Capitolo 1
L’ascesa della classe media globale e dei plutocrati globali
È così fattamente diffusa per tutto il globo terrestre la comunicazione de’ popoli insieme, che può quasi dirsi esser il mondo tutto divenuto una sola città in cui si fa perpetua fiera d’ogni mercanzia, e dove ogni uomo di tutto ciò che la terra, gli animali e l’umana industria altrove producono, può mediante il denaro stando in sua casa provvedersi e godere.
Geminiano Montanari, Della Moneta. Trattato mercantile, 1683 (citato in Marx 1976, p. 808).
chi ha guadagnato dalla globalizzazione?
I guadagni della globalizzazione non sono distribuiti in modo uniforme.
Il grafico 1.1 descrive il fenomeno in modo chiaro. Mettendo in relazione la percentuale di guadagno nei redditi e il reddito originario, vediamo quali gruppi di reddito hanno guadagnato di più negli ultimi decenni. L’asse orizzontale indica i percentili della distribuzione globale dei redditi, dagli individui più poveri al mondo, a sinistra, a quelli più ricchi (il “più ricco 1 per cento a livello globale”) all’estrema destra. (Gli individui sono classificati dal reddito familiare pro capite al netto delle imposte, espresso in dollari di uguale potere d’acquisto; per approfondire come si raffrontano i redditi fra paesi diversi, si veda l’Excursus 1.1.) L’asse verticale mostra la crescita cumulata dei redditi reali (i redditi corretti per l’inflazione e le differenze nei livelli di prezzo tra i diversi paesi) fra il 1988 e il 2008. Questo periodo di vent’anni coincide quasi esattamente con gli anni che vanno dalla caduta del muro di Berlino alla crisi finanziaria globale. Abbraccia il periodo che può essere chiamato “alta globalizzazione”, un’èra che ha immesso nell’ambito dell’economia mondiale interdipendente in prima battuta la Cina, con una popolazione di più di un miliardo di persone, e in seconda battuta le economie a pianificazione centrale dell’Unione Sovietica e dell’Europa dell’Est, che constano circa di mezzo miliardo di persone. Si può includere persino l’India, dal momento che, grazie alle riforme messe in atto nei primi anni Novanta, la sua economia si è integrata in modo più stretto con il resto del mondo. È anche il periodo della rivoluzione delle comunicazioni, che consente alle aziende il trasferimento di loro fabbriche in paesi distanti, dove poter sfruttare manodopera a basso costo senza rinunciare al controllo. Si verifica quindi una doppia coincidenza tra mercati “periferici” che si aprono e paesi centrali che possono assumere manodopera proveniente da questi paesi periferici in situ. Per diversi aspetti, gli anni immediatamente antecedenti alla crisi finanziaria sono quelli più globalizzati della storia dell’umanità.
Grafico 1.1: Guadagno relativo nei redditi reali pro capite secondo il livello di reddito globale, 1988-2008.
Il grafico descrive il guadagno relativo (percentuale) nel reddito reale familiare pro capite (misurato in dollari internazionali del 2005) tra il 1988 e il 2008 in diversi punti della distribuzione globale dei redditi (dal ventile globale più povero, il punto 5, al percentile più ricco a livello globale, il punto 100). I guadagni di reddito reali sono stati superiori tra gli individui appartenenti al cinquantesimo percentile della distribuzione globale dei redditi (la mediana; punto A) e tra quelli più ricchi (il più ricco 1 per cento; punto C). I guadagni minori si sono registrati tra gli individui intorno all’ottantesimo percentile a livello globale (punto B), perlopiù appartenenti alla classe media inferiore del mondo ricco. Fonti e dati: Lakner e Milanovic (2015).
D’altronde tali guadagni, forse non in modo inaspettato in un processo di tale complessità, sono stati distribuiti in modo disuguale, per qualcuno senza alcun profitto. Concentriamoci su tre punti di interesse del grafico 1.1, dove la crescita dei redditi è al suo picco massimo o al suo punto più basso. Sono indicati con le lettere A, B e C. Il punto A si trova intorno alla mediana della distribuzione globale dei redditi (la mediana divide la distribuzione in due parti uguali, ciascuna contenente il 50 per cento della popolazione; una metà più agiata, l’altra più povera di chi ha un reddito mediano). Il punto A rappresenta gli individui con la maggiore crescita di reddito reale, pari a circa l’80 per cento nei vent’anni in esame. Tuttavia la crescita è stata elevata non soltanto per gli individui vicino alla mediana, ma per un’ampia fascia che abbraccia l’intervallo approssimativo dal quarantesimo percentile globale fino al sessantesimo. Vale a dire, ovviamente, un quinto della popolazione mondiale.
Chi è questo gruppo di individui, gli ovvi beneficiari della globalizzazione? In nove casi su dieci, appartengono a economie emergenti asiatiche, in prevalenza la Cina, ma anche India, Thailandia, Vietnam e Indonesia. Non sono i più ricchi di questi paesi, perché quelli si trovano più in alto nella distribuzione globale dei redditi (ossia, più a destra nel grafico). Sono individui che appartengono alla metà delle distribuzioni dei loro paesi di origine e, come abbiamo appena visto, anche del mondo. Ecco alcuni esempi della notevole crescita cumulata conosciuta da questi gruppi a reddito medio. Tra il 1988 e il 2008, i due decili mediani (il quinto e il sesto) nella Cina urbana e nella Cina rurale vedono il reddito pro capite reale moltiplicato rispettivamente di 3 e di 2,2 volte. In Indonesia, i redditi urbani mediani quasi si raddoppiano, e i redditi rurali aumentano dell’80 per cento. In Vietnam e in Thailandia (dove la popolazione non è divisa in rurale e urbana), i redditi reali intorno alle mediane più che raddoppiano. Questi i “vincitori” principali della globalizzazione tra il 1988 e il 2008. Per comodità, li chiamiamo “la classe media globale emergente” – anche se, come andrò a spiegare più avanti, essendo ancora relativamente povera rispetto alle classi medie occidentali, non dovremmo assegnare al termine lo stesso status della classe media (in termini di reddito e di istruzione) che tendiamo ad associare a quelle dei paesi ricchi.
Excursus 1.1
Da dove provengono i dati delle distribuzioni globali dei redditi?
Non esiste un’indagine globale sui redditi individuali delle famiglie nel mondo. L’unico modo per ricavare la distribuzione del reddito globale è combinare il maggior numero possibile di indagini nazionali sui nuclei familiari. Tali indagini selezionano un campione casuale di famiglie e pongono loro una serie di domande di tipo demografico (età, sesso, e altre caratteristiche degli intervistati), di posizione geografica (dove risiede il nucleo familiare, in quale provincia, se in un’area urbana o rurale, e così via) e, aspetto più rilevante per i nostri scopi, domande relative alle fonti e alle cifre del reddito e dei consumi della famiglia. I dati sul reddito comprendono stipendi, redditi da lavoro autonomo, redditi provenienti da proprietà di beni patrimoniali (interessi, dividendi, affitti di proprietà), redditi dalla produzione di beni di consumo per il proprio nucleo familiare (molto comuni nelle economie povere e meno monetizzate nelle quali le famiglie producono il cibo che consumano), trasferimenti sociali (pensioni statali, sussidi di disoccupazione), e detrazioni di reddito come le imposte dirette. I dati relativi ai consumi comprendono il denaro speso per tutto, dal cibo all’alloggio fino agli svaghi e ai servizi di ristorazione.
Le indagini sulle famiglie sono l’unica fonte per tali informazioni dettagliate sui redditi e sulle spese individuali per l’intera distribuzione, dai più poveri ai più ricchi. Per converso, i dati provenienti da fonti fiscali, come i documenti fiscali, in genere includono soltanto le famiglie più abbienti, vale a dire quelle che pagano tasse sui redditi. Famiglie che rientrano in questa categoria sono molto numerose negli Stati Uniti, ma pochissime in India. In tal modo, i dati fiscali non possono essere utilizzati per generare una distribuzione globale del reddito.
L’ampiezza delle indagini sulle famiglie varia. Alcune sono estese perché il paese preso in esame è grande: l’Indian National Sample Survey è costituita da un campione di più di 100.000 famiglie, o più di mezzo milione di individui; la US Current Population Survey ha raggiunto più di 200.000 individui. In molte altre indagini i numeri sono più contenuti: tra le 10.000 e le 15.000 persone. Tali dati, sebbene mai facilmente disponibili, sono di recente divenuti più accessibili ai ricercatori. Per esempio, negli anni Settanta e Ottanta, non solo erano relativamente pochi i paesi a condurre indagini, ma era davvero raro che i ricercatori potessero avere accesso ai “microdati” (vale a dire ai dati individuali sulle famiglie, resi anonimi per mantenere la riservatezza). Le distribuzioni di reddito venivano stimate attraverso i frattili dei beneficiari di reddito pubblicati dallo Stato (quindi molte famiglie con redditi tra x e y). Più di recente, grazie alla maggiore apertura degli uffici statistici e ai miglioramenti conseguiti nell’elaborazione di grandi database, quasi tutti i dati, fatta eccezione per la Cina, sono disponibili al livello di microdati. Questo porta a significativi vantaggi per i ricercatori: possono ridefinire i redditi o i consumi in modo che siano raffrontabili tra paesi o produrre misure di disuguaglianza basate sulle famiglie, sugli individui o su quelle che vengono definite “unità equivalenti” (correggendo il dato che famiglie più numerose godono alcune economie di scala; vale a dire che non hanno bisogno di un aumento proporzionale di reddito per essere abbienti come famiglie meno numerose). Nessuna di queste correzioni è possibile senza l’accesso ai microdati.
Le fonti principali di tali microdati sono il Luxembourg Income Study (LIS) che comprende dati armonizzati provenienti da indagini (ossia definizioni di variabili di reddito rese il più raffrontabili possibile tra i paesi), perlopiù di paesi ricchi; la Banca Mondiale, che copre molti paesi e rende disponibili alcune sue indagini a ricercatori esterni, mentre altri dati rimangono riservati allo staff interno; il Social and Economic Database for Latin America and the Caribbean (SEDLAC), situato presso la Universidad de la Plata a Buenos Aires; e l’Economic and Research Forum (ERF), che si trova al Cairo, comprendente indagini in Medioriente. Tutte queste fonti sono facilmente reperibili in rete, ma spesso l’accesso ai microdati è limitato a usi non commerciali e a ricercatori “in buona fede”, oppure l’accesso è difficile perché è necessario sapere come scaricare grandi database e applicarvi programmi statistici. Peraltro, per un certo numero di paesi (per esempio India, Indonesia e Thailandia), sebbene i dati siano accessibili direttamente dagli uffici statistici, tale processo richiede autorizzazioni e lunghi tempi di attesa. Quindi, se è vero che l’accesso ai dati sta migliorando molto, va pur detto che non è ancora semplice. È altrettanto importante comprendere che se anche tutti diventassero all’improvviso di facile accesso, fattori come la mera dimensione dei file, la complicata definizione delle variabili, e i problemi di comparabilità non renderanno mai semplici da utilizzare i dati sulla distribuzione del reddito come quelli statistici aggregati, ad esempio il prodotto interno lordo.
Se ciascun paese dovesse condurre tali indagini ogni anno, potremmo, confrontandole, ottenere stime annuali sulla distribuzione globale del reddito. Tuttavia, soltanto paesi ricchi e a medio reddito conducono indagini regolari ogni anno, e persino tra questi paesi, le indagini annuali sono una relativa novità. In molti paesi poveri, soprattutto in Africa, le indagini sulle famiglie vengono condotte a intervalli irregolari, in media ogni tre o quattro anni. Ci sono anche molti paesi nei quali le indagini avvengono soltanto a lunghi intervalli, o perché non hanno le risorse o le competenze tecniche per condurle, o perché si trovano in un conflitto, civile o straniero. Per questa ragione i dati globali possono essere uniti soltanto a intervalli approssimativi di cinque anni (come in questo capitolo) e sono incentrati attorno a un anno, chiamato “anno benchmark” che comprende indagini di quell’anno e uno o due circostanti.
Indagini nazionali sulle famiglie rappresentano il primo mattone per determinare la distribuzione globale del reddito. Il secondo è la conversione di tali dati relativi ai redditi o ai consumi dalle monete locali in una moneta globale che dovrebbe in linea di principio avere lo stesso potere d’acquisto ovunque. Perché è importante questo aspetto? Perché per valutare i redditi delle persone e renderli paragonabili dobbiamo accettare il fatto che vi siano diversi livelli di prezzo tra i vari paesi. Così, per esprimere il reale tenore di vita di individui che vivono in ambienti molto diversi (paesi), non solo dobbiamo convertire i loro redditi in una unica moneta, ma dobbiamo anche prendere in c...