Il codice di Camaldoli (1943)
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Il codice di Camaldoli (1943)

Principi dell'ordinamento sociale per la comunità Cristiana. Le radici della Costituzione Italiana del 1948.

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Il codice di Camaldoli (1943)

Principi dell'ordinamento sociale per la comunità Cristiana. Le radici della Costituzione Italiana del 1948.

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Informazioni sul libro

Nel 1943 un gruppo di intellettuali, laici e religiosi, si riunisce presso il monastero di Camaldoli con l'intento di aggiornare il Codice di Malines, riflettendo in particolar modo sul ruolo sociale della Chiesa a seguito degli stravolgimenti causati dalla Seconda Guerra Mondiale. Così nasce il Codice di Camaldoli, opera di estrema utilità di fronte alle questioni sociali ed economiche dell'epoca, e destinato soprattutto allo scopo di ricostruire una società libera ed egualitaria e uno stato democratico. Il Codice, come si può notare dallo stesso titolo della pubblicazione, Per la comunità cristiana, è animato da uno spirito religioso; questo perché esso riflette la società dell'epoca, in cui la Chiesa aveva grande influenza. Allo stesso tempo però non vuole essere destinato solo alla formazione della comunità cattolica, bensì mira a coinvolgere l'intera società civile. Il suo ruolo è fondamentale per quel periodo storico, ed è tale da aver ispirato anche la stesura della Costituzione Italiana del 1948, soprattutto per quanto riguarda i Principî fondamentali e la Prima Parte relativa ai Diritti e doveri dei cittadini; tuttavia, è anche un'opera straordinariamente attuale, soprattutto perché pone la giustizia sociale come principio direttivo della vita economica e perché sottolinea la dimensione etica del dovere tributario.

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Informazioni

Anno
2016
ISBN
9788838244995
Argomento
Economia

1. LA SOCIETÀ E IL DESTINO DELL'UOMO

L'uomo è per sua natura un essere socievole: sussiste cioè fra gli uomini una naturale solidarietà, fratellanza e complementarietà per cui le esigenze delle singole personalità non possono essere pienamente soddisfatte che nella società.
I fenomeni sociali non sono pertanto che attività umane. Per conoscerli e per trattarli è necessario conoscere la natura umana, l'origine, il valore, il destino dell'uomo, e i fattori di ordine fisico, psicologico, morale, sociale, che operano su di lui.
Tutte le forme dell'attività umana, quella economica come quella scientifica, come tutte le altre, sono regolate da leggi proprie intrinseche a ciascuna: ma ognuna di esse è ordinata alla vita spirituale dell'uomo e al suo fine ultimo; perciò tutte rientrano nell'ordine morale e sono soggette alle sue leggi.
E tutte debbono operare in modo da non porre ostacolo al compimento del destino soprannaturale dell'uomo e debbono quindi rispettare le esigenze della morale cristiana che a quel compito è ordinata. Perciò ogni ricerca e ogni soluzione dei problemi sociali ed economici deve ispirarsi, soprattutto per i cattolici, in primo luogo ai principi fondamentali della dottrina della Chiesa che è custode della verità e della carità e perenne assertrice nella storia della vocazione soprannaturale dell'uomo e della civiltà.

2. DIGNITÀ DELL'UOMO

L'uomo creatura intelligente e morale per propria duplice specifica prerogativa ha la capacità di dominare sè stesso e di avere per proprio fine il fine ultimo dell'universo: conoscere ed amare Dio e quindi conoscere ed amare la creazione di Dio e soprattutto gli altri esseri intelligenti e morale, compagni e fratelli nella stessa origine e nello stesso fine.
In questa duplice prerogativa consiste la dignità dell’uomo.
Solo nell'ordine della grazia e sul piano della redenzione questo fine è realizzato oltre la capacità della nostra natura, perché lo stesso Figlio di Dio, amando gli uomini, sino ad incarnarsi, ad assumere la forma di servo, a morire sulla Croce, ha fatto gli uomini partecipi del Suo sacrificio con la Chiesa e i sacramenti, ha dato la forza di imitarlo, di essere ognuno «alter Christus» e arrivare quindi per la Sua grazia a partecipare alla natura, santità e beatitudine di Dio e ad essere secondo la promessa divinae consortes naturae.

3. FONDAMENTI DELLA COSCIENZA INDIVIDUALE E SOCIALE DELL'UOMO

Da questa intrinseca dignità e finalità dell'uomo si deducono alcune conseguenze che costituiscono i principi stessi della coscienza umana e cristiana della società:
  1. che l'individuo umano in quanto essenzialmente ordinato a Dio, ha un valore assoluto il quale è la radice e il fondamento di tutti i suoi doveri e diritti e della sua inalienabile libertà;
  2. che è dovere fondamentale dell'individuo mantenere illesa in se stesso questa dignità, rispettarla e ricordarsi in ogni azione del suo valore, cioè del suo fine, cioè di Dio;
  3. che origine e scopo della società è unicamente la conservazione, lo sviluppo e il perfezionamento dell'uomo e che pertanto fine di ogni sistema educativo e politico è di far conoscere praticamente all'individuo questa dignità e abituarlo a rispettarla in sè e negli altri e a farla rispettare;
  4. che rispettare negli altri la eguale dignità dell'uomo significa obbedire alla parola dell'Apostolo «fiat aequalitas»[1], sentire che tutti gli altri uomini qualunque sia la loro condizione sono eguali, aventi la stessa natura, capaci delle stesse virtù, chiamati allo stesso destino, destinati alla stessa salvezza. Perciò l'unica superiorità che è tra gli uomini singoli è la superiorità nel bene e nella virtù, e le differenze nelle qualità personali di cultura, di condizioni sociali, di ricchezza e simili, non solo non alterano la fondamentale uguaglianza tra gli uomini, ma sono una ragione di maggior responsabilità verso gli altri e verso la società, essendo ogni superiorità in questo senso al servizio degli altri e quindi una vera e propria funzione di carattere sociale;
  5. che perciò il «fiat aequalitas» dell'Apostolo non è qualcosa di negativo ma di essenzialmente positivo: significa amare gli altri in modo da fare ognuno di essi eguale a noi, cercando per quanto in noi di procurare agli altri gli aiuti perché le prove della vita possano essere da ognuno affrontate con proporzionalità di mezzi ed eguale possibilità di sviluppo;
  6. che il fine di questa volontà piena e cordiale di aiuto fraterno è che l'altro possa realizzare nella sua pienezza la sua inalienabile libertà, cioè che l'altro sia messo in condizione di svolgere la sua natura e compiere con piena responsabilità il suo destino;
  7. che tutto questo porta a un concetto preciso e chiaro della vita, che il nostro grande poeta cristiano moderno ha espresso così: «la vita non è destinata a essere un peso per molti e una festa per alcuni, ma per tutti un impiego del quale ognuno renderà conto»[2]
[1] II Cor., VIII, 14. 
[2] Manzoni, Promessi Sposi, cap. XXII. 

4. NATURA E FINE DELLA SOCIETÀ

Tali principi ed il concetto della vita che ne discende si svolgono nel mondo della vita associata, il quale non è altro che questo incrociarsi dei destini degli individui, questa partecipazione e comunione di sforzi e di carità, questo reciproco amore. In questo senso attivo l'individuo deve dirsi essenzialmente socievole, cioè soggetto alla profonda legge etica «dilata cor tuum».
In questo senso la vita sociale, nella quale si accentra la carità verso il prossimo e verso Dio, fa parte necessaria ed integrale del destino naturale e soprannaturale dell'individuo.
La società è l'insieme o complesso di tutte le libere iniziative degli uomini dirette a realizzare i loro interessi e fini umani e delle istituzioni ed opere a cui queste iniziative danno vita. Come tale la società è molteplicità di forme, di sfere, di esperienze e di fini umani, e perciò è per sua intrinseca sostanza libertà.
Perciò è verità fondamentale che tutta la vita della società è continuamente ed essenzialmente subordinata al supremo fine e destino dell'individuo di cui essa non è in sostanza che la esplicazione, la graduale e ordinata realizzazione e il campo di prova. Come tale la società ha per legge intrinseca e per assoluta esigenza di mantenere illeso e salvaguardare in ogni momento e qualunque sia la combinazione dei suoi interessi l'individuo in questo suo valore supremo e nel suo destino infinito; in questo senso fine della convivenza sociale è la pace, «tranquilla convivenza nell'ordine»[1].
La vita sociale è perciò sorretta dalla duplice legge della giustizia e della carità: della giustizia per la quale l'individuo è tenuto a riconoscere, garantire, promuovere il «suum» degli altri individui e dei gruppi e cioè la vita, la dignità, la libertà, la possibilità del compimento del proprio destino di ognuno: e della carità, per la quale l'individuo è tenuto ad amare Dio negli altri e gli altri in Dio e perciò a mettere in comune con gli altri che ne hanno bisogno tutti i beni, dal bene dell'intelligenza ai beni economici così come sono comuni i beni soprannaturali.
Questa duplice legge è così necessaria nella vita sociale, che senza di essa la società stessa si dissolve nella terribile crisi della questione sociale, la quale è nata perché troppi uomini anche fra i cristiani hanno, malgrado i richiami della Chiesa e il grido e l’esempio dei Santi, dimenticato questi principi.
In particolare la legge della giustizia e della carità deve ispirare la vita economica, cioè tutto quanto si riferisce alla destinazione e all'uso dei beni materiali, che nella attuale fase della civiltà ha assunto una importanza essenziale per l'ordine sociale. Gli atti e i giudizi economici, in sè regolati dalle leggi proprie dell'ordine economico, sono atti e giudizi umani e come tali vanno anche essi ordinati al fine spirituale dell'uomo.
 
[1] S. Tomaso, S. Th., lla Ilae, Q. 21, I.I. 

5. UNITÀ E FRATERNITÀ DELLE GENTI

La vita sociale nel senso qui precisato, esiste anche fra le varie genti e nazioni nelle quali la Provvidenza ha voluto che l'umanità si dividesse nella storia perché fossero esplicate in tutti i modi le immense capacità della natura umana.
Tra queste genti, composte di individui, vale il principio fondamentale della unità di origine e di fine di tutti gli uomini e la legge etica dell'eguaglianza e quindi della giustizia per cui ognuna deve essere rispettata nella sua individualità, cioè nella sua libertà, e della carità, per cui ognuna deve essere aiutata nella sua povertà e nelle sue deficienze dalle genti più ricche di cultura e di mezzi e quindi più obbligate e più responsabili verso le altre, la Storia e Dio.
È esigenza fondamentale della civiltà che tale profonda comunità di origine e di fini entri a far parte della coscienza etica degli Stati e domini la loro politica in modo che sia rigettata e considerata come peccato contro l'umanità la pretesa della disuguaglianza e della superiorità naturali dell'una gente sulle altre e quindi l'ostinata e fatale tendenza a ridurre i rapporti tra le genti o gli Stati a rapporti di violenza e di frode.
È esigenza e principio indeclinabile della civiltà che la coscienza della essenziale comunità e fraternità delle genti diventi sempre più chiara e imperativa, così che sia adombrata anche nel mondo della Storia quella «societas humani generis» che la Chiesa realizza sul piano soprannaturale dell'unum ovile e dell'unus pastor

6. ORDINE E AUTORITÀ NELLA SOCIETÀ

L'ordine della società è espresso, concretato, fatto valere dall'autorità, la quale è perciò parte necessaria della vita della società e come tale deriva dalla legge divina dell'ordine e della giustizia che regge il mondo della Storia.
L'autorità è per conseguenza per la società e non la società per l'autorità; la sua essenza è di servire il bene degli individui e della società in conformità al divino precetto, fondamento di ogni politica veramente libera: «quicumque voluerit inter vos maior fieri sit vester minister, et qui voluerit inter vos primus esse, sit vester servus»[1].
 
[1] Math. XX, 26. 

7. VITA CRISTIANA E CIVILTÀ UMANA

I principi qui sopra esposti costituisc...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. PER LA COMUNITÀ CRISTIANA PRINCIPI DELL'ORDINAMENTO SOCIALE
  3. Indice dei contenuti
  4. INTRODUZIONE
  5. PRESENTAZIONE
  6. PREMESSA SUL FONDAMENTO SPIRITUALE DELLA VITA SOCIALE
  7. 1. LA SOCIETÀ E IL DESTINO DELL'UOMO
  8. 2. DIGNITÀ DELL'UOMO
  9. 3. FONDAMENTI DELLA COSCIENZA INDIVIDUALE E SOCIALE DELL'UOMO
  10. 4. NATURA E FINE DELLA SOCIETÀ
  11. 5. UNITÀ E FRATERNITÀ DELLE GENTI
  12. 6. ORDINE E AUTORITÀ NELLA SOCIETÀ
  13. 7. VITA CRISTIANA E CIVILTÀ UMANA
  14. I. LO STATO
  15. 8. ESSENZA DELLO STATO
  16. 9. FINI DELLO STATO
  17. 10. STATO E DIRITTO
  18. 11. LA GIUSTIZIA SOCIALE COMPITO E FINE DELLO STATO
  19. 12. IL DOVERE DI OBBEDIENZA
  20. 13. PRINCIPI DELL'ORGANIZZAZIONE STATALE
  21. 14. LE LIBERTÀ POLITICHE
  22. 15. LA LIBERTÀ DELLE COSCIENZE
  23. 16. DOVERE FONDAMENTALE DI PARTECIPAZIONE ALLA VITA DELLO STATO
  24. 17. LIMITI DEI SACRIFICI PER LO STATO
  25. 18. L'ATTIVITÀ DELLO STATO COME LOTTA CONTRO LA VIOLENZA E L'ARBITRIO
  26. 19. CHIESA E STATO
  27. 20. ESIGENZA GENERALE DI GIUSTIZIA E DI CARITÀ
  28. II. LA FAMIGLIA
  29. 21. NATURA E FINE DELLA SOCIETÀ FAMILIARE
  30. 22. LA FAMIGLIA E LE ALTRE SOCIETÀ
  31. 23. IL MATRIMONIO
  32. 23. L'AMORE NELLA FAMIGLIA
  33. 25. DEVIAZIONI DELLA FAMIGLIA
  34. 26. DIRITTO ALLA FAMIGLIA E PRESCRIZIONI EUGENETICHE
  35. 27. PROVVIDENZE A FAVORE DEL MATRIMONIO
  36. 28. CONTROLLO SULLE NASCITE E LEGGI SULL'ABORTO
  37. 29. L’AUTORITÀ NELLA SOCIETÀ FAMILIARE
  38. 30. DIRITTI DEI FIGLI ILLEGITTIMI
  39. III. L'EDUCAZIONE
  40. 31. ESSENZA E FINE DELL'EDUCAZIONE
  41. 32. NECESSITÀ DELLA EDUCAZIONE SOPRANNATURALE
  42. 33. IL SOGGETTO DELL'EDUCAZIONE: RICONOSCIMENTO DELLA SUA DIGNITÀ E RESPONSABILITÀ
  43. 34. IL DIRITTO DI EDUCARE
  44. 35. L'EDUCAZIONE NELLA FAMIGLIA
  45. 36. NECESSITÀ Dl RINFORZARE LA CAPACITÀ EDUCATIVA DEI GENITORI
  46. 37. L'AVVIAMENTO E L'ORIENTAMENTO PROFESSIONALE DEI FIGLI
  47. 38. SCUOLA E FAMIGLIA
  48. 39. MISSIONE EDUCATIVA DELLA CHIESA E INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE
  49. 40. DIRITTO EDUCATIVO E DOVERI DELLO STATO
  50. 41. INSUFFICIENZA DELLA SCUOLA LAICA
  51. 42. LA GIUSTIZIA SOCIALE NELL'EDUCAZIONE
  52. 43. L'EDUCAZIONE RELIGIOSA E MORALE
  53. 44. L'EDUCAZIONE SOCIALE
  54. 45. EDUCAZIONE CIVICA
  55. 46. L'EDUCAZIONE FILOSOFICA
  56. 47. FONDAMENTI E DIDATTICA DELLA EDUCAZIONE LETTERARIA E SCIENTIFICA
  57. 48. L'EDUCAZIONE TECNICA E IL LAVORO NELL'EDUCAZIONE
  58. 49. L'EDUCAZIONE FISICA
  59. 50. COMPITO, DOVERI E FORMAZIONE DELL'INSEGNANTE
  60. 51. EDUCAZIONE ALLA CASTITÀ
  61. 52. L'EDUCAZIONE DELLA DONNA
  62. 53. L'EDUCAZIONE DEL POPOLO: STAMPA, TEATRO, RADIODIFFUSIONE, CINEMATOGRAFO, PUBBLICITÀ
  63. 54. RICERCA SCIENTIFICA E CULTURA SUPERIORE
  64. IV. IL LAVORO
  65. 55. DIRITTO AL LAVORO: SUA DIGNITÀ
  66. 56. IL LAVORATORE NELLA ORGANIZZAZIONE PRODUTTIVA: AGRICOLTURA E INDUSTRIA
  67. 57. ELEMENTI DEL GIUSTO SALARIO
  68. 58. RISPARMIO INDIVIDUALE E PROVVIDENZE DELLA COMUNITÀ PER LA DISOCCUPAZIONE, INVALIDITÀ E VECCHIAIA DEL LAVORATORE
  69. 59. TUTELA DELLA SALUTE FISICA DEL LAVORATORE
  70. 60. LA DONNA E IL LAVORO SVOLTO FUORI DELL'AMBITO FAMILIARE - IL SALARIO E LA FAMIGLIA
  71. 61. LA CASA, ELEMENTO DI DIFESA E DI SVILUPPO DELLA PERSONALITÀ DEL LAVORATORE
  72. 62. IL DECENTRAMENTO URBANO, CONDIZIONE PER UNA SANA VITA FAMILIARE E SOCIALE DEL LAVORATORE
  73. 63. L'UOMO E LA MACCHINA
  74. 64. ORIENTAMENTO PROFESSIONALE DEL LAVORATORE
  75. 65. SPECIALIZZAZIONE DEI LAVORATORI E PIENA UTILIZZAZIONE DELLE LORO CAPACITÀ
  76. 66. AZIONARIATO DEL LAVORO, COOPERAZIONE E PARTECIPAZIONE DEI LAVORATORI
  77. 67. FINI DELLE ASSOCIAZIONI PROFESSIONALI
  78. 68. ORGANIZZAZIONE DELLE PROFESSIONI INTELLETTUALI E TECNICHE
  79. 69. UNICITÀ E PLURALITÀ DELLE ASSOCIAZIONI PROFESSIONALI
  80. 70. I CONFLITTI DI LAVORO
  81. V. DESTINAZIONE E PROPRIETÀ DEI BENI MATERIALI PRODUZIONE E SCAMBIO
  82. 71. LA GIUSTIZIA SOCIALE: PRINCIPIO DIRETTIVO DELLA VITA ECONOMICA
  83. 72. PROPRIETÀ PRIVATA E PROPRIETÀ COLLETTIVA
  84. 73. FONDAMENTO DELLA PROPRIETÀ PRIVATA - SUO ASPETTO PERSONALE E SOCIALE
  85. 74. LA FUNZIONE SOCIALE DELLA PROPRIETÀ DEI BENI STRUMENTALI
  86. 75. FUNZIONE SOCIALE DELLA PROPRIETÀ DEI BENI STRUMENTALI IN SITUAZIONE DI CONCORRENZA
  87. 76. FUNZIONE SOCIALE DELLA PROPRIETÀ DEI BENI STRUMENTALI IN SITUAZIONE DI NON CONCORRENZA
  88. 77. LA PRODUZIONE AGRARIA
  89. 78. FUNZIONE SOCIALE DELLA PROPRIETÀ DEI BENI DI CONSUMO
  90. 79. LA COOPERAZIONE NEL PROCESSO DI DISTRIBUZIONE DEI BENI DI CONSUMO
  91. 80. INCONVENIENTI DEGLI ECCESSIVI ACCENTRAMENTI DI RICCHEZZA
  92. 81. FUNZIONE SOCIALE DELLA PROPRIETÀ COSTITUITA CON CAPITALI PRESI A PRESTITO
  93. 82. LA PROPRIETÀ NON ACQUISTATA CON ADEGUATO E LECITO LAVORO
  94. 83. LA TRASMISSIONE EREDITARIA DEI BENI
  95. 84. LA GIUSTIZIA SOCIALE E LA COMUNITÀ INTERNAZIONALE DEI BENI: COMMERCIO INTERNAZIONALE ED EMIGRAZIONE
  96. VI. L'ATTIVITÀ ECONOMICA PUBBLICA
  97. 85. ATTIVITÀ ECONOMICA PRIVATA ED ATTIVITÀ ECONOMICA PUBBLICA
  98. 86. FINI SPECIFICI DELLA ATTIVITÀ ECONOMICA PUBBLICA
  99. 87. COORDINAMENTO DELLE ATTIVITÀ ECONOMICHE PUBBLICHE
  100. 88. CRITERI INFORMATORI DELL'ATTIVITÀ ECONOMICA PUBBLICA
  101. 89. MONETA E MANOVRE MONETARIE
  102. 90. PATRIMONIO PUBBLICO
  103. 91. NATURA DELL' ATTIVITÀ FINANZIARIA; IL PRINCIPIO DI UGUAGLIANZA E DI GENERALITÀ
  104. 92. LIMITI DELL'AZIONE FINANZIARIA
  105. 93. FUNZIONE EXTRA-FISCALE DEL TRIBUTO
  106. 94. DOVERE TRIBUTARIO
  107. VII. LA VITA INTERNAZIONALE
  108. 95. SVILUPPO INTERNAZIONALE DELLE FORZE SOCIALI
  109. 96. LA COMUNITÀ INTERNAZIONALE DELLE FORZE SOCIALI
  110. 97. FONDAMENTO MORALE E PRINCIPI DELL'ORDINE INTERNAZIONALE
  111. 98. DOVERI DELLE NAZIONI CIVILI RISPETTO ALLE GENTI MENO PROGREDITE E PRIMITIVE
  112. 99. L'AZIONE PERSONALE PER L'ORDINE INTERNAZIONALE E PER LA PACE
  113. POSTFAZIONE