Scrittura privata

Calogero Curabba

• Editore: Aletti Editore
• Anno: 2016
• ISBN:
  9788859132332
• Argomento: Letteratura
• Categoria: Poesia

"Scrittura privata" potrebbe essere solo un tumulto interiore, una rabbia che si sente come un vizio di passione, parole e voci d'un salire ininterrotto d'ogni sentimento scavato nel verso, sapendo che la poesia non muta nulla ma ha senso se esiste e va detta. Questo libro ha radici nella fatica e nel disincanto delle relazioni affettive, nell'insufficienza della parola espressa che non permette d'incontrarci reduci da una comprensione profonda. È il mestiere, oltre un generico intimismo, della vita stessa sintetizzata nel "metodo poetico" di decifrare l'attesa, l'ansia del mattino dove già si vedono le cose e la loro replica. Rinnovare la fede che chiede una lotta per non consegnarsi a un passato dai toni bassi e vedere da questo istante in avanti… il valore di frequentare un'altra possibilità. Per questo ricorre nelle poesie la speranza di utilizzare il tempo, l'istante come tutta la vita e seppur breve obbliga a cogliersi in momenti di dialettica interna, di confronto con gli altri, col lettore se possibile provando a far sentire una comunione di corpi spinti oltre la materialità della carne, del desiderio che pure scheggiano il contenuto dei versi. Rappresentano la gioia d'essere ancora una passione dopo il fallimento che ci prende le parole. La loro vocazione, il significato di scriverle d'una coriacea consistenza che tocchi tutto quello che è stato, quello che è ora, prensibile. Forse non sempre la lingua è nella poesia di queste pagine di relazione, sociale ma in una parte di essa ci si può scorgere ai fianchi delle parole, nel sottotraccia che assorbe la materia letteraria. Testimonianza di un'interpretazione metaforica dello svelarsi di un destino contaminato perché si condivide, ex aequo, con chi intende la convocazione della lingua poetica come la possibilità di essere "migliore e più nobile della vita" ovvero una confessione sentita, toni probabili all'allitterazione per coincidere con se stesso nell'ansia d'avanzare il tempo della disgregazione "Il tempo è solo un covo da lasciare/puntando a un tirar di stelle, / al gocciare di un debole miele di tua mitezza". Così nella poesia "Dicitur" Suona anche per me la differenza accerchiata da identiche parole che mi fanno un tornio universale, condizione di diversa somiglianza, inesorabile come la vita datrice di pensieri ed opere forti superando uno dopo l'altro ostacoli di mente. Calogero (Gianfranco) Curabba nato a Partinico il 17/09/1962. Laureato in Scienze Politiche nel 1993 presso l'Università degli Studi di Palermo. Diploma e borsa di studio per la ricerca scientifica in "Potere Costituente e Revisione Costituzionale", 1995 / 1997 presso Istituto di Formazione Politica "Pedro Arrupe" di Palermo. Attualmente è funzionario amministrativo presso l'Autorità per il trasporto aereo - ENAC.

Brutta copia

Tutto è scritto in brutta copia

per essere dimenticato, recitato

a voce bassa l’incomprensibile

verso dei volti umani, specchio

che ci circonda con una patina di bronzo.

Le parole sedimentano su un velo

appannato, un segno sul vetro batte

in finzione l’aria che lo cancella.

Allora si levano gli appassionati

di biblioteche che han trovato un rifugio

per aiutarti a capire quel che trovi

in te stesso. In queste ampiezze

non si divide il respiro di bocca che

cerca il risveglio, si scava fin sotto

le strade sapendo che vale la pena

affrontare i desideri di tutta una vita,

diversi adagiati come polvere pura.

Non importa se lì fuse parte della mia rocca,

c’è ancora un corpo che elargisce una lattosa

dolcezza ed un amore maturo per non essere

vile. Continua la voglia di viverci

senza vecchi pensieri, un’acqua leggera

la donna che gode il compagno

senza farmi del male, siamo sposi senza

un rituale di cieche braci. Non facciamo

rumore, il verso più saggio non è

al chiodo d’uno scaffale ma nell’insegnamento

severo di mantenere una fede, una lotta

per tutta lunghezza o i passi nel vento

col morto sorriso dove indugia ciò che

è già stato. È un’ondata che porta

via tutto sedersi con gli antenati,

lo scenario è un album a china in parte

svanito, qui sbigottisce una giovane forza

più certa d’una terra che ha una sola

speranza. Useremo carezze e una voglia

fonda di calma e di vino guardando i giornali

che non hanno rancori o preghiere deformi

di chi ha atterrato un rivale.

Gettata così non si vedono scie ma occorre

che salti in mente, si passa da noi tra gli

arbusti dell’ansia senza badare alle cantilene

d’ottimismo insonne.

Campo aperto

Questo non è rifugio ma campo aperto

dove dar di becco, vacillando tirar sù

con una smorfia che fa bianco, rende

lieti starsene al vento con un respiro

più dolce ma si tende ad una terra di missione,

schiodarsi da dove è accaduto

col cuore che non batte affidabile rancura.

Tutto diventa un solo corpo con me

l’esito accolto di chi trasforma,

come non rimuove i valichi l’aria filatrice

che guarda attentamente che sia il tuo viaggio.

Gli uomini giovani vedono alla stessa distanza

il tanto che gli si deve, malcondotto banco

di so...

Indice dei contenuti

• * * *
• Ancora più fresca di pioggia
• Aria d’ottobre
• * * *
• Bell’istinto
• Brutta copia
• Campo aperto
• Cominciare… ancora
• Contrappesi
• Controluce
• Coscienza
• Diavolerie
• Dicitur
• Diversamente
• Dormiveglia
• Equilibrio
• Esperienziale
• Estranei
• Fugace
• Fuori rima
• Han tremato nel dopocena per quell’uomo
• Insospettati
• * * *
• La voce che sale
• * * *
• L’attimo attesa
• Meccanismo
• Nelle cose
• Pratica assidua
• * * *
• * * *
• Risonanze
• Riveduti
• * * *
• Sentimenti
• Senza confronti
• Somiglianze daccapo
• Tragitti
• Una faccia migliore
• Vizio antico