologico dei fossili –, ma l’immagine che aveva davanti agli occhi in quel momento era attuale. Si sentiva come un paleontologo che si trovi a faccia a faccia con un dinosauro vivo e vegeto.
«Mi sono preso la libertà di mandare un aereo a prelevarla» disse l’uomo al telefono. «Sarà a Boston tra venti minuti.»
Langdon si sentì la gola improvvisamente asciutta. “Un’ora di volo…”
«Perdoni la mia insistenza, ma ho bisogno di lei qui» disse la voce.
Langdon osservò ancora una volta il fax, un antico mito confermato nero su bianco. Le implicazioni erano spaventose. Guardò fuori della finestra. Le prime luci dell’alba filtravano tra le betulle del giardino, ma il panorama gli sembrò improvvisamente diverso. In preda a uno strano miscuglio di paura ed esaltazione, si rese conto di non avere scelta. «Okay» rispose. «Mi dica dove mi aspetta il suo aereo.»

3

A migliaia di chilometri da lì, stavano per incontrarsi due uomini. L’antica sal...

Índice

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Nota dell’autore
  4. Mappa di Roma
  5. Mappa di Città del Vaticano
  6. Angeli e demoni
  7. Prologo
  8. Capitolo 1
  9. Capitolo 2
  10. Capitolo 3
  11. Capitolo 4
  12. Capitolo 5
  13. Capitolo 6
  14. Capitolo 7
  15. Capitolo 8
  16. Capitolo 9
  17. Capitolo 10
  18. Capitolo 11
  19. Capitolo 12
  20. Capitolo 13
  21. Capitolo 14
  22. Capitolo 15
  23. Capitolo 16
  24. Capitolo 17
  25. Capitolo 18
  26. Capitolo 19
  27. Capitolo 20
  28. Capitolo 21
  29. Capitolo 22
  30. Capitolo 23
  31. Capitolo 24
  32. Capitolo 25
  33. Capitolo 26
  34. Capitolo 27
  35. Capitolo 28
  36. Capitolo 29
  37. Capitolo 30
  38. Capitolo 31
  39. Capitolo 32
  40. Capitolo 33
  41. Capitolo 34
  42. Capitolo 35
  43. Capitolo 36
  44. Capitolo 37
  45. Capitolo 38
  46. Capitolo 39
  47. Capitolo 40
  48. Capitolo 41
  49. Capitolo 42
  50. Capitolo 43
  51. Capitolo 44
  52. Capitolo 45
  53. Capitolo 46
  54. Capitolo 47
  55. Capitolo 48
  56. Capitolo 49
  57. Capitolo 50
  58. Capitolo 51
  59. Capitolo 52
  60. Capitolo 53
  61. Capitolo 54
  62. Capitolo 55
  63. Capitolo 56
  64. Capitolo 57
  65. Capitolo 58
  66. Capitolo 59
  67. Capitolo 60
  68. Capitolo 61
  69. Capitolo 62
  70. Capitolo 63
  71. Capitolo 64
  72. Capitolo 65
  73. Capitolo 66
  74. Capitolo 67
  75. Capitolo 68
  76. Capitolo 69
  77. Capitolo 70
  78. Capitolo 71
  79. Capitolo 72
  80. Capitolo 73
  81. Capitolo 74
  82. Capitolo 75
  83. Capitolo 76
  84. Capitolo 77
  85. Capitolo 78
  86. Capitolo 79
  87. Capitolo 80
  88. Capitolo 81
  89. Capitolo 82
  90. Capitolo 83
  91. Capitolo 84
  92. Capitolo 85
  93. Capitolo 86
  94. Capitolo 87
  95. Capitolo 88
  96. Capitolo 89
  97. Capitolo 90
  98. Capitolo 91
  99. Capitolo 92
  100. Capitolo 93
  101. Capitolo 94
  102. Capitolo 95
  103. Capitolo 96
  104. Capitolo 97
  105. Capitolo 98
  106. Capitolo 99
  107. Capitolo 100
  108. Capitolo 101
  109. Capitolo 102
  110. Capitolo 103
  111. Capitolo 104
  112. Capitolo 105
  113. Capitolo 106
  114. Capitolo 107
  115. Capitolo 108
  116. Capitolo 109
  117. Capitolo 110
  118. Capitolo 111
  119. Capitolo 112
  120. Capitolo 113
  121. Capitolo 114
  122. Capitolo 115
  123. Capitolo 116
  124. Capitolo 117
  125. Capitolo 118
  126. Capitolo 119
  127. Capitolo 120
  128. Capitolo 121
  129. Capitolo 122
  130. Capitolo 123
  131. Capitolo 124
  132. Capitolo 125
  133. Capitolo 126
  134. Capitolo 127
  135. Capitolo 128
  136. Capitolo 129
  137. Capitolo 130
  138. Capitolo 131
  139. Capitolo 132
  140. Capitolo 133
  141. Capitolo 134
  142. Capitolo 135
  143. Capitolo 136
  144. Capitolo 137
  145. Ringraziamenti
  146. Copyright
Estilos de citas para Angeli e demoni

APA 6 Citation

Brown, D. (2010). Angeli e demoni ([edition unavailable]). Mondadori. Retrieved from https://www.perlego.com/book/3300001 (Original work published 2010)

Chicago Citation

Brown, Dan. (2010) 2010. Angeli e Demoni. [Edition unavailable]. Mondadori. https://www.perlego.com/book/3300001.

Harvard Citation

Brown, D. (2010) Angeli e demoni. [edition unavailable]. Mondadori. Available at: https://www.perlego.com/book/3300001 (Accessed: 24 June 2024).

MLA 7 Citation

Brown, Dan. Angeli e Demoni. [edition unavailable]. Mondadori, 2010. Web. 24 June 2024.