Apprendimento e competenze nelle metodologie didattiche innovative: i laboratori inclusivi
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Apprendimento e competenze nelle metodologie didattiche innovative: i laboratori inclusivi

Quaderni didattici-Percorsi per l'inclusione-4/2021

Paola Cavallo

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Apprendimento e competenze nelle metodologie didattiche innovative: i laboratori inclusivi

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Si vuole iniziare questo excursus affrontando una problematica molto diffusa che si incrocia fortemente con le logiche discriminatorie che si tenta di avversare. Apprendimento e competenze nelle metodologie didattiche innovative: i laboratori inclusivi Le metodologie didattiche piĂč innovative sottolineano la centralitĂ  dell'apprendimento personale e dell'aiuto reciproco per valorizzare le competenze di ciascuno. Negli ultimi decenni la vita scolastica Ăš cambiata profondamente. Da una parte le innovazioni tecnologiche hanno consentito lo sviluppo di strumenti, tecniche e strategie del tutto inedite e, con esse, la predisposizione di nuovi ambienti di apprendimento, plurali e flessibili. Dall'altra, i processi di globalizzazione ed i crescenti flussi migratori hanno determinato una popolazione scolastica eterogenea, portatrice di culture e valori plurimi. Da tempo ormai l'Unione Europea sta promuovendo l'adozione stili educativi volti a formare competenze spendibili nella complessitĂ  di un mondo continuamente cangiante. La scuola Ăš chiamata ad interpretare tutto ciĂČ, a diventare laboratorio di formazione, contesto in cui piĂč che trasmettere conoscenze si crei supporto verso la formazione di una cittadinanza attiva. Al centro di essa non Ăš piĂč l'insegnamento ma l'apprendimento. Non piĂč le conoscenze, il sapere, ma il saper fare, il sapere agito, che renda capaci di comprendere i costanti cambiamenti e di muoversi agevolmente in essi. La scuola, affermano le recenti Indicazioni Nazionali per il curricolo, deve promuovere lo sviluppo di competenze da spendere nel mondo reale. Il lavoro del docente Ăš perciĂČ cambiato: da esperto che dispensa conoscenze Ăš diventato guida, facilitatore, supporto per un apprendimento autonomo, nella costruzione attiva della conoscenza da parte degli allievi. Non solo: l'attenzione si Ăš sempre piĂč concentrata sulla diversitĂ  umana, sui bisogni formativi di ciascuno, sui personali stili di apprendimento e di pensiero. La scuola deve perciĂČ divenire flessibile, comprendere, valorizzare e adeguarsi alle differenze. Solo rispondendo adeguatamente ai diversi bisogni essa puĂČ diventare davvero inclusiva e le tante buone intenzioni possono concretamente divenire buone prassi, in termini di individualizzazione e personalizzazione dei processi di insegnamento/apprendimento. Una scuola per tutti e per ciascuno. Se al centro dell'azione didattica non Ăš piĂč il lavoro del docente ma quello degli allievi, le metodologie d'insegnamento dovranno prevedere strumenti, tecniche e strategie focalizzate su di essi e dovranno rendersi flessibili e ricche, in modo da contenere le proposte piĂč adeguate per ciascun allievo, affinchĂ© possa seguire le vie piĂč agibili verso il proprio apprendimento. Ben vengano dunque le attivitĂ  diversificate, i laboratori didattici, gli ambienti di apprendimento costruiti con il supporto delle tecnologie informatiche, i prodotti didattici multimediali, interattivi, ricchi di possibilitĂ  di accesso e rielaborazione. E, con essi, i lavori di gruppo, l'Apprendimento cooperativo, la ricerca responsabile per la crescita della comunitĂ  scolastica in apprendimento, lo scambio e la condivisione di contenuti e conoscenze, la messa a disposizione di abilitĂ  diverse, di competenze maturate, a supporto dell'apprendimento altrui e per il rafforzamento del proprio. Ciascun allievo Ăš interno ad un processo e si sforza in esso nei termini delle proprie possibilitĂ  per costruire conoscenza insieme agli altri. Ciascuno Ăš al tempo stesso artefice, responsabile del proprio apprendimento e supporto per i compagni, aiuta l'altro nelle difficoltĂ  e viene da quest'ultimo aiutato nelle proprie (peer tutoring).

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Informations

Éditeur
Youcanprint
Année
2021
ISBN
9791220350440

Metodologia attiva

La “metodologia attiva” ù una modalità didattica che consiste nel presentare i contenuti dell'insegnamento come problemi concreti da risolvere fornendo a colui che apprende tutte le informazioni ed i mezzi necessari a questo scopo.
L'insegnante aiuta l'allievo a scoprire le soluzioni da se stesso e non gli fornisce risposte a priori.
La metodologia attiva si fonda sul principio dell’apprendimento attraverso il fare (vedere anche “learning by doing”), della sperimentazione di situazioni o attività che stimolino la riflessione del singolo, del gruppo e del singolo sul gruppo.
Essa permette al partecipante di apprendere su sé stesso, in un percorso di crescita personale volto alla maggiore consapevolezza di sé.
Un processo che si basa sull'interazione con il gruppo attraverso uno scambio continuo di input e feedback.
Il partecipante non Ú quindi un elemento vuoto che utilizza la formazione per riempirsi di contenuti, bensÏ assume un ruolo attivo per sé e per le altre persone coinvolte, compreso il docente.
Ogni attività proposta (laboratori, simulazioni, attività ludiche, giochi di conoscenza, condivisioni in piccoli gruppi, ecc...) ha come obiettivo principale quello di costruire con i partecipanti un’esperienza che possa essere uno spunto, un metaforico ponte verso nuove attività ed esperienze future, che continuano a farlo crescere ed esplorare nuove situazioni.
La metodologia attiva ha come suo riferimento lo sviluppo dell’essere umano, considerandolo come un processo che non ha una specifica età di riferimento, bensì inteso come un’evoluzione continua, basata sull’apprendimento lungo tutto l’arco della vita.
La matrice culturale di ispirazione Ăš naturalmente il costruttivismo fondato su una posizione filosofica ed epistemologica che considera la rappresentazione della realtĂ , e quindi il mondo in cui viviamo, come il risultato dell'attivitĂ  costruttrice delle nostre strutture cognitive, assumendo una prospettiva spesso relativistica e soggettivista.
Seppur molti costruttivisti, di matrice piĂč razionalista, affermino l'esistenza di una realtĂ  oggettiva e fisica e di alcuni principi morali, quello che conta ai loro occhi, nell'interazione tra il mondo e i soggetti, Ăš solo e unicamente la realtĂ  percepita da costoro.
Tale teoria ha nei suoi precursori diversi pensatori: da Eraclito agli stoici (come Epitteto, per cui non conta la realtĂ  ma la nostra immagine di essa, insistendo cosĂŹ sulla necessitĂ  di costruirsi comunque una realtĂ  soddisfacente), dai Sofisti (specialmente Protagora e Gorgia, con il loro relativismo gnoseologico e etico) fino ad alcuni esistenzialisti talvolta portatori di relativismo o costruttori di un'etica personale, come Husserl, Nietzsche, Stirner, Scopenhauer ( Il mondo come volontĂ  e rappresentazione), Camus, Sartre con il suo soggettivismo) e Heidegger, e, in oriente, il buddismo e taoismo, senza escludere Henry Bergson, Karl Popper e Giambattista Vico.
Le origini del costruttivismo, come di tutte le correnti filosofiche soggettiviste, sono molto antiche.
Tra i precursori troviamo in Occidente la scuola sofista (V secolo a.C.) dagli esiti relativistici, la quale, come tramandatoci da Platone nel Teeto, afferma con Protagora nel Teeteto:
« L'uomo Ú la misura di tutte le cose di quelle che sono in quanto sono e di quelle che non sono in quanto non sono ».
Ancor prima (a partire dal VI secolo a.C.) in Oriente si sviluppa il pensiero buddista che fonda la saggezza sul principio d...

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