Cieli perduti
Archeoastronomia: le stelle dei popoli antichi
Guido Cossard
- 352 pages
- Italian
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Cieli perduti
Archeoastronomia: le stelle dei popoli antichi
Guido Cossard
Ă propos de ce livre
«Osservare Ăš, per certi versi, un'arte che va imparata», scrisse a un amico l'astronomo William Herschel, lo scopritore di Urano. Oggi, nell'epoca dei telescopi spaziali e dei progetti di colonie su Marte, quella di osservare il cielo notturno sembra perĂČ un'arte dimenticata: la modernitĂ ha cancellato le stelle, proiettando quasi ovunque sopra le nostre teste il grande alone rossastro dell'illuminazione artificiale. Le notti dei nostri progenitori, spesso trascorse all'aperto sotto un cielo impossibile da ignorare, erano assai diverse: allora la volta celeste si popolava di figure fantastiche, divinitĂ lanciate su carri velocissimi, mitiche navi cariche di eroi, ma anche utensili della vita quotidiana e animali spaventosi. L'infinitĂ del cielo notturno Ăš stata per millenni uno specchio che ha sfidato il nostro pensiero, generando intere cosmologie: l'astronomia Ăš stata la prima scienza, e fin dal Neolitico ha permesso agli uomini di controllare un bene impalpabile ma essenziale per lo sviluppo delle civiltĂ : il tempo. Rudimentali mappe stellari e complicati calendari si sono diffusi ben presto nelle incisioni rupestri e nei manufatti, o dispiegati in impressionanti complessi megalitici. Da sempre, insomma, il rapporto con il cielo ha contribuito a definire l'identitĂ umana, e ogni popolo ha avuto un modo peculiare di vedere gli astri. Guido Cossard, uno dei massimi esperti di archeoastronomia, ci conduce alla ricerca dei loro Cieli perduti, un avventuroso viaggio nello spazio e nel tempo: lo seguiamo in tutti i principali siti archeologici italiani e mondiali, dall'antico Egitto all'America precolombiana, dalla Mesopotamia sumerica alla Puglia di Castel del Monte, passando per l'Irlanda celtica e la Cina imperiale. E incontriamo una quantitĂ di reperti insoliti e misteriosi: tumuli e cromlech, dischi che predicono solstizi, zigurrat sarde, "Ruote della Medicina" arapaho. Per scoprire che se le tecnologie a disposizione dei nostri predecessori erano senza dubbio inferiori alle nostre, non lo era di certo la loro capacitĂ di pensiero e osservazione. Al punto da porre i lettori di fronte a un dubbio: e se il vero cielo perduto fosse il nostro?