Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister
eBook - ePub

Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister

Johann Wolfgang Goethe

  1. 720 páginas
  2. Italian
  3. ePUB (apto para móviles)
  4. Disponible en iOS y Android
eBook - ePub

Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister

Johann Wolfgang Goethe

Detalles del libro
Vista previa del libro
Índice
Citas

Información del libro

La figura di Wilhelm Meister accompagnò Goethe per buona parte della sua vita, fin dalla giovinezza: è infatti il protagonista del suo secondo romanzo, La vocazione teatrale di Wilhelm Meister, composto tra 1777 e 1785. Una decina d'anni dopo Goethe tornò sul personaggio, forte di una moltitudine di esperienze (il viaggio in Italia, la Rivoluzione francese, l'amicizia con Schiller) che lo avevano portato a una maturazione intellettuale, politica e umana. Smorzato dunque lo slancio esasperatamente romantico delle prime opere, diede vita a Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister, pubblicato tra 1795 e 1796 e considerato il capostipite del Bildungsroman: in queste pagine la formazione di un artista diventa la formazione tout court di un uomo, nella quale il teatro non è che una tappa, destinata a essere superata. Come ebbe a dire un Goethe ultrasettantenne rileggendo la propria opera, «Wilhelm è di certo un "povero diavolo", ma è solo in tali individui, non già in caratteri solidi e conchiusi, che è possibile mostrare con grande evidenza il gioco alterno della vita e i suoi mille compiti diversi».

Preguntas frecuentes

¿Cómo cancelo mi suscripción?
Simplemente, dirígete a la sección ajustes de la cuenta y haz clic en «Cancelar suscripción». Así de sencillo. Después de cancelar tu suscripción, esta permanecerá activa el tiempo restante que hayas pagado. Obtén más información aquí.
¿Cómo descargo los libros?
Por el momento, todos nuestros libros ePub adaptables a dispositivos móviles se pueden descargar a través de la aplicación. La mayor parte de nuestros PDF también se puede descargar y ya estamos trabajando para que el resto también sea descargable. Obtén más información aquí.
¿En qué se diferencian los planes de precios?
Ambos planes te permiten acceder por completo a la biblioteca y a todas las funciones de Perlego. Las únicas diferencias son el precio y el período de suscripción: con el plan anual ahorrarás en torno a un 30 % en comparación con 12 meses de un plan mensual.
¿Qué es Perlego?
Somos un servicio de suscripción de libros de texto en línea que te permite acceder a toda una biblioteca en línea por menos de lo que cuesta un libro al mes. Con más de un millón de libros sobre más de 1000 categorías, ¡tenemos todo lo que necesitas! Obtén más información aquí.
¿Perlego ofrece la función de texto a voz?
Busca el símbolo de lectura en voz alta en tu próximo libro para ver si puedes escucharlo. La herramienta de lectura en voz alta lee el texto en voz alta por ti, resaltando el texto a medida que se lee. Puedes pausarla, acelerarla y ralentizarla. Obtén más información aquí.
¿Es Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister un PDF/ePUB en línea?
Sí, puedes acceder a Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister de Johann Wolfgang Goethe en formato PDF o ePUB. Tenemos más de un millón de libros disponibles en nuestro catálogo para que explores.

Información

Editorial
Mondadori
Año
2013
ISBN
9788852036538

Libro ottavo

1

Felix corse in giardino, Wilhelm lo seguì beato; la splendida mattinata rivestiva ogni oggetto di un incanto nuovo e Wilhelm godeva di un momento di grandissima serenità. Felix non era abituato a quel mondo libero e meraviglioso, e suo padre non conosceva tanto meglio di lui le cose sulle quali il piccolo continuava a interrogarlo instancabilmente. Si unirono infine al giardiniere, che dovette spiegare il nome e l’uso di varie piante; Wilhelm vedeva ora la natura attraverso un nuovo organo, e la curiosità, il desiderio di sapere del bambino gli fecero sentire come fosse stato scarso l’interesse che aveva fino ad allora nutrito per le cose al di fuori di lui, quanto poco conoscesse e sapesse. In quel giorno, certamente il più lieto della sua vita, gli sembrò anche di cominciare la sua vera formazione; egli sentiva la necessità di imparare giacché era chiamato a insegnare.
Jarno e l’abate non si erano più fatti vedere; arrivarono la sera, portando un forestiero. Wilhelm gli andò incontro stupito, non credeva ai propri occhi: era Werner che, a sua volta, ci mise un attimo prima di riconoscerlo. I due si abbracciarono con grande affetto, ed entrambi non poterono nascondersi quanto si trovassero cambiati. Werner affermò che il suo amico era diventato più alto, più forte, più ritto, più raffinato nei modi e più amabile nel contegno. «Mi è mancata un po’ la sua antica schiettezza» aggiunse. «Tornerà fuori di nuovo, appena ci saremo riavuti dalla prima sorpresa» replicò Wilhelm.
Di gran lunga meno favorevole fu l’impressione che Werner fece su Wilhelm. Il brav’uomo pareva che fosse andato indietro anziché avanti.1 Era molto più magro di una volta, il suo viso affilato sembrava più aguzzo e il naso più lungo; era stempiato, quasi calvo; la voce acuta, forte e stridula, e il petto incavato, le spalle cadenti e le guance pallide non lasciavano dubbi: si era in presenza di un ipocondriaco operoso.
Wilhelm fu tanto discreto da esprimersi con molta misura su questa grande trasformazione, mentre l’altro dava libero sfogo alla sua gioia amicale. «Veramente!» esclamò. «Se anche hai utilizzato male il tuo tempo, e come suppongo non avrai guadagnato, sei diventato un ometto che può e deve fare fortuna; ma vedi di non perdere e sprecare di nuovo questo vantaggio! Con quell’aspetto ti devi conquistare una ricca e bella ereditiera...» «Certo che non ti smentisci mai!» disse Wilhelm sorridendo. «Hai appena ritrovato, dopo tanto tempo, un amico, e già lo vedi come una merce, un oggetto delle tue speculazioni con cui si può guadagnare qualcosa.»
Jarno e l’abate non sembrarono affatto stupiti di quel ritrovamento, e permisero ai due amici di soffermarsi a piacere sul passato e sul presente. Werner girava intorno all’amico, lo faceva voltare di qua e di là mettendolo quasi in imbarazzo. «No, no!» esclamò. «Una cosa simile non mi era mai capitata, eppure so bene di non ingannarmi. I tuoi occhi si sono fatti più profondi, la tua fronte più ampia, il tuo naso più sottile e la tua bocca più affabile. Guardate come sta bene, come tutto si accorda ed è armonioso! È proprio vero che l’ozio giova! Invece, io, povero diavolo,» e si guardò allo specchio «se in questo periodo non avessi guadagnato tanti soldi, non sarei proprio nulla.»
Werner non aveva ricevuto l’ultima lettera di Wilhelm; la sua ditta era quella casa forestiera in società con la quale Lothario aveva intenzione di comprare i terreni. Era quell’affare ad aver condotto lì Werner; mai più s’immaginava di incrociare Wilhelm sul suo cammino. Arrivò il notaio, furono esibiti i documenti, e Werner trovò le proposte accettabili. «Se voi, come pare, siete ben disposti verso questo giovane,» disse «cercate di fare in modo che la nostra parte non venga sminuita; dipenderà dal mio amico accettare questa tenuta, e impegnare in essa una parte del suo patrimonio.» Jarno e l’abate assicurarono che non c’era bisogno di quella raccomandazione. Appena ebbero finito di impostare l’affare nelle sue linee generali, Werner propose una partita a hombre,2 a cui Jarno e l’abate acconsentirono subito; ormai era diventata una sua abitudine, e non poteva passare la sera senza giocare a carte.
Quando i due amici rimasero soli dopo cena, fu un susseguirsi di domande e risposte, su tutto quello che stava loro più a cuore. Wilhelm decantò la sua situazione, e la fortuna che aveva avuto a essere accolto tra uomini così straordinari. Ma Werner scosse la testa, dicendo: «Non si dovrebbe mai credere a niente, se non a quello che si vede con i propri occhi. Più di un amico zelante mi aveva assicurato che vivevi con un giovane gentiluomo dissoluto, procurandogli delle attricette e aiutandolo a sperperare il suo denaro, e che per colpa tua era in attrito con tutta la sua parentela...» «Un tale travisamento mi indisporrebbe molto, per me e per queste ottime persone,» replicò Wilhelm «se l’esperienza teatrale non mi avesse reso indulgente verso ogni maldicenza. Come possono gli altri giudicare le nostre azioni, che appaiono loro solo staccate e frammentarie, e di cui non vedono che una minima parte, perché il bene e il male avvengono di nascosto, e ciò che ne traspare è, perlopiù, un aspetto secondario? Persino quando si presentano loro attori e attrici su di un palcoscenico, si accendono le luci, e tutta l’opera si conclude nello spazio di poche ore, persino allora non sanno quale senso ricavarne.»
Passarono poi alle domande sulla famiglia, sugli amici d’infanzia e sulla città natale. Werner raccontò con foga di tutto quello che era mutato e di quello che era rimasto uguale e che succedeva. «A casa le donne» raccontò «sono felici e contente, il denaro non manca mai. Passano metà del loro tempo ad agghindarsi, e l’altra metà a farsi vedere agghindate. Dell’andamento domestico si occupano quel tanto che basta. I miei figli promettono di diventare dei bravi ragazzi. Me li immagino già seduti a scrivere e a far di conto, a correre, a trattare e mercanteggiare; ognuno avvierà al più presto una propria attività, e per quanto riguarda il nostro patrimonio, credo che ne sarai contento. Appena avremo concluso l’affare dei terreni, devi venire subito con me a casa, perché sembra proprio che potresti occuparti delle intraprese di noi esseri umani con sufficiente discernimento. Siano lodati i tuoi nuovi amici, che ti hanno riportato sulla retta via. Ma io sono proprio un povero sciocco: mi rendo conto di quanto ti voglio bene solo ora che non riesco a saziarmi di ammirare come sei forte e bello. Il tuo aspetto è ben diverso dal ritratto che inviasti tempo fa a tua sorella, e sul quale in casa ci fu una grande discussione. Madre e figlia trovavano bellissimo il giovane signore con il collo nudo, il petto mezzo scoperto, un gran bavero, i capelli sciolti, il cappello rotondo, la giacchetta corta e i lunghi pantaloni cascanti, mentre io sostenevo che l’abito si discostava ben poco da quello di un pagliaccio. Ora invece hai l’aspetto di un uomo, ti manca solo il codino in cui ti pregherei di raccogliere i capelli, altrimenti per strada finirà che ti prenderanno per un ebreo e ti chiederanno pedaggio e salvacondotto.»3
Intanto nella stanza era entrato Felix, e poiché nessuno gli prestava attenzione si era disteso sul divano e si era addormentato. «Chi è quel bimbetto?» chiese Werner. In quel momento Wilhelm non ebbe né il coraggio di dire la verità né la voglia di raccontare una storia cui non era facile prestare fede, a un uomo che per natura era tutt’altro che credulone.
L’intera compagnia si recò poi nelle tenute, per ispezionarle e concludere il contratto. Wilhelm si tenne Felix al fianco, e pensando al fanciullo, provava un’intensa gioia per la proprietà che visitavano. La bramosia del bambino per le ciliegie e le bacche che stavano per maturare gli ricordava la sua infanzia e i molteplici doveri che ha un padre di preparare, procurare e conservare per i suoi cari i beni di cui godere. Con quanto interesse osservava i vivai di piante e gli edifici! Con quale fervore meditava di restaurare ciò che era stato trascurato e di rinnovare quanto era cadente! Ora non guardava più al mondo di sfuggita come un uccello di passo, non considerava più una costruzione alla stregua di un pergolato allestito in fretta, che si secca prima ancora che lo si abbandoni. Tutto quello che intendeva piantare, doveva crescere insieme al bambino, e tutto quello che avrebbe costruito doveva durare per molte generazioni. In questo senso i suoi anni di apprendistato erano terminati, e con il sentimento paterno aveva acquisito anche tutte le virtù del cittadino. Lo sentiva, e nulla poteva eguagliare la sua gioia. «Oh, l’inutile severità della morale,» esclamò «quando la natura stessa con i suoi modi amabili ci educa a diventare ciò che dobbiamo essere. Oh, le strane pretese della società borghese, che prima ci confonde e ci fuorvia, e poi esige da noi più della natura stessa! Guai a qualsiasi genere di educazione che distrugge i mezzi più efficaci della vera educazione, e ci indica la meta da raggiungere, anziché renderci felici già lungo il cammino!»
Per quanto in vita sua avesse già visto molte cose, solo in quel momento, osservando il bambino, gli parve che la natura umana gli si rivelasse chiaramente. Il teatro, come il mondo, gli sembrò solo un insieme di dadi caduti dal bussolotto, ognuno dei quali porta impresso sulla superficie un numero più o meno alto, e che tutt’al più contati insieme danno una certa somma. Nel bambino, invece, egli aveva davanti, per così dire, un singolo dado, sui cui vari lati erano chiaramente impressi tutti i pregi e i difetti della natura umana.
Ogni giorno cresceva il desiderio del bambino di distinguere. Una volta appreso che le cose hanno un nome, volle saperli tutti; fermamente convinto che suo padre sapesse tutto, lo tormentava con un’infinità di domande, costringendolo a informarsi su argomenti ai quali fino ad allora aveva dedicato ben poca attenzione. Anche l’istinto innato di conoscere l’origine e la fine delle cose non tardò a manifestarsi in lui. Quando domandava da dove venisse il vento e dove andasse la fiamma, il padre si rendeva vividamente conto dei propri limiti; avrebbe desiderato apprendere fin dove il pensiero umano può arrischiarsi e tutto ciò di cui un giorno può sperare di rendere ragione a sé e agli altri. La violenta reazione del bambino quando vedeva fare del male a un essere vivente allietava molto il padre, che la considerava un segno di buoni sentimenti. Così una volta Felix picchiò la sguattera che aveva tirato il collo ad alcuni piccioni. Certo, questo bel concetto venne poi smentito quando Wilhelm scoprì che il bambino uccideva senza misericordia i rospi e strappava le ali alle farfalle. Questo tratto gli rammentò tante persone che sembrano lo specchio della rettitudine fintanto che non sono coinvolte direttamente e si limitano a osservare le azioni altrui.
La piacevole sensazione che il bambino esercitasse un’influenza così benefica e vera sulla sua vita fu turbata, per un attimo, quando Wilhelm notò che in effetti Felix educava lui più di quanto lui non educasse Felix. Non aveva mai niente da rimproverargli, non sapeva dargli un indirizzo diverso da quello che prendeva da sé e persino le cattive abitudini che Aurelie aveva tanto combattuto parevano aver ripreso il sopravvento, dopo la morte dell’amica. Il bambino continuava a non chiudere mai la porta dietro di sé quando usciva, non voleva finire di mangiare quello che aveva nel piatto, e la sua gioia maggiore era quando gli si permetteva di prendere il cibo direttamente dal vassoio, di lasciare il bicchiere intatto e bere dalla bottiglia. Ed era un amore quando si sedeva in un angolo con un libro e diceva tutto serio: «Devo studiare questa roba istruita!», anche se poi non sapeva né voleva ancora distinguere le lettere dell’alfabeto.
Nei momenti in cui Wilhelm pensava a quanto poco avesse fatto fino ad allora per il bambino, e a quanto poco fosse in grado di fare, sentiva nascere in sé un’inquietudine capace di annullare tutta la sua felicità. “Siamo dunque così egoisti, noi maschi,” si chiedeva “che non possiamo prenderci cura di un essere all’infuori di noi? Non mi sto forse comportando con il bambino come ho fatto con Mignon? Ho attratto a me quella cara fanciulla, la sua presenza mi riempiva di gioia e tuttavia l’ho crudelmente trascurata. Che cosa ho fatto per la sua educazione, cui ella teneva tanto? Nulla! L’ho abbandonata a se stessa e a tutte le eventualità cui poteva essere esposta in mezzo a una compagnia così rozza. E anche per questo bimbo, che ti incuriosiva tanto prima ancora di esserti così caro, il cuore ti ha mai detto di fare per lui anche solo la minima cosa? Non è più il tempo di sprecare gli anni tuoi e altrui; rifletti, e pensa a quello che devi fare per te stesso e per le buone creature che natura e affetto hanno legato a te così strettamente.”
In realtà questa riflessione era solo un preambolo al chiaro riconoscimento di ciò che aveva già pensato, cercato, preparato e scelto; non poteva esitare oltre ad ammetterlo. Dopo aver spesso e invano alimentato il dolore per la perdita di Mariane, sentiva fin troppo bene di dover cercare una madre per il ragazzo, e di non poterne trovare una più fidata di Therese. Egli sapeva tutto di quella donna straordinaria. Una moglie e una compagna simile gli pareva essere l’unica cui poter affidare se stesso e i propri cari. Il nobile sentimento di Therese per Lothario non gli dava alcun pensiero. Essi erano separati per sempre da un singolare destino, Therese si considerava libera e aveva parlato di un eventuale matrimonio con indifferenza, ma come di una cosa naturale.
Dopo essersi a lungo consigliato con se stesso, si propose di narrarle di sé quanto più poteva. Ella doveva conoscerlo come egli conosceva lei, e cominciò allora a ripensare alla propria vita. Gli parve così priva di avvenimenti e ogni confessione, nell’insieme, così poco onorevole per lui, che più di una volta credette di rinunciare al suo proposito. Alla fine decise di chiedere a Jarno il rotolo dei suoi anni di apprendistato, conservato nella torre. Questi disse: «È proprio il momento opportuno», e lo consegnò a Wilhelm.
È una sensazione orribile quando un uomo nobile si trova coscientemente nella situazione di dover essere illuminato su se stesso. Tutti i passaggi sono crisi, e una crisi non è forse una malattia? Come si va malvolentieri, dopo una malattia, davanti allo specchio! Si percepisce il miglioramento, ma si vede soltanto l’effetto del male sofferto. Wilhelm era comunque abbastanza preparato, le circostanze gli avevano già parlato con chiarezza, i suoi amici non lo avevano certo risparmiato, e sebbene srotolasse la pergamena con una certa ansia, si sentiva sempre più rasserenato, via via che leggeva. Trovò la storia particolareggiata della sua vita, descritta a grandi tratti incisivi; né singoli episodi né sentimenti momentanei confondevano il suo sguardo; amorevoli considerazioni generali lo ammonivano senza umiliarlo, e per la prima volta vide la propria immagine al di fuori di sé, non già un doppio di se stesso, come in uno specchio, ma un altro io, come in un ritratto: non ci riconosciamo, è vero, in tutti i lineamenti, ma siamo contenti che uno spirito pensante abbia voluto coglierci, che un grande talento abbia voluto rappresentarci, in modo che un’immagine di ciò che siamo stati esista ancora e possa durare più a lungo di noi stessi.
Ora che, grazie a quel manoscritto, tutte le circostanze gli tornavano alla memoria, Wilhelm si accinse a redigere la storia della sua vita per Therese, e quasi si vergognava di non poter contrapporre alle grandi virtù di lei nulla che dimostrasse un’attività indirizzata a un qualche scopo. Fu tanto minuzioso in quel resoconto, quanto conciso nella lettera che le scrisse; le chiedeva la sua amicizia, se possibile il suo amore; le offriva la propria mano pregandola di rispondere prontamente.
Dopo una certa lotta interiore per stabilire se prima di quel passo importante doveva consultare i suoi amici, Jarno e l’abate, decise di tacere. Era ormai troppo risoluto, la cosa era per lui troppo importante per poterla ancora sottoporre a un giudizio, fosse pure del più saggio e migliore degli uomini; anzi, usò persino l’accortezza di portare personalmente la lettera all’ufficio postale più vicino. Forse l’idea di essere stato osservato, anzi addirittura guidato, come appariva chiaro dalla pergamena, in tante circostanze della sua vita nelle quali aveva creduto di agire liberamente e in segreto, gli causava una sorta di spiacevole sensazione, e ora voleva, almeno con Therese, parlare da cuore a cuore, e far dipendere il suo destino solo dalla decisione e dalla risoluzione che lei avrebbe preso; così, in quell’importante questione, non si fece scrupolo di eludere i suoi guardiani e custodi.

2

La lettera era appena stata spedita che tornò Lothario. Ognuno si rallegrò di vedere conclusi e rapidamente portati a termine gli importanti affari in corso, e Wilhelm era ansioso di sapere come si sarebbero riannodati o sciolti tanti fili, e quale sarebbe stata la sua sorte. Lothario salutò tutti con molta cordialità; era ormai perfettamente ristabilito e sereno, aveva l’aspetto di uno che sa quello che deve fare e al quale nulla ostacola il cammino.
Wilhelm non riuscì a ricambiare il saluto con altrettanta cordialità. “Questi” non poteva fare a meno di dire a se stesso “è l’amico, l’innamorato, il fidanzato di Therese, di cui vuoi prendere il posto. Credi di poter mai cancellare o bandire tale impressione?” Se la lettera non fosse già partita, forse ora non avrebbe osato spedirla. Fortunatamente il dado era tratto, forse Therese aveva già deciso, e solo la lontananza copriva ancora con il suo mantello una conclusione felice. Successo o sconfitta, si sarebbe deciso presto. Wilhelm cercava di tranquillizzarsi con tutte queste considerazioni, ma i moti del suo cuore erano quasi febbrili. Riusciva a dedicare ben poca attenzione all’importante affare da cui, in certo qual modo, dipendeva il destino del suo intero patrimonio. Ah, come appare irrilevante all’uomo, nei momenti di passione, tutto ciò che lo circonda, tutto ciò che gli appartiene!
Per sua fortuna Lothario trattò la cosa con grande stile, e Werner con mano leggera. Con la sua passione per il guadagno, questi provava una viva soddisfazione per la bella proprietà che doveva diventare sua, o meglio del suo amico. Lothario, da parte sua, sembrava fare tutt’altre ...

Índice

  1. Copertina
  2. di Johann Wolfgang Goethe
  3. Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister
  4. Cronologia
  5. Bibliografia
  6. Nota sui romanzi di Wilhelm Meister
  7. GLI ANNI DI APPRENDISTATO DI WILHELM MEISTER
  8. Libro primo
  9. Libro secondo
  10. Libro terzo
  11. Libro quarto
  12. Libro quinto
  13. Libro sesto
  14. Libro settimo
  15. Libro ottavo
  16. Postfazione
  17. Goethe ha un programma, Jean Paul un’esistenza di Martin Walser
  18. Copyright
Estilos de citas para Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister

APA 6 Citation

Goethe, J. W. (2013). Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister ([edition unavailable]). Mondadori. Retrieved from https://www.perlego.com/book/3301258/gli-anni-di-apprendistato-di-wilhelm-meister-pdf (Original work published 2013)

Chicago Citation

Goethe, Johann Wolfgang. (2013) 2013. Gli Anni Di Apprendistato Di Wilhelm Meister. [Edition unavailable]. Mondadori. https://www.perlego.com/book/3301258/gli-anni-di-apprendistato-di-wilhelm-meister-pdf.

Harvard Citation

Goethe, J. W. (2013) Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister. [edition unavailable]. Mondadori. Available at: https://www.perlego.com/book/3301258/gli-anni-di-apprendistato-di-wilhelm-meister-pdf (Accessed: 15 October 2022).

MLA 7 Citation

Goethe, Johann Wolfgang. Gli Anni Di Apprendistato Di Wilhelm Meister. [edition unavailable]. Mondadori, 2013. Web. 15 Oct. 2022.