Divorandomi

Alessandra Gotta

• Editore: Aletti Editore
• Anno: 2013
• ISBN:
  9788859111351
• Argomento: Literatura
• Categoria: Poesía

«Cambia la prospettiva se divorandomi percepisco l'aria che respiro. Un sentore nuovo si espande nel palato e scaturisce l'inchiostro che mi appartiene. In un'esistenza appartata si muovono pensieri, voci, sentimenti che voracemente sbrano e gusto lentamente. Il silenzio è il giudice più complesso da sostenere, ma è l'alleato più sincero da contemplare.
Mi cibo di me stessa per me stessa, e ritrovo l'essenza delle persone che mi sono scelta accanto».
Alessandra Gotta è nata a Bra (CN) nel 1979. Ha vissuto fino all'età di diciannove anni nella piccola frazione di Bandito. Dopo il suo primo trasferimento, nella città di Torino, decide nel 2001 di vivere a Roma.
Da sempre l'espressione della sua interiorità si è manifestata attraverso la pittura e la scrittura.
Parole consapevoli, frasi disconnesse, tumulti di pensieri hanno finalmente preso vita nella sua prima raccolta di poesie Divorandomi.

Tempismo

Spogliandoti dal mondo,

lanci silenzio dagli angoli del cielo personalizzato.

Navighi al cospetto dell’assenteismo giustificato.

Una parodia incompiuta,

dagl’indici d’ascolto nulli.

Siedi cautamente infrangendo l’aria,

impegnando voce e suoni all’immobilità.

Dei giorni intatti, privi di tutto, saturi di tenue, frivola armonia.

La vista del fuori ti circonda,

la vista del dentro ti sostiene.

Magistrale estrapolazione delle ore mangiate

al custode del tempo in catene.

Visto da qui il suono non ti dà voce,

ma l’ebbrezza ti sfoltisce le pene.

Verità detta madre

Distesi lungo la schiena, vigilano gli alibi dell’esistenza.

Carpiscono fumo.

Solo occhi nudi sapranno lavarne le crudeltà.

Continua a ragionare la schiera folle,

creando sillabe di carta immaginaria e la menzogna si sgretola.

Disteso un cuore puro non si cura delle troppe mortificazioni,

si prende il peggio,

ma danza al cospetto di alibi intimidatori.

Dalla finzione ricami finzione,

dalla verità ricami coraggio.

Morbo interno

Il male dell’anima incarna le prime note dell’oscurità,

sfiorisce nello spazio triste.

La vita dispersa in una giornata incatenata si sbiadisce isolata,

su una sedia qualunque,

in una casa qualunque,

in una città qualunque.

Chi vince prende tutto,

ma se nel tutto si afferra solo aria?

False sicurezze inibiscono,

finte strategie ti immortalano.

Carpire l’assoluto in uno spasmo volontario.

Senza tregua si diletta l’intelletto folle,

masse di carni sterili giocano al sapore della vita,

si adeguano nell’astuzia della tela inviperita.

Cresci, strappa, divorati.

Mastica nel ventre il disagio impasticcato.

Breve spazio, lungo tempo

Affiorare a se stessi,

come se fosse la prima alba.

Smarrirsi tra gli incubi repressi,

come se fosse la prima tenebra a concedersi.

Vale l’innocenza nell’inconscio saturo di risposte.

Svuota l’avvenire se la mente imputridisce nei pensieri.

Sintomo di incongrua nudità d’animo:

modellando il solito reale,

non smuoverai che aria.

Se l’incontro inviperisce,

siedo nei tempi inopportuni,

ma svincolo in tempeste riproposte.

Al mio specchio un riflesso mi esorcizza,

nell’oggi incattivito, il domani muta in reazione?

Ferma qui

Se sento non capisco se sento,

se vedo non capisco se vedo.

Arti immobili,

nel mostro profondo una noncuranza por...

Indice dei contenuti

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