RI-ANIMARE I VIVENTI.
INTRODUZIONE AL PENSIERO DI
JAMES HILLMAN
di Silvia Ronchey*
LA CADUTA DELLâIMPERO ROMANO DELLâIO
Psicologia Ăš, alla lettera, logos piĂč psiche. Etimologicamente, la parola significa âragione o discorso o racconto intelligibile dellâanimaâ. Secondo James Hillman, il compito della psicologia Ăš trovare un logos per la psiche, dare allâanima «un resoconto adeguato di se stessa»1. Se il mondo Ăš «la valle del fare anima», secondo una frase di John Keats divenuta il manifesto del pensiero di Hillman2, dâaltra parte, a bilanciare tutto questo, lâanima ha una relazione elettiva con la morte, unâinvincibile necessitĂ suicida3, unâaffiliazione con il mondo infero4. PerchĂ© qual Ăš, se non la morte, il fine conscio o rimosso di ogni vita? Ed Ăš allora proprio la perdita di uno stretto e cosciente rapporto con la morte, con lâincertezza indispensabile alla vita, con lâonnipresenza degli inferi, a sancire quella «perdita di anima» nella quale Hillman vede il peccato mortale della cultura occidentale moderna.
Si tratta dello stesso errore o peccato che Freud e Jung si erano proposti di emendare «per alleviare lâinfelicitĂ dellâuomo moderno, intrappolato nel declino dellâOccidente»5. Ma nessuno dei due padri fondatori della psicoanalisi si era davvero spinto a contestare lâio dei moderni, a condannare «la messa in scena», come scrive Hillman, «di una tradizione monoteistica bimillenaria che innalza lâunicitĂ sopra la molteplicità »; a registrare quella che Hillman ha chiamato «la caduta dellâimpero romano dellâio»6.
La necessitĂ di ricostruire, su quelle rovine, unâantica politeia e di restituire una prospettiva politeistica al dominio della psiche, prima di approdare alle due opere piĂč famose, il Saggio su Pan e la Re-visione della psicologia, era stata formulata da Hillman allâinizio degli anni Settanta del Novecento in due articoli-manifesto: Psicologia: monoteistica o politeistica? e Lo scisma come espressione di visioni differenti.7 Partendo da Jung, Hillman identificava il recupero dellâanima al mondo con la possibilitĂ di ricreare una psicologia âpoliteisticaâ, polimorfa, antindividualistica e antimonocentrica. Questâio âmeridionaleâ, mediterraneo, greco, pagano, antimonoteistico si poneva in antitesi allââio nordicoâ, eroico, solo apparentemente intrinseco alla tradizione dellâOccidente, in realtĂ , scrive Hillman, un mito come gli altri, non migliore di altri, per quanto dominante nella nostra filosofia, in particolare ottocentesca, e dunque nella psicoanalisi e nella psicologia analitica tradizionali. Lâio âariano, apollineo, germanico, positivistico, volontaristico, razionalistico, cartesiano, protestante, scientistico, personalistico, monoteisticoâ alimenta quella che Hillman chiama la nevrosi nordica.
DISCESE AGLI INFERI
Il riferimento essenziale a Nietzsche e Schopenhauer, Kant e Goethe conferiva alla psicologia junghiana «uno sfondo piĂč spiccatamente tedesco, con una colorazione cristiano-psichiatrica». La psicologia archetipica di Hillman «si sente invece piĂč a suo agio a sud delle Alpi»8. In questo ritorno allâio australe lâanima, anzichĂ© vedere il proprio riscatto nelle figure dellâelevazione e dellâascesa, Ăš disposta a intuire come unica possibile via di riscatto e riconoscimento di sĂ© la figura della discesa.
Ora, la metafora del profondo Ăš certo comune a tutta la ricerca psicoanalitica, che a partire da Freud si Ăš sempre diretta verso il basso, si trattasse di disseppellire i ricordi individuali dellâinfanzia o un rimosso universale e ancestrale. Ma, ritiene Hillman, questa provvisoria nekyia in un sottomondo di prigionia mirava sempre a un risorgere della psiche guarita e attiva, come nel Flauto magico di Mozart o nel mito wagneriano di Sigfrido riemerge lâeroe. La discesa dellâanima prospettata da Hillman vuole approfondire invece una condizione di esistenza che Ăš permanentemente infera in sĂ©9. Vuole essere la presa di coscienza della relativitĂ di un io visto come nientâaltro che una tra le diverse fantasie della psiche, e della transitorietĂ , dolorositĂ e irredimibile illusorietĂ del mondo.
In questo senso, si potrebbe essere tentati di avvicinare il pensiero di Hillman alle filosofie mistico-orientali che dissolvono lâio e le sue interpretazioni letterali cosĂŹ come le divisioni tra lâio e le cose. Ma in realtĂ , come anche gli allievi di Hillman hanno dimostrato, questo particolare ârealismo misticoâ o âsvuotamento dei positivismi occidentaliâ presente nel suo sistema non oppone Occidente a Oriente ma Nord a Sud, e perciĂČ tradizione (greco-antica) a modernitĂ (cristiano-cartesiana). Ă piĂč esicasta, o quietista, che zen, piĂč platonico, o neoplatonico, che buddista. Il suo Ăš, come Ăš stato chiamato, un âWestern Nirvanaâ10.
Nellâio che Hillman chiama politeistico convergono la molteplicitĂ comunque essenziale anche secondo Freud alla natura umana e il modello multiplo comunque giĂ junghiano di personalitĂ . Ă perciĂČ in ogni caso a partire da intuizioni prossime alla fonte della psicoanalisi e della psicologia analitica che la costruzione di Hillman plasma il suo ideale di psicologia polimorfa, avvicinabile alla concezione pagana ancora vivente nella tradizione di pensiero alla quale si richiama: la triade ellenico-magicorinascimentale-romantica.
Ricorre in Hillman la citazione di un frammento di Eraclito, giĂ molto amato dai filosofi romantici: «Per quanto in profonditĂ lâintelletto si spinga non potrĂ mai raggiungere i confini dellâanima»11. Per Hillman lâimmersione dellâanima in profonditĂ si ricollega direttamente alla tradizione iniziatica greca, orfico-pitagorica e poi platonica, sino alla mistica tardoantica, medievale e â si potrebbe aggiungere â bizantina.
Fin dallâinizio, del resto, la prassi clinica dellâanalisi non appare un calco moderno e positivistico dei metodi delle antiche sette misteriche greche? Lâiniziazione non puĂČ essere comunicata da maestro a discepolo, ma procede nel mutismo del primo e nella cecitĂ del secondo (il verbo kammyein, âchiudere gli occhiâ, da cui gli etimologisti greci fanno discendere tutta la gamma lessicale del misticismo). La risonanza da anima a anima, da psiche a psiche, si attua non solo al di lĂ della vista o della parola, ma di qualsiasi razionalizzazione possa fornire il logos, lâintelletto. Ă una discesa nelle tenebre, fatta di reminiscenza e di sofferenza, che il novizio sottoposto a iniziazione non riuscirebbe a tollerare, se non per il tramite di Eros â nella moderna psicoanalisi, il transfert â che nella ricerca notturna di Psiche, di Anima, lo rafforza e lo soccorre.
Se dunque, in fondo, giĂ la psicoanalisi ottocentesca si era mossa nel solco ancestrale della tradizione misterica ellenica, non Ăš strano che alla fine del Novecento il suo piĂč spregiudicato erede colleghi lâesplorazione del profondo e la discesa nel sogno ai miti del mondo infero, di Ade e Persefone, ai misteri di Dioniso.
IL REPARTO INCURABILI E LA PATOLOGIZZAZIONE
Lâimportante Ăš che lâanima conservi quella sua infaticabile peculiaritĂ inventiva, che Hillman chiama patologizzazione, parola che definisce «sia la capacitĂ autonoma della psiche di creare malattie, stati morbosi, disordini, anormalitĂ e sofferenze in ogni aspetto del comportamento, sia quella di avere esperienza della vita e di immaginarla attraverso una prospettiva deformata e tormentata»12. Per Hillman «le grandi immagini sono grandi passioni, e i palazzi e le caverne della âmemoriaâ sono anche le arene dellâinferno»13. Il regno dei morti e il regno delle immagini si identificano. Lâocchio patologizzato Ăš lâocchio dello psicologo ma nello stesso tempo lâocchio del mistico, del poeta, dellâartista. Le condizioni apparentemente âanomaleâ della psiche sono eminentemente umane, e quindi fondamentalmente normali.
«Lâeducazione della sensibilitĂ comincia nel reparto incurabili, la cultura nel disturbo cronico»14. La psicologia archetipica va persino oltre lâantipsichiatria in questo suo aspetto, nel considerare che tutti, allorchĂ© prendiamo a sopportare realmente la nostra condizione umana, a divenire cioĂš lucidamente consci del nostro destino, che Ăš la morte, non possiamo non cadere in una qualche patologia psichica, che questa si esprima nella depressione o nei vari disturbi dellâumore, come la melancolia, o, per alcuni, in manifestazioni di delirio mistico o in ispirazione poetica o artistica.
Quegli esercizi di asces...