Scrivere idee
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- Progettazione, comunicazione, innovazione

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Informazioni sul libro

Come si traduce un’idea in una proposta convincente? Come si scrive un progetto? Il percorso intrapreso per rispondere è insolito, rispetto alla manualistica corrente: prima si scava in alcuni concetti (progettazione, interesse pubblico, impresa), poi si procede per domande, piuttosto che per regole.
Il volume è pensato per tutti coloro che sono interessati ad acquisire i fondamenti della cultura della progettazione e a imparare a scrivere progetti per la cultura e il sociale: dirigenti e operatori di organizzazioni di Terzo Settore, professionisti della comunicazione, studenti e laureandi. Gaia Peruzzi è Professoressa Associata di Sociologia della cultura e della comunicazione della Sapienza Università di Roma. Si occupa da anni di politiche culturali del Terzo Settore, questioni interculturali e di genere. Ha tenuto corsi nelle Università di Usp San Paolo, Rennes 2, Parigi 8, Lyon 2.
Ha scritto: “Fondamenti di comunicazione sociale. Diritti, media, solidarietà” (Carocci 2011); “La comunicazione sociale. Manuale per le organizzazioni non profit” (con A. Volterrani, Laterza 2016).

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Informazioni

Anno
2019
ISBN
9788868742560

Seconda parte

Scrivere (e sviluppare) l’idea

di Gaia Peruzzi, Manuela Bartolotta e Raffaele Lombardi4

2.1 Il format

Questa seconda parte del volume si concentra su un aspetto apparentemente più pratico rispetto al precedente. Se finora infatti ci si è occupati di fissare i fondamenti teorici della cultura della progettazione, in questo capitolo ci si sforzerà di fornire una serie di indicazioni utili per la scrittura e, quindi, lo sviluppo dell’idea nuova, originale, che costituisce il corpo principale del progetto. Si procede anzitutto ricostruendo e analizzando insieme una sorta di formulario ideale.
Che cos’è il formulario? Il formulario è quella griglia di voci e sottovoci che in genere si trovano già predisposti nei bandi di finanziamento come schema che il progettista è tenuto a seguire.
Si sa benissimo, per quanto esposto nella prima parte di questo testo, che ciò che si afferma ora potrebbe apparire una contraddizione: si è scritto contro la “logica del bando” e adesso si ripropone una griglia tipica della maggior parte dei bandi che sono in circolazione? In realtà, non si tratta di una contraddizione. L’idea di fondo, in fatti, è quella di compiere di nuovo un’opera di ri-significazione. Come già detto in precedenza, il problema principale che si riscontra nel formare alla progettazione è trovarsi di fronte a persone non consapevoli di quali sono il significato e l’orientamento di questa azione.
Una volta fornito l’approfondimento teorico, pare utile ora lavorare allo sviluppo pratico del testo e riteniamo che il formulario sia a questo punto uno strumento molto importante. Il formulario, infatti, non è altro che un elenco di voci che invitano colui che deve sviluppare l’idea progettuale a osservarla, analizzarla e declinarla a partire da diversi punti di vista. Riempire un formulario, dunque, significa in genere stimolare colui che scrive e propone l’azione a osservarla da più prospettive.
Si ritiene che questa sia una pratica molto utile e che, a prescindere dal fatto che si decida o meno di rispondere a un bando utilizzando un formulario prestabilito, fare riferimento a uno schema ideale di formulario sia comunque fondamentale. È chiaro che la griglia che viene proposta è uno strumento molto agile che ciascuno può riadattare secondo le proprie esigenze e ciò che ritiene più utile. In questo caso, la si propone soltanto come uno schema orientativo di una serie di voci ed elementi che chiunque si trovi a dover affrontare un lavoro di progettazione dovrebbe avere in mente. Le voci che vengono proposte non sono altro che una serie di dimensioni dalle quali si ritiene che l’idea debba essere osservata e considerata. Ogni voce del formulario interroga il progettista su alcuni aspetti, stimolandolo a interrogarsi su cosa ritiene sia utile fare da quel punto di vista per sviluppare il progetto.
Prendendo le distanze dalla schematicità del formulario, quello che è utile di una griglia di questo tipo è il fatto di immaginarsela come una serie di domande che vengono poste a colui che deve sviluppare il progetto. Sarà proprio nella formula di domande che ciascuna di queste voci verrà trattata. Ciascuna categoria del nostro formulario ideale sarà tradotta in una serie di domande che deve porsi il progettista. Di fatto questo sarà anche un lavoro di vocabolario. Si cercherà infatti di spiegare concretamente l’utilità di quelle categorie con le quali si è riscontrata una maggiore difficoltà da parte degli studenti nel corso degli anni.
Prima di chiudere questo paragrafo, si vuole ribadire ancora un paio di concetti. Vedere la struttura di un testo è un passaggio fondamentale per chiunque si cimenti in un’opera di scrittura professionale. Come già detto in precedenza, quelle forme di scrittura destinate ad attività tipiche della sfera pubblica- articoli, comunicati stampa, testi di presentazione e comunicazione delle aziende, progetti o rendicontazioni - a prescindere dalla possibilità che li si organizzi e declini in paragrafi, devono avere sempre una struttura, un’ossatura, ovvero un’organizzazione coerente, equilibrata e compatta.
Allora, vedere la struttura di un testo diventa fondamentale per chi scrive. I testi professionali non sono espressioni spontanee, a “flusso libero”, ma sono scritture professionali che devono essere equilibra te, misurate e coerenti nella parte introduttiva, nel corpo centrale e nelle conclusioni. Tenere presente una griglia di questo tipo è fondamentale per coloro che scrivono professionalmente, perché devono imparare a rappresentarsi la struttura in automatico. In genere, questa consapevolezza e questa competenza nell’uso del testo sfugge agli studenti (pure a quelli di comunicazione!). Vedere la struttura del testo significa averlo compreso, saperlo maneggiare, saper dove all’occorrenza si può tagliare o aggiungere, saperlo raccontare. Capita spesso che alla presentazione della tesi, messi di fronte alla richiesta di sintetizzare il lavoro, molti non riescano a riorganizzare rapidamente il discorso. E il motivo è proprio questa incapacità di vedere la struttura portante del testo. La struttura del testo è rappresentata di fatto dall’indice. Dopo l’apertura del testo, seguono la parte introduttiva, la parte centrale e, infine, le conclusioni. Non riuscire a vedere o percepire un testo di lavoro in questo modo, per un professionista della comunicazione, è un problema. La griglia che proponiamo deve servire dunque per ricordarsi anzitutto che l’articolazione e lo sviluppo di un testo professionale non possono essere mai lasciati al caso e il formulario non è altro che l’esplicitazione di una struttura che potremmo definire tradizionale in questo tipo di attività.
Nella scrittura professionale è necessario ribaltare anche un altro pregiudizio molto diffuso, ovvero che gli schemi dati (ordine delle categorie, lunghezza dei campi) rappresentino dei vincoli, degli impedimenti alla creatività. Al contrario, essi vanno concepiti come indicazioni concrete per fornire misura ed equilibrio alla propria scrittura. Pertanto, qualora tali misure non fossero esplicitamente richieste, è bene che colui che scrive il progetto si preoccupi di organizzare le parti del testo in maniera tra loro armonica, con delle lunghezze proporzionate. Tutti questi elementi che possono apparire come vincoli, in realtà, vanno concepiti come stimoli alla creatività. Spesso, le persone lamentano di non riuscire a contenere la loro idea nei limiti previsti per un testo, siano questi abstract di proposte, voci di progetti o campi da riempire per un comunicato stampa. Di conseguenza, avvertono il limite di battute consentite come un ostacolo alla loro libera espressione. Invece, nella scrittura professionale si deve ribaltare la prospettiva e capire che il limite formale è un generatore di creatività, ossia uno stimolo a essere chiari, logici e sintetici e ad adattare la propria fantasia a un formato funzionale. In tal senso, il formato deve essere concepito come un riferimento, un ausilio per l’opera di ingegno e questo è proprio un rovesciamento della modalità classica con cui viene concepito il rigore richiesto nella scrittura professionale.

2.2 Il titolo e l’abstract

Il titolo e l’abstract sono il cappello e il biglietto da visita del progetto. Sono infatti i primi due elementi visibili del testo e sulla base dei quali può avvenire a volte addirittura una preselezione del progetto.
Come si fa il titolo di un progetto? È buona norma, se il numero dei caratteri lo concede, ma in genere questo problema non sussiste, comporre il titolo in due parti, con il titolo e il sottotitolo. In genere il titolo è più breve e a effetto e consente un margine più ampio di creatività. Può essere uno slogan breve che colpisce, mentre al sottotitolo, in genere più lungo, si delega la funzione più esplicativa. Dopo un titolo breve, a effetto e che colpisce, al sottotitolo si lascia la funzione un po’più prosaica di spiegare analiticamente in cosa consiste il progetto. Per esempio, nei titoli di tesi si sottolinea di utilizzare nel titolo un’espressione che colpisca e poi magari nel sottotitolo, almeno nelle tesi
umanistiche, qualcosa che valorizzi la specificità anche tecnico-scientifica del lavoro, ad esempio: “studio”, “analisi comparata”, “ricerca”, “esplorazione”. Dunque, è buona regola costruire titolo e sottotitolo declinando il titolo in due parti.
L’abstract è invece il biglietto da visita del progetto. In genere, è una sintesi molto efficace che deve coniugare completezza di informazioni essenziali e chiarezza di esposizione, perché è la prima volta che sentiamo parlare del progetto e si deve cogliere l’idea. Deve fornire originalità, ma anche elementi molto concreti. L’abstract è forse una delle parti più difficili da scrivere, perché a questa voce è demandata la presentazione del progetto. Come si diceva, in alcuni casi una preselezione del progetto può basarsi solo su titolo e abstract. A meno che una proposta sintetica non sia stata scritta prima e/o indipendentemente dalla stesura del progetto, in genere è buona norma scrivere l’abstract alla fine, solo quando si è sviluppata l’intera idea. Non esiste una lunghezza standard ma, a meno che non sia diversamente specificato, un abstract si attesta tra la mezza pagina e le due pagine al massimo. Può essere utile dotare il progetto di un abstract anche in assenza di un formulario predefinito: è infatti buona regola offrire al lettore una sintesi immediata del progetto.

2.3 Il contesto

A prescindere dal fatto che esista un paragrafo intitolato al contesto, si può considerare questa parte come una premessa, una sorta di introduzione al progetto. Cosa si intende per contesto? Il contesto è da intendersi come la presentazione del territorio, da cui deve scaturire l’utilità del progetto. Dunque, cosa deve intendersi per territorio? Per tornare alla definizione data nella prima parte, si deve immaginare come contesto quel territorio fisico o immaginario in cui abitano i soggetti di riferi...

Indice dei contenuti

  1. Collana
  2. L’Autore
  3. Le parole di FQTS
  4. Questo libro
  5. Introduzione
  6. Prima Parte
  7. Seconda parte
  8. Parte terza
  9. Letture consigliate
  10. Gli autori