Monnezza di stato
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Le terre dei fuochi nell'Italia dei veleni

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Le terre dei fuochi nell'Italia dei veleni

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Monnezza di Stato è il testo con cui il giornalista Paolo Chiariello e lo scienziato Antonio Giordano raccontano la realtà della "terra dei fuochi", i disastri ambientali compiuti in una delle regioni più fertili e belle d'Italia, la Campania. I danni incalcolabili provocati dallo sversamento di rifiuti tossici prodotti da imprenditori senza scrupoli, smaltiti dalla camorra con la connivenza di politici corrotti.
Un giornalista ed uno scienziato. Due competenze diverse per valutare, ciascuno dal proprio punto di vista, le cause di una catastrofe ambientale senza precedenti e per proporre le possibili soluzioni.
Un libro che, nel ripercorrere alcune delle più significative vicende giudiziarie degli ultimi anni, analizza i dati scientifici relativi all'aumento di patologie tumorali e malformazioni congenite, divulgando, in modo semplice e comprensibile una realtà terribilmente complessa.
Una battaglia di verità necessaria per conoscere ed invertire la rotta dell'autodistruzione.

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Informazioni

Anno
2018
ISBN
9788833240503
Argomento
Medicina
Categoria
Oncologia
TERRA DEI FUOCHI E CAMPANIA FELIX
Rifiuti interrati & cadaveri dimenticati
La camorra che uccide con i veleni
A qualcuno non piace che si dica, ancor meno che si scriva. Eppure esiste una stretta correlazione tra salute e rifiuti. Esiste un legame sinistro tra smaltimento criminale di rifiuti industriali e urbani e tasso di mortalità per tutte le cause. Dimostrare l’esistenza di questa correlazione non è materia la cui trattazione compete a giornalisti o preti o blogger o politici che usano anche la monnezza e la salute come strumenti di consenso sociale. In un Paese serio, in un Paese civile, e l’Italia non può non esserlo, di queste cose si occupano di norma gli scienziati, la comunità scientifica. Studi indipendenti di scienziati seri, scrupolosi, su cosa abbia significato l’assenza dello Stato in materia di smaltimento criminale dei rifiuti e scorie in Campania e in altri posti d’Italia (Porto Marghera, Ilva di Taranto, Acna di Cengio, Seveso, Brescia, Isochimica di Avellino, Italsider di Bagnoli e mille altri luoghi avvelenati) non hanno mai avuto cittadinanza, purtroppo, in questo Bel Paese.
Antonio Giordano, coautore di questo libro, napoletano, scienziato emigrato negli Stati Uniti d’America dove si è costruito un brillante percorso accademico-professionale senza aver bisogno di padroni o padrini politici, ha provato a spiegare assieme al sottoscritto la “Terra dei Fuochi”, i disastri compiuti, i danni incalcolabili provocati da camorra e politica all’ambiente e alla salute dei cittadini. Un giornalista e uno scienziato. Due competenze diverse per indagare un disastro le cui proporzioni sono inimmaginabili. Almeno a sentire chi, come Giordano, sa leggere e dunque dare un senso a dati scientifici, analisi scientifiche. Non è facile riuscire a far emergere del tutto questa tragica realtà che pesa come una spada di Damocle sulla testa di oltre tre milioni di cittadini della Campania che vivono tra Napoli e Caserta. Noi ci proviamo. È una battaglia di civiltà che va combattuta con ogni mezzo. Uno di questi mezzi è la divulgazione delle verità per rendere consapevoli tutti di quello che accade. Anche questo libro è la dimostrazione che bisogna credere nella diffusione delle verità scientifiche, renderle accessibili e comprensibili ai più, soprattutto quando sono scomode, quando non piacciono al cosiddetto potere costituito che le nasconde sotto i tappeti, come ha fatto e fa con i rifiuti in Campania. Studi importanti, fatti da istituzioni scientifiche serie, hanno già mostrato la gravità dell’inquinamento di aria, terra e acqua in Campania e i pesanti effetti sulla salute dei cittadini. Peccato che a questi studi poi non siano corrisposte adeguate misure normative e di prevenzione per combattere la correlazione tra smaltimento criminale dei rifiuti e salute pubblica. In pratica di “diagnosi” del male dei rifiuti in Campania ce ne sono a bizzeffe, il problema è che poi non sono mai arrivate le “cure”.
Un nesso di causalità tra salute e rifiuti c’è, lo si afferma da tempo. È una verità scientifica acquisita ma non è accettata da tutti. Eppure, se certi dati scientifici arrivano da istituzioni sanitarie serie e certificate un loro peso dovrebbero averlo. Ci sono istituzioni scientifiche che hanno fatto emergere in tempi non sospetti, e cioè all’alba del Terzo Millennio, dati che fanno rabbrividire anche chi non capisce nulla dell’impatto devastante dello smaltimento dei rifiuti sulla salute dei cittadini. Dati inquietanti, ad esempio, emergono da uno studio commissionato dal Dipartimento della Protezione Civile all’Organizzazione Mondiale della Sanità, all’Istituto Superiore della Sanità, al Consiglio Nazionale delle Ricerche. Istituzioni scientifiche che in passato e di recente hanno analizzato gli effetti sanitari della gestione dei rifiuti in Campania, confermando la presenza di rischi elevati di mortalità per varie cause (tutti i tumori) e malformazioni genetiche congenite nelle province di Napoli e Caserta.
L’area geografica di riferimento per lo studio degli scienziati è stata per anni quella compresa tra i 196 comuni delle due province campane. Gli effetti nefasti della correlazione tra rifiuti e salute è stata poi ristretta per ragioni di cui nessuno si è premurato di dare spiegazioni a un numero inferiore di comuni, quelli che sono stati (o sarebbero stati) maggiormente devastati dagli scarichi incontrollati di rifiuti tossici e nocivi da parte di organizzazioni criminali. Lo studio ha analizzato i dati di mortalità per tutte le cause, tutti i tumori, tumore del polmone, dello stomaco, del fegato, del rene, della vescica, linfomi non Hodgkin e sarcomi dei tessuti molli, separatamente per uomini e donne, in un periodo che va dal 1994 al 2001.
Studi, dunque, vecchi che ancora non potevano tenere in debito conto dei primi dieci anni del terzo Millennio, quelli in cui la Campania ha conosciuto le peggiori crisi nel settore dello smaltimento dei rifiuti.
Sono stati inoltre osservati i dati delle malformazioni congenite riscontrate sempre nell’area geografica di riferimento nel periodo che va dal 1996 al 2002. Sulla base dello studio dei soli dati statistici, il gruppo di lavoro multidisciplinare ha rilevato l’esistenza di una serie di indizi significativi che stabiliscono uno stretto legame tra lo stato di salute generale della popolazione residente e il processo di smaltimento dei rifiuti. In pratica, per usare un linguaggio di facile comprensione, gli scienziati hanno riconosciuto per la prima volta che la pluriennale gestione criminale di pezzi importanti dell’intero ciclo dei rifiuti, sia solidi urbani sia industriali pericolosi, e le pratiche eco-mafiose legate a queste attività, hanno determinato un disastro ambientale di proporzioni non ancora del tutto svelate, che certamente stanno influendo in maniera significativa sulla mortalità della popolazione residente nelle province di Napoli e Caserta.
Tredici anni dopo la pubblicazione di questo studio della massima autorità sanitaria pubblica d’Italia e senza che in questi anni qualcuno facesse qualcosa per fermare gli interramenti di rifiuti industriali e scorie, impedisse l’incendio di rifiuti d’ogni genere a tutte le ore, avviasse bonifiche di terre e falde acquifere sempre promesse e mai realizzate, l’Istituto Superiore di Sanità ha reso nota la nuova relazione sulla Terra dei Fuochi. È un aggiornamento dello studio “Sentieri” per la cosiddetta “Terra dei Fuochi” (TdF) e per il SIN (Sito d’Interesse Nazionale) di Taranto. A firmarlo, ad assumersene la responsabilità, sono i componenti di un gruppo di lavoro coordinato da Loredana Musmeci, responsabile del Dipartimento ambiente e prevenzione primaria dell’Istituto Superiore di Sanità. Con lei hanno collaborato altri scienziati come Pietro Comba, Lucia Fazzo, Ivano Iavarone (Dipartimento Ambiente e connessa Prevenzione Primaria), Stefania Salmaso, Susanna Conti, Valerio Manno, Giada Minelli (Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute).
Questi scienziati, nel prendere in esame il quadro epidemiologico della popolazione residente in cinquantacinque comuni della Terra dei Fuochi, hanno spiegato che è “un quadro caratterizzato da una serie di eccessi della mortalità e dell’ospedalizzazione per diverse patologie a eziologia multifattoriale. L’espressione è difficile, troppo tecnica, ma è un modo per dire, o meglio per ammettere scientificamente che fra i fattori di rischio accertati o sospetti, l’esposizione a un insieme di inquinanti ambientali che possono essere emessi o rilasciati da siti di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi e/o di combustione incontrollata di rifiuti sia pericolosi sia solidi urbani, sono la causa scatenante di questi eccessi di mortalità. Poi gli scienziati insistono nel ribadire che “nell’insieme dei comuni della Terra dei Fuochi della provincia di Napoli (32 comuni) e della provincia di Caserta (23 comuni) la mortalità generale è in eccesso in entrambi i generi. Nella provincia di Napoli SMR* 110 per gli uomini e 113 per le donne. Nella provincia di Caserta SMR 104 per gli uomini e 106 per le donne”.
* SMR è l’acronimo utilizzato per Standardized Mortality Ratio (rapporto standardizzato di mortalità o indice comparativo di mortalità). Gli SMR comparano il numero di decessi osservati con il numero di decessi attesi. L’SMR esprime, in percentuale, l’eccesso o il difetto di mortalità esistente tra l’area di studio (nel nostro caso i comuni della Terra dei Fuochi) e una popolazione di riferimento (nel nostro caso l’Italia) al netto delle influenze esercitate dalla diversa composizione per età. Il numero di decessi attesi è ottenuto per standardizzazione indiretta, vale a dire applicando alla popolazione in studio (nel nostro caso i comuni della Terra dei Fuochi) il tasso di mortalità della popolazione italiana presa come referenza per il periodo considerato.
Il valore 100 esprime il valore medio della popolazione italiana, scelta come riferimento: i comuni con un SMR inferiore a 100 sono più sani della media, quelli con valori superiori meno sani.
Ma di questo studio come di altri elaborati scientifici effettuati, in corso o ancora in fase embrionale scrive più diffusamente e sicuramente con competenza Antonio Giordano. Quello che mi preme sottolineare è la crudezza con cui gli scienziati spiegano a quelle mamme che da mesi, da anni animano cortei di protesta per le strade di Napoli e Caserta per chiedere giustizia per la morte dei loro bambini ancora in tenerissima età, che “per quanto riguarda la salute infantile nella Terra dei Fuochi, non si osservano eccessi di mortalità”. Anche se, poi ribadiscono, “resta meritevole di attenzione il quadro che emerge dai dati di ospedalizzazione che segnalano un eccesso di bambini ricoverati nel primo anno di vita per tutti i tumori (nella provincia di Napoli SHR 151 e nella provincia di Caserta SHR 168); per quanto riguarda i tumori del sistema nervoso centrale, si osserva un eccesso di ospedalizzazione nella provincia di Caserta (SHR 189). Per quanto riguarda la fascia di età 0-14 anni si osserva un eccesso di ospedalizzazione per leucemie in provincia di Caserta (SHR 123)”. Giordano spiegherà in maniera semplice che cosa abbiano voluto significare gli scienziati. Quello che colgo io, da una lettura da persona sicuramente poco avvezza a quel linguaggio ma certo non del tutto a me estraneo, è il fatto che siamo sempre al solito dire e non dire, esprimere certezze scientifiche e rimangiarsele con dubbi un istante dopo aver suscitato attenzione mediatica. Certo il compito di uno scienziato, soprattutto quando maneggia dati che riguardano la salute dei cittadini, dovrebbe essere quello di esprimere certezze. Quando ci si occupa della Campania (dove l’aspettativa di vita media è di due anni inferiore rispetto alla media nazionale) e segnatamente della Terra dei Fuochi (dove, come spiegano all’Istituto Superiore della Sanità, si muore anche prima), si tende a mettere la sordina alla verità. Persino alcuni scienziati hanno necessità di diluirla, distillarla, offrirla con dolcezza. Una sorta di eutanasia della realtà. Una dolce morte. A volte, non me ne vogliano alcuni scienziati che non hanno mai brillato per chiarezza e lungimiranza, sembra di sentire la voce del camorrista Carmine Schiavone che, dopo aver contribuito ad avvelenare la Campania ed essersi ripulito la coscienza con il pentimento davanti alla legge degli umani, ci dice «scappate, andate via da quelle zone, morirete tutti, morirete a milioni, non avete idea di quello che noi camorristi abbiamo sepolto». Per carità, qui nessuno mette in dubbio la moralità degli scienziati o peggio ancora vuole accomunarli a questa gentaglia. Ma occorre serietà e una parola univoca. Gli scienziati non possono continuare a dire che la situazione è drammatica. Non possono dirci e darci spezzoni di verità, offrircela un poco alla volta. Come se morire un poco alla volta fosse meglio.
Che potesse esistere un nesso di causalità tra salute e rifiuti, è un’idea che ci eravamo fatti empiricamente tutti un po’.
Certo è un’amara verità, ma tant’è! Il fatto che ce la diluiscano non ci rende meno preoccupati, ma chi risiede nella Terra dei Fuochi è vaccinato anche rispetto alle verità nascoste e sa che la medicina da ingoiare per uscire da questo dramma è amara e che bisognerà prenderla.
Mentre gli scienziati studiano e i politici chiacchierano, i malati muoiono perché colpiti dal “male incurabile”.
Leggere e rileggere dati drammatici sullo stato di salute della popolazione casertana e napoletana su carta intestata del Ministero della Salute significa che finalmente anche quelle istituzioni (Governo, Parlamento, Regione Campania) per anni silenti (o, se volete, assenti) hanno capito che bisogna sbrigarsi perché la situazione è già fuori controllo e si rischia davvero un genocidio di popolazione con l’annientamento di migliaia di persone che vivono su un territorio dove aria, acqua e terra sono avvelenati. O almeno si spera che abbiano raggiunto questa consapevolezza. Seguo da troppi anni questa tragedia e non ho mai colto grande attenzione, un barlume di interesse rispetto al disastro che è sotto gli occhi di tutti. Ci ho messo professionalità e anche tanta passione nella ricerca della verità sull’inquinamento di questo pezzo importante di territorio d’Italia tra Napoli e Caserta, forse anche perché sono nato nella Terra dei Fuochi, forse anche perché molti dei miei cari sono morti per un “male incurabile” nella Terra dei Fuochi, forse perché ancora ho tutti i miei familiari che vivono in un paesone che è l’epicentro del disastro ambientale. Lo chiamiamo ancora così a queste latitudini il cancro: “il male incurabile”. Il professor Umberto Veronesi si incazzerebbe a sentire solo pronunciare questa parola, ma è così. Per i napoletani il cancro è “‘na brutta malatia” quando non è “un male incurabile”. Che cos’è, un modo per esorcizzare la morte che verrà quando abbiamo scoperto che quel “male” ci ha colpiti e ci sta già divorando? Fatalismo napoletano? Nella Terra dei Fuochi non è facile manco dirlo o sentirselo dire da qualcuno che conosciamo: «Ho un tumore». È una di quelle frasi che ovunque fanno paura, soprattutto quando a pronunciarla è una persona cara. I napoletani lo chiamano brutto male.
Sono venti anni (accadeva ancora prima ma non ne avevo quella chiara percezione che ho oggi) che leggo (e scrivo anche ahimè) di promesse di futuri impegni di questo o quel Governo nazionale o locale, di questa o quella istituzione per fermare quello che i movimenti civici definiscono biocidio. Promesse che si squagliano come neve al sole. Menzogne spacciate per verità solo per fermare o fiaccare la resistenza civile di chi è stanco di quello che accade. Gente con grande senso civico che non si piega, che la realtà disastrosa della Terra dei Fuochi vorrebbe cambiarla perché la conosce quand’anche gliela nascondono. Nell’ultimo studio dell’Istituto Superiore di Sanità, trasmesso alle istituzioni locali e al Governo nazionale e reso noto in sospetto ritardo, si ammette che troppi bambini nella Terra dei Fuochi finiscono in un reparto di degenza ospedaliera per malati oncologici nel primo anno di vita perché affetti da tutti i tumori possibili. A leggere questo studio si è osservato un eccesso di incidenza di neoplasie del sistema nervoso centrale nel primo anno di vita. Ora, se tutto quello che gli scienziati del Ministero della Salute scrivono in un rapporto per le autorità ha un senso, se tutto quello che questi scienziati sostengono lo si mette in relazione a quelle centinaia di mamme che da mesi protestano, scendono in strada e mostrano cartelli con le foto dei loro bambini morti in tenera età, se tutto questo che scriviamo e leggiamo è serio, ha ancora senso interrogarsi sulle connessioni tra smaltimento criminale dei rifiuti industriali o inquinamento e salute? Perché continuare a perdere tempo? Forse sarebbe più giusto studiare l’entità di questo disastro! Forse sarebbe utile capire che cosa significa che l’acme dell’inquinamento delle falde acquifere sarà raggiunto tra sessant’anni, come scrive lo scienziato Giovanni Balestri in una sua relazione sull’inquinamento delle acque di falda tra Napoli e Caserta! Forse sarebbe onesto cominciare a parlare con le popolazioni interessate, magari avviando in maniera efficace quegli screening sanitari gratuiti di cui si discetta da anni. Forse sarebbe finalmente il caso di istituire un registro dei tumori e smetterla di dire che non ci sono fondi, visto che la regione Campania in questi ultimi venti anni ha speso centinaia di milioni di euro per studi che gridano vendetta: dalla fattibilità di piste da sci sui monti del Cilento alla formazione professionale per veline o ancora il numero di piccioni da sterilizzare e altre sciocchezze che non basterebbe un’enciclopedia per contenerle tutte. E invece la verità è l’unica cosa di cui non vogliamo sentir parlare, anche quando sono le stesse istituzioni a renderla nota. Per cui se l’Istituto Superiore di Sanità spiega che il disastro nella Terra dei Fuochi è fatto e che i dati sulla salute pubblica sono peggiori di quelli che conoscevamo, c’è subito chi interviene per spiegare che “bisogna evitare inutili allarmismi”, che si muore di più di tumore perché in quel pezzo di Campania “non adottano corretti stili di vita” e altre chiacchiere in politichese che fanno a cazzotti con le verità scientifiche acquisite. Spesso, a calpestare dati scientifici e buonsenso sul dramma della Terra dei Fuochi sono gli stessi ministri della Salute che certi studi li hanno commissionati e che poi, nei fatti, li disconoscono perché non ne gradiscono le conclusioni.
La monnezza ingoiata dalla “Campania Felix”
è da sempre affare di Stato e di Camorra
Va avanti così da venti e passa anni. Purtroppo, non c’è stato Governo, ministro della Salute che non abbia minimizzato la portata del disastro ambientale in atto tra Napoli e Caserta.
Già nel 2000, comprendendo l’estrema gravità della situazione, il Governo istituì di concerto con il Commissariato straordinario per l’emergenza rifiuti, un sito di interesse nazionale per le bonifiche, noto come “Lito...

Indice dei contenuti

  1. COPERTINA
  2. PREFAZIONE
  3. TERRA DEI FUOCHI E CAMPANIA FELIX
  4. CAPITOLO I - Napoli, 1977
  5. CAPITOLO II
  6. CAPITOLO III - Napoli, 2009
  7. CAPITOLO IV - Multifattorietà del cancro e il nesso di causalità
  8. CAPITOLO V
  9. CAPITOLO VI
  10. CAPITOLO VII
  11. CAPITOLO VIII
  12. CAPITOLO IX
  13. CAPITOLO X
  14. CAPITOLO XI
  15. CAPITOLO XII - Le responsabilità
  16. CAPITOLO XIII - L’impegno della Chiesa