1. Bayahibe, una piccola Italia
Nel giugno 2013 ho iniziato a programmare il mio espatrio con partenza il 28 settembre dello stesso anno. Sono partita con un’amica, Simona, con cui ho condiviso buona parte delle mie esperienze sull’isola. Per lei è stata solo una vacanza di tre settimane. Per me è stato il mio anno sabbatico. Lei con il biglietto di andata e ritorno, io con il biglietto di sola andata.
Nel frattempo avevo pensato anche alla casa. Avevo affittato dall’Italia un appartamento nella zona Nueva di Bayahibe, cioè nella parte residenziale della cittadina. Mi ero affidata a una delle tante agenzie immobiliari che pullulano nell’isola, gestita da due italiani. Che non ci sono più, così come non c’è più l’agenzia. Perché nella Repubblica Dominicana le attività aprono e chiudono in brevissimo tempo, spesso a causa di investimenti sbagliati o fregature, o per non aver fatto una accurata analisi di mercato.
La povertà che convive con il lusso
Bayahibe è un piccolo villaggio di pescatori situato su una delle spiagge più belle non solo della Repubblica Dominicana ma anche dei Caraibi, a 6 chilometri dall’aeroporto de La Romana, dove atterrano e partono i charter dei tour operator. La spiaggia di Bayahibe è considerata tra le più belle dell’isola [Figura 1 – La spiaggia pubblica di Bayahibe]. Ora le strade sono asfaltate, ma nel 2013 erano ancora sterrate e piene di buche e dossi. Tra le altre cose, c’è anche un grande campo per il gioco del baseball (el juego de pelota) molto amato dai dominicani.
Bayahibe è una piccola Italia perché lì si trova la più alta concentrazione di italiani espatriati sull’isola e anche per questo da anni è in pieno sviluppo immobiliare.
Sono arrivata di notte. Uscita dall’aeroporto avevo cercato un taxi, che sono sicuri, affidabili e puntuali, che mi ha portato in quella che per il primo mese è stata la mia casa, attraversando il pueblo, cioè il popolo, tra baracche di lamiera, ville di lusso e le tipiche casette dominicane colorate in legno.
È il primo aspetto che ho colto di quell’isola: la sua contraddittorietà, l’estrema povertà che convive con il lusso sfrenato sullo stesso pezzo di terra. La Repubblica Dominicana è uno dei paesi più ambigui del mondo. Perché mai come in questo Paese è così presente il divario tra poveri e ricchi. Questo è poi anche il Paese delle improvvisazioni e dei millantatori e dove il detto “fidarsi è bene non fidarsi è meglio” ha molte ragioni a essere pronunciato. La Repubblica Dominicana ha mille sfaccettature anche tra la popolazione locale: i dominicani hanno diversi colori della pelle, non per niente uno dei souvenir tipici è la bambola in ceramica o in legno senza volto, proprio perché non ce n’è uno definito per la popolazione.
Ci vuole spirito di adattamento
La casa era al terzo piano, che per noi sarebbe il secondo perché nella Repubblica Dominicana il piano terra è calcolato come un primo. Era senza ascensore, come quasi tutti gli edifici e gli scalini erano di altezze diverse, dettaglio che avevo colto subito se non fosse altro perché stavo inciampando.
L’appartamento aveva la cucina a vista, due camere piccole, un bagno, porte senza maniglie e un grande terrazzo. L’arredamento era molto semplice. In generale, l’appartamento non mi faceva impazzire.
Insomma, il primo impatto non è stato dei migliori. Avevo capito subito che dovevo avere un forte spirito di adattamento per vivere su quell’isola, che tanto avevo desiderato e sognato.
Ho imparato in breve tempo a non buttare nel water la carta igienica e il cibo nel lavabo della cucina perché altrimenti si intasa tutto. Forni, microonde e lavastoviglie nemmeno a parlarne, un grande dispiacere per me che amo fare dolci, e l’acqua calda, quando c’è, viene da un boiler. Per non parlare di serrature e interruttori, che spesso sono al contrario. E vogliamo parlare dei topi? Sì, topi. Perché ce ne sono molti e se capiti dove non fanno la derattizzazione, come è successo a me il primo mese, te li trovi in cucina e non è piacevole. A onor del vero, comunque, i dominicani sono persone molto pulite, si lavano diverse volte durante l’arco della giornata; d’altronde sono persone molto orgogliose che vivono molto di apparenza, anche chi alla fine non ha niente.
Lo ammetto, quando sono arrivata ho pensato di aver fatto una grandissima cavolata a espatriare su quell’isola. Ma così dettava il mio cuore, in quella fase della mia vita.
Dopo il primo mese ho cambiato casa, due vie parallele più in là, sempre al terzo e ultimo piano, ma più grande e decisamente molto più bella e pulita. Il proprietario è un genovese con cui sono rimasta ancora oggi in contatto e in ottimi rapporti.
2. Merengue dominicano,
patrimonio dell’Unesco
Sono tante le cose che bisogna accettare se si vuole vivere nella
Repubblica Dominicana. Per esempio la musica alta, anche fino a tarda notte, specie
nei colmados, quindi se si vuole il
silenzio è bene non prendere casa vicino a questi locali. Questo è il motivo per cui
i dominicani urlano sempre, perché con la musica alta non sarebbero in grado di
sentirsi.
I colmados
sono i tipici minimarket locali dove si vende e si acquista tutto sfuso o a
porzione: un uovo, un biscotto, un pugno di riso... Si può anche acquistare solo
mezza banana, una fetta di melone o di mango, una sigaretta... Insomma, la
Repubblica Dominicana, è il caso di dirlo, è il Paese ad hoc per i single. Nei colmados non manca mai la birra
locale, la Presidente, che viene sempre venduta bien fría, cioè molto fredda, e vestida de novia, cioè in abito da
sposa, che altro non è che il tovagliolo di carta attorno al collo della bottiglia.
Anche nelle farmacie, in barba allo spreco sanitario, è possibile acquistare solo
una pastiglia, una bustina, un cerotto.
La musica dominicana, in particolare il merengue e la bachata, rappresenta da sempre un
elemento fondamentale nell’isola: non c’è casa, strada o spiaggia dove non regni
sovrano il suo ritmo gioioso e vivace, e per questo contagioso. È normale quindi che
la gente si lasci spesso prendere dalle note e dai canti o improvvisi qualche passo
di merengue dominicano o di bachata ovunque si trovi e in ogni ambito della vita
quotidiana, privata, familiare, lavorativa e anche politica. Mi ricordo che un
giorno ero nella capitale, a Santo Domingo, e il
commesso del negozio mi aveva accolto sui passi di una bachata. Anche questo è un
bel motivo per programmare una vacanza sull’isola del sorriso.
Il merengue dominicano, poi, è diventato Patrimonio dell’Unesco, in quanto simbolo della storia e della
cultura popolare del Paese nonché espressione dell’identità e dell’allegria del suo
popolo. Il merengue ha inoltre un potere aggregante in quanto contribuisce alla
convivenza pacifica tra le comunità e riesce ad attrarre classi sociali
differenti.
Nato da influenze spagnole, africane e indigene, la formazione musicale
base del merengue comprende il cuatro, una chitarra a quattro corde,
la guira, uno strumento a percussione,
e il tamburello. Nel 1870 il cuatro è
stato sostituito dalla fisarmonica, cui è seguita poi la comparsa di sassofono,
basso e pianoforte. Oggi, il merengue dominicano è suonato da grandi musicisti che
l’hanno fatto conoscere in tutto il mondo. Tra questi: Joseito Mateo, Juan Luis Guerra, Johnny Ventura, Milly
Quezada, Wilfrido Vargas, Fernando Villalona, i Rosario Brothers ed Eddy Herrera.
Un’altra cosa da mettere in conto, se si vuole vivere a Bayahibe così come in quasi tutta la Repubblica
Dominicana, sono i galli. Oltre a essere uno dei simboli del Paese, rappresentano
anche, purtroppo, un patrimonio economico perché usati nei combattimenti. In diversi
punti dell’isola sono infatti localizzati i “club gallistici”. Anche in questo caso,
se si vuole vivere nel silenzio, è bene accertarsi che vicino all’abitazione non ci
sia un allevamento di galli!
Questa è la Repubblica Dominicana. Ma è bella così.
3. Isola Saona, la perla dei Caraibi
Una delle cose più affascinanti di Bayahibe è alzarsi al mattino presto, fare ovviamente colazione fronte Caribe, e andare sul pezzo di spiaggia dove ci sono tutte le barche pronte per partire per una delle attrazioni più belle e sorprendenti del Paese, l’isola Saona, la perla dei Caraibi [Figura 2 – Barche sul Caribe, vista da Bayahibe]. Ogni mattina, lì, c’è un viavai di dominicani: chi prepara le barche per le escursioni, chi per la pesca, chi cerca capitani e guide disponibili. Tutti pronti per regalare ai turisti un’esperienza da sogno e guadagnarsi la giornata.
Bayahibe è un punto strategico della Repubblica Dominicana. Da qui, appunto, partono tutte le imbarcazioni per l’isola Saona. Attraccate alla spiaggia più bella dei Caraibi se ne vedono di ogni tipo: barche per la pesca, lance che possono portare fino a trenta persone, catamarani, barche per vip e luxury boat per gite da sogno.
Non si può andare nella Repubblica Dominicana e non fare l’escursione all’isola Saona, sarebbe come andare a Roma e non vedere il Colosseo o andare a Parigi e non vedere la Torre Eiffel. Durante...