1. Brevi cenni storici e geopolitici
Gli stati-nazione rivieraschi del Mar Nero possono essere divisi per qualità geopolitica in cardinali, mutevoli e fissi.
Gli attori cardinali esercitano energia diretta a concretizzare un’azione geopolitica. Posseggono una visione chiara di ciò che vogliono ottenere e agiscono con determinazione per il raggiungimento dell’obiettivo. Si tratta di attori iniziatori capaci di trasformare l’interesse nazionale in azioni tangibili allo scopo di tenere in pugno il proprio destino. Essendo la loro azione largamente diretta verso l’esterno, sono sensibilmente condizionati dal teatro regionale nel quale le proprie politiche estere si inquadrano; per questa ragione sono alla costante ricerca del consenso internazionale e del fondamento giuridico che legittimi le proprie azioni. Disponendo di una lucida visione delle aspirazioni nazionali, gli attori cardinali sono avvezzi al pensiero strategico.
Gli attori mutevoli sono adattabili, flessibili, versatili. Avvezzi a periodici cambiamenti nel proprio orientamento geopolitico, sono in grado di affrontare le varie contingenze internazionali ritrattando la propria posizione ufficiale, rinnegando i paesi amici e creando nuove alleanze funzionali alle circostanze del momento senza grossi patemi d’animo. Posseggono la duttilità necessaria per trovare vie alternative ad aggirare un problema. Tuttavia, essendo incapaci di prefiggersi obiettivi nel lungo periodo, corrono il rischio di farsi sballottare a destra e a manca – o per meglio dire a est e a ovest – al solo sospiro delle grandi potenze mondiali che periodicamente si affacciano sul Mar Nero. Per tal ragione sono soliti adottare un approccio tattico.
Gli attori fissi sono soliti insistere nella ristrutturazione di quanto già esiste, sforzandosi di implementare ed efficientare lo status quo. Non amano affatto i mutamenti geopolitici e resistono in modo coriaceo a tutto ciò che è nuovo – dunque ignoto e pericoloso – e hanno grosse difficoltà ad abbandonare la linea guida adottata da tempo in politica estera, anche qualora la stessa sia foriera di nuove problematiche. Al contrario degli stati-nazione cardinali, dirigono la loro fievole energia verso l’interno. Tuttavia, la loro innata capacità di preservazione li porta a essere considerati alleati affidabili, prevedibili e geopoliticamente responsabili. La loro natura votata alla prudenza, spinge queste nazioni ad adottare un classico atteggiamento conservativo.
1.1 Attori cardinali, la Russia
La Russia è l’unico attore puramente cardinale dello spazio eusino. Tuttavia, come vedremo, la Turchia (mutevole) e la Romania (fisso) vantano per diversi motivi forti tendenze cardinali alle quali Mosca ha sempre riservato le dovute attenzioni e preoccupazioni. La regione separatista del Donbass (Ucraina orientale) e la ritrovata Crimea possono essere annoverate tra gli attori temporaneamente cardinali, perseguendo una politica estera attiva lucidamente filorussa.
Da sempre la Russia concepisce il Mar Nero come l’unica via concreta per accedere (quasi) direttamente ai mari caldi e agganciarsi alle fiorenti rotte commerciali che storicamente attraversano il Mediterraneo e mettono in contatto l’oceano Atlantico e Indiano.
Non avendo opzioni alternative, la Russia si è sempre sforzata di egemonizzare il bacino, occupando la costa settentrionale e forzando la padrona anatolica degli Stretti a tollerare i transiti navali russi, sia mercantili sia militari.
Proprio questa esigenza ha portato storicamente gli zar a confliggere con l’altra grande potenza regionale: l’Impero Ottomano. Dal xv secolo si contano almeno una dozzina di guerre russo-turche (1568-1570, 1676-1681, 1686-1700, 1710-1711, 1735-1739, 1768-1774, 1787-1792, 1806-1812, 1828-1829, 1853-1856 Guerra di Crimea, 1877-1878, 1914-1917 Prima guerra mondiale). I turchi non hanno mai vinto, mai.
Già nel diciottesimo secolo i russi dominavano i quadranti sud-orientale (Caucaso) e nord-occidentale (Bessarabia e Valacchia) dello spazio eusino; ma fu in seguito alla cruciale guerra del 1787-1792 che gli zar ottennero la conquista più grande: con il Trattato di Iași, la centralissima Crimea divenne definitivamente territorio russo. Uno smacco colossale per la Sublime Porta: da quel momento le flotte russe hanno navigato perlopiù indisturbate.
La gigante nazione euroasiatica concepisce il piccolo mare quasi-chiuso come un non-negoziabile “lago russo”, al quale dovrebbe essere limitato l’accesso delle grandi potenze occidentali concorrenti.
Questa nitida concezione del Mar Nero ha sempre spinto i reggenti russi a implementare politiche intransigenti nella regione che mettessero al riparo gli interessi nazionali; talvolta negoziando da un punto di forza, talvolta ricorrendo all’extrema ratio della guerra (terrestre e navale). A differenza di altre vaste aree periferiche del suo immenso impero, Mosca non è mai stata disposta a penalizzanti concessioni riguardanti lo strategico fronte sud-occidentale. Esemplare e inequivocabile in tal senso è il terzo articolo del famigerato patto Molotov-Ribbentrop (1939), che sanciva il disinteresse tedesco della Bessarabia in favore dell’assertività russa lungo l’intera costa settentrionale del bacino.
1.2 Attori mutevoli, Turchia, Ucraina e Moldova
Gli attori mutevoli della regione sono quei paesi centrali che storicamente oscillano a ovest ed est, attratti di volta in volta da questa o quella grande potenza economico-militare, da questa o quella ammaliante sfera culturale. Parliamo dunque della Turchia, dell’Ucraina e della Moldova.
Turchia
A causa della delicata posizione geografica che contraddistingue la Turchia, i vari imperi anatolici sono sempre stati al centro di nulla e al confine di tutto: Europa e Asia, Mediterraneo e Mar Nero, potenze di mare e di terra, poli religiosi, rivalità etniche…
Per questa ragione, al fine di salvaguardare la propria integrità territoriale e garantire la sopravvivenza dello stato, la Turchia ha sempre praticato una politica estera espansionista pluridirezionale con il preciso scopo di tenere a distanza di sicurezza le concorrenti potenze militari del quadrante sud-orientale d’Europa. Come un pendolo, l’Impero Ottomano ha periodicamente e alternatamente rivolto le proprie attenzioni a est e ovest, penetrando i Balcani ed egemonizzando il Medio Oriente.
Nella Turchia sopravvivono anime molto diverse e tra loro in conflitto. Parzialmente ellenizzata ed europea, parzialmente vezzosa e orientale; corpi estranei che compongono fatalmente un unico instabile organismo, che pure non dilania mai se stesso. Come la spaventosa Chimera, che proprio sulle coste meridionali della penisola anatolica ebbe i leggendari natali, la Turchia è vittima della propria natura irrequieta e storicamente avvezza a furibonde scorrerie. Dagli Ittiti ai Mitridate del Ponto, da Bisanzio alla Sublime Porta, i potenti imperi anatolici hanno concepito e fondato la propria grandezza sulla perpetuazione della superiorità militare a discapito delle nazioni vicine. La moderna Turchia non fa eccezione: Ankara è infatti all’incessante ricerca di tecnologia militare in grado di proteggere i fragili confini dagli innumerevoli paesi ostili; nemici immancabili che la Turchia stessa va cercando con repentini mutamenti di fronte in politica estera e con una fedel...