Investment and Financing Moving on the European Agenda
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Investment and Financing Moving on the European Agenda

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This volume collects contributions based on the papers and oral presentations delivered at the 2017 Rome Investment Forum, which took place in Rome, on 15-16 December 2017.
In the first part (Essays) we publish a few papers written by authors that participated at the Forum in Rome.
In the second part, we include a Synopsis of different oral presentations, which was written by the Febaf Secretariat, and in particular by Elia Lofranco, Antonio Negro and Giovanna Marando, under the supervision of Gianni Rizzuti. Please note that these summaries, in Italian, were not seen nor revised by the speakers at the Forum, and therefore are published here under the sole responsibility of the editor.
Finally, we have included a summary of the dissertation on "Optimism in Financial Markets" by Chiara Limongi Concetto, provided by the author. This dissertation was presented at the competition "Rome Investment Forum Empowers Talents" and won the first prize of that competition in 2017

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Informazioni

Anno
2018
ISBN
9788861053670
Argomento
Economia

SYNOPSIS OF ORAL PRESENTATIONS

(Texts not reviewed by the speakers)

THE VISION: TOWARDS A MORE AUTHORITATIVE,

COMPETITIVE AND INCLUSIVE EUROPE

From contributions of Claudio De Vincenti,
Sylvie Goulard, Rainer Masera, Maurizio Sella
Claudio De Vincenti21
Credo che il tema scelto quest’anno sia di grandissimo rilievo. La visione di un’Europa più di prestigio, più autorevole e competitiva è fondamentale.
Le riforme che i Governi italiani, Renzi e Gentiloni, hanno realizzato negli ultimi 4 anni sono uno sforzo di riforma di una profondità e di un rilievo come personalmente non ricordo.
Dobbiamo fronteggiare le grandi sfide economiche che l'Europa, e ogni Paese che la compone, ha davanti in questo momento. Esse sono molteplici ma io credo che forse intorno a due parole chiave possiamo sintetizzare il grosso di queste sfide: la crescita e l'eguaglianza. L'eguaglianza delle opportunità. L'essere tutti cittadini europei, e a pieno titolo tutti parte di questa comunità. Dobbiamo sapere che nonostante le meraviglie della quarta rivoluzione industriale, che ci sono eccome, in tutti i Paesi avanzati – e non solo in Europa – l’impatto della stessa sulla produttività è minore di quanto ci si potesse attendere. Abbiamo quindi un primo problema, la produttività, ovvero utilizzare appieno i frutti della quarta rivoluzione industriale e farli dispiegare pienamente perché producano fino in fondo crescita. E, naturalmente, fare quelle politiche macroeconomiche che aiutano questo processo: politiche micro-industriali, politiche di funzionamento dei mercati e politiche macroeconomiche, entro cui le imprese possono svolgere la loro funzione innovativa e trainante. Allo stesso tempo dobbiamo sapere che una quota crescente della popolazione in molti Paesi fronteggia un rischio di esclusione sociale ed economica. La mobilità sociale è stagnante anche in societá tradizionalmente dinamiche. Io credo che i due temi siano strettamente connessi. La difficoltà a tradurre la nuova rivoluzione industriale in crescita e lavoro determina infatti esclusione ed essa condiziona la possibilità di creare ulteriore crescita e lavoro. Ciò perché tiene fuori dai processi di conoscenza, apprendimento, sviluppo del capitale umano parti importanti della popolazione. Quindi dobbiamo affrontare queste due criticità. Dobbiamo sostenere i processi innovativi e diffondere la capacità tra le persone, tra i cittadini europei, di usare questi processi innovativi, di esserne parte e protagonisti. Per questo dobbiamo sapere che servono grandi investimenti in capitale umano e in capitale fisico. Credo che su questo terreno l’Italia stia facendo passi avanti importanti e contemporaneamente che l’Europa abbia bisogno di avanzare in maniera significativa. L’Italia ha imboccato con decisione la strada del sostegno agli investimenti e della promozione degli stessi nell'ambito della quarta rivoluzione industriale. Innanzitutto investimenti pubblici, penso per esempio ai grandi investimenti infrastrutturali che abbiamo avviato, a cominciare da quello sulla banda ultralarga con l’obiettivo nel 2020 di avere in Italia una possibilità di connessione, cioè una presenza di fibra, che consenta una velocità di almeno 100 megabit per l’85% della popolazione e per il restante 15% almeno 30 megabit, in modo da portarci ad essere sulla frontiera dell'infrastruttura necessaria all'innovazione. Penso ai grandi investimenti infrastrutturali che stiamo realizzando a cominciare dal Mezzogiorno d’Italia dove c'è bisogno di infrastrutture che colleghino tra loro le regioni – per esempio l'alta velocità Napoli-Bari-Taranto – e le regioni del Mezzogiorno con il resto del nostro Paese. Quando facciamo questo, e penso per esempio che la Napoli-Bari-Taranto significa andare ad alta velocità da Torino per Milano fino giù a Taranto. Oppure alla velocizzazione dell'asse adriatico e quindi da Bologna a Lecce o a quella dell'asse tirrenico da Roma a Reggio Calabria. Questo significa adeguare le nostre infrastrutture, per esempio nel campo delle telecomunicazioni o nel campo dei trasporti, a una realtà economica che già esiste perché l'integrazione delle filiere produttive tra nord e sud del Paese è un'integrazione molto forte. Oggi imprese del Mezzogiorno in Italia producono in stretto rapporto con imprese del nord Italia, e viceversa. Quindi noi dobbiamo dare a questa configurazione che l'economia italiana ha cominciato a prendere l'infrastruttura necessaria e sostegno agli investimenti privati, in particolare a quelli più vicini alla nuova rivoluzione tecnologica. Penso al nostro iper ammortamento o al credito d'imposta per la formazione di capitale umano in grado di servirsi delle nuove tecnologie. Naturalmente poi una partita fondamentale la giochiamo sul versante della scuola e dell'università e anche su questo abbiamo avviato riforme importanti. Dobbiamo quindi ragionare, e qui di nuovo l'idea di Luigi Abete, su un’Italia che ha bisogno adesso di investimenti. Riforme che diventano investimenti reali, che diventano crescita reale del nostro Paese. Contemporaneamente abbiamo bisogno che il contesto europeo sia fino in fondo promotore di crescita e investimento per tutti i Paesi membri, e di ritrovarci in un comune sentire per il lavoro, per la crescita, per il futuro delle giovani generazioni europee affinché l’Europa ridiventi un orizzonte di speranza come era negli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso. Quando ero giovane guardavo all’Europa così, come il mio futuro. Dobbiamo fare in modo che i giovani di oggi possano di nuovo guardare all’Europa come il loro futuro. Il gusto di essere europei. Per questo abbiamo bisogno di rafforzare molto il nostro impegno sulle ragioni di fondo della sopranazionalità europea e dare grande stabilità al progetto europeo nel senso prima delineato. Esso è il progetto del futuro e sono necessari due valori di fondo, responsabilità e solidarietà. Responsabilità di ogni Stato membro, e rivendico che l’Italia rispetta, ha rispettato e rispetterà sempre le regole che ci siamo dati insieme a livello di Unione Europea in materia di finanza pubblica. E su questo credo che sia assolutamente necessario, e giusto, che l'Unione richiami ogni Paese membro alla massima responsabilità e contemporaneamente anche alla massima solidarietà, il che significa condividere veramente quella comunità di valori di cui parlavamo prima. Questo è il motivo per cui ho rappresentato nel Consiglio Europeo sulle politiche di coesione post 2020 l'esigenza che qualunque Paese membro utilizzi risorse che vengono dal bilancio europeo debba rispettare le regole chiave della nostra comunità quali lo stato di diritto e la solidarietà nelle politiche che riguardano tutta l’Europa, incontrando risposte molto positive da diversi Paesi membri a cominciare dalla Germania e dalla Francia, Naturalmente il pensiero va subito al tema dell’immigrazione, un problema molto difficile, complesso, ma pungente. Sicuramente questo è un tema chiave – e lo dico da parte di un Paese che come sapete fa lo sforzo più grande in Europa per fronteggiare questo problema – ma la chiave è il dare in generale, perché, appunto, non siamo un condominio ma una comunità e dobbiamo essere responsabili e solidali nel dare e nell’utilizzare le risorse. È lo stesso patto di comunità, e mi viene da dire di civiltà. Quindi responsabilità e solidarietà significa non solo che ogni Stato membro deve essere richiamato alla massima responsabilità nel rispetto delle regole che ci siamo dati, ma anche che dobbiamo costruire le regole bene perché c'è una responsabilità comune nel fissare regole che siano tali. Regole che rispondano ai nostri valori fondanti. Credo che su questo abbiamo fatto passi avanti molto importanti, positivi. Faccio un esempio per spiegare meglio facendo riferimento alla regolamentazione bancaria. È chiaro che le regole che abbiamo costruito insieme in questi anni hanno l'obiettivo di stabilizzare il sistema bancario. Questo deve essere l'obiettivo chiave, e sostanzialmente tali regole vanno in questa direzione. Ma la mia avvertenza è di prestare attenzione ad accelerazioni fuori tempo che introdurrebbero incertezza regolatoria, Ciò è contrario ai principi base della regolazione – un regolatore che introduce incertezza non è un regolatore – e contrastante il principio di responsabilità, quindi alla stabilizzazione piuttosto che alla destabilizzazione del sistema bancario. Dobbiamo giocare sui due tasti: andare avanti sulla regolamentazione, anzi dobbiamo essere più forti su alcuni punti di regolamentazione comune, per esempio l'assicurazione comune dei depositi bancari in tutta Europa, e contemporaneamente sapere che dobbiamo costruire bene questa regolamentazione, secondo un vero principio di responsabilità reciproca. Per quanto riguarda la solidarietà ho già detto molto. Aggiungo solo che credo che l'allargamento negli anni passati dell’Unione Europea sia stato il più grande esperimento di inclusione della storia contemporanea. Lo rivendico e penso che sia stato importante che l'Unione Europea abbia condotto questo processo. Oggi dobbiamo richiamare tutti i Paesi membri che di questo allargamento hanno usufruito a condividere fino in fondo i principi di solidarietà comune. Non sono entrati in un condominio, sono entrati in una comunità. Credo che su questi principi ci sia grande convergenza: stabilità del progetto europeo, responsabilità, solidarietà, inclusione. E penso che le recenti proposte della road map emanata dalla Commissione vadano in questa direzione. Mi riferisco in particolare agli strumenti di stabilizzazione a fronte di shock asimmetrici, alla proposta di un ministro dell'economia europeo, un fondo monetario europeo con poteri di intervento più tempestivi, un backstop europeo per l'Unione bancaria. Credo che si vada nella direzione giusta, ma dal mio punto di vista bisogna rafforzare ulteriormente su questi terreni. Ritengo che nell’indicare questa strada abbiamo bisogno di chiarire fino in fondo perché questi meccanismi, questi strumenti, queste regole si generino intorno ad una politica per il futuro dei nostri figli. Allora abbiamo bisogno, lo diceva Luigi Abete, di una forte politica di investimenti comuni europei, e il piano Juncker credo sia un esempio importante e vada rafforzato – e l’Italia devo dire è uno dei Paesi che ne sta utilizzando maggiormente le risorse, anche se potremmo fare ancora meglio. Ritengo che il piano Juncker debba ancora esprimere fino in fondo le sue potenzialità e stia a noi, a tutti noi Paesi membri, farle esprimere. L'altro tema che vorrei sottolineare è l'importanza del futuro quadro finanziario pluriennale, nonostante l'uscita dolorosa della Gran Bretagna, che oltre a rafforzare gli strumenti di investimento comune europei punti anche a implementare politiche di coesione. Esse sono forse il segnale più concreto di un’Europa attenta ai suoi cittadini, ai bisogni delle persone e che guarda alle aree in ritardo di sviluppo del continente per aiutarle a congiungersi. Come ci insegnava John Maynard Keynes per crescere è necessario crescere tutti insieme. Non si è mai vista una crescita degli uni contro gli altri. Dobbiamo crescere tutti insieme e allora le politiche di coesione sono, da questo punto di vista, il più significativo esempio che l'Unione Europea ha dato di attenzione a questo grande tema. Una crescita che riguardi tutto il nostro continente. Credo che questo sia uno dei punti chiave che abbiamo presentato a Bruxelles nel position paper italiano – il post per il quadro finanziario pluriennale. Sottolineo che l’Italia ha recuperato il ritardo che in passato si era accumulato nella spesa dei fondi strutturali europei sul periodo di programmazione 2007-2013. Al 31 dicembre 2015, ultimo giorno per spendere tali fondi, l’Italia ha speso e poi ha rendicontato all'Unione Europea il 101% dei fondi strutturali 2007-2013. Per il periodo di programmazione 2014-2020 la DG REGIO ci ha riconosciuto di essere uno dei Paesi più avanti nell'utilizzo dei fondi. In particolare abbiamo attivato, il che significa o lavori in corso o bandi pubblicati e in corso di aggiudicazione o progettazione che nello stadio della fase diciamo definitiva esecutiva, oltre il 38% dei fondi 2014-2020. Credo che tutto questo significhi anche una nuova attenzione ndel governo italiano alle politiche di coesione, al recupero dei ritardi sviluppo di alcuni territori, in particolare nel nostro Mezzogiorno. Concludo aggiungendo solo un punto, e cioè che tra le varie caratteristiche della nuova politica meridionalista che abbiamo impostato ce ne sono due che vi interessano direttamente. Circa la Banca del Mezzogiorno, abbiamo favorito il passaggio a Invitalia, in modo che diventi una banca che fa realmente credito al Mezzogiorno, alle imprese del territorio. Sarà una banca di secondo livello che sosterrà, e ha già fatto gli accordi con il sistema bancario italiano e con l'Associazione Bancaria, processi di finanziamento delle imprese private nel Mezzogiorno. Infine abbiamo appena varato in legge di bilancio, ma lo dovremmo costituire, un fondo di investimento per le piccole e medie imprese, quell'universo indistinto di cui parlava Luigi Abete, che è fatto apposta per far crescere le migliori tra quelle piccole e medie imprese nel Mezzogiorno funzionando come – e qui mi rivolgo a tutti voi – fondo di fondi. Cioè dovrà funzionare come fondo che mette intorno all'investimento nelle imprese private del Mezzogiorno risorse rilevanti in una logica di mercato, di promozione dello sviluppo guardando al mercato. Concludo. Certo il periodo dell'anno in cui viene organizzato il Rome Investment Forum si presta come diceva Luigi Abete agli auguri e quindi faccio gli auguri di Natale e di buone feste, ma soprattutto permettetemi di fare gli auguri a tutti noi e all’Europa per il 2018, perché sia fino in fondo quell’Unione Europea che prende in mano le bandiere dei padri fondatori guardando ai suoi figli. Grazie.
Rainer Masera22
Consentitemi di sottolineare i messaggi chiave che ci sono stati dati sinora. Gli investimenti sono essenziali. Gli investimenti in infrastrutture, nel senso più ampio, quindi non solo il capitale fisico ma anche capitale umano. Nuove forme di investimento non possono essere attivate se non ci sono nuove persone che rientrano nell’investimento. È per questo che investimenti in infrastrutture e in capitale umano devono andare di pari passo. Investimenti ingenti si prospettano a livello globale, e per questo l’Europa deve trovare i mezzi e i metodi di collaborazione, proprio in questo grande esercizio. Il messaggio, quindi, che forse Luigi Abete ci ha trasmesso è che gli investimenti pubblici e privati devono andare di pari passo. Non posso non essere d'accordo con lui nel sottolineare che i partenariati pubblico-privati nel senso più ampio sono essenziali per dei buoni investimenti. Mi fermo e concludo con un'ultima sottolineatura, forse con una nota diversa rispetto agli speaker precedenti. Ciò di cui abbiamo bisogno sono investimenti buoni, non investimenti e e punto. Senza buoni investimenti non andremo da nessuna parte. È questo il vantaggio maggiore del piano Juncker, che ci ricorda che dobbiamo fare buoni investimenti altrimenti significherebbe sprecare e buttare il denaro, come è avvenuto in realtà in passato molte volte nel mio Paese. Quindi investimenti pubblici, privati e buoni investimenti. Su questi messaggi sono assolutamente d'accordo.
Sylvie Goulard23
Ho 4 messaggi preliminari e 4 punti sulle riforme riforme europee da fare. Primo punto, dobbiamo pensare globalmente, forse a Roma si può dire ancora meglio. Il Papa ha usato alcune parole che trovo fantastiche dicendo che l'Europa è autoreferenziale. Se guardiamo solo a noi, infatti, possiamo essere contenti di tutti gli sforzi che abbiamo fatto, ma il mondo non ci aspetta e dunque dobbiamo sempre pensare a quello che facciamo in una prospettiva più grande. Prima di tutto, dimenticavo, non sono più membro del governo francese. Ho fatto tutta la campagna con Emanuel Macron e ho contribuito alla definizione della sua politica europea, ma parlo per mio conto. Seconda cosa, la rabbia popolare c'è e non dobbiamo dimenticarla. In Francia la vittoria di Macron è stata davvero il risultato di un sacco di lavoro, ma siamo anche stati abbastanza fortunati e non dimentico la situazione. Ieri sera ho ascoltato La7 per quanto riguarda l’Italia, e non aggiungo altro. Le cose di cui si tratta oggi giorno non sono più aspetti tecnici da discutere in stanze chiuse. Sono, piuttosto, cose che hanno avuto un impatto sulla vita delle persone e dobbiamo stare attenti. Sono molto contenta di aver contribuito a frenare il populismo in Europa, penso che sia una cosa molto importante, ma non dobbiamo dimenticare né in Francia né altrove qual è la situazione reale dei nostri Paesi. Terza cosa, non penso che ci sia una soluzione per la zona euro, per l'Unione economica e monetaria se non allarghiamo un pò la vision. Non ci sarà un accordo, se non ci sarà un Grand Bargain che includa l'immigrazione, la sicurezza e, poco a poco, anche la difesa tra i nostri Paesi sia per motivi tattici ma anche perchè la gente ha già la percezione di un rischio, e la moneta unica era concepita come un progetto politico. Quarto punto, dobbiamo uscire dalle visioni nazionali per trovare le soluzioni giuste. Sono abbastanza stufa di una cosa. Quando si dice che la disciplina di bilancio è una cosa tedesca, non è vero. Dobbiamo farlo per i nostri figli. Il debito è troppo alto. Parlo della Francia ma forse anche per l'Italia, non è un'idea tedesca. Abbiamo prima di tutto sottoscritto i trattati, abbiamo fatto delle regole insieme. Io ero la relatrice del six pack sulle sanzioni, i nostri Paesi hanno preso impegni e devono rispettarli. Sulle modalità, sul ritmo si può sempre discutere ma non è vero che l'interesse dei nostri Paesi è di non rispettarli. Lo stesso nella protezione dei risparmiatori. Non è un valore del nord, è una valore di tutti. Vogliamo un sistema bancario che protegga tutti i risparmiatori. Dunque, quando facciamo l’EDIS deve essere fatto in un modo intelligente, step by step, e con la possibilità di dare a tutti, al nord come al sud, la protezione giusta. Da questo punto di vista insisto anche qui, a Roma, sul valore della cooperazione franco-tedesca. Ciò sarà centrale nella visione del presidente francese e so, e sono assolutamente fiduciosa, che anche la Germania è concorde, perché è anche un modo per cominciare a uscire dalla visione nazionale nella quale ognuno parla ai suoi e nessuno si prende del tempo per andare a parlare agli altri.
Ci sono probabilmente quattro aspetti, quattro capitoli da tenere ...

Indice dei contenuti

  1. INVESTMENT AND FINANCING MOVING ON THE EUROPEAN AGENDA
  2. Table of Contents
  3. PREFACE
  4. INTRODUCTION. Paolo Garonna
  5. ESSAYS
  6. SYNOPSIS OF ORAL PRESENTATIONS
  7. RIFET – ROME INVESTMENT FORUM EMPOWERS TALENTS