Lentini 1892-1956
eBook - PDF

Lentini 1892-1956

Vicende politiche

  1. Italian
  2. PDF
  3. Disponibile su iOS e Android
eBook - PDF

Lentini 1892-1956

Vicende politiche

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Viene qui indagato e ricostruito, per la prima volta, con documenti d'archivio e inediti, un periodo poco conosciuto della storia di Lentini (1892-1956): quello dei fasci dei Lavoratori, del fascismo e dell'antifascismo, della ripresa democratica. Il testo è arricchito, in appendice, da un elenco dei primi cittadini della Città, dalla spedizione garibaldina al 2018.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Lentini 1892-1956 di Ferdinando Leonzio in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Storia e Storia italiana. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Zerobook
Anno
2018
ISBN
9788867111374
Argomento
Storia

PARTE IV: IL RITORNO DELLA DEMOCRAZIA

Una decina di giorni dopo la liberazione di Lentini, e precisamente il 25 luglio 1943, si assistette alla caduta del fascismo, provocata dalla Monarchia, sostenuta dalle alte gerarchie militari, e sotto la spinta, certamente non determinante, di personalità politiche antifasciste moderate vicine alla Corona e di quella decisiva della paventata e imminente disfatta militare.
L’occasione era stata fornita da un voto che il Gran Consiglio del Fascismo aveva espresso nella notte tra il 24 e il 25 luglio, nel corso di un’agitata riunione, con cui aveva messo in minoranza il Duce.
L’operazione effettuata dai vertici dello Stato, anche se poteva apparire come una specie di congiura, interpretava tuttavia la crisi di rigetto di cui il Paese già da tempo soffriva nei confronti del Regime e del suo Capo.
Mussolini venne deposto e sostituito col maresciallo Pietro Badoglio, affiancato da un Governo di militari e di tecnici che si affrettò a proclamare la continuazione della guerra a fianco degli alleati tedeschi.
Il 28 successivo venne sciolto il PNF e abrogate la legge sul Tribunale Speciale e le istituzioni fasciste.
La caduta di Mussolini era però stata interpretata un po’ da tutti come l’anticamera dell’imminente pace. E, in effetti, nonostante le smentite ufficiali, dovute a cautela e timore nei confronti della Germania, il Governo intraprese trattative segrete con gli Alleati per la conclusione di un armistizio, che fu firmato a Cassibile il tre settembre e reso noto nel pomeriggio dell’otto126 .
L’esercito italiano si avviò verso una rapida dissoluzione e, praticamente, ogni singola formazione fu costretta a decidere autonomamente cosa fare e con chi schierarsi.
Alcune unità si arresero mentre altre si sciolsero spontaneamente; ci fu chi si rifugiò in montagna dando inizio alla Resistenza o raggiunse le formazioni partigiane dei Paesi occupati e chi decise di resistere alle intimazioni di resa tedesche, come le truppe di stanza a Cefalonia: 5.170 militari, che furono fucilati per ordine di Hitler127 , fra cui i lentinesi Arturo Carlo Immolo128 e Cirino Pupillo129 .
La penisola italiana si trovò tagliata in due: il Regno del Sud, con il Re e con Badoglio, sotto l’occupazione anglo-americana e la Repubblica Sociale Italiana, con sede del Governo a Salò, capeggiata da Mussolini, liberato dagli occupanti tedeschi, nella quale venne costituito il PFR (Partito Fascista Repubblicano).
In quest’ultimo territorio si venne a creare un movimento di resistenza al nazi-fascismo, presto guidato dal C.L.N. (Comitato di Liberazione Nazionale), espressione di sei partiti antifascisti (comunista, socialista, d’azione, democratico cristiano, liberale, democratico del lavoro,), con presidente Ivanoe Bonomi.
Essenziale si rivelò la guerra partigiana per la lotta contro il nazi-fascismo e, in prospettiva, per la costruzione di una nuova Italia alla fine della guerra.
Notevole fu il contribuito dei lentinesi alla lotta per la liberazione.
Fra di essi assai importante è la figura del medico Luigi Briganti, nato il 24 aprile 1924, medaglia d’oro al valor militare, concessagli con la seguente motivazione:
«Comandante di distaccamento di una formazione partigiana, dà ripetute vivissime prove di temerarietà e ardimento, incitando e trascinando i compagni nelle azioni più rischiose.
Nel corso di un’azione isolata contro impianti militari delle truppe nazi-fasciste, compiuta a Casale Monferrato, cade prigioniero in mano nemica.
Sottoposto alle più atroci torture nell’intento di ottenere da lui notizie sulla organizzazione delle forze partigiane, rifiuta sdegnosamente di fornire la benché minima informazione.
Liberato dai suoi compagni, quando già innanzi a lui era stato schierato il plotone di esecuzione, nonostante le profonde ferite causategli dalle torture non fossero ancora rimarginate, riprende il posto di combattimento con immutato slancio.
Ancora convalescente, evitò con atto di suprema generosità la certa cattura di un ufficiale delle formazioni garibaldine, cedendo a questi il proprio nascondiglio e volontariamente costituendosi alle truppe nazi-fasciste.
Nuovamente sottoposto ad altre più feroci e beffarde torture, dà, ancora una volta, esempio di altissima fedeltà alla causa, opponendo ai barbari aguzzini il suo eroico, doloroso silenzio. Liberato con uno scambio di prigionieri, eppur costretto a camminare su occasionali stampelle, trova tuttavia la forza di partecipare alle operazioni militari svoltesi nelle giornate conclusive della liberazione. Esempio veramente luminoso di assoluta dedizione, tenacia e completo sprezzo della vita»130 .
Le più profonde motivazioni della sua scelta le troviamo nella risposta che tanti anni dopo diede alla domanda di un giornalista: «Tornerei a fare le stesse cose se mi trovassi nello stesso contesto di allora. Difficilmente racconto ai miei figli, nati in un periodo diverso con una vita del tutto diversa da allora, la mia storia, la storia dei partigiani che morirono e si batterono per la liberazione. Non è facile capire. Bisogna vivere quei momenti ed allora io dico che chiunque si fosse trovato, come mi trovai io e i miei compagni, a Boves, avrebbe imbracciato le armi e combattuto. Quelle case bruciate, due uomini bruciati vivi, il puzzo della carne umana, il terrore dei bambini e delle donne nella piazza del paese… Chi non reagisce e non prova rabbia dinnanzi a tanta violenza? Per questo quando mi fu consegnata la medaglia d’oro io dissi: non ho fatto nulla di speciale, non ho fatto la guerra, ho fatto quello che era mio dovere fare contro chi bestialmente voleva togliere la libertà di scelta agli italiani. Il resto fu normale. Le sevizie le subii con dolore disumano; ma sapevo che la mia morte avrebbe evitato la morte di tante centinaia di miei compagni. Non potevo quindi tradire. Oggi cammino a testa alta; ma un tradimento al quale mai pensai, mi avrebbe ucciso più delle pallottole di un plotone d’esecuzione»131 .
Molto rilevante fu anche il ruolo dell’avv. Salvatore Lazzara, comandante di zona in Piemonte, che proprio in quel periodo, doloroso ed eroico ad un tempo, lontano dagli affetti familiari, seppe esprimere quei momenti drammatici in delicati versi, da lui tanti anni dopo pubblicati in una raccolta di alto valore umano ed artistico132 .
Fra i valorosi caduti per la libertà vanno ricordati il sottotenente Salvatore Cormaci, nato nel 1920, medaglia d’argento alla memoria, ucciso in Montenegro il 20 ottobre 1943:
«Comandante di plotone assegnato alla difesa di una importante posizione resisteva con coraggio ed accanimento ai reiterati attacchi di preponderanti forze tedesche, animando i propri uomini con la parola e con l’esempio. Colpito a morte e sentendo prossima la fine, incitava con nobili parole i suoi alpini e resisteva sul posto per l’onore del battaglione e la grandezza della patria»133 ;
il tenente Francesco Tringali, nato nel 1911: «Appartenente al Comando della “Divisione Perugia”, dislocata nei Balcani. Gli ufficiali al completo della suddetta divisione vennero passati per le armi dai tedeschi nella prima decade di ottobre 1943 perché si rifiutarono di cedere le armi»134 ;
la medaglia d’argento Antonio Caldarella, caduto in Albania nel 1943: «Dopo l’armistizio dell’otto settembre partecipava alle eroiche gesta della Divisione Perugia in Albania, nell’aspra lotta contro i tedeschi. Catturato insieme ai resti del proprio reparto, veniva condannato a morte per avere opposto resistenza agli oppressori. Davanti al plotone d’esecuzione teneva contegno fiero e dignitoso. Colpito a morte da una raffica di mitragliatrice aveva ancora la forza di gridare: “Viva l’Italia”»135 ;
il partigiano Cirino Pavone, anch’egli Medaglia d’Argento alla memoria, caduto a Cantalupo (Alessandria) il 28-12-1944: «Dopo l’armistizio, con fedeltà e decisione partecipava alla lotta di liberazione facendosi vivamente apprezzare per doti di coraggio e per belle capacità di animatore e di organizzatore dimostrate nel ricoprire incarichi di responsabilità e di comando. Particolarmente si disimpegnava nel corso di un duro combattimento contro un battaglione tedesco, impegnando il nemico con slancio, accortezza e decisione, avendone ragione e catturando prigionieri e materiale»136 .
Alla fine della guerra i siciliani, civili e militari, caduti per cause belliche, furono trentaduemila.
Nel mentre il Nord era dilaniato dalla guerra civile, nel Regno del Sud la vita ritornava, anche se lentamente, alla normalità.
Quando, il 5 gennaio 1944, il giovane ufficiale Giovanni Pattavina, allora studente universitario, dopo la tragedia dell’otto settembre, arrivò da Fiume a Lentini, il fermento politico in città era in continuo crescendo.
Il potere effettivo era stato assunto dalla guarnigione alleata, tramite un organismo di nuova creazione, l’A.M.G.O.T. (Allied Military Governement Occupied Territories), cioè il Governo militare alleato per i territori occupati.
L’A.M.G.O.T. aveva confermato al suo posto di podestà il colonnello Luigi Bugliarello che però, dal 23 ottobre 1943, continuò a deliberare, con gli stessi poteri del Podestà, ma col titolo più democratico di Sindaco.
Già dal 21 agosto 1943 il dott. Bugliarello, visto il radicale mutamento della situazione politica, aveva deciso di sostituire la denominazione di alcune vie cittadine, che troppo sfacciatamente ricordavano il caduto regime.
Ad esempio, quella intitolata a Michele Bianchi (il quadrunviro fascista) divenne via Giosuè Carducci, via Del Progresso Fascista perse l’aggettivo e rimase via Del Progresso; via 28 ottobre (data della Marcia su Roma) fu mutata in via Giordano Bruno, via San Manganello (impudico elogio allo squadrismo) fu intitolata al patriota Daniele Manin, via Graziani divenne via Pietro Colletta e Piazza Costanzo Ciano (consuocero del duce) divenne Piazza dell’Unione.
Infine, il ginnasio comunale, intitolato...

Indice dei contenuti