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I nodi della trasparenza
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Informazioni sul libro
Prefazione di Paolo Savarese. Una cartografia dei luoghi in cui il concetto di trasparenza si manifestae allo stesso tempo subisce le sue più drammatiche torsioni: dall'analisidel mito fondativo della casa di vetro, alla descrizione del contestoconcettuale all'interno del quale si incardina metafisicamente ed esteticamentel'ideologia della trasparenza, sino a fornire uno spaccato delfronteggiarsi dello Stato (e della sua ragione pubblica) e dell'uomo.
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Informazioni
Argomento
PhilosophyCategoria
Philosophy History & Theory1. Premessa
Da molto tempo, ormai,
l’immagine che più di ogni altra sembra descrivere l’approccio
delle istituzioni al tema della (loro stessa) trasparenza, in una
parola il modo attraverso il quale le istituzioni
rappresentano
se stesse, è quello della
casa di vetro
. La casa di vetro è
l’emblema di uno Stato che si rende
visibile
, simbolo di un
nuovo
rapporto tra cittadini ed
istituzioni, grazie al quale, asseritamente, i cittadini possono
accedere in piena libertà agli atti e alle procedure, in modo tale
da rendersi protagonisti dell’azione pubblica.
Il sito internet della
Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi,
costituita presso il Governo italiano, e dedicato al tema della
trasparenza, riporta emblematicamente un passaggio che dev’essere
brevemente commentato e che ci aiuterà nel percorso che si vuol
intraprendere:
La trasparenza dell’azione
amministrativa rappresenta un’esigenza assolutamente fondamentale
degli ordinamenti democratici, costituendo uno strumento
indispensabile a realizzare un effettivo rapporto tra governanti e
governati, consentendo a questi ultimi una consapevole
partecipazione all’esercizio del potere pubblico. Questa nozione di
trasparenza evoca la nota immagine, cara a Filippo Turati, della
Pubblica Amministrazione “casa di vetro”, all’interno della quale,
cioè, tutto è sempre e costantemente visibile; questa piena
visibilità tende infatti a promuovere un controllo dell’attività
amministrativa capillare dal basso, in modo da garantire il massimo
grado di correttezza e di imparzialità
[1]
.
La nozione di trasparenza, spiega il Governo attraverso la
Commissione, evoca l’immagine di un edificio, la casa di vetro,
«all’interno della quale, cioè, tutto è sempre e costantemente
visibile», in cui è assicurata, a chi vi si accosti dall’esterno,
la piena visibilità. Perché in fin dei conti il verbo che più di
ogni altro delinea la qualità della casa di vetro è proprio il
vedere, o meglio l’
esser visibile di ciò che sta al suo interno.
Dunque, quando, stando alle cronache parlamentari, nel 1908
Filippo Turati ebbe a sostenere che «la casa dell’amministrazione
dovrebbe essere di vetro», senza saperlo dava avvio ad una
riflessione sul tema della trasparenza (e della visibilità dei
processi attraverso i quali si articola il potere), che non ha mai
smesso di esercitare il suo fascino e che continua ad essere ancora
oggi
il mito
[2]
di riferimento di tante analisi politiche e giuridiche
[3]
.
Ma perché proprio una
casa di vetro? Qual’è il senso, l’origine ed il
destino|destinazione di questa fortunata immagine? Per quale motivo
questa immagine si è fatta mito, o al contrario, perché il mito si
è fatto immagine, e quali ne sono le conseguenze? Infatti la
trasparenza prima ancora di essere un concetto, è ed è stata un
mito, «un mito culturale tipicamente moderno, incarnatosi, per una
serie di ragioni materiali oltrechè ideali, in un ambito ben
preciso, quello dell’architettura»
[4]
.
È proprio dall’architettura che dovrà partire questo discorso,
se vuol individuare l’ascendente storico, simbolico e funzionale
della amministrazione-casa di vetro, interrogando il mito della
casa di vetro e la sua genealogia e quindi il mito del
luogo in quanto veicolo, vettore, indicatore del suo
significato più profondo
[5]
.
Come accade emblematicamente nel
regime di fabbrica, dove il dispotismo dell’organizzazione
produttiva non dipende dall’impiego di forme dirette di
assoggettamento, ma è conseguenza di un piano oggettivo e
indipendente dalla volontà dei singoli, allo stesso modo in ogni
altra situazione analoga, dagli ospedali alle scuole e alle
prigioni, è il luogo stesso – un luogo appositamente
qualificato – ad agire come veicolo di trasmissione
dell’autorità
[6]
.
In queste righe di chiara ispirazione foucaultiana si ritrovano
condensate tutte le domande appresso analizzate: può un
luogo esercitare una funzione
lato sensu politica? In che modo? Attraverso quali
modalità un luogo può venire ad essenza in quanto strumento del
potere? Quali suggestioni possono essere ricavate da un luogo,
addirittura da una
casa, a proposito del principio di trasparenza? E infine
qual è lo sguardo con il quale l’uomo si approssima ad un luogo e
ne coglie le fattezze, onde ricavarne un senso?
Si anticipa che il termine
luogo verrà utilizzato in questo contesto nel senso
heideggeriano, nel senso cioè di ciò che fa venire ad essenza uno
spazio
[7]
– un’opera architettonica, insomma, un edificio, in cui l’uomo
prende dimora, che l’uomo abita
[8]
, per tornare alla metafora dell’amministrazione/casa di vetro:
il luogo in quanto dimora.
[1]
Fonte:
http://www.commissioneaccesso.it/trasparenza.aspx.
[2]
Ci si riferisce al mito politico in quanto
«oggettivazione dell’esperienza sociale dell’uomo», connubio di
linguaggio rappresentazioni riti, nel senso di E. Cassirer,
Il mito dello Stato [1946], trad. it., Longanesi, Milano
1971, p. 95.
[3]
G. Quadri,
Riservatezza e trasparenza nella esperienza
costituzionale, in Aa. Vv.,
L’amministrazione pubblica tra riservatezza e trasparenza. Atti
del XXXV Convegno di studi di scienza dell’amministrazione,
Varenna, 1989, Giuffrè, Milano 1991, p. 23.
[4]
R. Donati,
Critica della trasparenza. Letteratura e mito
architettonico, Rosenberg&Seller, Torino 2016, p. 10.
[5]
Era certo un sogno romantico l’autosufficienza
della riflessione filosofica – l’idea cioè che la filosofia potesse
riflettere su se stessa occupandosi di se stessa. Un sogno
prefigurato da Kant che per ciò aveva istituito il tribunale della
Ragione, affinché fosse la ragione (attraverso la filosofia) a
indagare se stessa ed i suoi propri limiti e portato a termine da
Hegel con il suo disegno dialettico al vertice del quale stava
proprio la filosofia come idea che torna in sé e riflette su di sé.
In quell’immagine il punto più alto di un sistema era costituito
proprio dalla capacità di quel sistema di tornare in se stesso
senza uscirne, se non nel corso del processo stesso. Ma la sua
nobiltà stava nella capacità di fare ritorno a sé, quindi alla
filosofia, quasi a purificare l’intero circolo della Ragione. Quel
sogno romantico, il sogno cioè di una filosofia autosufficiente,
pura – adiafora – che puntasse alla sua stessa purificazione
attraverso il ritorno a sé (la sintesi) e ai suoi metodi, alle sue
leggi, confliggeva in realtà con lo statuto classico della
filosofia, che assegnava ad essa il compito di amare (
philein) il sapere. Tutto il sapere, o meglio, il
sapere per il sapere. Amore per il sapere significa
infatti capacità di uscire dai limiti della riflessione sul metodo
di quel sapere per inserirsi nell’ambito del reale, per insinuarsi
in ogni ambito del reale, perché il reale deve essere studiato ed
interpretato dalla filosofia. Per questo motivo, si potrebbe dire,
semplificando, la curiosità che suscitano ad oggi le analisi
filosofiche che si azzardano ad entrare in ambiti sino al secolo
scorso quasi interdetti alla ricerca filosofica, quasi vi fosse
un’inibizione, una richiesta di silenzio:
silete philosophos in munera alieno, parrebbe del tutto
ingiustificata di fronte allo statuto classico della filosofia.
[6]
U. Curi,
La forza dello sguardo, Bollati Boringhieri, Torino 2015,
pp. 225-226.
[7]
M. Heidegger,
Costruire abitare pensare [1951], trad it., in Id.,
Saggi e discorsi, Mursia, Milano 1976, p. 103. La
questione è di particolare rilevanza nell’argomentare
heideggeriano, come è ben mostrato da M. Cacciari,
Eupalinos o l’architettura, in «Nuova Corrente»,
76/77-1978, dacché vi è una stretta connessione tra i termini di
luogo, edificio, costruire come produrre.
[8]
Ancora M. Heidegger,
Costruire abitare pensare, cit., pp. 97-98.
2. Affermazione di distanze siderali
Corrisponde certo al vero l’asserzione per cui «architettura e filosofia sono pratiche di pensiero, ovvero discipline nelle quali fare e pensare sono due lati della stessa medaglia», stante la definizione per cui «le pratiche di pensiero, per loro natura, resistono ad ogni loro codificazione in procedure consolidate e stabilite una volta per tutte, e lo fanno attraverso un inesauribile processo di affermazione : affermazione di un al di là rispetto al già pensato, al modello, alla regola, che apre, a nostro avviso, un importante spazio di libertà al di là di ogni determinismo scientifico-tecnico» [1] . L’ affermazione è cioè un elemento nodale che si situa all’interno di una grammatica del senso che naturalmente coinvolge gli aspetti più vari dell’esistenza, ma che nel caso dell’architettura, nel caso cioè degli spazi che si fanno luoghi, che pro-ducono luoghi, contiene un invito al sovvertimento dei protocolli di pensiero che si fanno regole precise nei linguaggi tecnico-scientifici. Motivo per il quale, come si dirà tra poco, l’architettura, in quanto affermazione di un’ eccedenza (un di-p...
Indice dei contenuti
- Copertina
- I nodi della trasparenza
- Indice dei contenuti
- Prefazione
- Osservazioni introduttive
- I. La nuova civiltà del vetro
- 1. Premessa
- 2. Affermazione di distanze siderali
- 3. L'affermazione del vetro
- GLOSSA. La "superciviltà" del vetro
- 4. Ciò che afferma il vetro
- 4-bis. Che cos’è un “intérieur”. Breve annotazione sulla casa
- 5. Lo sguardo al di là del vetro. Conseguenze etico-politiche della trasparenza
- 6. Pleonexía
- 7. Panoptismo
- 8. Osservazioni conclusive
- POSTILLA. Il Rousseau di Starobinski, precursore della società della trasparenza
- II. (Il primo nodo del) La trasparenza nell'idea metafisica dell'amministrazione (ovvero della trasparenza come elemento sostanziale)
- Entr’acte
- Premessa
- 1. Il Giardino delle Leggi
- 2. Gestell
- 3. Il profilo oggettivo dell’ideologia amministrativa
- 3.1. Excursus
- 3.2. La fondazione
- 3.2.1. Il potere amministrativo
- 3.2.2. I concetti del diritto amministrativo
- 3.2.3. Il metodo
- 4. Il profilo soggettivo dell’ideologia amministrativa: “tous les étres sont egaux en nullité”
- 5. La mediazione|rappresentazione
- 6. Per una metafisica del principio di legalità
- GLOSSARIO: sul significato dell'amministrazione|oikonomia
- III. (Il secondo nodo del) La trasparenza nell'estetica dell'amministrazione (ovvero della trasparenza come elemento formale)
- Premessa
- 1. L'immagine in quanto valore
- 1.1. Lo sguardo di Medusa
- 1.2. La trasfigurazione dell’icona in simulacro: la trasparenza come apologo de-formante
- 2. Archeologia della trasparenza: teoria e pratica del movimento ascendente della pubblicità
- 3. Movimenti discendenti della pubblicità. Ovvero di come la trasparenza sia una formula trascendentale funzionale al man-tenimento esteriore dell’impianto
- 4. Il Foia e (è) la ridefinizione del concetto di “pubblicità”: ulteriore estensione del “sistema” amministrativo
- Osservazioni conclusive
- Indice dei nomi