I nodi della trasparenza
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I nodi della trasparenza

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I nodi della trasparenza

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Informazioni sul libro

Prefazione di Paolo Savarese. Una cartografia dei luoghi in cui il concetto di trasparenza si manifestae allo stesso tempo subisce le sue più drammatiche torsioni: dall'analisidel mito fondativo della casa di vetro, alla descrizione del contestoconcettuale all'interno del quale si incardina metafisicamente ed esteticamentel'ideologia della trasparenza, sino a fornire uno spaccato delfronteggiarsi dello Stato (e della sua ragione pubblica) e dell'uomo.

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Informazioni

Anno
2018
ISBN
9788838247026

1. Premessa

Da molto tempo, ormai, l’immagine che più di ogni altra sembra descrivere l’approccio delle istituzioni al tema della (loro stessa) trasparenza, in una parola il modo attraverso il quale le istituzioni rappresentano se stesse, è quello della casa di vetro . La casa di vetro è l’emblema di uno Stato che si rende visibile , simbolo di un nuovo rapporto tra cittadini ed istituzioni, grazie al quale, asseritamente, i cittadini possono accedere in piena libertà agli atti e alle procedure, in modo tale da rendersi protagonisti dell’azione pubblica.
Il sito internet della Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi, costituita presso il Governo italiano, e dedicato al tema della trasparenza, riporta emblematicamente un passaggio che dev’essere brevemente commentato e che ci aiuterà nel percorso che si vuol intraprendere:


La trasparenza dell’azione amministrativa rappresenta un’esigenza assolutamente fondamentale degli ordinamenti democratici, costituendo uno strumento indispensabile a realizzare un effettivo rapporto tra governanti e governati, consentendo a questi ultimi una consapevole partecipazione all’esercizio del potere pubblico. Questa nozione di trasparenza evoca la nota immagine, cara a Filippo Turati, della Pubblica Amministrazione “casa di vetro”, all’interno della quale, cioè, tutto è sempre e costantemente visibile; questa piena visibilità tende infatti a promuovere un controllo dell’attività amministrativa capillare dal basso, in modo da garantire il massimo grado di correttezza e di imparzialità [1] .

La nozione di trasparenza, spiega il Governo attraverso la Commissione, evoca l’immagine di un edificio, la casa di vetro, «all’interno della quale, cioè, tutto è sempre e costantemente visibile», in cui è assicurata, a chi vi si accosti dall’esterno, la piena visibilità. Perché in fin dei conti il verbo che più di ogni altro delinea la qualità della casa di vetro è proprio il vedere, o meglio l’ esser visibile di ciò che sta al suo interno.
Dunque, quando, stando alle cronache parlamentari, nel 1908 Filippo Turati ebbe a sostenere che «la casa dell’amministrazione dovrebbe essere di vetro», senza saperlo dava avvio ad una riflessione sul tema della trasparenza (e della visibilità dei processi attraverso i quali si articola il potere), che non ha mai smesso di esercitare il suo fascino e che continua ad essere ancora oggi il mito [2] di riferimento di tante analisi politiche e giuridiche [3] .
Ma perché proprio una casa di vetro? Qual’è il senso, l’origine ed il destino|destinazione di questa fortunata immagine? Per quale motivo questa immagine si è fatta mito, o al contrario, perché il mito si è fatto immagine, e quali ne sono le conseguenze? Infatti la trasparenza prima ancora di essere un concetto, è ed è stata un mito, «un mito culturale tipicamente moderno, incarnatosi, per una serie di ragioni materiali oltrechè ideali, in un ambito ben preciso, quello dell’architettura» [4] .
È proprio dall’architettura che dovrà partire questo discorso, se vuol individuare l’ascendente storico, simbolico e funzionale della amministrazione-casa di vetro, interrogando il mito della casa di vetro e la sua genealogia e quindi il mito del luogo in quanto veicolo, vettore, indicatore del suo significato più profondo [5] .

Come accade emblematicamente nel regime di fabbrica, dove il dispotismo dell’organizzazione produttiva non dipende dall’impiego di forme dirette di assoggettamento, ma è conseguenza di un piano oggettivo e indipendente dalla volontà dei singoli, allo stesso modo in ogni altra situazione analoga, dagli ospedali alle scuole e alle prigioni, è il luogo stesso – un luogo appositamente qualificato – ad agire come veicolo di trasmissione dell’autorità [6] .


In queste righe di chiara ispirazione foucaultiana si ritrovano condensate tutte le domande appresso analizzate: può un luogo esercitare una funzione lato sensu politica? In che modo? Attraverso quali modalità un luogo può venire ad essenza in quanto strumento del potere? Quali suggestioni possono essere ricavate da un luogo, addirittura da una casa, a proposito del principio di trasparenza? E infine qual è lo sguardo con il quale l’uomo si approssima ad un luogo e ne coglie le fattezze, onde ricavarne un senso?
Si anticipa che il termine luogo verrà utilizzato in questo contesto nel senso heideggeriano, nel senso cioè di ciò che fa venire ad essenza uno spazio [7] – un’opera architettonica, insomma, un edificio, in cui l’uomo prende dimora, che l’uomo abita [8] , per tornare alla metafora dell’amministrazione/casa di vetro: il luogo in quanto dimora.










[1] Fonte: http://www.commissioneaccesso.it/trasparenza.aspx.
[2] Ci si riferisce al mito politico in quanto «oggettivazione dell’esperienza sociale dell’uomo», connubio di linguaggio rappresentazioni riti, nel senso di E. Cassirer, Il mito dello Stato [1946], trad. it., Longanesi, Milano 1971, p. 95.
[3] G. Quadri, Riservatezza e trasparenza nella esperienza costituzionale, in Aa. Vv., L’amministrazione pubblica tra riservatezza e trasparenza. Atti del XXXV Convegno di studi di scienza dell’amministrazione, Varenna, 1989, Giuffrè, Milano 1991, p. 23.
[4] R. Donati, Critica della trasparenza. Letteratura e mito architettonico, Rosenberg&Seller, Torino 2016, p. 10.
[5] Era certo un sogno romantico l’autosufficienza della riflessione filosofica – l’idea cioè che la filosofia potesse riflettere su se stessa occupandosi di se stessa. Un sogno prefigurato da Kant che per ciò aveva istituito il tribunale della Ragione, affinché fosse la ragione (attraverso la filosofia) a indagare se stessa ed i suoi propri limiti e portato a termine da Hegel con il suo disegno dialettico al vertice del quale stava proprio la filosofia come idea che torna in sé e riflette su di sé. In quell’immagine il punto più alto di un sistema era costituito proprio dalla capacità di quel sistema di tornare in se stesso senza uscirne, se non nel corso del processo stesso. Ma la sua nobiltà stava nella capacità di fare ritorno a sé, quindi alla filosofia, quasi a purificare l’intero circolo della Ragione. Quel sogno romantico, il sogno cioè di una filosofia autosufficiente, pura – adiafora – che puntasse alla sua stessa purificazione attraverso il ritorno a sé (la sintesi) e ai suoi metodi, alle sue leggi, confliggeva in realtà con lo statuto classico della filosofia, che assegnava ad essa il compito di amare ( philein) il sapere. Tutto il sapere, o meglio, il sapere per il sapere. Amore per il sapere significa infatti capacità di uscire dai limiti della riflessione sul metodo di quel sapere per inserirsi nell’ambito del reale, per insinuarsi in ogni ambito del reale, perché il reale deve essere studiato ed interpretato dalla filosofia. Per questo motivo, si potrebbe dire, semplificando, la curiosità che suscitano ad oggi le analisi filosofiche che si azzardano ad entrare in ambiti sino al secolo scorso quasi interdetti alla ricerca filosofica, quasi vi fosse un’inibizione, una richiesta di silenzio: silete philosophos in munera alieno, parrebbe del tutto ingiustificata di fronte allo statuto classico della filosofia.
[6] U. Curi, La forza dello sguardo, Bollati Boringhieri, Torino 2015, pp. 225-226.
[7] M. Heidegger, Costruire abitare pensare [1951], trad it., in Id., Saggi e discorsi, Mursia, Milano 1976, p. 103. La questione è di particolare rilevanza nell’argomentare heideggeriano, come è ben mostrato da M. Cacciari, Eupalinos o l’architettura, in «Nuova Corrente», 76/77-1978, dacché vi è una stretta connessione tra i termini di luogo, edificio, costruire come produrre.
[8] Ancora M. Heidegger, Costruire abitare pensare, cit., pp. 97-98.

2. Affermazione di distanze siderali

Corrisponde certo al vero l’asserzione per cui «architettura e filosofia sono pratiche di pensiero, ovvero discipline nelle quali fare e pensare sono due lati della stessa medaglia», stante la definizione per cui «le pratiche di pensiero, per loro natura, resistono ad ogni loro codificazione in procedure consolidate e stabilite una volta per tutte, e lo fanno attraverso un inesauribile processo di affermazione : affermazione di un al di là rispetto al già pensato, al modello, alla regola, che apre, a nostro avviso, un importante spazio di libertà al di là di ogni determinismo scientifico-tecnico» [1] . L’ affermazione è cioè un elemento nodale che si situa all’interno di una grammatica del senso che naturalmente coinvolge gli aspetti più vari dell’esistenza, ma che nel caso dell’architettura, nel caso cioè degli spazi che si fanno luoghi, che pro-ducono luoghi, contiene un invito al sovvertimento dei protocolli di pensiero che si fanno regole precise nei linguaggi tecnico-scientifici. Motivo per il quale, come si dirà tra poco, l’architettura, in quanto affermazione di un’ eccedenza (un di-p...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. I nodi della trasparenza
  3. Indice dei contenuti
  4. Prefazione
  5. Osservazioni introduttive
  6. I. La nuova civiltà del vetro
  7. 1. Premessa
  8. 2. Affermazione di distanze siderali
  9. 3. L'affermazione del vetro
  10. GLOSSA. La "superciviltà" del vetro
  11. 4. Ciò che afferma il vetro
  12. 4-bis. Che cos’è un “intérieur”. Breve annotazione sulla casa
  13. 5. Lo sguardo al di là del vetro. Conseguenze etico-politiche della trasparenza
  14. 6. Pleonexía
  15. 7. Panoptismo
  16. 8. Osservazioni conclusive
  17. POSTILLA. Il Rousseau di Starobinski, precursore della società della trasparenza
  18. II. (Il primo nodo del) La trasparenza nell'idea metafisica dell'amministrazione (ovvero della trasparenza come elemento sostanziale)
  19. Entr’acte
  20. Premessa
  21. 1. Il Giardino delle Leggi
  22. 2. Gestell
  23. 3. Il profilo oggettivo dell’ideologia amministrativa
  24. 3.1. Excursus
  25. 3.2. La fondazione
  26. 3.2.1. Il potere amministrativo
  27. 3.2.2. I concetti del diritto amministrativo
  28. 3.2.3. Il metodo
  29. 4. Il profilo soggettivo dell’ideologia amministrativa: “tous les étres sont egaux en nullité”
  30. 5. La mediazione|rappresentazione
  31. 6. Per una metafisica del principio di legalità
  32. GLOSSARIO: sul significato dell'amministrazione|oikonomia
  33. III. (Il secondo nodo del) La trasparenza nell'estetica dell'amministrazione (ovvero della trasparenza come elemento formale)
  34. Premessa
  35. 1. L'immagine in quanto valore
  36. 1.1. Lo sguardo di Medusa
  37. 1.2. La trasfigurazione dell’icona in simulacro: la trasparenza come apologo de-formante
  38. 2. Archeologia della trasparenza: teoria e pratica del movimento ascendente della pubblicità
  39. 3. Movimenti discendenti della pubblicità. Ovvero di come la trasparenza sia una formula trascendentale funzionale al man-tenimento esteriore dell’impianto
  40. 4. Il Foia e (è) la ridefinizione del concetto di “pubblicità”: ulteriore estensione del “sistema” amministrativo
  41. Osservazioni conclusive
  42. Indice dei nomi