INTERMEZZO QUARTO
L’atmosfera qui dentro è asfissiante. Gli studenti continuano a entrare e si affastellano dappertutto: sulle sedie, sui banchi, seduti per terra e uno sopra l’altro. Oramai non c’è più posto per nessuno. I ragazzi incaricati di gestire il gruppo stanno smanettando attorno a uno dei pochi computer presenti nelle aule; non sembra abbiano molto la situazione sotto controllo. Uno di loro continua a puntare un telecomando grigio verso il proiettore sospeso sopra la mia testa. Finalmente si accende una lucina blu e sulla Lim compare l’immagine sbiadita di un logo sconosciuto. Probabilmente quello di qualche marca di elettronica. Ancora però non si vede il desktop, segno che i volenterosi ragazzi dello staff non sono riusciti a collegare il computer alla lavagna elettronica. Tommaso mi chiede piano di alzarmi così da permettergli di raggiungere Carlo e gli altri per dare una mano. Lo guardo mentre con pochi click e qualche inserimento di cavi mette tutto in funzione. So di avere gli occhi a cuoricino, ma che ci posso fare? Sono sempre così seria e controllata, almeno quando c’è l’amore di mezzo voglio poter concedermi di sembrar stupida. Scivolo di nuovo giù dal banco e lascio che Tommaso ritorni a sistemarsi dietro di me, in modo che io possa appoggiarmi al suo petto e lui, a sua volta, possa poggiare la schiena contro il muro. Finalmente l’immobile e anonimo logo dissolve nella proiezione dello sfondo a colline verdi e cielo blu con nuvolette bianche. Tutti osserviamo come brave pecorelle la freccia che vaga impazzita per l’aperta campagna. Alla fine riesce a ritrovare la diritta via e va a cliccare sul motore di ricerca. Ancora qualche mossa e già sullo schermo compare un video di Youtube in fase di caricamento. Qualcuno mette in pausa. Siamo pronti a cominciare.
Argomento di oggi: l’omofobia. In alternativa io e Tommi avremmo potuto partecipare al gruppo di Libera, solitamente molto interessante, oppure a quello sul veganesimo tenuto dagli attivisti di Sea Shepherd. Quello tradizionale su anoressia e bulimia l’abbiamo scartato a priori. Ci andai una volta sola, durante occupazione, quando Bea raccontò la sua esperienza... Oggi però Tommaso ha insistito per venire qua. Credo sia per quel suo caro amico, Daniele, che da poco gli ha confidato di essere omosessuale. Un ragazzo eccezionale, tanto nella bellezza quanto nei modi gentili che riserva a chiunque passi distrattamente attraverso il suo spazio vitale. Sono felice che Tommi abbia reagito bene alla notizia, ma d’altronde ne ero certa. Oggi l’ho accontentato volentieri: mi piace partecipare a questi gruppi, ascoltare con attenzione, osservare il modo in cui le persone si confrontano, intervengono, perfino intervenire a mia volta, se me la sento e sono ben disposta verso i miei coetanei. Tommaso invece non ha mai paura, si butta, espone la propria opinione con decisione e perizia. Convincerebbe chiunque. Amo il suo modo di parlare. Ha quel carisma che a me forse manca, le risposte taglienti, le battute pronte. In una vita precedente deve essere stato Marcus Tullius Cicero!
Credo abbia capito che sto pensando morbidamente a lui. Mi stringe un po’ di più e nasconde le labbra fra i miei capelli per raggiungere il collo con deliziosa lentezza.
«Amore mio» gli sussurro.
Solo un altro bacio, in risposta, e poi Carlo inizia a parlare.
«Bella regaz! In questo gruppo, come avrete capito, parliamo di omofobia, dei diritti LGBT in Italia e nel mondo e delle tanto discusse nozze gay.»
Una vocina acidula si fa strada da un punto centrale, nascosto e affollato, dell’aula:
«E di adozioni no?»
«Anche di adozioni» risponde sorridendo Carlo.
In fondo alla stanza vedo un gruppo di ragazzetti mormorare e agitarsi. Il bello della nostra scuola è la grande libertà d’espressione e il modo in cui ognuno può essere chi vuole senza che nessuno si senta in diritto di dir qualcosa. Tuttavia l’argomento, oggi, è molto spinoso. Sicuramente quei quattro quindicenni non sono molto aperti su questo punto. Spero solo non si arrivi a qualche scontro troppo violento, anche se pur sempre verbale. Tommaso ci metterebbe poco ad andare in escandescenza. Beh, di certo non si può dire che le nostre assemblee non siano movimentate...
«Se con la regia siamo pronti – occhiolino al compagno addetto a far partire il video – possiamo iniziare guardando alcune testimonianze.»
L’aria qui è sempre più pesante. Una ragazzina coi capelli palesemente tinti di un rosso falsissimo mi infastidisce facendo dondolare con un piede il banco su cui siamo seduti anche io e Tommi. Un altro po’ e credo mi volterò verso di lei per sfogare la mia nausea da mal di mare.
«Dato che siamo in tanti vi chiedo per favore di non chiacchierare durante la proiezione dei video, così possiamo sentire tutti...»
Altri mormorii.
«Ovviamente siete liberi di uscire quando volete – si affretta ad aggiungere Carlo – ma almeno cercate di non fare troppo bordello...»
Sorride benevolo. È proprio bravo a gestire queste situazioni. Fa un piccolo cenno al compagno e il primo video parte.
Si tratta di uno spezzone registrato durante una manifestazione LGBT. Il viola e l’arcobaleno trionfano sullo schermo nonostante l’evanescenza delle immagini dovuta alla troppa luce che s’infiltra fra le tende bucherellate fatte precedentemente calare da un terzo membro dello staff.
La ragazzina dai capelli rossi fissa tutto quanto accade sulla Lim con uno sguardo quasi totalmente vuoto, il collo disteso in avanti che la fa tanto somigliare a un lama e la mano a sostenere una guancia paffutella. Eppure deve essere assorbita per davvero perché ogni tanto si dimentica del proprio piede. Le scosse con cui smuove la mia personale placca tettonica si sono fatte ormai intermittenti.
Non fa in tempo a terminare il primo video che già al nero si sostituisce una seconda serie di fotogrammi...