Il brevetto
eBook - ePub

Il brevetto

Andrea Capocci

Partager le livre
  1. Italian
  2. ePUB (adapté aux mobiles)
  3. Disponible sur iOS et Android
eBook - ePub

Il brevetto

Andrea Capocci

DĂ©tails du livre
Aperçu du livre
Table des matiĂšres
Citations

À propos de ce livre

Il secondo titolo della stagione per la collana Fondamenti. Un approfondimento sul tema del brevetto, considerato da molti uno stimolo fondamentale all'attivitĂ  di innovazione tecnologica. È grazie al brevetto, infatti, che un'invenzione cessa di essere un bene comune per diventare una merce da scambiare sul mercato. Ma, come tutti i monopoli, esso limita la competizione tra le idee innovative e puĂČ rallentare la diffusione del progresso. Gli Stati Uniti, l'Europa e il Giappone, che hanno finora scritto le regole del sistema brevettuale globale, devono ora fronteggiare la competizione della Cina, dell'India e degli altri paesi emergenti, che chiedono regole nuove. Gli sviluppi della tecnologia, dall'informatica alla genetica, spingono questo dibattito in territori finora sconosciuti e pongono nuove domande alla politica, al diritto e all'economia.

Foire aux questions

Comment puis-je résilier mon abonnement ?
Il vous suffit de vous rendre dans la section compte dans paramĂštres et de cliquer sur « RĂ©silier l’abonnement ». C’est aussi simple que cela ! Une fois que vous aurez rĂ©siliĂ© votre abonnement, il restera actif pour le reste de la pĂ©riode pour laquelle vous avez payĂ©. DĂ©couvrez-en plus ici.
Puis-je / comment puis-je télécharger des livres ?
Pour le moment, tous nos livres en format ePub adaptĂ©s aux mobiles peuvent ĂȘtre tĂ©lĂ©chargĂ©s via l’application. La plupart de nos PDF sont Ă©galement disponibles en tĂ©lĂ©chargement et les autres seront tĂ©lĂ©chargeables trĂšs prochainement. DĂ©couvrez-en plus ici.
Quelle est la différence entre les formules tarifaires ?
Les deux abonnements vous donnent un accĂšs complet Ă  la bibliothĂšque et Ă  toutes les fonctionnalitĂ©s de Perlego. Les seules diffĂ©rences sont les tarifs ainsi que la pĂ©riode d’abonnement : avec l’abonnement annuel, vous Ă©conomiserez environ 30 % par rapport Ă  12 mois d’abonnement mensuel.
Qu’est-ce que Perlego ?
Nous sommes un service d’abonnement Ă  des ouvrages universitaires en ligne, oĂč vous pouvez accĂ©der Ă  toute une bibliothĂšque pour un prix infĂ©rieur Ă  celui d’un seul livre par mois. Avec plus d’un million de livres sur plus de 1 000 sujets, nous avons ce qu’il vous faut ! DĂ©couvrez-en plus ici.
Prenez-vous en charge la synthÚse vocale ?
Recherchez le symbole Écouter sur votre prochain livre pour voir si vous pouvez l’écouter. L’outil Écouter lit le texte Ă  haute voix pour vous, en surlignant le passage qui est en cours de lecture. Vous pouvez le mettre sur pause, l’accĂ©lĂ©rer ou le ralentir. DĂ©couvrez-en plus ici.
Est-ce que Il brevetto est un PDF/ePUB en ligne ?
Oui, vous pouvez accĂ©der Ă  Il brevetto par Andrea Capocci en format PDF et/ou ePUB ainsi qu’à d’autres livres populaires dans Diritto et Diritto d'autore. Nous disposons de plus d’un million d’ouvrages Ă  dĂ©couvrir dans notre catalogue.

Informations

Éditeur
Ediesse
Année
2013
ISBN
9788823017726
Capitolo quarto
Il brevetto in crisi
1. Quanto ci costa il brevetto?
Non sempre il brevetto assolve il suo compito di stimolo dell’innovazione e della sua diffusione nella società. Talvolta, infatti, il monopolio sull’uso di un’invenzione entra in contraddizione con uno dei fondamenti del metodo scientifico attraverso cui la scienza e la tecnologia progrediscono: la riproducibilità dell’esperimento, che prevede proprio la libera possibilità di accedere e utilizzare le conoscenze altrui per verificarle o correggerle. In altre occasioni, come nel caso dei farmaci resi inaccessibili dai costi delle licenze, ù il mercato dei brevetti a fallire l’obiettivo di fare incontrare la domanda e l’offerta, cioù i malati e le terapie. Questo ù solo uno degli esempi su cui si basano le richieste di riforma del sistema internazionale dei brevetti. È un’esigenza recente dettata da due fattori.
Il primo Ăš la globalizzazione del diritto brevettuale, che oggi impone le stesse regole a tutti gli Stati e impedisce che aree con particolari esigenze ambientali, sanitarie o socioeconomiche possano adottare un regime diverso e piĂč appropriato. La possibilitĂ  di produrre o importare brevetti dagli Stati in cui essi costano meno, per esempio, permette agli Stati piĂč poveri di garantire cure essenziali alla popolazione. Dopo molte battaglie da parte delle organizzazioni non governative, questo diritto Ăš stato conquistato, anche se gli accordi commerciali internazionali limitano ancora l’accesso ai farmaci. In questo senso, in effetti, molte critiche sono rivolte al Trips, piĂč che al brevetto in sĂ©.
Il secondo fattore riguarda l’organizzazione della ricerca scientifica, che sempre piĂč spesso si intreccia con l’innovazione tecnologica. In precedenza, la ricerca priva di un’immediata applicazione commerciale non era tenuta a rispettare i brevetti e poteva disporre delle conoscenze con la massima libertĂ . Il progressivo ritrarsi dell’investimento pubblico nella ricerca e la crescente integrazione tra le universitĂ  e le imprese hanno reso sempre piĂč labili i confini tra ricerca disinteressata e innovazione tecnologica e la stessa ricerca di base oggi deve fare i conti con il mercato dei brevetti, oltre che con le regole della comunitĂ  scientifica.
Anche un’altra forma di proprietĂ  intellettuale, il copyright, Ăš stata messa in discussione sostanzialmente per gli stessi motivi. Il diritto d’autore sul software, sull’informazione, sulla musica e sui film, infatti, alza i prezzi, rende quasi inaccessibile il mercato legale di questi prodotti e, contemporaneamente, ne alimenta la pirateria. Le alternative perĂČ esistono: il software libero o open source, le produzioni con licenza «Creative Commons», le edizioni open access, per fare alcuni esempi, sono distribuiti con una diversa modalitĂ : l’utente ha la libertĂ  di copiarli e modificarli, ma Ăš tenuto, in base a licenze perfettamente in regola con le leggi sul copyright, a distribuire ogni opera derivata con la stessa modalitĂ . L’impatto del copyleft (come viene ironicamente denominato questo insieme di alternative al copyright tradizionale) Ăš notevole: nel campo dell’informatica, per esempio, i prodotti open source sono spesso migliori e piĂč diffusi dei concorrenti, tanto che molte societĂ  anche di grandi dimensioni si stanno convertendo a questa filosofia produttiva e distributiva.
Estendere un’analoga filosofia anche al campo brevettuale ù difficile, in quanto un inventore non ha gli stessi diritti del titolare di un copyright. Quest’ultimo, per esempio, non ha bisogno di un riconoscimento da parte di un’istituzione esterna, mentre un’invenzione deve essere riconosciuta dall’Ufficio brevetti per dichiararsi tale. Quindi, il copyleft, limitandosi ad applicare le regole del copyright tradizionale in modo particolarmente innovativo, ha potuto diffondersi nell’attuale contesto giuridico internazionale senza attendere riforme dall’alto, che forse non sarebbero mai arrivate. Come si vedrà in questo capitolo, invece, le proposte di riforma del brevetto allo scopo di rimediare alle sue distorsioni si muovono tutte sul piano del diritto internazionale.
2. L’agricoltura brevettata
I paesi in via di sviluppo conoscono una lunga tradizione di sfruttamento delle proprie risorse naturali da parte dei paesi piĂč industrializzati bisognosi di materie prime. Oggi, grazie anche all’ingegneria genetica, il benessere della parte ricca del mondo puĂČ beneficiare di un’altra risorsa detenuta in gran parte dai paesi poveri: la biodiversitĂ , cioĂš la ricchezza di specie vegetali e animali che permette all’ecosistema di adattarsi a mutamenti climatici, epidemie o altre aggressioni esterne. In queste aree dell’Africa, dell’Asia o del Sud America, dove l’economia agricola Ăš ancora molto sviluppata, le comunitĂ  contadine basano la propria sussistenza sulla conoscenza di una grande varietĂ  di piante coltivate con metodi tradizionali per scopi alimentari e medicinali.
Le imprese agroalimentari e farmaceutiche dei paesi ricchi, da parte loro, hanno un grande interesse ad analizzare le caratteristiche biologiche (genetiche o meno) di tali specie, in quanto dispongono della capacitĂ  tecnologica di riprodurle in laboratorio e sfruttarle su scala industriale per produrre sementi, prodotti agricoli e farmaci. Ovviamente, per le societĂ  Ăš essenziale brevettare l’uso delle varietĂ  esistenti o le nuove varietĂ  create per mezzo della manipolazione del Dna. In questi casi, l’azienda dovrebbe riconoscere alla popolazione locale un compenso economico o una licenza gratuita di utilizzo dell’invenzione per premiare l’opera di «bioprospezione», cioĂš l’innovazione originaria che si intende sfruttare. Ma non sempre ciĂČ avviene, e non tutti ritengono che si tratti di un’equa ricompensa per la comunitĂ . «Se tale sapere giĂ  esiste, la concessione di un brevetto su di esso Ăš totalmente priva di giustificazioni dato che violerebbe i principi di novitĂ  e di non ovvietĂ . Concedere brevetti sul sapere indigeno equivale ad affermare che il sistema dei brevetti ha a che fare piĂč con il potere e il controllo che con l’inventiva e l’innovazione», scrive la studiosa Vandana Shiva, che da anni si batte a sostegno dei contadini indiani messi a rischio dalle multinazionali agroalimentari. Secondo Shiva e molti altri difensori dei diritti dei paesi poveri, brevettare conoscenze giĂ  presenti in maniera informale e non scientifica nella tradizione indigena Ăš un atto di biopirateria e costituisce una violazione del diritto brevettuale (Shiva, 2002: 62-63).
La questione, dal punto di vista giuridico, Ăš intricata perchĂ© in alcuni casi una tecnologia nota solo all’estero puĂČ comunque essere brevettata (per esempio, secondo la legge statunitense sul brevetto del 1952). In ogni caso, come abbiamo visto nel primo capitolo, consultare le fonti piĂč varie per accertare la novitĂ  di un’invenzione Ăš un compito istituzionale degli Uffici brevetti. Le tradizioni culturali dei paesi in via di sviluppo non sono facilmente utilizzate da chi esamina le domande di brevetto (mentre gli albi della Walt Disney, come abbiamo visto, lo sono), per la scarsitĂ  di tempo e di risorse a disposizione. NĂ© la pubblicazione della domanda di brevetto, che avviene in genere diciotto mesi dopo il deposito della domanda, Ăš accessibile alle popolazioni rurali interessate, senza le conoscenze tecniche e le infrastrutture telematiche necessarie.
Un caso esemplare di tale strategia Ăš rappresentato dal brevetto sull’uso dell’estratto di neem come fungicida. Il neem, nome indiano dell’Azadirachta Indica, Ăš un albero ed Ăš soprannominato «la farmacia del villaggio» o «l’albero gratuito»: secondo gli studi effettuati, infatti, il suo estratto risulta repellente contro quasi duecento specie di insetti, molti dei quali sono invece resistenti ai pesticidi chimici. Pesticidi, farmaci e cosmetici a base di neem sono comuni in tutte le case dell’India. Le proprietĂ  curative di questa pianta sono menzionate giĂ  in testi di duemila anni fa ma, finchĂ© l’India Ăš stata una colonia inglese, poca attenzione Ăš stata rivolta ai metodi dei contadini locali. Solo nel 1981 un mercante di legname statunitense, Robert Larson, ha notato le utili proprietĂ  del neem e, nel 1985, le ha brevettate. Anche imprese giapponesi e tedesche hanno ottenuto brevetti basati sull’uso dell’estratto di neem.
Uno dei brevetti piĂč importanti e contestati Ăš stato concesso dall’Ufficio europeo dei brevetti nel 1994, successivamente venduto alla societĂ  W.R. Grace e infine revocato nel 2000 dopo una mobilitazione dei contadini indiani (Shiva, 2002: 57-60). Secondo la Corte d’appello dell’Ufficio europeo dei brevetti, che ha confermato la decisione nel 2005, il brevetto non soddisfaceva i requisiti di novitĂ  e di sufficiente attivitĂ  inventiva, proprio come sostenuto dalle associazioni di difesa dei contadini. La Corte ha dunque riconosciuto che l’uso del neem come fungicida Ăš una pratica comune secondo la cultura rurale indiana, nonostante non compaia nelle tradizionali fonti scientifiche consultate per accertare la novitĂ  di un’invenzione. Casi analoghi a quello del neem sono numerosi e riguardano altre specie vegetali indiane, come il riso basmati, ma anche di diverse altre regioni del mondo, soprattutto l’Amazzonia e l’Africa subsahariana.
I critici dei brevetti sugli organismi geneticamente modificati (Ogm) denunciano anche lo stato di dipendenza in cui vengono poste le popolazioni rurali costrette a pagare un compenso per utilizzare sementi brevettate. I coltivatori che utilizzano questi semi devono interrompere il ciclo tradizionale dell’agricoltura basato sulla semina di una parte del raccolto degli anni precedenti: vengono obbligati a comprare nuove sementi ogni anno dal contratto con l’impresa agroalimentare che gliele fornisce. Utilizzando le sementi brevettate senza un’esplicita autorizzazione, si commette una violazione del brevetto. CiĂČ puĂČ avvenire persino contro la volontĂ  degli agricoltori: una specie geneticamente modificata puĂČ diffondersi e impollinare le coltivazioni tradizionali circostanti e un contadino puĂČ ritrovarsi ad utilizzare una tecnologia brevettata senza saperlo e senza averne il diritto. Sembra una situazione paradossale, ma Ăš quella in cui si Ăš trovato l’agricoltore canadese Percy Schmeiser, i cui campi sono stati contaminati dalla colza transgenica prodotta dalla societĂ  statunitense Monsanto, il quale Ăš divenuto una celebritĂ  internazionale per l’avventura kafkiana di cui Ăš stato protagonista: per aver coltivato a sua insaputa la colza geneticamente modificata, fu denunciato dal colosso agroalimentare, che chiedeva un risarcimento per violazione del suo brevetto. Dopo un lungo iter giudiziario, la Corte suprema canadese ha riconosciuto le ragioni di Schmeiser, che non ha dovuto corrispondere alcun pagamento alla Monsanto. La diffusione di una coltura Ogm, infine, ha un impatto letale sulla biodiversitĂ  dell’ecosistema e lo rende piĂč vulnerabile.
Il problema Ăš riconosciuto a livello internazionale e regolato da diversi accordi. L’Unione internazionale per la protezione di nuove varietĂ  di piante, aggiornata nel 1991, prevede un diritto di monopolio esclusivo per chi crea nuove specie vegetali. La Convenzione internazionale sulla biodiversitĂ  del 1992 affida alle comunitĂ  indigene il ruolo (l’obbligo, anzi) di preservare la biodiversitĂ . Infine, lo stesso Trips lascia agli Stati l’opzione di proteggere la proprietĂ  intellettuale sulle varietĂ  di piante e animali attraverso istituti giuridici diversi dal brevetto. La coesistenza di diversi regimi giuridici in materia, tuttavia, piĂč che tutelare dagli abusi, ha creato un clima di incertezza favorevole ad essi.
Altre iniziative tese a contrastare il fenomeno dei brevetti sulle conoscenze tradizionali si muovono su un terreno diverso da quello del diritto internazionale. Dal 1999, il Consiglio della ricerca scientifica e industriale indiano e il Dipartimento di ayurveda, yoga, naturopatia, unani, soìddha e omepatia del Ministero della Sanità e della famiglia del governo indiano collaborano per creare una banca dati digitale dei saperi tradizionali, in cui sono riunite migliaia di descrizioni di tecniche a scopo agricolo o medicinale. L’archivio si chiama Traditional Knowledge Digital Library (Libreria digitale delle conoscenze tradizionali, Tkdl), ù disponibile su internet all’indirizzo www.tkdl.res.in e, grazie ad accordi con gli uffici brevetti statunitense, europeo e giapponese, oggi fa parte del corpus di conoscenze esistenti con cui si devono confrontare le invenzioni da brevettare per dimostrarne l’originalità. L’archivio contiene anche le descrizioni video di oltre mille asana, le posizioni degli esercizi yoga, per impedire che esse siano brevettate. Non si tratta di un timore infondato: l’Ufficio brevetti e marchi degli Stati Uniti ha già concesso oltre cento brevetti sullo yoga. Dall’introduzione del Tkdl, decine di brevetti sono stati invalidati grazie alle informazioni contenute nell’archivio.
3. L’accesso ai farmaci
L’attenzione dell’opinione pubblica al tema dei brevetti deriva in massima parte dall’impatto della proprietĂ  intellettuale sul mercato farmaceutico. Il monopolio su un farmaco puĂČ aumentarne il prezzo fino a renderlo inaccessibile ai malati. È la situazione che fronteggiano le vittime di pandemie come l’Hiv, la tubercolosi o la malaria nel sud del mondo. Il brevetto va difeso anche al costo della loro salute?
La posta in gioco, evidentemente, Ăš grande. Da un lato, i costi del sistema dei brevetti appaiono moralmente insostenibili per chi difende i diritti dei malati; dall’altro, secondo le societĂ  farmaceutiche, quei farmaci non sarebbero esistiti affatto senza gli incentivi necessari. Ma quanto costa «inventare» un farmaco? In effetti, l’innovazione in questo settore Ăš particolarmente impegnativa e incerta. La sviluppo di un nuovo farmaco dal laboratorio di ricerca al bancone di una farmacia implica uno sforzo duraturo e costoso e non Ăš certo un investimento sicuro. Oltre ai rischi connessi ad ogni impresa scientifica, un farmaco deve anche superare prove di sicurezza da parte di vari organismi pubblici. Inoltre, al prodotto finale non basta essere efficace, ma deve anche risultare redditizio sul piano economico, soprattutto se il produttore Ăš un’impresa privata. Valutare l’importanza di ciascuno di questi fattori non Ăš facile, anche perchĂ© le imprese non mettono i loro dati a disposizione della comunitĂ  scientifica. Di conseguenza, le stime degli investimenti delle case farmaceutiche variano notevolmente a seconda del metodo applicato dagli economisti che vi si sono cimentati. Il valore piĂč citato dalla comunitĂ  scientifica Ăš quello stimato dagli economisti Joseph A. DiMasi, Ronald W. Hansen e Henry G. Grabowski, secondo cui l’intero sviluppo di un nuovo farmaco costa circa 800 milioni di dollari (Di-Masi, 2003). Senza un’alternativa al brevetto altrettanto efficace, Ăš difficile che un’impresa farmaceutica sopporti volontariamente costi cosĂŹ elevati.
Il tema ha conquistato un’enorme rilevanza dopo l’entrata in vigore del Trips, che obbliga gli Stati aderenti a riconoscere i brevetti sui farmaci. In precedenza, tra i paesi in cui i farmaci non erano brevettabili esisteva un mercato parallelo che permetteva ai governi di fronteggiare le emergenze sanitarie acquistando farmaci a basso costo. Dopo l’accordo, le societĂ  farmaceutiche sono potute diventare monopoliste globali dei farmaci tanto da guadagnarsi il nomignolo collettivo, non certo benevolo, di «Big Pharma»: dunque, possono fissare il prezzo secondo le loro convenienze. Secondo i sostenitori del Trips, il libero mercato farĂ  in modo che nei paesi poveri, pur di andare incontro alla domanda, le case farmaceutiche abbasseranno il prezzo di vendita dei farmaci o cederanno le licenze a prezzi ridotti.
Purtroppo, non Ăš cosĂŹ semplice. Gli economisti Sean Flynn, Aidan Hollis e Mike Palmedo hanno esaminato il mercato dei farmaci in mercati a basso tenore di vita e con elevate disparitĂ : Ăš proprio la situazione di molti paesi poveri a sud del Sahara, in America latina o nell’Asia sud-occidentale. Quando la maggior parte dei potenziali acquirenti ha un bassissimo potere d’acquisto, al produttore conviene alzare il prezzo dei farmaci: nella fascia di reddito piĂč elevata della popolazione, infatti, l’aumento dei prezzi non provocherĂ  la perdita di molti «clienti», cioĂš malati in grado di pagarsi le cure. In un sistema in cui i redditi sono elevati ma sono distribuiti in maniera piĂč equa (per esempio, in Norvegia), il produttore invece ha interesse a mantenere bassi i prezzi, alla portata della maggior parte dei potenziali acquirenti. CiĂČ spiegherebbe perchĂ© alcuni farmaci abbiano un prezzo inferiore in paesi ricchi rispetto ai paesi poveri (Flynn, Hollis, Palmedo, 2009). D’altronde, prima del Trips in molti paesi i brevetti sui farmaci non erano ammessi proprio perchĂ© il monopolio poteva limitare l’accesso alle cure.
Per tali paesi, l’accordo firmato nel 1994 prevedeva la possibilitĂ  di istituire licenze obbligatorie: in altre parole, se un produttore non riesce ad ottenere una licenza ordinaria dal detentore del brevetto, in modo da soddisfare la domanda di farmaci, il governo poteva autorizzare la produzione di quel farmaco anche senza il consenso del detentore. Nonostante le apparenze, si trattava di una deroga di portata limitata: infatti, nei paesi poveri in cui il brevetto impedisce l’accesso a farmaci, spesso non esiste nemmeno la capacitĂ  industriale di produrli in proprio. Questi paesi, dunque, sono costretti a rivolgersi al mercato parallelo, comprando i farmaci da altri paesi in cui simili infrastrutture esistono. Ma se nel paese esportatore la licenza obbligatoria non Ăš permessa, l’Omc puĂČ bloccarne il trasferimento verso altri paesi. Questo vicolo cieco, com’ù evidente, rende inefficace la flessibilitĂ  permessa dal Trips.
La questione ù esplosa in tutta la sua evidenza quando il governo sudafricano, alla fine del 1997, ha deciso di riformare il sistema sanitario per fronteggiare l’epidemia di Hiv. All’epoca, il 20 per cento della popolazione adulta ne era affetta e la terapia basata sui farmaci anti-retrovirali costava circa...

Table des matiĂšres