Polvere e Sangue a Kathmandu
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Polvere e Sangue a Kathmandu

Il Nepal tra rappresentazione e ricostruzione dopo la strage della Casa Reale

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Polvere e Sangue a Kathmandu

Il Nepal tra rappresentazione e ricostruzione dopo la strage della Casa Reale

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In questo volume l'autrice affronta il tema degli stereotipi identitari nepalesi attraverso la lente prospettica dell'Antropologia dei media.

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Informazioni

VISTO DA CASA NOSTRA

Agli occhi dei media internazionali, il Nepal viene davvero dipinto solo e soltanto come una Shangri-La stereotipata.
A riprova della volontà di costruzione di un’identità fatta su misura per il momento storico che il Nepal stava vivendo, riporto qui il susseguirsi di lanci delle agenzie stampa, nel periodo di tempo intercorso dal 2 giugno al 10 giugno 2001, giorno in cui di fatto i media internazionali hanno smesso di occuparsi in maniera sistematica della vicenda.
Come si evince anche dagli stessi titoli, rileggendo le notizie in successione cronologica, in un primissimo momento l’agenzia Ansa associa l’episodio cruento dell’uccisione del re e della regina del Nepal ad un attentato.
Una maniera di procedere tipica della stampa occidentale, riscontrata sempre più spesso negli studi di antropologia dei media degli ultimi decenni. Lo vediamo anche nei reportage dei fatti che stanno scuotendo il mondo occidentale contemporaneo e che vengono immediatamente, in prima battuta, riportati e classificati come “attacchi terroristici” da parte dello Stato islamico, salvo poi variare le dinamiche e le responsabilità in base ad una raccolta più meticolosa delle informazioni. E, magari, a ribaltare completamente le notizie iniziali.
Anche nel racconto dei fatti del 2001 in Nepal, Ansa in prima ipotesi utilizza il termine “attacco” già nel titolo e associa l’avvenimento alla tensione politica che si sta vivendo nella capitale già dalla primavera del 2001.
Riprende, nel lancio stampa del pomeriggio, addirittura un episodio di guerriglia urbana a Kathmandu svoltosi ad aprile, e lo pone in associazione alla strage della casa reale. Creando un asse artificiale tra i due avvenimenti, che in effetti non hanno alcuna ragione di essere associati ma che insieme evocano l’atmosfera di forte tensione politica che si respira nel Paese.
Ma è già nella notizia emanata la sera del 2 giugno che la strategia giornalistica cambia ed il colpevole viene identificato senza ulteriori dubbi.
E’ il principe Dipendra, etichettato prima come “killer”, poi come “autore della strage”, infine, quando si viene a sapere della sua incoronazione in un letto di ospedale, addirittura come “re assassino”.
Mentre l’ipotesi di un golpe politico associato agli sconvolgimenti politici viene all’improvviso, e via via che trascorrono le ore, tra cerimonie improbabili e gossip, ritenuta secondaria, per poi essere del tutto abbandonata.
Rivediamo la sequenza.

Sabato 2 giugno 2001. Nepal: uccisi re e regina. Attacco Palazzo reale a Katmandu. Kathmandu - Il re e la regina del Nepal sono stati uccisi ieri sera insieme ad un’altra quindicina di membri della famiglia reale in un attacco al Palazzo Narayan Hity a Kathmandu. Lo si è appreso da fonti militari e da fonti vicine al primo ministro del Nepal. (ANSA)
La prima ipotesi sostenuta dalla stampa internazionale è, dunque, quella di una responsabilità esterna al Palazzo reale, che sarebbe stato violato nella sua privacy in maniera violenta e improvvisa.

Sabato 2 giugno 2001 . Nepal: Strage al Palazzo reale. Uccisi re, regina e 15 famigliari. Katmandu - Il re del Nepal Birendra, la regina Aishwarya, il principe ereditario Dipendra, il principe Nirajan, la principessa Shruti ed altri 12 membri della famiglia sono stati massacrati in un attacco contro il Palazzo reale a Kathmandu. Nella notte del 6 aprile scorso almeno 30 persone furono uccise da ribelli nepalesi maoisti nell’attacco ad una caserma di polizia. Il primo dello stesso mese, in due diversi attacchi, vennero uccisi 35 poliziotti. (ANSA)
Come si diceva, la scelta del termine “attacco” è voluta. In essa vi è la previsione di molteplici possibilità, tutte comunque esterne alle dinamiche famigliari della dinastia reale. Come l’aggancio con i fatti di aprile, del resto, che consente di sottolinearne la portata sociale.
Un primo approccio giornalistico che appare tradizionale e che sembra voler tenere conto delle dinamiche processuali geopolitiche.

Sabato 2 giugno 2001. Nepal: il killer è il Principe. Una strage per liti su matrimonio. Kathmandu - Sarebbe stato il principe ereditario Dipendra ad assassinare la notte scorsa sua padre, re Birendra del Nepal, sua madre la regina Aishwarya e altri 12 membri della famiglia reale. Il principe avrebbe ucciso i membri della famiglia a colpi di fucile automatico e sarebbe poi suicidato. Ad innescare la strage sarebbero state delle divergenze interne alla famiglia sul matrimonio di Dipendra, che aveva 30 anni (ANSA)
Già in serata il colpevole è servito in pasto all’opinione pubblica. Così come la dinamica, che da esterna (agitazione e guerriglia sociale) si fa tutta interna all’ambito famigliare della casa reale e ricalca la trama di una fiction, rendendo più appetibile il contesto e l’episodio.

Sabato 2 giugno 2001. Nepal: Fratello re sul trono. Uno dei pochi scampati alla strage. Kathmandu - Il “Privy council”, una sorta di consiglio degli anziani nepalesi, si riunirà tra poche ore a Kathmandu per scegliere il successore di re Birendra Bir Shah Dev, assassinato la notte scorsa con altri 14 membri della famiglia reale. A Kathmandu si ritiene che la scelta cadrà sul principe Gyanendra, fratello del re e uno dei pochi membri della famiglia reale ad essere scampato al massacro. (ANSA)
Gyanendra, il futuro Re del Nepal, viene indicato come il fortunato superstite, colui che per coincidenza e destino favorevole quella sera non si trovava a cena a Palazzo Reale.
I motivi che tennero lontano Gyanendra dal massacro non sono mai stati svelati. E nessuna inchiesta giornalistica ha mai provato a comprendere le ragioni e le evoluzioni che questa assenza (forzata o voluta) ha provocato sul Paese.

Sabato 2 giugno 2001 . Nepal: nominato re il Principe Dipendra, autore della strage. Il consiglio di Stato di Kathmandu ha deciso a sorpresa questa mattina di nominare successore al trono il principe ereditario Dipendra, autore della strage che ieri notte a Palazzo reale ha fatto otto morti, tra cui il padre, re Birendra, la regina e altri sei esponenti della famiglia reale. Il consiglio ha anche nominato il principe Gyanendra, fratello del defunto sovrano, reggente: Dipendra-che secondo quanto ricostruito finora avrebbe prima sparato contro la sua famiglia, quindi contro se stesso- è infatti ricoverato nell’ospedale militare di Kathmandu, in coma (Adnkronos/Dpa)
La stampa si sorprende della decisione di nominare il principe Dipendra successore al trono e quindi di incoronarlo Re, anche se in stato di coma. Nella sorpresa con la quale la notizia viene diffusa c’è tutto il fraintendimento di quelle ore e il germe di una volontà di non andare oltre nella ricerca dei dettagli e delle cause.
Perché mai Dipendra non avrebbe dovuto essere incoronato e succedere al padre defunto? La linea di successione maschile era sempre stata fondante ed il primogenito Dipendra aveva tutto il diritto di salire al trono.
E, non essendo accusato di nulla di concreto (neppure l’inchiesta investigativa governativa era ancora partita), il naturale successore non poteva che essere proprio lui. Sebbene ferito, sebbene in un letto di ospedale, sebbene in coma.
Perché così si sarebbe fatto in ogni monarchia a linea maschile di ogni Stato del mondo: nominare il principe primogenito e, a causa della sua impossibilità di governare perché in stato di incoscienza, nominare un reggente che ne facesse le veci.
Soltanto con una serie di abdicazioni si sarebbe potuto evitare quella che è una normale procedura dinastica. Ma ad abdicare, in quel momento, non poteva essere nessuno.
Il re Birendra era appena stato assassinato e il principe Dipendra non era in grado di intendere e di volere.
Eppure l’agenzia stampa si sorprende degli eventi e contribuisce a gettare la consueta ombra di follia e “privitivismo” su ogni azione che uno Stato tanto distante da noi culturalmente può compiere.
Tutto ciò che avviene su quel tetto del mondo è catalogato come “strano”, tutte le decisioni sono una sorpresa.
Persino le più formali e, paradossalmente, le più uguali a quello che sarebbe il modo di procedere ovunque.

Domenica 3 giugno 2001 . Nepal: Fugge in India la promessa di Dipendra. Restano molto critiche le condizioni del principe ereditario del Nepal Dipendra, nominare re malgrado fosse considerato responsabile della strage compiuta venerdì sera al Palazzo reale di Kathmandu, presumibilmente per contrasti con la famiglia sulla scelta della sua futura sposa. E proprio la donna che il giovane principe ereditario aveva scelto di sposare ha lasciato precipitosamente il paese per rifugiarsi in India. Secondo quanto rende noto oggi il quotidiano indiano “Hindustian Times” la donna, Devyani Rana, appartenente ad un’aristocratica famiglia indo-nepalese, sarebbe partita ieri (Adnkronos/Dpa)
Dipendra è ormai considerato dal mondo intero il solo ed unico responsabile del massacro.
Ed il ritorno della fidanzata Devyani Rana nella sua India viene descritta come una vera e propria fuga dal Nepal, aperta all’immaginazione di chissà quale mistero e quale misfatto.

Lunedì 4 giugno 2001 . Nepal: Morto il re assassino. Era in coma da quattro giorni. Kathmandu: Dipendra, il principe ereditario del Nepal responsabile della strage della famiglia reale avvenuta quattro giorni fa e nominato ugualmente sovrano del Paese, è morto alle prime ore di questa mattina nell’ospedale militare dove era ricoverato in coma profondo. Dipendra, 30 anni, si era sparato un colpo di arma automatica alla tempia subito dopo aver massacrato numerosi membri della famiglia reale, tra i quali il re e la regina (ANSA)
E’ la conclusione definitiva. Il principe divenuto re è il vero assassino e l’ipotesi dell’omicidio-suicidio, raccontata negli ambienti filo-governativi viene accreditata una volta per tutte.
Solamente dal 6 giugno in poi le agenzie di stampa occidentali si soffermano sui lavori della Commissione d’inchiesta investigativa e azzardano due ipotesi sulla dinamica del massacro reale.
Nessuna delle due include, però, una versione “politica”, che è invece quella perseguita con convinzione fin dalle prime ore dal giornalismo locale.
Peraltro, in quei giorni, avviene ufficialmente l’incoronazione di re Gyanendra al trono del Nepal e contemporaneamente a Kathmandu si registrano scontri di piazza tra cittadini e polizia.
Ma le dimostrazioni, che portano anche alla morte di tre manifestanti e alla decisione da parte delle autorità nepalesi di indire il coprifuoco in città, vengono solo accennate in poche righe e definite in maniera generica come “manifestazioni di protesta”, seppur causa di “scontri violenti”.
Una lunga nota emanata congiuntamente da Adnkronos e Dpa riassume gli avvenimenti di quei giorni e al contempo risulta interessante in quanto da essa si evince la presa di posizione da parte dell’informazione occidentale. La nota contiene notizie tratte da una tv indiana, la quale avrebbe riportato l’intervista ad un testimone oculare della strage.
Sono evidenti le contraddizioni circa i tempi in cui la dinamica dei fatti si sarebbe svolta, i quali appaiono qui molto elastici e addirittura più ampi di quelli relazionati nel documento conclusivo pubblicato dalla commissione d’inchiesta nepalese.

Mercoledì 6 giugno 2001. Nepal: Opposizione riconsidera ritiro da commissione d’inchiesta. Parlamentari dell’opposizione in Nepal stanno considerando il rifiuto da parte della commissione d’inchiesta nominata dal nuovo re Gyanendra perché venga fatta luce sul massacro della famiglia reale di venerdì scorso. Lo hanno riferito fonti molto vicine all’Unità Marxista-Leninista (Uml), il maggior partito d’opposizione nel parlamento nepalese, precisando che l’Uml potrebbe inviare uno dei suoi membri a prendere parte alla Commissione, composta da tre persone oltre il rappresentante dell’opposizione, dal presidente del Parlamento e dal ministro della Giustizia. L’organo dovrà fare un rapporto dettagliato al re che sì è impegnato a renderlo pubblico, perché, come ha detto lui stesso, il popolo deve sapere la verità. Le versioni al momento continuano ad essere due. Quella del principe ereditario Dipendra, che preso da un raptus di rabbia per la disapprovazione da parte della madre della scelta della sua sposa, ha aperto il fuoco contro la famiglia reale per poi spararsi lui stesso. Dipendra, nominato re, è deceduto dopo tre giorni di coma. Una seconda versione, quella ufficiale delle autorità nepalesi, è che un’arma automatica ha cominciato a sparare provocando la morte di dieci membri della famiglia reale. Una televisione di Nuova Delhi ha dato credito alla prima versione citando un testimon...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Polvere e Sangue a Kathmandu
  3. Ringraziamenti
  4. Indice
  5. INTRODUZIONE GEOPOLITICA: UN PAESE CHE NON C’E’
  6. Il Nepal: la parentesi tra Cina e India
  7. Una storia di despotismo ed isolamento
  8. Il movimento Madeshi e la Jan Andolan III
  9. La relazione impossibile con le Grandi potenze mondiali
  10. Un mosaico di etnìe popolano la Valle
  11. Caste, lingue, religioni e differenze di genere: i maggiori fattori di esclusione, soprattutto per le donne
  12. Istruzione e formazione: l’autoreferenzialità dell’insegnamento
  13. Ambiente e risorse vendute al miglior offerente
  14. PROLOGO
  15. Burocrazia, polvere, fumo e sangue
  16. POLVERE E RAPPRESENTAZIONE
  17. Nell’aria c’è polvere
  18. SANGUE E RICOSTRUZIONE
  19. Lo sterminio della Casa Reale
  20. I protagonisti del massacro
  21. La dinamica ufficiale
  22. La tesi del raptus di follia del Principe Dipendra
  23. VISTO DA CASA NOSTRA
  24. VISTO DAL NEPAL
  25. IL PERCHE’ DELLA COPERTINA
  26. Bibliografia