Temi e personaggi della storia della Cina del Novecento
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Temi e personaggi della storia della Cina del Novecento

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Temi e personaggi della storia della Cina del Novecento

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Il dossier vuole offrire una riflessione su alcuni temi e personalità centrali nell'ambito dei processi storici che hanno segnato il percorso della Cina nel ventesimo secolo, alla luce delle più recenti tendenze storiografiche occidentali e cinesi.

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Informazioni

Federica Ferlanti - La Cina e i conflitti mondiali della metà del Novecento: anti-imperialismo e identità nazionale

Questo saggio ha per tema un aspetto della storia moderna cinese poco nota a storici e grande pubblico, ovvero la partecipazione e il contributo della Cina alla prima e seconda guerra mondiale. Nella prima parte si analizza il modo in cui la Cina cercò di inserirsi nel primo conflitto mondiale al fine di rafforzare la propria posizione in ambito internazionale e, contestualmente, difendere la sovranità nazionale. La seconda parte esamina l’importanza del contributo cinese alla seconda guerra mondiale e le conseguenze interne della guerra contro il Giappone (1937-1945). La Cina impegnò l’esercito giapponese in una lunga guerra di attrito che sfibrandolo di fatto favorì gli Alleati. Sul piano politico interno, inoltre, lo sforzo bellico cinese sollecitò una formidabile mobilitazione nazionale che si rivelò essenziale per la formazione di una forte identità nazionale.

Il Novecento cinese
Il Novecento cinese si aprì con un cambiamento di regime, ossia la deposizione del sistema dinastico-imperiale rappresentato dalla dinastia Qing (1644-1911) [1] . Per certi versi si trattò di un cambiamento più simbolico che sostanziale. Se ècorretto affermare che esso portò all’emergere di un regime di natura repubblicana con la proclamazione della Repubblica di Cina a Nanchino il primo gennaio 1912,ètuttavia opportuno tenere a mente che la rivoluzione Xinhai nell’ottobre 1911 pur essendo un evento spartiacquefallì nell’obiettivo di instaurare una repubblica di natura costituzionale. Gli storici hanno sottolineato le continuità del programma riformatore a cavallo tra la tarda dinastia Qing e il primo periodo repubblicano, ma pure la permanenza di idee monarchiche concretizzatesi nella svolta autoritaria del governo di Yuan Shikai (1912-1916) [2]. Auto-proclamatosi imperatore nel 1915, alla sua morte nel 1916 emersero centri di potere alternativi al Governo di Pechino sostenuti dai cosiddetti Signori della Guerra (1916-1928).


La Repubblica e la prima guerra mondiale
In questo contesto, ad appena due anni e mezzo dalla fondazione, la nuova Repubblica si dovette confrontare con una situazione internazionale assai fluida e complicata dal precipitare della guerra in Europa. Il conflitto mondiale ebbe ampio riscontro sulla stampa cinese e fu accompagnato da un dibattito circa l’opportunità di intervento della Cina nel conflitto. Esso investì sia gli ambienti politici e intellettuali sia l’opinione pubblica. La guerra fu percepita fin dal principio come una occasione per il Paese di inserirsi quale alleato di pari rango a fianco delle potenze mondiali e di ottenere di fatto un riconoscimentonel consesso internazionale. Inoltre, le nazioni coinvolte nel conflitto possedevanouna ingombrante presenza coloniale in Cina con le Concessioni ottenute a seguito della prima Guerra dell’Oppio tra Gran Bretagna e Cina (1839-1842) e consolidate poi dalla seconda Guerra dell’Oppio (1858-1860) [3]. Si tratta questo di un passaggio fondamentale per comprendere come le aspirazioni cinesi fossero sì collegate all’ottenimento di una posizione paritaria, ma di fondo funzionali a una eventuale negoziazione e restituzione dei possedimenti coloniali in prevedibilitrattati post-bellici. Sebbene, in principio il dibattito non specificasse a fianco di chi dei contendenti la Cina dovesse schierarsi, la volontà di partecipazione si fece più pressante a causa dell’espansione coloniale giapponese. Il Giappone si inserì nel primo conflitto mondiale dichiarando guerra alla Germania il 23 agosto 1914. Seguirono subito dopo nel novembre 1914, l’occupazione della penisola dello Shandong in concessione alla Germania dal 1898 e la consegna al governo cinese delle Ventuno Domande il 18 gennaio 1915: con esse il Giappone manifestò una chiara svolta nella politica di espansione in Cina.Nonostante parte delle richieste più lesive alla sovranità nazionale contenute nella V sezione del documento fossero rigettate, l’8 maggio 1915 Yuan Shikai fu costretto ad accettare le rimanenti richieste a seguito di un ultimatum consegnato al governo cinese il giorno precedente. Risulta evidente che il Giappone avesse scelto un momento critico per forzare la mano alla Cina, approfittando del momentaneo disimpegno da parte delle potenze europee. E sebbene gli interventi della Gran Bretagna e degli Stati Uniti arginassero in parte le richieste del governo giapponese, in effetti la volontà mediatrice degli inglesi fu pesantemente limitatada considerazioni prioritarie legate all’impegno bellico in Europa.


Il programma di aiuto agli Alleati
A ciò si aggiunga che in principioil desiderio della Cina di intervenire nel conflitto mondiale non fu accolto con grande entusiasmo dagli Alleati (Gran Bretagna e Francia) e neppure dalla Germania, anzi vi furono ripetuti tentativi di imbrigliare le manovre diplomatiche cinesi volte a sondare il terreno. In tal senso la posizione del Giappone, il quale temeva una possibile limitazione all’espansione in Cina come contropartita a una eventuale partecipazione della stessa alla guerra, fu di nuovo determinante e ostacolò le aspirazioni cinesi. Fallito il progetto iniziale di partecipazione diretta, il governo cinese si orientò verso un programma di aiuto agli Alleati con l’invio di lavoratori cinesi in funzione ausiliare e non di combattimento organizzati in Corpi di lavoro e presenti sul Fronte Occidentale [4]. È difficile stimare il numero di lavoratori reclutato da Francia e Gran Bretagna tra il 1916 e 1919, ma una analisi delle fonti cinesi e occidentali conclude che fossero circa 150.000. La dichiarazione di guerra della Cina il 14 agosto 1917 alla Germania e la partecipazione di questi gruppi a sostegno degli Alleati permisero alla Cina di sedereal tavolo delle trattative durante la Conferenza di Pace di Parigi nel gennaio 1919 [5].
La Conferenza segnò una svolta importante nella compagine internazionale, ma non necessariamente favorevole alle grandi aspettative cinesi. Con la sconfitta della Germania, si pose il problema della restituzione delle concessioni tedesche sul territorio cinese. La delegazione cinese operò al fine che questarestituzione avvenisse, tuttavia col Trattato di Versailles nell’aprile 1919 essere furono accordate al Giappone. La reazione popolare fu immediata. Un movimento di protesta patriottico e anti-imperialista organizzato principalmente da studenti universitari a Pechino il 4 maggio1919, si concluse con scontri violenti e arresti causati dagli attacchi da parte di un gruppo limitato di studenti nei confronti di funzionari del governo accusati di collusione col Giappone (Incidente del 4 maggio). Se da una parte la rabbia degli studenti fu rivolta agli Alleati e al Giappone, èaltrettanto vero che le proteste dettero voce a un dissensopolitico nei confronti del governo cineseritenuto incapace di rappresentare le istanze cinesi a livello internazionale. Ma le critiche furono dirette anche alla debolezza politicadel governo il cui controllo era pesantemente limitato a causa della supremazia dei Signori della Guerra. Le proteste si protrassero per mesi e si allargarono sulle prime alle principali città cinesi per poi raggiungere quelle periferiche. Studenti universitari, di scuole superiori e medie, ma anche commercianti, operai e impiegati, si unirono a varie forme di protesta quali scioperi e boicottaggi. Il risultato immediato fu il rifiuto da parte della delegazione cinese a Parigi di firmare il Trattato di Versailles. Tuttavia gli storici della Cina hanno sottolineato il rilievo del Movimento del 4 maggio nella formazione del nazionalismo cinese e nella evoluzione nel dibattito politico e ideologico (a esempio, attacchi al sistema confuciano, diffusione dell’ideologia marxista e discussione di sistemi costituzionali occidentali) le cui conseguenze si protrasseroper tutto il decennio successivo [6]. Altri hanno evidenziato che l’organizzazione di proteste ‘quasi’ di massa contribuì alla sperimentazione di tecniche di mobilitazione che furono replicate e riutilizzate dagli studenti stessi in movimenti successivi e a seguire estese a più ampi strati della popolazione [7].


Il conflitto sino-cinese
Vi è un filo conduttore fra la partecipazione della Cina alla prima e alla seconda guerra mondiale, ovvero la difesa della sovranità nazionale e il consolidamento di forti sentimenti nazionalistici. La guerra tra Cina e Giappone (1937-1945) scoppiò a seguito di una lunga politica di espansione territoriale e militare giapponese in Cina. Alimentate dal trasferimento delle concessioni territoriali tedesche al termine della prima guerra mondiale, negli anni Venti le proteste anti-imperia...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. TEMI E PERSONAGGI DELLA STORIA DELLA CINA DEL NOVECENTO
  3. Indice dei contenuti
  4. Guido Samarani, Laura De Giorgi - Temi e personaggi della storia della Cina del Novecento
  5. Laura de Giorgi - L’eredità dell’impero nella Cina del Novecento
  6. Sofia Graziani - Alcune riflessioni sulla nascita e sullo sviluppo del nazionalismo cinese moderno
  7. Federica Ferlanti - La Cina e i conflitti mondiali della metà del Novecento: anti-imperialismo e identità nazionale
  8. Guido Samarani - Sun Yat-sen, Chiang Kai-shek, Mao Zedong, Deng Xiaoping: quattro leader per la Cina del Novecento