IL MIO CAPO È UN BAMBINO? L'analisi transazionale come strumento di studio e soluzione dei conflitti lavorativi.
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IL MIO CAPO È UN BAMBINO? L'analisi transazionale come strumento di studio e soluzione dei conflitti lavorativi.

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IL MIO CAPO È UN BAMBINO? L'analisi transazionale come strumento di studio e soluzione dei conflitti lavorativi.

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Per quale ragione le persone assumono sul lavoro un certo comportamento? Quali sono le motivazioni che le muovono? Esiste un approccio metodologico utile a inquadrare i diversi atteggiamenti e le azioni compiute dagli individui all'interno delle organizzazioni aziendali, per gestirle in modo tale da alimentare situazioni di reciproco vantaggio e sinergia? Il modello teorico dell'analisi transazionale nasce per rispondere a domande come queste, ovvero per offrire un'applicazione operativa ad alcune delle principali scoperte appartenenti alla psicologia dinamica e ai relativi meccanismi di funzionamento della nostra psiche. All'interno di questo manuale si spiega come comprendere meglio quali sono le motivazioni che spingono le persone a prendere decisioni sul lavoro, quali sono le relative posizioni esistenziali e come si sviluppano i giochi costruttivi o distruttivi che inevitabilmente vengono messi in atto nei contesti organizzativi. Scopo finale è di fornire non solo degli strumenti pratici di risoluzione delle situazioni problematiche e di disagio, ma anche un vero e proprio mezzo di empowering per la propria carriera e più in generale per la gestione delle risorse umane.

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Informazioni

Anno
2015
ISBN
9786051768519
Argomento
Economics

1 - Introduzione

Per quale motivo le persone assumono sul lavoro un certo comportamento? Quali sono le motivazioni che le muovono? Esiste un approccio metodologico utile a inquadrare i diversi atteggiamenti e le azioni compiute dagli individui all’interno delle organizzazioni aziendali, per gestirle in modo tale da alimentare situazioni di reciproco vantaggio e sinergia? Il modello teorico dell’analisi transazionale nasce per rispondere a domande come queste, ovvero per offrire applicazione operativa ad alcune delle principali scoperte appartenenti alla psicologia dinamica e ai relativi meccanismi di funzionamento della nostra psiche.
 
Per riuscire in tale intento, questo affascinante campo di sudi parte dal presupposto che sia possibile modificare le nostre possibilità di comprendere e interagire con gli altri attraverso il riconoscimento della propria posizione esistenziale, oltre che per mezzo delle relazioni tra le diverse dinamiche interne alla personalità: genitore, adulto e bambino. I tre stadi dell’IO si alternano nell’assumere il controllo degli stati cognitivi di un individuo durante il corso della giornata, dando vita alla fenomenologia transazionale.
 
Presa consapevolezza di tale assunto, diventa evidente che le possibilità di gestire le tante situazioni di complessità che caratterizzano i rapporti umani nelle moderne organizzazioni non dipendono (solo o necessariamente) dalle capacità autoritarie di dominare gli altri, bensì dall’autorevolezza che deriva dal comprendere se stessi e dalla capacità di leggere correttamente le situazioni nelle quali ci si trova a operare. È seguendo questo principio che l’analisi transazionale guida le persone verso la gestione di situazioni lavorative di disagio, l’accettazione dei limiti personali e interpersonali, il riconoscimento delle potenzialità del capitale umano e la concretizzazione di relazioni positive in grado di auto-alimentarsi nel tempo.
 
In conformità a questa premessa (la rinuncia al dominio dell’interlocutore e alla ricerca del potere, in favore dello sviluppo dell’intelligenza emotiva e dell’assertività), può trovare concretizzazione lo scopo per cui Eric Berne ha deciso di dare vita alla materia: far evolvere le persone e le organizzazioni a cui partecipano, sulla base di uno scambio e di una valorizzazione reciproca.
 
Facendo propri i presupposti appena esposti, l’analisi transazionale ha già dimostrato nel corso del tempo la sua capacità di saper divenire uno strumento pragmatico di gestione e risoluzione dei confitti, utilizzabile da parte di qualsiasi membro di un’organizzazione aziendale, indipendentemente dal suo ruolo o dalla posizione che occupa. Come sarà possibile osservare nelle case history e negli esempi presentati all’interno del presente lavoro di ricerca, i risultati migliori nell’applicazione di questa metodologia sono sempre stati ottenuti a livello di gruppo, sia in ambito aziendale, sia in campo terapeutico (dove effettivamente la materia ha vissuto i propri esordi).
 
Al fine di porre le basi per proseguire il nostro approfondimento, di seguito vengono elencati alcuni punti chiave che saranno esplorati durante lo svolgimento della presente trattazione. Ci occuperemo di chiarire:
 
  • qual è la struttura psicologica che muove e motiva le persone all’azione, all’interno dei contesti lavorativi;
  • perché le persone adottano determinati atteggiamenti e comportamenti nei propri luoghi di lavoro e come mai alcuni di essi generano conflitti;
  • quali strategie possono essere messe in pratica per analizzare le situazioni lavorative complesse e per gestirle in modo funzionale, con l’obiettivo di favorire tanto la crescita delle persone quanto quella dell’organizzazione in cui lavorano;
  • come gestire e risolvere le situazioni di conflitto che possono prendere forma in ambito di business.
 
Scopo finale dell’Analisi Transazionale applicata al campo lavorativo è di fornire non solo alle persone uno strumento pratico di risoluzione delle situazioni problematiche e di disagio, ma anche un vero e proprio mezzo di empowering per la gestione della propria carriera e più in generale per l’amministrazione delle risorse umane, oltre che nello sviluppo del relativo capitale intellettuale.

2 - Cenni storici e metodologici sull’analisi transazionale

Prima di poter approfondire in che modo l’analisi transazionale può diventare un utile strumento al servizio delle organizzazioni aziendali, è necessario spiegare come nasce questa materia, in quale contesto storico e con quali aspettative metodologiche / applicative. Partiamo da una definizione teorica:
 
<<l’analisi transazionale, nella sua espressione più semplice, si occupa di diagnosticare quale stato dell’io ha provocato uno stimolo transazionale e quale ha messo in moto la reazione transazionale. Secondo quanto stabilito dalla Transactional Analysis Association, si tratta di una teoria della personalità nata per favorire lo sviluppo e il cambiamento personale (1)>>.
 
Come approfondiremo nel proseguo, quando ci occuperemo di esplorare il sistema dell’analisi strutturale, la grande intuizione alla base di questa disciplina risiede nell’aver scoperto e reso accessibile a livello teorico / pratico un sistema coerente di atteggiamenti, derivanti da tre differenti stati interiori (genitore, adulto e bambino), che a loro volta possono produrre degli schemi di comportamento automatici e ripetitivi.
 
Nello specifico, grazie a questa metodologia è possibile trasmettere in via universale (e non solo agli addetti ai lavori del campo psicologico e psichiatrico) dei metodi di riconoscimento e interpretazione dei repertori e degli atteggiamenti psicologici che caratterizzano gli stati dell’io; è bene ricordare che quest’ultimi non risultano parti “interpretate” dagli individui, ma piuttosto realtà psicologiche condizionate dall’ambiente, dalle esperienze pregresse e dall’atteggiamento assunto verso il lavoro o più in generale verso la propria esistenza.
 
La nascita di questa disciplina (a partire dall’intuizione embrionale da cui si è poi sviluppata l’intera materia), è avvenuta per opera dello psichiatra Eric Berne (Montreal, 10 maggio 1910 – 15 luglio 1970). Lo studioso, che nella prima fase della propria vita lavorativa si è dedicato con solerzia alla teoria psico-analitica di stampo freudiano, come molti altri successivamente se ne è distaccato, dando vita ad una propria corrente di studi psicodinamici: l’analisi transazionale.
 
Laureatosi presso la McGill University di Montreal nel 1931, Berne ha completato un dottorato in medicina e chirurgia nel 1935. Successivamente si è trasferito negli Stati Uniti, dove ha deciso di specializzarsi in psichiatria presso la Yale University, studiando assieme al noto psicoanalista Paul Federn. Interromperà i propri studi a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale, ma li riprenderà successivamente quando giungerà a San Francisco.
 
A livello storico, è importante sottolineare che lo psichiatra ha sperimentato in pieno i drammi della seconda guerra mondiale, un vissuto che interruppe anche la sua formazione clinica. Partecipò al conflitto arruolandosi tra i medici dell’esercito americano, servendo presso il Bushnell Army Hospital di Ogden, nello Utah. Quando la guerra finì, nel 1945, riprese i propri studi presso il San Francisco Psychoanalytic Institute, sotto la direzione di Erik Erikson. Divenne quindi un terapista di gruppo e cominciò a sviluppare con le proprie intuizioni il modello degli stati dell’Io, già abbozzato da Pual Ferdern (allievo diretto di Sigmund Freud).
 
Questo lavoro sfocerà dopo qualche anno nella teoria dell’analisi transazionale, una metodologia per molti aspetti differente rispetto all’analisi psicologica di matrice freudiana, che porterà Berne (nel 1949) a rompere definitivamente con la psicoanalisi e con il San Francisco Psychoanalytic Institute.
 
Fatte queste premesse di stampo biografico, è opportuno proseguire con un’indagine sull’impatto che ha avuto la nascita di questa materia nella psicologia clinica e in quella del lavoro, a partire dalle iniziali ricerche personali di Berne che hanno successivamente portato alle sue prime pubblicazioni, sino ad arrivare ai giorni nostri. Nella pratica, l’analisi transazionale rappresenta una teoria della personalità di stampo post-freudiano, che cerca di far evolvere il concetto alla base della psicologia del profondo. Ricordiamo un punto importante: tra i capisaldi della formulazione della psiche umana proposta dal padre della psicodinamica, vi sono proprio le due topiche freudiane del conscio, inconscio e subconscio / io, es e super io, che verranno successivamente elaborate da Berne.
 
Il modello topografico freudiano ha conosciuto successivamente diverse evoluzioni, elaborate da vari studiosi che si sono occupati della psicologia dinamica, detta anche del profondo. Ebbene, sarà proprio dai dubbi che scaturiranno in Eric Berne durante la sperimentazione pratica di queste correnti teoriche che nasceranno i primi postulati fondativi dell’analisi transazionale, a cui seguirà infine la creazione del modello G-A-B (genitore, adulto e bambino).
 
La nuova impostazione offriva, secondo Berne, due tipi di vantaggi: da un lato permetteva l’applicazione della propria teoria in un numero molto elevato di contesti, che non facessero esclusivamente capo a quello clinico. La terminologia semplice e immediata utilizzata nell’Analisi Transazionale ne ha infatti decretato l’espansione verso ambiti aziendali, che sono rimasti preclusi o comunque distanti rispetto alla psicoanalisi freudiana.
 
Dall’altro lato, l’impostazione transazionale ha messo l’accento non più sugli Stati dell’Io, ma sull’interazione che prende forma quando questi si combinano tra di loro. Il termine scelto dall’autore della disciplina è appunto transazione, una parola che sott’intende tanto la dinamicità di questi studi, quanto la possibilità di intervenire in modo pragmatico per ottenere risultati operativi.
 
È in questo senso che Berne ha più volte suggerito come sia possibile arrivare ad una catarsi attiva dei propri pazienti, mentre la psicoanalisi si concentra maggiormente sulla loro comprensione. Un concetto pragmatico che ovviamente assume valore premiale anche e soprattutto all’interno dei contesti organizzativi.
 
Nel tempo, lo studio delle transazioni e del modo in cui queste si evolvono ha portato Berne a delineare il concetto di giochi, ovvero una serie di schemi sociali portati avanti da due o più interlocutori spesso inconsapevoli, alla base di molte delle incomprensioni e dei conflitti che si riscontrano durante lo svolgimento di compiti lavorativi.
 
Nel 1964 il fondatore di questa nuova materia pubblicherà il libro “A che gioco giochiamo”, mentre seguirà nel 1964 “Ciao… e poi?”. Sarà invece lo psichiatra Thomas Anthony Harris a sdoganare definitivamente la materia verso il largo pubblico, attraverso la diffusione del libro “Io sono Ok, tu sei Ok” nel 1969.
 
Sempre nel 1964 Eric Berne fonderà un’associazione professionale che raccoglierà al proprio interno i professionisti di analisi transazionale di tutto il mondo: la ITAA (international transcational analysis association). A contraddistinguere la teoria di Berne vi è da sottolineare un minimo comun denominatore che non abbandonerà mai l’approccio pratico del ricercatore per tutto l’arco della vita: la fiducia nel potenziale umano del prossimo.
 
Il principio teorico dell’Okayness sarà infatti alla base di tutto il sistema teorico ed empirico che caratterizzerà l’analisi transazionale, includendola nell’ambito della psicologia umanistica: di fatto, Eric Berne ribadirà sempre la propria profonda fiducia nelle capacità decisionali e trasformative di ogni individuo.
 
Dare fiducia agli individui è d’altra parte una pratica che lo psichiatra ha introiettato seguendo l’impostazione Eriksoniana e che trova conferma anche nei riscontri lavorativi del famoso psichiatra inglese Donald W. Winnicott, quando delinea l’assunto dell’ambiente “di contenimento”. Con questo termine vuole indicare la sensazione rigenerativa e primordiale del sostegno dato dalla mamma al proprio bambino, quando lo abbraccia nel momento in cui viene al mondo e quando lo sostiene nei primi mesi di vita, trasmettendogli così la fiducia fondamentale per poter accettare il suo ambiente di riferimento come un luogo non ostile. Allo stesso modo, l’ambiente di lavoro deve risultare di sostengo per i lavoratori che lo frequentano.
 
Berne parlerà dell’Okeyness come di “qualcosa che la persona si trova addosso nella prima infanzia o è costretta a imparare in seguito con molta fatica; non si può conseguire con un semplice atto di volontà” (2).

3 - Analisi G-A-B e stati dell’IO

Come abbiamo avuto modo di approfondire nelle pagine precedenti, l’analisi transazionale è una teoria della personalità utile a valutare le reazioni psichiche, emotive, verbali e comportamentali delle persone, mentre operano nel loro ambiente di lavoro. Gli individui che partecipano e collaborano all’interno di un’organizzazione non mantengono gli stessi atteggiamenti, punti di vista, espressioni e comportamenti in modo standardizzato per tutto il tempo della loro presenza.

Al contrario, il comportamento normativo è caratterizzato da una certa differenziazione di atteggiamenti e stati d’animo, che condizionano le azioni conseguenti; queste alterazioni sono definite dall’analisi transazionale come gli stati dell’IO.

Per riprendere la definizione offerta dallo stesso Eric Berne (3):

<<uno stato dell’Io può essere definito fenomenologicamente come un sistema coerente di sentimenti, ed operativamente come un insieme di tipi di comportamenti coerenti […] ogni individuo ha a disposizione un repertorio limitato di stati dell’io, non parti recitate, ma realtà psicologiche>>.

In questo senso, l’analisi strutturale è relativa alla parte fondante della personalità di ciascun lavoratore che opera nell’organizzazione. Tale realtà psichica si divide a sua volta in tre forme di strutture pensanti: lo stato dell’Io parentale o esteropsichico, lo stato dell’Io adulto o neopsichico e lo stato dell’Io bambino o archeopsichico. Genitore, adulto e bambino sono quindi i termini che caratterizzano l’utilizzo pragmatico e lavorativo di queste tre parti, che d’ora in avanti utilizzeremo come parametri standardizzati all’interno di questa libro.

È però doveroso fare un’importante premessa: nessuno di questi tre stati può considerarsi come migliore o superiore rispetto all’altro. Non ha senso quindi privilegiare l’assunzione o il rinforzo di un...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Il mio capo è un bambino? L’analisi transazionale come strumento di studio e soluzione dei conflitti lavorativi.
  3. Indice dei contenuti
  4. Premessa
  5. 1 - Introduzione
  6. 2 - Cenni storici e metodologici sull’analisi transazionale
  7. 3 - Analisi G-A-B e stati dell’IO
  8. 4 - Il bisogno di riconoscimento nei contesti lavorativi
  9. 5 - Le transazioni e comunicazioni interpersonali sul lavoro e la nascita dei conflitti
  10. 6 – L’assunzione delle posizioni esistenziali nei contesti lavorativi
  11. 7 – Esempi pratici di transazioni lineari, incrociate e delle possibili conclusioni
  12. 8 – Il copione di vita nell’analisi transazionale, la strutturazione del tempo e le relative influenze nei luoghi di lavoro
  13. 9 – Il contratto psicologico nelle organizzazioni aziendali, i giochi e i racket
  14. 10 – Caso di studio: intervista al Dott. Pier Paolo Sposato
  15. Conclusioni
  16. Bibliografia
  17. Note