Tutto quello che non vi hanno mai detto sull'immigrazione
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Tutto quello che non vi hanno mai detto sull'immigrazione

Gianpiero Dalla Zuanna, Stefano Allievi

  1. 160 pages
  2. Italian
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Tutto quello che non vi hanno mai detto sull'immigrazione

Gianpiero Dalla Zuanna, Stefano Allievi

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Numeri, dati, fatti per raccontare con un taglio pragmatico e con una prospettiva inedita il piĂč grandioso mutamento dell'Italia di questi anni.L'Italia Ăš diventata nel breve giro di un paio di generazioni da paese di emigrazione sostanzialmente monoculturale a grande porto di mare. Vivono oggi dentro i nostri confini cinque milioni di stranieri e l'immigrazione Ăš da anni al centro del dibattito pubblico e dello scontro politico.Spesso perĂČ se ne discute senza tener conto dei dati di fatto: se in un luogo non ci sono risorse sufficienti per permettere agli uomini di soddisfare le loro necessitĂ  e in un altro luogo le opportunitĂ  sono sovrabbondanti rispetto agli uomini, un gruppo di abitanti del luogo di partenza si trasferirĂ  inevitabilmente nel luogo d'arrivo. È dunque impensabile che il flusso dei migranti si interrompa. Peraltro, la struttura demografica dei paesi occidentali rende necessario l'apporto degli stranieri: nei prossimi vent'anni, per mantenere costante la popolazione in etĂ  lavorativa (20-64), ogni anno dovranno entrare in Italia – a saldo – 325 mila potenziali lavoratori, un numero vicino a quelli entrati nel ventennio precedente. Altrimenti, nel giro di appena 20 anni i potenziali lavoratori calerebbero da 36 a 29 milioni, a mano a mano che i baby-boomers andranno in pensione. Diminuirebbero anche i giovani (da 11, 2 a 9, 7 milioni), mentre gli anziani – in ogni caso – sono destinati ad aumentare in modo inarrestabile.Il libro offre dati aggiornatissimi sui flussi migratori e sul loro contributo reale allo sviluppo economico, culturale e sociale del Paese, senza eludere nessuno dei temi scottanti degli ultimi mesi: l'aumento esponenziale dei richiedenti asilo, l'impatto della crisi sulle migrazioni, il contributo degli stranieri all'economia italiana, i problemi di criminalitĂ , l'integrazione fra le diverse culture e religioni. PerchĂ© esiste un modello italiano alle immigrazioni: Ăš necessario riconoscerlo per tracciare con sapienza le politiche del futuro.

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Informations

Éditeur
Editori Laterza
Année
2016
ISBN
9788858125458

1.
La forza dei numeri

1. «Di fonderci insieme giĂ  l’ora suonĂČ»

Migranti liberi e forzati. Ricchi e poveri. Giovani e vecchi. Tanti e pochi. Buoni e cattivi. Un incrocio continuo fra problemi e opportunitĂ , dove si scontrano e si confrontano i valori, la cultura, l’economia e la demografia di piĂč comunitĂ  umane.
Anche se ogni migrazione ha qualcosa di suo da raccontare, in realtà molti aspetti si ripetono nel tempo, specialmente per i possenti movimenti di persone che si susseguono dall’inizio della rivoluzione industriale. Tre parole si rincorrono sempre nelle storie migratorie: necessità, selezione, integrazione.
Le migrazioni nascono da due necessitĂ  contrapposte. Per i motivi piĂč svariati, in un luogo non ci sono risorse sufficienti per permettere agli uomini di soddisfare le loro necessitĂ  e realizzare i loro sogni. Di converso, in un altro luogo – vicino o lontano – le opportunitĂ  sono sovrabbondanti rispetto agli uomini. CosĂŹ, come attratti da una calamita, se i costi di trasferimento non sono proibitivi, un gruppo di abitanti del luogo di partenza si trasferisce nel luogo d’arrivo.
Ma le migrazioni non sono una lotteria, dove i biglietti vincenti vengono estratti a caso. Chi ha l’ardire di spostarsi non Ăš uguale a chi resta a casa: spesso Ăš piĂč sano, piĂč avventuroso, piĂč determinato, piĂč aperto al nuovo, disposto anche a inghiottire bocconi amari, a sopportare sacrifici e privazioni pur di realizzare il suo progetto di vita.
Grazie anche a questa preventiva selezione, i migranti diventano sempre piĂč simili agli abitanti del paese che li ha accolti, tanto da diventare quasi indistinguibili da questi ultimi nel giro di pochissime generazioni.
NecessitĂ , selezione e integrazione: tre parole-chiave per comprendere come non si dovrebbe parlare tanto di migrazioni e di stranieri (parole che pure ricorreranno di continuo anche in questo libro), quanto piuttosto di processi migratori. Trasformazioni che quasi sempre si ripetono con caratteristiche simili: un gruppo per lo piĂč autoselezionato di persone fa il grande passo di lasciare il luogo dove ha trascorso il primo periodo della sua vita, attratto da prospettive (da esso ritenute) concrete di mobilitĂ  sociale; i suoi componenti, una volta trasferiti, iniziano a trasformarsi, diventando sempre piĂč diversi rispetto ai loro coetanei rimasti in patria e sempre piĂč simili agli abitanti del paese che li ospita. Infine, i loro discendenti, spesso in tempi assai ristretti, diventano praticamente indistinguibili rispetto ai coetanei nativi.
Per essere piĂč precisi, piuttosto che di integrazione dei migranti, si dovrebbe parlare di fusione fra i migranti e i nativi, come vedremo in dettaglio verso la fine di questo libro, quando parleremo dell’originale mix che si sta producendo in Italia fra culture e religioni. PerchĂ© anche i nativi vengono in qualche modo modificati dall’interazione con i migranti, e da questi incontri nasce una popolazione nuova, cosĂŹ come una lega puĂČ avere proprietĂ  anche molto diverse rispetto ai due metalli di partenza.
«Di fonderci insieme giĂ  l’ora suonĂČ». Questo verso dell’inno nazionale Ăš piĂč attuale che mai nell’Italia di oggi, dove cinque milioni di stranieri e cinquantacinque milioni di italiani, affrontando le fatiche quotidiane dell’incontro e del confronto, stanno dando vita a qualcosa di nuovo. A metĂ  dell’Ottocento, l’auspicio del giovanissimo Mameli era che i tanti Stati italiani si fondessero in un’entitĂ  del tutto nuova. Nel nostro piccolo, noi auspichiamo che da quel crogiuolo che Ăš l’Italia di oggi non esca una campana stonata. Infatti, anche se il processo migratorio si muove con regole in qualche modo inerziali di selezione e di assimilazione, la sua velocitĂ  e la sua buona riuscita non sono affatto date. Esse dipendono in larga misura da condizioni influenzabili dall’azione dell’uomo: atteggiamenti culturali dei migranti e dei nativi, spinte e controspinte dell’economia, azioni di governo, e cosĂŹ via.

2. Migrazioni moderne

In questo primo capitolo parliamo di demografia. PerchĂ© con la rivoluzione demografica tutto Ăš cambiato: sono le migrazioni moderne, bellezza, e non puoi farci niente. Possiamo perĂČ adattare la nostra societĂ  e – prima ancora – la nostra mentalitĂ , per vivere al meglio questo grandioso mutamento.
Anche nelle societĂ  preindustriali vi furono grandi trasferimenti di popoli: per sopravvivere alla pressione di altre genti, per desiderio di conquista, per fuggire da disastri ambientali o climatici, per persecuzione religiosa, per politiche di popolamento. Tuttavia, nel passato gli spostamenti di uomini avevano per lo piĂč carattere stagionale o locale. Ad esempio, molti abitanti delle montagne si trasferivano temporaneamente in pianura nei periodi di raccolto; all’inizio di novembre molti mezzadri veneti, emiliani o toscani facevano San Martino, cambiando podere con tutta la famiglia. Oppure, fra aree diverse, usualmente non lontane fra loro, c’era un continuo e regolare flusso di persone: ad esempio, le cittĂ  italiane medievali erano in continuo deficit demografico, essendo i morti sistematicamente piĂč numerosi dei nati, ma i ‘buchi’ venivano compensati da persone provenienti dal contado, dove, di converso, le nascite erano piĂč numerose dei decessi.
Con il XIX secolo questi secolari equilibri si incrinarono: sotto la duplice spinta della rivoluzione economica e della rivoluzione demografica, masse imponenti di persone adulte andarono ‘fuori mercato’, e furono costrette a cercare fortuna lontano dal loro luogo di nascita, cercandola nelle nuove fabbriche. L’effetto delle trasformazioni economiche fu duplice: da un lato, grazie all’innovazione agricola, per ottenere la stessa quantitĂ  di cibo c’era bisogno di molte meno braccia; dall’altro, per lo piĂč nelle cittĂ , nacquero zone industriali sempre piĂč grandi, con crescente bisogno di manodopera.
La rivoluzione demografica ha inciso sulle migrazioni in modo ancora piĂč profondo. Questa rivoluzione, che in tempi diversi ha ormai investito tutto il mondo, si sviluppa in tre fasi:
(1) la mortalità infantile e giovanile diminuisce mentre la natalità resta costante: di conseguenza aumenta notevolmente il numero di giovani che raggiungono l’età lavorativa e poi riproduttiva;
(2) le coppie iniziano a ridurre il numero di figli: nel giro di pochi anni, il numero di potenziali lavoratori si riduce drasticamente e la popolazione cessa di aumentare;
(3) sia la mortalità sia la natalità sono molto basse, ma l’età media alla morte continua a crescere: di conseguenza, la proporzione di anziani continua ad aumentare.
La prima fase (aumento del numero di bambini e giovani) Ăš quasi ovunque contemporanea a un forte incremento della produttivitĂ  agricola (ossia della quantitĂ  prodotta a paritĂ  di ore di lavoro), e quindi un alto numero di giovani-adulti rimane senza lavoro e vorrebbe andarsene. È quanto accadde in tutta l’Italia fra l’UnitĂ  e la prima guerra mondiale, e nelle campagne del Mezzogiorno e del Veneto fino a tutti gli anni Sessanta del Novecento. Il censimento del 1881 rivelĂČ â€“ fra la sorpresa degli statistici – che metĂ  dei milanesi non erano nati a Milano. Nel primo secolo di UnitĂ  nazionale (1861-1961), almeno 25 milioni di italiani hanno lasciato l’Italia, quasi 700 al giorno.
Il declino delle nascite – che nel giro di pochi anni si traduce in drastico calo del numero dei giovani – si Ăš verificato quasi ovunque contemporaneamente all’industrializzazione di massa, iniziando dalle aree urbane e piĂč scolarizzate, generando una grave carenza di lavoratori, e attraendo in modo irresistibile giovani provenienti dalle zone ancora attardate nella prima fase della rivoluzione. CosĂŹ, alcune aree d’Italia avevano fame di immigrati proprio mentre altre zone erano sovraccariche di persone ansiose di lasciare il paesello, dov’era impossibile trovare qualcosa da fare. Nel ventennio 1955-1975, alla stazione di Torino e di Milano e in altri poli urbani (come Roma) e industriali (come Mestre) arrivavano ogni mattina centinaia di immigrati provenienti dalle campagne del Veneto e dall’Italia del Centro-Sud, con le valigie di cartone cariche di pochi beni e di molte speranze.
Negli stessi anni, migliaia di italiani sono partiti dagli stessi luoghi per raggiungere la Germania, la Francia, il Belgio, il Canada, il Venezuela, gli Stati Uniti e l’Australia. Questa sfasatura temporale fra Italia del Nord-Ovest e il resto del paese nelle fasi delle rivoluzioni economica e demografica spiega un apparente paradosso: in Italia il picco delle migrazioni venne toccato proprio durante il boom economico, nel periodo di maggior creazione di nuovo lavoro. La stessa cosa si sta ripetendo oggi, a ritmi accelerati e con numeri ben piĂč imponenti, nell’Asia sud-orientale, dove la rivoluzione demografica Ăš iniziata cinquant’anni dopo l’Italia e dove sta procedendo veloce.
La terza fase, quella della ricchezza e dell’invecchiamento, Ăš tipica dell’Occidente di oggi: gran parte delle persone Ăš benestante, e la produttivitĂ  Ăš altissima. Di conseguenza, la maggioranza dei nativi puĂČ permettersi di rifiutare i ddd jobs, ossia i lavori ritenuti sporchi, pericolosi e umilianti (dirty, dangerous and demeaning). Nello stesso tempo, si moltiplicano gli anziani che hanno bisogno di essere accuditi. Le societĂ  che attraversano questa fase continuano a generare una notevole offerta di lavoro, e sono fortemente attrattive per quanti vivono in paesi con sovrabbondanza di uomini, ancora immersi nella prima fase della rivoluzione. Ecco perchĂ©, negli ultimi trent’anni, l’Italia – malgrado un’economia non particolarmente florida – Ăš stata cosĂŹ attrattiva per gli immigrati provenienti dai paesi demograficamente giovanissimi del Sud del mondo. Secondo le stime delle Nazioni Unite, all’inizio del 2015 nell’Africa sub-sahariana vivevano 962 milioni di persone (nel 1950 erano appena 180 milioni), e il 63% di loro aveva meno di vent’anni. Solo recentemente – e non in tutti i paesi – la feconditĂ  Ăš iniziata a diminuire.
Inoltre, l’Italia ù stata particolarmente attrattiva anche per uomini e donne dell’Europa ex comunista dove – specialmente a causa di un sistema produttivo ancora arretrato – i fattori economici di espulsione operano con forza, malgrado la proporzione di giovani non sia particolarmente elevata.

3. Attrazioni e fughe irresistibili

Le migrazioni moderne sono profondamente diverse da quelle delle societĂ  agricole. PerchĂ© la loro causa profonda risiede in qualcosa che non si era mai verificato prima nella storia dell’umanitĂ , ossia nella rivoluzione demografica, o – piĂč precisamente – nei tempi sfasati con cui la rivoluzione demografica, a partire dal XIX secolo, si Ăš manifestata e si sta manifestando nelle regioni e nei paesi del mondo.
Per comprendere ancor meglio la forza irresistibile che ancora oggi hanno questi numeri, rispondiamo a due semplici domande. Quante persone dovrebbero entrare nei paesi ricchi e in Italia nei prossimi vent’anni, affinchĂ© la popolazione in etĂ  20-64 (la potenziale forza lavoro) non diminuisca? E quante persone dovrebbero uscire dai paesi poveri, affinchĂ© la popolazione della stessa etĂ  non aumenti? Per rispondere non Ăš necessaria una grande immaginazione, perchĂ© chi avrĂ  20 anni nel 2035, nel 2015 Ăš giĂ  nato, e quindi le nostre previsioni – o, meglio, quelle della Population Division delle Nazioni Unite – sono basate su proiezioni molto realistiche delle popolazioni che giĂ  oggi vivono nei diversi paesi.
Se il sogno di alcuni si realizzasse, e i paesi ricchi ‘blindassero’ le loro frontiere, nel giro di vent’anni i loro abitanti in etĂ  lavorativa passerebbero da 753 a 664 milioni, con una diminuzione fra il 2015 e il 2035 di quasi 4,5 milioni l’anno. D’altro canto, se i paesi poveri chiudessero improvvisamente le loro frontiere, nel giro di vent’anni la loro popolazione in etĂ  20-64 aumenterebbe di quasi 850 milioni di unitĂ , ossia piĂč di 42 milioni l’anno.
Nel prossimo ventennio, dunque, il mondo ricco non potrĂ  fare a meno dei migranti. Come Ăš accaduto nei decenni passati, la grandissima parte dei nuovi giovani asiatici, africani e sudamericani continuerĂ  a vivere e a lavorare nel suo paese. Ma Ăš sufficiente che uno su dieci si trasferisca per coprire il deficit di forza lavoro del mondo ricco.
Nell’Italia del crollo delle nascite post-1975 e della lunga sopravvivenza, la situazione demografica Ăš ancora piĂč ‘estrema’. Nei prossimi vent’anni, per mantenere costante la popolazione in etĂ  lavorativa (20-64), ogni anno dovranno entrare in Italia – a saldo – 325.000 potenziali lavoratori, un numero vicino a quelli effettivamente entrati nel ventennio precedente. Altrimenti, nel giro di appena vent’anni i potenziali lavoratori caleranno da 36 a 29 milioni, a mano a mano che i baby boomers, nati negli anni 1955-1975, andranno in pensione. Diminuiranno anche i giovani con meno di vent’anni (da 11,2 a 9,7 milioni), mentre gli anziani con piĂč di 65 anni sono destinati ad aumentare in modo inarrestabile, passando da 13,3 a 17,8 milioni (e ancora di piĂč, se riusciremo a combattere con maggiore eff...

Table des matiĂšres

  1. Premessa. Perché questo libro
  2. 1. La forza dei numeri
  3. 2, Aria fresca in un’economia in declino
  4. 3. Un laboratorio d’eccezione: la scuola
  5. 4. Visti da vicino sembriamo uguali
  6. 5. Tutti delinquenti?
  7. 6. Nuove schiavitĂč: la tratta sessuale
  8. 7. I rifugiati non sono un’emergenza
  9. 8. Il fattore C (come cultura)
  10. 9. Mamma li turchi!
  11. 10. Se non ora, quando? Il posto della politica
  12. Conclusioni
Normes de citation pour Tutto quello che non vi hanno mai detto sull'immigrazione

APA 6 Citation

Zuanna, G. D., & Allievi, S. (2016). Tutto quello che non vi hanno mai detto sull’immigrazione ([edition unavailable]). Editori Laterza. Retrieved from https://www.perlego.com/book/3460351/tutto-quello-che-non-vi-hanno-mai-detto-sullimmigrazione-pdf (Original work published 2016)

Chicago Citation

Zuanna, Gianpiero Dalla, and Stefano Allievi. (2016) 2016. Tutto Quello Che Non vi Hanno Mai Detto Sull’immigrazione. [Edition unavailable]. Editori Laterza. https://www.perlego.com/book/3460351/tutto-quello-che-non-vi-hanno-mai-detto-sullimmigrazione-pdf.

Harvard Citation

Zuanna, G. D. and Allievi, S. (2016) Tutto quello che non vi hanno mai detto sull’immigrazione. [edition unavailable]. Editori Laterza. Available at: https://www.perlego.com/book/3460351/tutto-quello-che-non-vi-hanno-mai-detto-sullimmigrazione-pdf (Accessed: 15 October 2022).

MLA 7 Citation

Zuanna, Gianpiero Dalla, and Stefano Allievi. Tutto Quello Che Non vi Hanno Mai Detto Sull’immigrazione. [edition unavailable]. Editori Laterza, 2016. Web. 15 Oct. 2022.