Dio e il bambino e altri scritti inediti
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Una grande pedagogista, scienziata, femminista, educatrice, pacifista: Maria Montessori è stata la donna italiana più famosa nel mondo in ambito intellettuale. La sua opera pedagogica è ancora molto studiata; il suo "metodo" è vivo e presente nelle scuole dell'infanzia di vari Paesi. Dotata di sincera e calda fede religiosa, Maria Montessori è stata apprezzata e lodata dai papi Benedetto XV e Paolo VI, anche se attorno a lei si è andata costruendo la "leggenda nera" di una Montessori laicista, naturalista, anti-cristiana, teosofa. Questo libro cerca di rileggere, con verità storica e senza preconcetti storiografici, la sua figura e la sua prospettiva pedagogica, presentando opere sull'educazione religiosa – il testo, inedito in Italia, Dio e il bambino e altri scritti, mai pubblicati e finora ignoti, degli anni Trenta – e materiali documentari che gettano nuova luce sulla biografia della Montessori, oltre ogni deformazione o leggenda.

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Informazioni

Editore
La Scuola
Anno
2014
ISBN
9788835038740
Argomento
Didattica
Fulvio De Giorgi
Rileggere Maria Montessori.
Modernismo cattolico e rinnovamento educativo
Nella storia dell’educazione non sono molte le donne pedagogiste che vengono ricordate: tra queste poche – e forse la maggiore di tutte – vi è Maria Montessori. Scienziata, femminista, educatrice, pacifista, Montessori è – nell’ambito intellettuale – la donna italiana più famosa nel mondo. La sua opera pedagogica è ancora molto studiata; il suo “metodo” è sempre vivo e presente nelle scuole dell’infanzia di vari Paesi.
Ma Maria Montessori è stata pure una donna di sincera e calda fede religiosa, non ha mai – né pubblicamente né privatamente – rinnegato la sua appartenenza alla Chiesa cattolica, è stata apprezzata e lodata dai papi Benedetto XV e Paolo VI.
E tuttavia quasi una “leggenda nera” si è andata via via costruendo, già al suo tempo e poi ancora dopo, fino ai nostri giorni (nonostante alcuni studi in controtendenza1 ): la lettura, cioè, di una Montessori laicista, naturalista, anti-cristiana, teosofa. Vi è dunque la necessità di rileggere, con verità storica e senza preconcetti storiografici, la sua figura e la sua opera.
1. Un profilo biografico2
1.1. Una “donna nuova”: scienziata e educatrice
Maria Tecla Artemisia Montessori nacque a Chiaravalle (Ancona), da una famiglia di ceto medio, il 31 agosto 1870: meno di un mese prima della “breccia di Porta Pia”, cioè del completamento dell’Unità nazionale italiana (e della fine del temporalismo pontificio). E, in effetti, i suoi genitori nutrivano sentimenti cattolici ma coltivavano pure ideali liberal-risorgimentali. Suo padre Alessandro (1832-1915), ferrarese, era un funzionario al Ministero delle Finanze. La madre Renilde Stoppani (1840-1912), marchigiana, proveniva da una famiglia di piccoli proprietari terrieri: sembrerebbe fosse parente dell’abate Antonio Stoppani, anche se tale parentela non risulta documentata. In ogni caso questo legame era accreditato nella famiglia Montessori ed è, in qualche modo, emblematico dei riferimenti ideali preminenti nell’ambiente domestico e ai quali ho fatto già cenno. Antonio Stoppani era, com’è noto, una figura di spicco del cattolicesimo conciliatorista e filorosminiano: scienziato, apprezzato anche da Leone XIII; ma pure uomo di fede e pensoso indagatore delle vie di accordo tra scienza e religione. Personalità attenta all’educazione e alla divulgazione scientifica, convinto assertore dello studio della natura come elemento educativo, Stoppani (morto nel 1891, quando Maria era ventenne) fu certamente, nella formazione della Montessori, un punto di riferimento significativo.
Ben presto la famiglia Montessori si trasferì prima a Firenze e poi, definitivamente, a Roma nel 1875: Maria, figlia unica, vi trascorse l’infanzia e la giovinezza. Frequentò la scuola elementare di via S. Nicolò di Tolentino. Successivamente, poiché coltivava l’aspirazione di diventare ingegnere, studiò, dal 1883, alla Regia Scuola Tecnica “Michelangelo Buonarroti” e in seguito, dal 1886 al 1890, al Regio Istituto Tecnico “Leonardo da Vinci”. Cambiò però idea sui suoi studi universitari: si iscrisse, dunque, nel 1890 alla Facoltà di Scienze, per passare, nel 1892 alla Facoltà di Medicina, non senza difficoltà (anche da parte del Preside Guido Baccelli, poi divenuto un suo sostenitore). Fu pertanto una delle primissime donne italiane ad abbracciare tali studi.
Dopo un iniziale disorientamento, sorretta da una notevole forza di volontà, cominciò, dunque, ad affermarsi: nel 1894 vinse un premio di studio elargito dalla Fondazione Rolli. Nel 1895 conobbe il collega Giuseppe Montesano (1868-1961), con il quale fu ammessa nella Clinica psichiatrica dell’università di Roma, diretta da Ezio Sciamanna, nella quale, insieme all’altro collega Sante De Sanctis (1862-1935) e sotto la sua supervisione, condusse la ricerca per la tesi di laurea, che ebbe come relatore lo stesso Sciamanna, su Le allucinazioni a contenuto antagonistico, laureandosi nel luglio 1896 (“prima donna laureata in medicina in Italia”, secondo una enfatica ma inesatta agiografia). Montesano e De Sanctis sarebbero stati tra i maggiori esponenti della psichiatria italiana del Novecento.
Montessori entrò allora, come assistente, all’ospedale di S. Giovanni, ma continuò la ricerca nella Clinica psichiatrica (nel 1899-1900 avrebbe conseguito il diploma di ufficiale sanitario). Nel 1897 pubblicò, con De Sanctis o con Montesano, articoli che illustravano i primi risultati di tale lavoro. Sviluppava peraltro, proprio in questo contesto scientifico e intellettuale, un interesse per i bambini “deficienti”. Si accostava così alle opere, scritte diversi decenni prima, di Jean-Marc-Gaspard Itard e di Edouard Séguin (più tardi considerati precursori della “pedagogia speciale”). Gli studi scientifici e medici portarono Montessori ad assumere non una ideologia della scienza – come in tanti pedagogisti positivisti, che venivano da studi umanistici – ma vere competenze scientifiche biomediche, accompagnate da un tirocinio nella ricerca sul campo. Una viva sensibilità sociale, vicina all’ansia caritativa della madre, e l’attenzione scientifica al «pauperismo fisiologico», alla psichiatria, alla cura dei bambini «frenastenici» la condussero progressivamente al campo educativo, come incontro tra medicina e pedagogia e come impegno per «l’educazione dei deficienti».
Cominciò a interessarsi anche dell’emancipazione della donna e, nel 1896, partecipò a Berlino al primo Congresso dell’“International Council of Women”, sui diritti femminili, riscuotendo un notevole successo. Tra il 1897 e il 1898 fu in Francia: soggiornò a Parigi per studiare le opere di Séguin e nel sobborgo di Bicètre per conoscere i metodi educativi elaborati da Désiré-Magloire Bourneville. Intanto il 31 marzo 1898 diede alla luce, segretamente, il figlio Mario (1898-1982), nato dalla relazione con Montesano. Allevato fino a quindici anni, prima da un’altra famiglia e poi in collegio, il ragazzo conobbe la Montessori, che andava a trovarlo, ma non seppe allora la vera identità dei suoi genitori. Per evitare, infatti, lo scandalo che avrebbe rovinato a entrambi la promettente carriera, essi decisero – o furono costretti dai genitori – di tenere nascosta la loro relazione e il suo frutto. Maria soffrì molto per questa innaturale situazione: secondo alcuni studiosi sarebbe questa l’occulta molla biografica del suo amorevole e indefesso impegno per la “liberazione” dei bambini.
Nel 1898 Montesano vinse il concorso di primario al Manicomio S. Maria della Pietà a Roma, diretto da Clodomiro Bonfigli, che era assertore del rapporto tra influenza sociale e problemi psichiatrici e che, fin dall’anno prima, aveva avanzato, senza successo, al governo la proposta di una scuola specializzata nell’educazione dei bambini deficienti. Inserita in questo contesto di problemi scientifici, nel settembre 1898, Montessori partecipò al celebre Congresso pedagogico torinese e vi tenne un discorso che suscitò una vasta eco, affrontando il rapporto tra medicina e pedagogia e proponendo un’educazione specifica e mirata per i bambini “anormali”. Come ebbe a ricordare: «si era indetto a Torino il primo congresso pedagogico italiano, al quale erano intervenuti circa tremila educatori. Io, spinta da una passione nuova, come quella che mi faceva intuire la missione e la trasformazione di una eletta classe sociale, avviata verso una redenzione grandiosa: la classe degli educatori – partecipai al congresso. Vi ero allora un’intrusa, perché il felice connubio tra la medicina e la pedagogia rimaneva ancora, nel pensiero dei tempi, insospettato»3.
In realtà connubi o, meglio, innesti sincretistici di aspetti scientifici in ambito pedagogico erano stati quasi la norma nel positivismo pedagogico italiano: vi era stata cioè una prima (e primitiva) pedagogia scientifica che guardava al paradigma della scienza – inteso astrattamente – come proprio fondamento epistemologico. Con Montessori si aveva invece un’operazione quasi opposta: la ricerca scientifica empirica, direttamente e rigorosamente condotta, richiedeva essa un fondamento pedagogico, in riferimenti spirituali ed etici che andavano oltre i limiti della conoscenza scientifica4. Questa nuova pedagogia scientifica, pur rimanendo rigorosamente tale, rimandava a una più profonda dialettica – forse irrisolta o forse semplicemente irrisolvibile perché sempre “aperta” – tra scienza e misticismo (un misticismo che inizialmente aveva forse anche inflessioni teosofiche, tanto che nel 1899 è segnalata l’adesione della Montessori alla Theosophical Society: iscrizione peraltro non rinnovata negli anni successivi; ma su tale questione occorrerà ritornare): una tensione che comunque, nella prospettiva montessoriana, innervava una pedagogia della libertà, sempre attenta alla dimensione esistenziale concreta.
Tra il 1898 e il 1899, alcuni articoli della Dottoressa su «Il Risveglio educativo» appaiono significativi in questo senso. Ella presentava l’educazione morale come il punto culminante dell’opera dello scienziato e scriveva che il medico doveva amare non solo la scienza, ma la “creatura” che aveva davanti. E osservava che la religione poteva essere di ausilio alla scienza nella cura educativa dei «pazzi morali». Faceva riferimento, esplicitamente, alle ricerche di Itard e di Séguin: non le inscriveva in un paradigma razionalistico e scientistico, ma le vedeva incentrate sulla fede che nell’uomo ci sia un’anima emanata da Dio.
Nel dicembre 1898, intanto, probabilmente sull’onda del Congresso pedagogico torinese, Bonfigli costituiva il Comitato provvisorio della “Lega nazionale per la protezione dei fanciulli deficienti”, chiamando Montesano nel comitato direttivo: alla Lega aderì, tra tante personalità, anche uno dei più illustri esponenti della massoneria, Ernesto Nathan. Maria Montessori, anche su invito del Ministro Baccelli, si impegnò a fondo, fin dal 1899, con giri di conferenze, per sensibilizzare l’opinione pubblica al problema, cominciando da Milano con una conferenza sulla «Carità moderna», in cui emergeva pure il tema della «donna nuova». Già da qualche tempo, come si è visto, Montessori si era fatta paladina di femminismo (in particolare di quello che fu detto «femminismo pratico», a vocazione filantropica) e di ideali universali di pace, con una apertura senza milizia politica di parte. Fu, tra l’altro, nel marzo 1896, confondatrice e vice-segretaria di una associazione femminile romana (che aveva tra le principali promotrici anche Rosa-Mary Amadori, redattore-capo della rivista «Vita femminile») e nel 1899 membro dell’Unione materna, trovandosi a fianco della moglie di Nathan, Virginia. Continuò a portare la voce delle femministe italiane nei consessi internazionali, come nel Congresso femminile di Londra del 1899, designatavi, insieme a Olga Lodi, da Baccelli.
Nell’estate 1899 Montessori entrò nel comitato direttivo della Lega e, nel 1900, assieme a Montesano assunse la direzione della Scuola magistrale ortofrenica, avviata a Roma, per iniziativa della Lega stessa e che richiamò pure l’attenzione dell’«Osservatore romano». Da questa scuola sarebbe nato, l’anno dopo, l’Istituto medico-pedagogico, sostenuto con la sua calda parola anche da padre Semeria. L’approfondirsi delle sue osservazioni nella Scuola e gli ottimi risultati conseguiti (si veda il Riassunto delle lezioni di didattica del 1900) portavano intanto Montessori – nell’intervento preparato per il II Congresso pedagogico italiano5, sulle Norme per una classificazione dei deficienti in rapporto ai metodi speciali di educazione – a sviluppare la lezione di Séguin, secondo una prospettiva nuova: «manca l’educazione sentimentale che potrebbe, fondata sull’educazione religiosa, essere di stimolo, di freno e di guida appunto nelle decisioni della volontà»6.
In seguito a dissapori, divenuti incomponibili, nel 1901 vi fu la rottura definitiva della relazione con Montesano, il quale in quell’anno si sposò. Montessori abbandonò così la Lega e la Scuola ortofrenica. Tra il 1900 e il 1906 insegnò Antropologia e Igiene all’Istituto Superiore di Magistero Femminile di Roma. In quel momento, peraltro, approfondiva studi filosofici, pedagogici e antropologici, si iscriveva nel 1903 alla Facoltà di Filosofia, frequentava così i corsi filosofici, avviava più significativi rapporti con Giuseppe...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. Rileggere Maria Montessori. Modernismo cattolico e rinnovamento educativo di Fulvio De Giorgi
  5. Maria Montessori: Dio e il bambino
  6. Maria Montessori: Il libro aperto
  7. Maria Montessori: La Guida
  8. Maria Montessori: Il Mistico dramma (Aprile 1931)
  9. Maria Montessori: Le sette parole di Gesù Crocifisso
  10. Appendici: Progetto di Unione 1910
  11. Lettera di Maria Montessori a Luigia Tincani
  12. Sommario