Umberto Galimberti L'impostore glorioso
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Umberto Galimberti L'impostore glorioso

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Le cose dell'amore è una colossale frode, che ancora si smercia.
Ora, sebbene una vasta documentazione attesti che Galimberti è un frodatore, tuttavia i "parenti" de L'impostore glorioso Umberto Galimberti ancora propinano agli ignari la favola che l'avido ladrone sarebbe un "pensatore di razza", "filosofo umile e onesto", "filosofo grandissimo", e via gabellando, inducendo così la gente a credere Galimberti un illustre intellettuale, creatore di quei "valori della cultura che fanno di noi una superpotenza mondiale", mentre i fatti certificano piuttosto che è un lestofante e inveterato predone.
E la censura, nonché l'omertà e la codardia di tanta intellighenzia italica, che sa delle malefatte di Galimberti, ma tace, turandosi il naso, permette all'impostore di seguitare ad andare in scena col suo teatrino ciarlosofico.
Ad esempio, sulla scena di Laser, Radio televisione svizzera, sede di Milano, e ora in rete, il filosofo impostore è presentato come "Filosofo tra i più interessanti e inquieti nel panorama culturale italiano ed europeo", e alla curiosità di Antonio Ria, e degli ascoltatori, di "conoscere i suoi maestri", il "filosofo inquieto" evocò allora: "Severino, Jaspers e Borgna". E a fronte di tali nomi, Ria osservò: "Quindi grandi maestri, e impegnativo anche essere discepolo di tanti maestri."
Perciò va precisato: Borgna è stato plagiato dal "discepolo", Jaspers non è mai stato maestro di Galimberti, mentre "Severino" gli avrebbe "insegnato come si fa a pensare", e così, divenuto "pensatore di razza", per ringraziarlo, il discepolo non si fece scrupolo alcuno d'ingannare maestro Severino, persuadendolo a presentare la frode Heidegger, Jaspers e il tramonto dell'Occidente, 1975, libro assemblato con materiali copiati a Marcuse, Cacciari, Vattimo, Fink et al.
Nel cartellone del festivaLOVE 2016, "oltre all'arte, ci sarà tanto spazio per la cultura", e tra i chiamati a dar voce alla "cultura" c'era pure "maestro" Galimberti, che fu presentato come "uno dei più noti filosofi italiani di oggi", nonché "nuovo ospite di lusso di festivaLove2016", e trattandosi di Love, il "filosofo di lusso" predicò alla moltitudine Le cose dell'amore, invitando all'acquisto dell'omonimo libro, e quindi spacciando agli ignari ancora per "cultura" quella che è piuttosto una spregevole frode, come comprova la lettura de L'impostore glorioso.
Quindi, il Belpaese premia gli impostori e invita i giovani talenti a emigrare?

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Informazioni

Anno
2016
ISBN
9788822856272

1. Contagio e immunitas

In Piazza XX Settembre a Modena, il folto pubblico convenuto attendeva per ascoltare la lectio magistralis del noto filosofo Roberto Esposito su Il ritorno delle passioni, che delle voci avevano dato per disperse, perciò la trepidazione in piazza era tangibile, e tutti tendevano gli occhi verso il palco per vederle riapparire.
Ed ecco spuntare il dotto filosofo, che montò in cattedra salutato da entusiasti applausi, ma silenziato il pubblico con un flessuoso gesto di mano, e schiaritasi la voce con colpetti di tosse, l’Esposito iniziò a presentare le ritornanti passioni:
“[…] com’è la situazione emotiva del nostro tempo?, è calda, fredda, temperata, in ebollizione. […] nei paesi arabi le piazze ribollono […], ma anche in Europa e in America le passioni sembrano tutt’altro che spente, persino le borse oscillano nervosamente secondo le ansie, gli umori, le paure degli operatori, mentre la protesta sociale, giustamente, gonfia, non solo ad Atene e a Madrid, ma anche a New York, a Parigi, perfino a Roma. Basta che una scintilla si accenda in una qualsiasi parte del mondo, perché il fuoco si propaghi a tutta la zona circostante, anche oltre, superando ogni steccato. Il mondo globale, il mondo globalizzato si presta molto a questa diffusione, contagio delle idee, e anche delle emozioni. Una sorta di contaminazione che non conosce barriere.”[1]
E allora vediamo un po’ se “contagio delle idee e anche delle emozioni” si propaghi sempre ignorando ogni barriera, come raccontò il filosofo napoletano.
 
L’Italia è di certo in Europa, dove per Roberto Esposito “le passioni sembrano tutt’altro che spente”, nondimeno, mentre in Germania, a marzo 2011, “messo alle strette dallo scandalo della sua tesi di dottorato plagiata”, il “ministro della Difesa” si dimise,[2] nel nostro allegro Belpaese invece la contaminazione dell’idea e l’indignazione morale, le quali esigono che chi plagia debba scontare le pene del suo “peccato”, trovarono una dura e solida barriera a guisa di insormontabile cordone sanitario, che garantì un’efficace “immunità” al plagiatore Galimberti, che non solo seguitava a saltellare tra tv e palchi, ma fu chiamato pure nel 2013 al Festivalfilosofiaamare di Modena per ammaestrare gli italiani con la sua “autorevole voce”, e per diffondere così l’amore per quei “valori della cultura che fanno di noi una superpotenza mondiale”.
 
E siccome le sorprese non finiscono mai, mentre ad aprile 2012, si dimise “Pal Schmitt, il presidente ungherese travolto da uno scandalo di plagio, per aver copiato la sua tesi di dottorato vent’anni fa”,[3] nel Belpaese invece, il 10 maggio 2012, nell’Aula Magna di Ca’ Dolfin, dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, fu presentato Ritorno ad Atene. Studi in onore di Umberto Galimberti, e nella quarta di copertina l’impostore e plagiatore è celebrato dal dr. prof. Gianluigi Pasquale con questo pomposo e lunare elogio:
 
Umberto Galimberti non è soltanto un filosofo. Bensì è anche e soprattutto un pensatore. E di razza. Questo è il motivo per cui egli è assai conosciuto in Italia e all’estero. In Italia, anzi, è attualmente il filosofo.
 
Dunque, per il dr. prof. Gianluigi Pasquale, il ladrone Galimberti non solo è “attualmente il filosofo”, ma sarebbe “soprattutto un pensatore”, e mica uno di quei pensatori tot al chilo, no!, bensì uno di “razza”, pertanto in seguito si daranno eloquenti esempi sulle qualità stravolgenti del plagiatore-pensatore di “razza”.
 
E mentre in Germania “per il caso Guttenberg […] centinaia di rettori, docenti universitari e accademici avevano scritto e pubblicato una lettera di protesta indirizzata alla cancelliera” Merkel, in cui, come riportò Tarquini, c’era scritto che “una simile leggerezza in un caso di plagio in una tesi è inaccettabile, ne va del rispetto e della reputazione del mondo scientifico”,[4] nel Belpaese invece, dopo la celebrazione veneziana del noto plagiatore da parte di docenti e amici, il “24 maggio 2012 al Centro francescano culturale Rosetum di Milano”, altri docenti e amici lo festeggiarono nuovamente “in occasione del 70° genetliaco del Prof. Umberto Galimberti”, e in quel gioioso convegno fu “presentata la Miscellanea di Studi offerta in suo onore”.
E la cosa davvero straordinaria, nonché tutta di “razza” italica, è che tra quelli che hanno offerto uno “studio in onore” di Galimberti, ci sono pure docenti che Galimberti ha plagiato, e da noi già documentati in dettaglio, come, per esempio, il prof. Romano Màdera: un derubato che ha reso omaggio al suo ladro.
E poiché in Germania “il ministro” che “aveva sistematicamente copiato e plagiato nella scrittura della sua tesi di dottorato. Senza citare le fonti” fu costretto a dimettersi, pur avendo rinunciato al “titolo di dottore”, dinanzi a questo dato di fatto, il perspicace Tarquini, giornalista de La Repubblica, osservò che “in Italia, a fronte degli scandali di casa”, il caso del “ministro della Difesa, barone Karl Theodor zu Guttenberg […] farebbe ridere. Ma in Germania certi peccati, come la truffa o l’inganno, sono presi molto sul serio. Specie se si sospetta che siano i politici d’alto rango a commetterli.”[5]
Dunque, in Italia il “caso Guttenberg […] farebbe ridere”. E difatti, nonostante il monito di Qoèlet: il riso abbonda sulla bocca degli stolti, il Belpaese non si stanca di ridere di tutti quelli che intanto seguitano a infilare le mani nelle loro tasche, come si dice in volgare, nonché a tributare “studi in onore” a chi, come il filosofo “d’alto rango” Galimberti, ha fabbricato la carriera universitaria, nonché la fama di pubblico moralista fustigatore dei malcostumi italici, con imposture e plagi continuati e sistematici delle opere altrui, quindi con “truffe e inganni”.
E del resto non stupisce neppure che ad accampare un simile paragone tra la “Germania”, che non tollera “certi peccati, come la truffa o l’inganno”, e l’Italia, che invece non solo li digerisce, ma ne ride persino a crepapelle, sia il ridanciano giornalista de La Repubblica Andrea Tarquini, che di sicuro ne parla per tangibile esperienza diretta, perché, mentre in Germania “i media chiamano il barone ‘ex dottore’”,[6] nel Belpaese il plagiatore Galimberti è al contrario spacciato ancora, nonché celebrato, non solo come una “grande firma” di Repubblica, ma seguita indisturbato a tenere prediche nell’agorà de La Repubblica delle Donne, in spregio al Codice etico, e chiamato altresì a destra e a manca ad ammaestrare le folle sulla “condizione giovanile” nell’odierno Belpaese.
Difatti, proprio nel giorno della festa della donna, e tante sono anche le donne derubate dalla “grande firma”, sempre troneggiando nell’agorà de La Repubblica delle Donne, alla lettera di “una studentessa che ha conseguito la laurea triennale in Scienze Politiche alla Luiss”, il plagiatore Galimberti rispose in chiusa:
“Spero che il fu­turo che l’attende non la deluda e non la deprima rubricando il suo lavoro, come spesso avviene, in una pratica burocratica che si deve assolvere per laurearsi. Perché proprio nel trascu­rare o nel non accorgersi del livello di eccellenza raggiunto da alcuni giovani ravviso una delle cause della decaden­za del nostro Paese e lo spegnersi della speranza.”[7]
Tuttavia, se a predicare di “decaden­za del nostro Paese e lo spegnersi della speranza” è ancora il notorio ladrone e impostore Galimberti, il futuro che attende in Italia la dolce Antonia da Trapani non potrà che deluderla e deprimerla.
 

[1] R. Esposito, Il ritorno delle passioni, Festivalfilosofiaamare – Modena 23 settembre 2013.
[2] Andrea Tarquini, “Tesi di dottorato copiata Guttenberg si è dimesso”, La Repubblica 01 marzo 2011.
[3] “Vent’anni fa copia la tesi di dottorato, si dimette il presidente ungherese”, La Stampa, 02 aprile 2012.
[4] Andrea Tarquini, “Tesi di dottorato copiata Guttenberg si è dimesso”, La Repubblica 01 marzo 2011.
[5] Ibidem.
[6] Ibidem.
[7] U. Galimberti, “Quando i giovani mettono il cuore in ciò che fanno”, La Repubblica delle Donne, n. 880, 08 marzo 2014.

2. Sogni di gloria

Calato il sipario sul Festivalfilosofia di Modena 2013, dove “50 filosofi di fama internazionale”, tra cui il famoso plagiatore Galimberti, scandagliarono tutte le sfaccettature nonché le “potenze dell’anima” del verbo Amare, e ancora una volta “travolti dal successo” di pubblico ogni anno più numeroso, i possenti riflettori furono subito puntati sulla seguente edizione 2014, che aveva per tema la Gloria, “parola antica ma esperienza attuale”.
Sì, ma esperienza attuale in che senso? Per l’erudito dei due mondi, l’elegante e navigato filosofo Remo Bodei:
“La gloria è un concetto desueto, nel senso che c’è un declino della gloria, perché in fondo c’è l’avversione alla guerra, alla politica, con cui il concetto di gloria è legato, ma capire cos’era la gloria e perché oggi si è abbandonata a favore della celebrità, o della fama in cui ciascuno spintona per farsi avanti, e ci sono questi eroi che non hanno fatto niente per la collettività.”[1]
Dunque, per l’erudito Bodei, la gloria è roba d’altri tempi, perché non ci ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Umberto Galimberti. L'impostore glorioso
  3. Indice dei contenuti
  4. 1. Contagio e immunitas
  5. 2. Sogni di gloria
  6. 3. Sveglia a pentola
  7. 4. La broda ingloriata
  8. 5. Piatti in tavola
  9. 6. Forchetta inzuppata
  10. 7. Rebbi colanti
  11. 8. Di macchia in macchia
  12. 9. Salto ispirato
  13. 10. Arma impropria
  14. 11. Perla asinina
  15. 12. Eco in bottiglia
  16. 13. Morte del tassista Famoso
  17. 14. Punto nel merito
  18. 15. L’attimo tagliente
  19. 16. Il folle poietico
  20. 17. Di che perla sei
  21. 18. Il teatrino della follia
  22. 19. La Raglieide del poeta Galimberti
  23. 20. E dai con le Atai
  24. 21. Edipo sbertucciato
  25. 22. In amor vince chi delira
  26. 23. Perché ami me e non chiunque?
  27. 24. Il simbolo e la sogliola
  28. Conclusioni
  29. Appendice