Cosa ha fatto lo Stato con i nostri soldi? Riprendiamoci la moneta e altri saggi
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Cosa ha fatto lo Stato con i nostri soldi? Riprendiamoci la moneta e altri saggi

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Cosa ha fatto lo Stato con i nostri soldi? Riprendiamoci la moneta e altri saggi

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Questo piccolo grande e accessibile classico del pensiero economico moderno discute un tema di drammatica attualità dopo la crisi finanziaria globale del 2007-2008: che cos'è la moneta e a chi deve essere in mano perché funzioni davvero. Le radici della questione sono lontane. E Rothbard le passa in rassegna con lucidità e candore. La distruzione del sistema aureo e la progressiva appropriazione della politica monetaria da parte degli Stati hanno condotto il mondo ad un'instabilità monetaria le cui manifestazioni, l'inflazione e l'erosione continua del potere d'acquisto delle valute, hanno avuto gravi ripercussioni sulla vita economica di tutti i giorni: ciclicità, depressioni, cattiva allocazione delle risorse. La moneta è, tra le questioni economiche, quella più incrostata da secoli di ingerenza governativa. Eppure, una banca centrale e un'unità cartacea mondiali, emanazione del "governo unico mondiale", restano l'obiettivo finale dei leader politici di tendenza keynesiana. Se riuscissero nel loro intento sarebbe un danno senza eguali e incalcolabile. L'economista e teorico libertario americano Murray N. Rothbard spiega in questi brillanti saggi quali gravi problemi generi il potere dei governi e delle banche di creare denaro dal nulla, e offre una soluzione per tornare ad un sistema monetario sano e onesto.

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Informazioni

Editore
Go Ware
Anno
2018
ISBN
9788833630656

Murray N. Rothbard
Cosa ha fatto lo Stato con i nostri soldi?

Il facsmile della prima edizione di What Has Government Done to Our Money?, Pine Tree Press, 1963.

1. Introduzione

Poche questioni economiche sono più intricate, più confuse della questione della moneta. Abbondano le dispute su “moneta debole” o “moneta forte”, sui compiti della Federal Reserve e del Tesoro, sulle varie versioni del sistema aureo, ecc.
Il governo dovrebbe pompare moneta nel sistema economico o toglierne? E quale organo del governo? Dovrebbe facilitare il credito o restringerlo? Dovremmo ritornare al sistema aureo? E se sì a quale tasso di conversione? Queste e innumerevoli altre questioni si moltiplicano, apparentemente senza fine. Probabilmente la Babele di punti di vista sulla questione della moneta deriva dalla propensione dell’uomo a essere “realistico”, cioè a studiare solo problemi politici ed economici immediati. Quando ci immergiamo totalmente negli affari quotidiani, noi smettiamo di fare distinzioni fondamentali, o di porci le domande veramente basilari. Presto le questioni centrali sono dimenticate e una deriva senza meta si sostituisce ad una ferma aderenza al principio. Spesso abbiamo bisogno di riguadagnare una prospettiva più ampia, di distanziarci dagli affari di tutti i giorni al fine di comprenderli più pienamente. Questo è particolarmente vero in economia, dove le interrelazioni sono così intricate che noi dobbiamo isolare alcuni importanti fattori, analizzarli e poi rintracciare la loro effettualità nel mondo complesso. Questo era lo scopo dell’economia di Robinson Crusoe, un espediente tipico della teoria economica classica. L’analisi del comportamento economico di Crusoe e di Venerdì sull’isola deserta, criticata da molti come irrilevante per il mondo di oggi, al contrario permetteva di evidenziare in modo nitido gli assiomi base dell’azione umana.
Di tutti i problemi economici la moneta è probabilmente il più intricato e quello per cui maggiormente dobbiamo guadagnare una più ampia prospettiva. Inoltre la moneta è la questione economica più incrostata da secoli di ingerenza governativa. Molti economisti solitamente alfieri del libero mercato di fronte alla moneta però si fermano. La moneta, insistono, è differente; dev’essere fornita dal governo e regolata da esso. Questi economisti non pensano mai al controllo statale della moneta come un’interferenza nel libero mercato; un libero mercato nella moneta è semplicemente impensabile per loro. I governi devono coniare monete, emettere banconote, definire la “valuta legale”, creare banche centrali, pompare moneta dentro e fuori il sistema, “stabilizzare il livello dei prezzi”, ecc.
Storicamente la moneta è stata una delle prime cose controllate dai governi, e la “rivoluzione” di libero mercato del xviii e xix secolo non ha intaccato gran che la sfera monetaria. È quindi il momento di dedicare una profonda attenzione alla linfa vitale della nostra economia, la moneta appunto.
Poniamoci innanzitutto la questione: può la moneta essere organizzata secondo un principio di libertà? Possiamo avere un libero mercato nella moneta così come lo abbiamo per altri beni e servizi? E quali sarebbero le caratteristiche di un tale mercato? E quali sono gli effetti dei vari controlli governativi? Se noi siamo favorevoli al libero mercato, se noi desideriamo eliminare l’invasione governativa della persona e della proprietà, non abbiamo compito più importante che esplorare le possibilità di un libero mercato della moneta.

2. La moneta in una società libera

1. Il valore di scambio

Come ha avuto inizio la moneta? Chiaramente Robinson Crusoe non ne aveva bisogno. Egli non avrebbe potuto mangiarsi monete d’oro. Neanche ne avrebbero avuto bisogno Crusoe e Venerdì, nei loro scambi diponiamopesce per legname. Ma quando la società si espande oltre alcune famiglie, lo scenario è già predisposto per la comparsa della moneta.
Per spiegare il ruolo della moneta, noi dobbiamo andare ancora indietro, e chiederci: perché gli uomini scambiano? Lo scambio è la base della vita economica. Senza scambi non ci sarebbe nessuna vera economia e praticamente nessuna società. Chiaramente uno scambio volontario si verifica perché entrambe le parti se ne attendono un beneficio. Uno scambio è un accordo tra A e B per trasferire beni o servizi di un individuo per i beni e i servizi dell’altro. Ovviamente entrambi ne beneficiano perché ognuno valuta quello che riceve in cambio più di quello che cede. Quando Crusoe scambia del pesce per del legname, egli valuta il legname che “compra” più del pesce che “vende”, mentre Venerdì, al contrario, valuta il pesce più del legname. Da Aristotele a Marx, gli uomini hanno erroneamente creduto che uno scambio richieda una qualche sorta di eguaglianza di valore, che se un barile di pesce è scambiato per dieci travi, c’è qualche sorta di sottostante uguaglianza tra di loro. In realtà lo scambio è stato fatto proprio perché ogni parte ha valutato i due prodotti differentemente.
Perché lo scambio è così universale nella specie umana? Fondamentalmente a causa della grande varietà della natura: la varietà nell’uomo e la diversità di localizzazione delle risorse naturali. Ogni uomo possiede differenti abilità e attitudini, e ogni porzione di suolo ha le sue proprie caratteristiche, le sue specifiche risorse. Dalla realtà naturale della varietà deriva lo scambio; grano in Kansas per il ferro in Minnesota; i servizi medici di un uomo per quelli di un altro che sa suonare il violino. La specializzazione permette ad ogni uomo di sviluppare le sue migliori abilità, e permette ad ogni regione di sfruttare le sue peculiari risorse. Se nessuno potesse scambiare, se ogni uomo fosse costretto a essere completamente autosufficiente, è ovvio che la maggior parte di noi morirebbe di fame, e il resto rimarrebbe vivo a malapena. Lo scambio è la linfa vitale, non soltanto dell’economia, ma della civiltà stessa.

2. Il baratto

Tuttavia lo scambio diretto di beni e servizi sarebbe a malapena sufficiente a mantenere un’economia appena sopra un livello primitivo. Lo scambio diretto, o baratto, è poco meglio della pura autosufficienza. Perché questo? Per prima cosa, è chiaro che si potrebbe realizzare una produzione molto limitata. Se Jones ingaggia degli operai per costruire una casa, con cosa li pagherà? Con parti della casa? O con materiali da costruzione che potrebbero non adoperare? I due problemi base sono “l’indivisibilità” e la “mancanza di coincidenza dei desideri”. Così se Smith ha un aratro, che egli vorrebbe scambiare con diverse cose – diciamo uova, pane e vestiti – come può fare? Come può fare a pezzi l’aratro e darne un pezzo al contadino e un altro pezzo al sarto? Anche quando i beni sono divisibili, è generalmente impossibile per due che abbiano da scambiare incontrarsi proprio in quel momento. Se A ha delle uova da vendere e B ha un paio di scarpe, come possono trovarsi d’accordo se A vuole un vestito?
E pensate che impresa quella di un professore di economia che dovesse trovare un produttore di uova che volesse acquistare alcune lezioni di economia in cambio delle sue uova! Chiaramente nessun tipo di economia sviluppata è possibile sotto un regime di scambio diretto.

3. Lo scambio indiretto

Ma l’uomo ha scoperto, in un processo di tentativi ed errori, la strada che conduce ad un’economia in continua espansione: lo scambio indiretto. Con lo scambio indiretto si vendono i prodotti non per un bene di cui si abbisogna direttamente, ma per un altro bene che può a sua volta essere venduto per un bene desiderato. A prima vista questa può sembrare un’operazione cervellotica. Ma è invece uno strumento meraviglioso che permette alla civiltà di svilupparsi.
Consideriamo il caso di A, il contadino, che vuole comprare le scarpe fatte da B. Dal momento che B non vuole le sue uova, A scopre ciò che B vuole – diciamo burro. A allora scambia le sue uova per il burro di C, e vende il burro a B per le scarpe. A non compra il burro per il consumo diretto, ma perché esso gli permetterà di prendersi le scarpe. Allo stesso modo Smith, proprietario di un aratro, venderà il suo aratro per una materia prima che egli può più facilmente dividere e vendere – diciamo, il burro – e poi scambierà porzioni del burro per uova, pane, vestiti ecc. In entrambi i casi la superiorità del burro – la ragione per cui c’è una domanda extra di burro oltre al semplice consumo – è la sua maggiore commerciabilità. Se un bene è più commerciabile di un altro – se tutti pensano che sarà più prontamente venduto – allora esso sarà molto richiesto perché sarà usato come mezzo di scambio. Sarà il mezzo con cui un produttore specializzato può scambiare il suo prodotto con i beni di altri produttori specializzati.
Ora, proprio come in natura c’è una grande varietà di abilità e risorse, così c’è una varietà nella commerciabilità dei beni. Alcuni beni sono più ampiamente richiesti di altri, alcuni sono più divisibili in unità più piccole senza perdita di valore, alcuni sono più duraturi nel tempo, alcuni più facilmente trasportabili a grandi distanze. Tutti questi vantaggi riuniti danno una maggiore commerciabilità. In ogni società i beni più commerciabili saranno gradatamente selezionati come mezzi di scambio. Quanto più essi sono selezionati come mezzi di scambio, tanto più ne cresce la domanda proprio a causa di questo loro uso, e così diventano sempre più commerciabili. Il risultato è una spirale: più commerciabilità causa un più ampio uso come mezzo di scambio; questo causa una maggiore commerciabilità, ecc. Alla fine uno o due beni saranno usati come mezzi di scambio da tutti, e questi saranno chiamati moneta.
Storicamente molti beni differenti sono stati usati come mezzi di scambio: tabacco nella Virginia coloniale, zucchero nelle Antille, sale in Abissinia, bestiame nell’antica Grecia, chiodi in Scozia, rame nell’antico Egitto, grano, perline, tè, conchiglie e ami. Attraverso i secoli, due beni, l’oro e l’argento, sono emersi come moneta nella libera competizione del mercato, e hanno spodestato altri mezzi di scambio. Entrambi sono straordinariamente commerciabili, sono grandemente richiesti per uso ornamentale e eccellono nelle altre qualità indispensabili ai mezzi di scambio. In tempi recenti, l’argento, essendo relativamente più abbondante dell’oro, si è rivelato utile per scambi di minore importo, mentre l’oro risulta più adatto per saldare transazioni di importo elevato. In ogni modo, la cosa importante è che, qualunque ne sia la ragione, il libero mercato ha rivelato che l’oro e l’argento sono le monete più efficienti.
Questo processolo sviluppo cumulativo di un mezzo di scambio sul libero mercatoè l’unico che può introdurre la moneta nel sistema economico. La moneta non può originarsi in nessun altro modo, né da qualcuno che improvvisamente decida di creare moneta da un materiale inutile, né dal governo che chiami dei pezzi di carta “moneta”. Incorporata nella domanda per la moneta c’è la conoscenza dei prezzi monetari dell’immediato passato; a differenza dei beni direttamente usati da consumatori o produttori, la moneta deve avere un prezzo preesistente sul quale fondare la domanda. Ma l’unico modo in cui questo può succedere è che inizialmente la futura moneta sia un’utile merce da barattare, e poi si aggiunga la domanda come mezzo di scambio alla precedente domanda per uso diretto (per esempio come ornamento nel caso dell’oro[1]). Così il governo è impotente nel creare moneta per l’economia; essa può soltanto svilupparsi dai processi del libero mercato.
Una verità importante sulla mo...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. Presentazione
  5. Introduzione all’edizione italiana di Piero Vernaglione
  6. Murray N. Rothbard Cosa ha fatto lo Stato con i nostri soldi?
  7. Murray N. Rothbard Riprendiamoci la moneta e altri saggi
  8. Lista dei nomi e dei luoghi citati