Abbiamo accennato in precedenza al tramonto del modello pubblicitario 1.0. La soluzione che i pubblicitari attendevano da lungo tempo è arrivata con l’esplosione di internet, una nuova frontiera dove la digitalizzazione permette forme d’acquisto e di consumo più pratiche e razionali, quasi scientifiche. Una grande occasione per gli esperti di marketing che sanno interpretare tale mole di dati.
Nella realtà, la navigazione digitale è talmente veloce da aver inglobato al suo interno numerose scorciatoie mentali messe in pratica inconsapevolmente dagli ignari utenti, esattamente le stesse scorciatoie utilizzate dai persuasori 2.0 per concludere le vendite online.
D’altra parte, se analizziamo la posizione dei navigatori digitali, risulta spesso evidente uno stato d’euforia verso le molteplici novità del web, un atteggiamento in grado di vanificare molte delle frontiere e delle difese psicologiche che intervengono normalmente nel consumo tradizionale.
Si addice perfettamente a questo contesto la metafora del paese dei balocchi digitale, dove tutti sono amici di tutti (i social network) e dove il gratis (nella maggior parte di casi solo presunto) occupa una posizione di predominanza.
Se vi sono dei costi nell’utilizzo dei servizi più comuni, questi sono nascosti dietro periodi di prova gratuita, dietro funzioni accessibili solo nei profili premium e dietro molti altri meccanismi che avremo modo di approfondire nel corso di questa guida.
Anche per l’e-commerce puro il discorso presenta molti aspetti di similitudine; le pratiche commerciali scorrette abbondano e la legislazione fatica a mantenere gli stessi standard di protezione del cliente che avvengono nella distribuzione tradizionale.
La colpa non è da ricercare solo nelle strategie di marketing aggressive impiegate sul web o della legislazione troppo antiquata, ma anche nelle abitudini e negli atteggiamenti dei navigatori.
Nella realtà, la navigazione digitale è talmente veloce da aver inglobato al suo interno numerose scorciatoie mentali messe in pratica inconsapevolmente dagli ignari utenti, esattamente le stesse scorciatoie utilizzate dai persuasori 2.0 per concludere le vendite online.
D’altra parte, se analizziamo la posizione dei navigatori digitali, risulta spesso evidente uno stato d’euforia verso le molteplici novità del web, un atteggiamento in grado di vanificare molte delle frontiere e delle difese psicologiche che intervengono normalmente nel consumo tradizionale.
Si addice perfettamente a questo contesto la metafora del paese dei balocchi digitale, dove tutti sono amici di tutti (i social network) e dove il gratis (nella maggior parte di casi solo presunto) occupa una posizione di predominanza.
Se vi sono dei costi nell’utilizzo dei servizi più comuni, questi sono nascosti dietro periodi di prova gratuita, dietro funzioni accessibili solo nei profili premium e dietro molti altri meccanismi che avremo modo di approfondire nel corso di questa guida.
Anche per l’e-commerce puro il discorso presenta molti aspetti di similitudine; le pratiche commerciali scorrette abbondano e la legislazione fatica a mantenere gli stessi standard di protezione del cliente che avvengono nella distribuzione tradizionale.
La colpa non è da ricercare solo nelle strategie di marketing aggressive impiegate sul web o della legislazione troppo antiquata, ma anche nelle abitudini e negli atteggiamenti dei navigatori.