CEO Factor

La leadership gentile dei nuovi imprenditori

Pierangelo Soldavini, Francesco Pagano

• Éditeur: IlSole24Ore
• Année: 2022
• ISBN:
  9791254840023
• Sujet: Economía
• Sous-sujet: Teoría económica

Dopo il successo di Primo. Non comandare (2021), Pierangelo Soldavini e Frank Pagano tornano a riflettere sul ruolo del CEO e sulla leadership necessaria per cambiare il nostro mondo. Interrogando una nuova generazione di imprenditori, innovatori nei più svariati settori, tracciano il profilo di un leader che ama il cambiamento, sa ascoltare e ha l'umiltà di re-imparare il proprio mestiere ogni singolo giorno. Ne esce un quadro in cui la consapevolezza sociale, ambientale ed etica viene messa sullo stesso livello del risultato economico, e dove tecnologia, sostenibilità e comunicazione sono al servizio di un mindset di assoluta rottura con i passati modelli di business e di comando. Tra le voci raccontate, l'Estetista Cinica Cristina Fogazzi, lo startupper di successo Alberto Dalmasso, l'influencer della grappa Francesca Bardelli Nonino e altri protagonisti dei nuovi mondi virtuali, come Thibault Launay di Exclusible, fino a chiudere con Luca Zingaretti, che ci parla di sacrifici, equilibrio e soprattutto gentilezza.
Con i contributi di: Raffaele Bifulco, Natalia Borri, Marco Di Dio Roccazzella, Fulvio Magni, Giuseppe Stigliano CEO Factor contiene anche una DAO (Decentralized Autonomous Organization), la prima mai associata ad un libro, dove si invitano nuovi artisti a raffigurare la leadership del futuro in digitale.I migliori lavori, grazie alla blockchain, sono venduti tramite NFTed i proventi devoluti a Medici Senza Frontiere e al lavoro di nuovi artisti.

Postfazione

La ricetta del soufflé

di Natalia Borri,
Presidente e Chief Creative Director di The Ad Store

Chi non fa non sbaglia, mi ammoniva sempre mia madre. Era una grande cuoca, e quando da bambina la aiutavo a montare le chiare a neve aveva un modo tutto suo di insegnarmi i trucchetti del mestiere. Mi mostrava gli errori, non per umiliarmi, ma per insegnarmi. Dietro il primo soufflé riuscito, ce ne sono altri nove da lasciarti alle spalle. Impara ad amare quei nove fallimenti, perché senza di loro, questo perfetto non esisterebbe. Che grande lezione appresa. Non ho imparato a cucinare, ma a sbagliare, quello sì.

Fin dai primi anni da imprenditrice, ho sempre sentito il bisogno, anzi l’impellente e trainante necessità di non fermarmi mai, non per bulimia di successo, viceversa, direi: proprio per mettere in discussione ciò che conoscevo, come guidata da un motore a trazione integrale verso il cambiamento, lungo quella sottile linea tratteggiata fra coraggio e incoscienza.

“Buttatevi, abbiate fretta di sbagliare, di fare esperienza”. Incita così i giovani Alberto Dalmasso, CEO di Satispay, nella sua intervista a “CEO Confidential”. Ed è molto bello quest’invito, lo faccio mio, l’ho fatto mio. Citando il fondatore di Patagonia, Jacopo Sebastio ricorda invece che il leader deve portare in azienda delle piccole crisi, perché è solo con il cambiamento che ne consegue che si creano quegli anticorpi che rendono l’azienda in grado di superare le grandi crisi. Una grande verità, sperimentata e confermata sul campo. Dicono che la storia si costruisca più attraverso i grandi fallimenti che i grandi successi. Dev’essere vero, ma a patto che dagli errori si abbia voglia di imparare, cioè non commettere più gli stessi sbagli per lasciare spazio a quelli nuovi.

La forza della vulnerabilità

Io ho imparato a sbagliare. E ho imparato anche ad ascoltare. Circondandomi sempre di persone da guidare, ma da cui anche apprendere. E ho capito che le due cose non sono in contrasto. Virginia Stagni, nella sua intervista, dice che il leader deve saper attrarre persone non simili a se stesso, per trovarsi così ad avere un tavolo decisionale che lo possa ispirare. Da qui l’idea, per nulla scontata, della vulnerabilità del leader: di colui o colei, cioè, che sa ammettere di non conoscere tutto e di avere quindi bisogno di imparare da altri leader esperti da portare a bordo. L’ascolto l’ho fatto diventare una vera prassi, nella mia personale applicazione della leadership. Ne ho creato un metodo, che abbiamo chiamato Ad Personam, con cui dedico ad incontri “one to one” con i singoli dipendenti un’attenzione particolare. Non lo faccio solo per dare loro la dovuta attenzione, ma davvero aprendomi a nuovi stimoli tramite il loro punto di vista. Poi so fare sintesi, so prendere decisioni, ma so che le persone che ho scelto hanno molto da darmi e spesso ne sanno più di me. Sarei una pazza a non ascoltarle.

Utopie e visione

La tensione al cambiamento e la predisposizione all’ascolto non bastano a fare un buon imprenditore e un bravo leader. A completare la ricetta serve un altro ingrediente fondamentale: la visione. Che è un po’ come le chiare montate a neve. La visione, la missione, il purpose, chiamatelo come volete. Per me è la voglia di cambiare il mondo in meglio ed è quell’ingrediente senza il quale il soufflé non starà mai in piedi. Qualcosa che ti aiuta ad avere lo sguardo dall’alto, a tracciare la rotta. Puoi anche perdere qualche dettaglio, se hai sempre chiara la big picture in cui ti muovi. Felix Ohswald ricorda che la cosa più importante di un leader è condividere in modo molto chiaro con tutta l’azienda la propria missione, con una comunicazione molto trasparente con le proprie persone affinché tutti capiscano e condividano il perché si sta facendo quello che si fa. Avere un sogno, avere un progetto, saperlo trasmettere forte e chiaro. Sentirsi parte di un’organizzazione che vuole fare la differenza e cambiare, anche di poco, il mondo. Questo dev’essere il vero senso per un leader. Oggi più che mai abbiamo la responsabilità di essere moltiplicatori di impatto positivo e possiamo farlo solo sognando in grande. La domanda con cui di solito concludo i miei momenti “...

Table des matières

• Copertina
• Descrizione
• Biografia
• Frontespizio
• Copyright
• Indice
• Il futuro non è più quello di una volta Prefazione di Giuseppe Stigliano, CEO Spring Studios
• Generosità Prefazione di Marco Di Dio Roccazzella, General Manager & Shareholder di Jakala MarTech
• Il possibile dell’impossibile Introduzione di Pierangelo Soldavini e Frank Pagano
• CEO Factor
• Erica Alessandri Ci vuole un fisico bestiale
• Alessandro Armillotta Il CEO attivista
• Francesca Bardelli Nonino L’influencer della grappa che viene da lontano
• Alex Braga Il futuro in trenta secondi
• Norma Cerletti Imparare è possibile, sempre (se ci si diverte)
• Alex Collmer Elogio del fallimento
• Alberto Dalmasso Il Davide che ha sfidato i big della finanza
• Eric Demuth Obiettivo: democratizzare la finanza
• Cristina Fogazzi Il cinismo di dire la verità sulla bellezza
• Giano Lai & Francesca Manunta L’umanesimo della cucina italiana
• Thibault Launay Ci vediamo nel metaverso
• Marco Magnocavallo La digitalizzazione del vino
• Simone Mancini Il globetrotter delle rate senza interessi
• Federica Marchionni Una testa piena di sogni per ripulire la moda
• Felix Ohswald L’unicorno della scuola di qualità
• Matteo Pichi e Vittoria Zanetti Think Big
• Alberto Racca If there is a will, there is a way
• Andrea Scotti Calderini Genio e regolatezza
• Jacopo Sebastio Made in Italy 0.0
• Sebastian Siemiatkowski Il sogno di una finanza rispettosa delle persone
• Matteo Sivero A star is born
• Virginia Stagni Mission impossible: reinventare il giornalismo
• Serena Tabacchi WAGMI
• Alessandro Tommasi It can always be worse
• Luca Zingaretti Il potere della gentilezza
• Conclusione Noi, non più io di Pierangelo Soldavini e Frank Pagano
• Postfazione Verso un nuovo mondo: ART-IS-CALLING di Fulvio Magni, CEO Tokenance
• Postfazione Allenamento di Raffaele Bifulco, Co-Founder & Managing Director NEWU
• Postfazione La ricetta del soufflé di Natalia Borri, Presidente e Chief Creative Director di The Ad Store