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Attraverso il racconto e l'analisi di molte esperienze del Sistema degli archivi storici, biblioteche e centri di documentazione della CGIL il volume esamina diversi aspetti come il rapporto tra la cultura e il mondo del lavoro con le relative metamorfosi delle strutture interne, degli apparati e dei dirigenti; la crescente attenzione verso la soggettività e la dimensione privata delle persone protagoniste della storia e dell'identità collettiva della CGIL; la ricerca di percorsi conservativi utili a fare emergere sia i fatti sia ciò che è invisibile del mondo del lavoro, a partire dalle speranze degli uomini e delle donne. Gli archivi storici, le biblioteche e i centri di documentazione della CGIL sparsi in tutto il territorio nazionale non sono musei e non si limitano a proporre il «patrimonio culturale» della Confederazione, ma sono contemporaneamente istituzioni di cultura e di garanzia che contribuiscono al benessere locale e alla convivenza. Fondare, organizzare e sostenere archivi storici, biblioteche e centri di documentazione è «come ammassare riserve» per affrontare il «duro inverno» del pensiero, come ci ricorda Marguerite Yourcenar in Memorie di Adriano, ed è utile per comprendere e migliorare il presente.

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Informazioni

I PROGETTI
Europeana, le reti, il Web
di Ilaria RomeoA
Una lettura degli archivi in senso orizzontale, con la possibilità di creare metacollezioni di consultazione e di lavoro per superare la frantumazione e la dispersione della documentazione sulla storia del Novecento: è questa la spinta all’adesione da parte dell’Archivio storico CGIL nazionale ad Europeana1, biblioteca digitale che riunisce contributi da diverse istituzioni dei 28 paesi membri dell’Unione europea in 30 lingue2.
Un’iniziativa per garantire l’accesso a contenuti digitali eterogenei: libri, film, dipinti, giornali, archivi sonori, mappe, manoscritti, archivi cartacei e fotografici.
Non una semplice pubblicazione di inventari informatizzati, ma un sistema informativo articolato, on line dal 2009, che punta alla valorizzazione di archivi pubblici e privati (prodotti e conservati da istituti culturali, imprese, banche, sindacati, associazioni, comunità religiose, singoli intellettuali o politici) attraverso l’adozione di criteri uniformi e metodologie comuni.
Un primo passo verso il superamento concettuale di una visione «chiusa» dell’archivio concepito, nell’ottica dello sviluppo della rete, non più come insieme statico e autoreferenziale, ma nel suo rapporto dinamico con archivi complementari.
L’Archivio storico CGIL nazionale3 partecipa al progetto con le serie Verbali degli organi statutari4 e Circolari5 e con il proprio patrimonio fotografico6, con l’obiettivo di creare un ambiente favorevole al mondo digitale facilitando l’accesso degli utenti ad un ampio ventaglio di risorse dovunque e in qualunque momento7.
Sono oggi a disposizione degli utenti in file digitalizzato allegato alla scheda documento tutti i verbali degli organismi dirigenti confederali e tutte le circolari confederali dal 1944 al 19868.
La serie Circolari offre nello specifico un interessante quadro dell’organizzazione confederale ed evidenzia momenti rilevanti della sua evoluzione. Si tratta di lettere circolari ciclostilate, raccolte e rilegate in volumi, inviate, a seconda dei casi, agli uffici confederali centrali, alle sedi periferiche e a sindacati e federazioni di categoria.
La funzione è quella tipica di questa specifica tipologia documentaria e in particolare prevalgono gli aspetti organizzativi, amministrativi e propagandistici: intensa è l’attività legata all’organizzazione e gestione della raccolta fondi su iniziative particolari o durante la campagna di tesseramento annuale; sempre maggiore rilevanza assumono, nel corso degli anni, le iniziative volte alla definizione e regolamentazione dei rapporti organizzativi e amministrativi con federazioni e sindacati di categoria aderenti alla Confederazione; infine largo spazio è dedicato alla promozione e organizzazione di manifestazioni, eventi e iniziative diverse nell’ambito sindacale. Emerge con evidenza la lenta ma progressiva specializzazione delle competenze amministrative e politiche dei singoli organi e l’attività di controllo da parte della direzione politica sull’operato degli uffici confederali. La rilevanza della serie è apprezzabile sia dal punto di vista contenutistico che formale attraverso l’analisi di alcuni elementi registrati in fase di schedatura quali l’indicazione dell’ufficio emanante e di quello firmatario e dei destinatari.
La documentazione è organizzata in ordine cronologico, descritta in dettaglio e corredata da indici di ricerca che ne favoriscono la consultazione.
A completare l’elenco dei materiali messi a disposizione degli utenti di Europeana concorre l’Archivio fotografico pressoché nella sua interezza.
Acquisito da «Rassegna Sindacale» alla fine degli anni Ottanta e costantemente arricchito da nuove accessioni, l’Archivio fotografico della Confederazione generale italiana del lavoro comprende circa 3.500 buste per un totale di 25.000 fotografie di argomento politico, storico-sociale, di storia del costume e della cultura in particolare italiana.
Le immagini, fedele cronaca dei cambiamenti del nostro paese, coprono un arco temporale esteso, raccontando eventi, paesaggi, mutamenti sociali dall’inizio del Novecento al nuovo millennio, con maggiore consistenza per il periodo dal secondo dopoguerra agli anni Ottanta.
Si tratta di un notevole apparato iconografico costruito negli anni da «Lavoro», settimanale rotocalco della CGIL dal 1948 al 1962, poi da «Rassegna Sindacale», tuttora rivista della Confederazione.
Nel corso degli anni la CGIL ha poi acquistato raccolte specifiche relative a singoli personaggi (Fondo Trentin-Ravagli) o avvenimenti (Funerali Lama, Boni, Foa, ecc.).
L’Archivio presenta le caratteristiche tipiche di un archivio redazionale, connesso e finalizzato alla pubblicazione di un periodico di attualità sociale, politica e culturale. Attraverso le foto in esso conservate, molte delle quali uniscono al valore documentario un intrinseco valore artistico, è possibile avere il quadro dei momenti più significativi dell’attività della CGIL, ma anche di altre organizzazioni sindacali, della storia degli scioperi, delle manifestazioni, delle lotte per i diritti dei lavoratori, dei Congressi, cui parteciparono figure celebri del sindacalismo italiano ed estero.
Per la qualità e quantità dei materiali conservati, per la specificità dei soggetti e la rilevanza dei fotografi rappresentati, l’Archivio fotografico CGIL nazionale è tra le massime raccolte fotografiche in ambito sindacale d’Italia.
È stato negli anni oggetto di progetti per la conservazione, il restauro, la catalogazione scientifica e l’acquisizione digitale delle immagini per consentire una migliore fruibilità del patrimonio anche attraverso la consultazione a computer.
Alla miniatura di ciascuna immagine viene abbinato un elenco di campi in formato testo ridotto, contenente i dati conosciuti tra quelli essenziali (titolo originale o assegnato, data cronica e topica, note alla data, cromatismo e polarità, collocazione, segnatura originale, fotografo o agenzia fotografica, descrizione, note e note sul contenuto, eventuali pubblicazioni). Ad ogni scheda vengono inoltre associate alcune parole chiave tratte da una lista d’autorità autocostruita, da utilizzare in fase di ricerca come filtri per selezionare le immagini all’interno del catalogo. Si è scelto di indirizzare, per ogni singola scheda, antroponimi, toponimi ed enti.
Nel campo note vengono riportate le annotazioni a margine della foto, avendo digitalizzato esclusivamente il verso delle immagini.
Rispetto agli argomenti scelti da «Lavoro» e da «Rassegna Sindacale», funzionali al lavoro quotidiano delle due riviste e senza alcuna pretesa di sistematicità, è stato elaborato un quadro di classificazione per materia che pur rispettando i temi originari ha teso a fornire una struttura organizzata per facilitare sia la fase di schedatura che quella di consultazione.
L’elaborazione delle classi principali ha tenuto conto ovviamente degli argomenti già presenti; ogni classe è stata suddivisa in sottoclassi, in alcuni casi con partizioni ulteriori, necessarie rispetto sia alla quantità del materiale fotografico, sia per riorganizzare tematicamente le singole buste.
Le principali classi sono: CGIL nazionale, Camere del Lavoro, Federazioni di categoria e sindacati nazionali, CGIL-CISL-UIL, CISL-UIL, Guerra mondiale, Resistenza, Fascismo, Antifascismo, Problemi sociali e del lavoro, Infortuni sul lavoro, Fabbriche, Calamità naturali, Istituzioni, Partiti politici, Pace, Organizzazioni europee e internazionali, Paesi esteri, Personaggi.
Avere una visibilità Web non è oggi soltanto importante, è fondamentale. La comunicazione moderna sta infatti gradualmente abbandonando i canali classici cui siamo ormai abituati per rivolgersi sempre di più a coloro che utilizzano la rete. In questa prospettiva negli ultimi anni l’Archivio storico della CGIL e la sua Biblioteca hanno lavorato per rendere consultabili on line i propri materiali, conseguendo risultati importanti dei quali l’adesione ad Europeana costituisce solo una parte: l’inventario dell’Archivio storico è consultabile on line fino al 19869, è a disposizione degli utenti l’Archivio fotografico10 della Confederazione pressoché nella sua interezza, il catalogo della Biblioteca è consultabile in SBN11, su ACNP12 è a disposizione degli utenti il catalogo dei periodici posseduti13.
Dal 2010 l’Archivio storico CGIL nazionale aderisce ad Archivionline14, progetto promosso nel 2003 dal Senato della Repubblica con l’obiettivo di creare un archivio unico virtuale del patrimonio documentale di personalità politiche, partiti, gruppi parlamentari e associazioni sindacali conservato presso l’Archivio storico del Senato e presso istituti e fondazioni.
L’inventario dell’Archivio è consultabile anche attraverso SIUSA 15 e SAN16 (schede in corso di aggiornamento).
Un treno per Auschwitz
Un progetto interdisciplinare di studio e di viaggio per un’etica della responsabilità nato nella Camera del Lavoro di Brescia
di Lorena PasquiniA
Introduzione
Forse nacque durante i primaverili pomeriggi della mia infanzia, quando accompagnavo mia nonna alla Messa commemorativa nel cortile della fabbrica, la Breda Meccanica, in ricordo del nonno e dei suoi compagni morti sul posto di lavoro durante uno degli ultimi bombardamenti della nostra città.
Forse nacque quando scelsi di varcare la porta del sindacato per trovare il luogo delle risposte alle domande più radicali, ai perché più nascosti. Per trovare il cantiere della ricostruzione dei diritti negati, dell’annientamento della dignità, della strada di collegamento fra gli individui e la cittadinanza consapevole.
Una cittadinanza europea.
Forse nacque così l’idea che l’Europa delle cittadinanze e dei diritti non possa prescindere da Auschwitz.
Auschwitz. Nell’accezione simbolica dell’intero sistema nazista. Forse nacque per questo l’idea che il pellegrinaggio ad Auschwitz sia una tappa obbligatoria per ogni cittadino europeo affinché, nel cuore dell’Europa, sulla tomba dell’intelligenza umana, divenga consapevole che il cammino che lo attende gli chiede di essere responsabilmente partecipe nella cancellazione delle discriminazioni, delle ingiustizie, dell’odio, dell’indifferenza.
«Andare ad Auschwitz e visitare il campo di concentramento è più educativo di mille letture».
Può accadere, sfogliando qua e là, di leggere frasi simili.
Forse non è necessario andare ad Auschwitz per capire.
Parole ed immagini sono a disposizione da decenni, per molti di noi da prima che nascessimo.
Ma Auschwitz non è un luogo comune, bensì una delle prove più complesse e terribili che alcuni uomini hanno voluto sperimentare e che altri uomini hanno dovuto subire, un’esperienza che non trova completezza in nessuna descrizione, non trova spiegazione in nessuna teoria, che non trova adeguata collocazione in nessuna specifica disciplina.
E tutto quanto ci pare insufficiente e inadatto a capire e spiegare. È tanto difficile circoscrivere e descrivere Auschwitz che spesso ci assale l’istinto di non pensarci, di fermarci davanti ai concetti di indicibilità, di mistero, di fine della storia.
Ecco, proprio in questo spazio vuoto, di frastornato e colpevole sentimento di rifiuto dell’umanità si inserisce l’esperienza del viaggio ad Auschwitz.
Il progetto Un treno per Auschwitz nacque a Brescia nel 2004. Nell’Archivio storico della Camera del Lavoro. E fin da allora ha pazientemente teso i fili di una rete di collaborazione con istituzioni come Regione Toscana che già dal 2002 sperimentò, con un viaggio in treno ad Auschwitz, un progetto simile e con l’associazione Terra del fuoco, che promosse nel gennaio 2005 il primo Treno della Memoria da Torino.
Si è sviluppato con successo nel corso degli anni diventando un appuntamento atteso non solo a Brescia e nella sua provincia.
Infatti il progetto ha convinto della sua validità e dell’efficacia i partner della prima edizione, come la Provincia di Milano e la Fondazione Ex campo Fossoli di Carpi, così come CGIL e CISL Lombardia coinvolte in anni successivi, che hanno continuato autonomamente il loro cammino di maturazione, talvolta riproponendolo in forme diverse e diversificando gli obiettivi e le finalità da quelli originari.
In ogni caso a Brescia si è continuato ad avere cura del progetto originario coinvolgendo le Istituzioni locali in maniera sempre più diffusa, chiedendo ai sindacati CISL e UIL di unirsi alla CGIL in qualità di comitato promotore del progetto e, soprattutto, si continua a credere, umilmente e pazientemente, che poco a poco tutte le scuole della provincia potranno anche solo per una volta aderire ad un percorso impervio, ma davvero importante per la crescita formativa dei nuovi cittadini.
Genesi del progetto
La prima edizione di Un treno per Auschwitz venne proposta alle scuole e alla cittadinanza con una lettera di invito, di seguito riportata, che ne delinea i cardini, le attività proposte per quel viaggio, gli obiettivi, le finalità e soprattutto l’ambizione di fondo di riuscire a costruire memoria responsabilmente:
«Se potessi racchiudere in un’immagine tutto il male del nostro tempo sceglierei questa immagine, che mi è familiare: un uomo, scarno, dalla fronte china e dalle spalle curve, sul cui volto e nei cui occhi non si possa leggere traccia di pensiero…».
Con questa breve, annichilente, lapidaria definizione, Primo Levi, in Se questo è un uomo, sintetizza la figura del «musulmano», forse l’ultima categoria che affolla il suo universo di «sommersi» che debbono soccombere, vittime del «male assoluto». È la messa in discussione radicale delle leggi della morale, del senso del limite che, comunque, non riesce mai a prescindere dai canoni anche contraddittori dell’«umano».
Proprio avendo presente questo rischio, non solo interpretativo, questo confine strettissimo tra il dicibile e l’indicibile, l’Archivio storico «Bigio Savoldi e Livia Bottardi Milani», in occasione del 60° anniversario della liberazione e dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, propone una sorta di lungo pellegrinaggio laico attraverso l’Europa.
L’Archivio storico «Bigio Savoldi e Livia Bottardi Milani» di Brescia, la Fondazione «Fossoli» di Carpi e la Fondazione Memoria della deportazione di Milano, in occasione del prossimo Giorno della memoria, 27 gennaio 2005, propongono un evento internazionale dedicato altresì alla commemorazione dell’apertura dei cancelli di Auschwitz, di cui ricorre il sessantesimo anniversario: Un treno per Auschwitz (27 gennaio - 1° febbraio 2005).
Si tratta di un viaggio in treno da Brescia a Cracovia di adulti e di studenti delle scuole medie superiori, caratterizzato da un’estensione europea, ossia dall’invito a studenti di altri paesi d’Europa, con i quali si sono già instaurate collaborazioni didattiche o relazioni varie, ad una sorta di appuntamento al campo di Auschwitz.
Questa specie di gita scolastica internazionale è pensata come un viaggio su un treno che partirà da Brescia e, attraverso l’Europa, giungerà a Cracovia, dove vedrà la riunione, il 29 gennaio 2005, dei giovani italiani con i coetanei polacchi e tedeschi, nonché italiani partecipanti alle analoghe iniziative, gemellate con il presente progetto, «I treni della memoria», organizzate dalla Regione Toscana e da Associazioni del Comune di Torino.
All’entrata del campo di sterminio più tristemente noto.
Per camminare, insieme, fino al monumento presso le macerie dei forni crematori.
Per visitare il campo, insieme.
Infatti l’idea che anima questo progetto è l’incontro di una generazione di cittadini europei anagraficamente e linguisticamente non dissimili da coloro che furono deportati sui treni dello sterminio 60 anni fa.
Ma, se durante le persecuzioni naziste la destinaz...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Colophon
  3. Indice
  4. Introduzione: La CGIL e la cultura: l’utilità dell’inessenziale
  5. Ricerca storica e fonti documentarie. Un percorso di lavoro
  6. Immagini e lavoro nel Novecento. Storia, archivi e valorizzazione
  7. L’archivio è di tutti e serve a tutti. La produzione informatica dei documenti e la loro conservazione
  8. Il lavoro dello storico e le nuove fonti: la necessità di un approccio interdisciplinare
  9. La biografia e la storia sociale
  10. Gli archivi storici: il valore della pluralità
  11. Le esperienze
  12. Uno sguardo al sud
  13. I progetti
  14. La memoria del presente
  15. Fondazione argentina bonetti altobelli
  16. Appendice
  17. Note