Moderna/Comparata
Collana diretta da
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Comitato scientifico
Marco Ariani – Università di Roma III
Enza Biagini – Università di Firenze
Giuditta Rosowsky – Université de Paris VIII
Evanghelia Stead – Université de Versailles Saint-Quentin
Gianni Venturi – Università di Firenze
Vasco Pratolini
L’ammuina
a cura e con introduzione di
Maria Carla Papini
Firenze University Press
2017
L’ammuina / Vasco Pratolini ; a cura e con introduzione di Maria Carla Papini. – Firenze : Firenze University Press, 2017.
(Moderna/Comparata ; 23)
http://digital.casalini.it/9788864535296
ISBN 978-88-6453-528-9 (print)
ISBN 978-88-6453-529-6 (online PDF)
ISBN 978-88-6453-530-2 (online EPUB)
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Indice
un romanzo napoletano di Maria Carla Papini9
Nota di lettura29
L’AMMUINA31
un romanzo napoletano
per Aurelia Pratolini
Come sceneggiatore il mio apporto al cinema si è esplicato sempre in una misura iniziale. Cioè nell’elaborazione o del soggetto o di un primo trattamento. Mi sono sempre, poi, arenato e ‘preso’ con i registi, anche nella maniera più affettuosa, perché secondo loro io non ho un senso cinematografico, una ‘misura’ cinematografica. Per Le quattro giornate di Napoli, dopo una elaborazione orale con Festa e Franciosa e lo stesso Loy, prima ancora che entrasse Bernari con gli altri sceneggiatori, ho fatto un trattamento di duecento pagine che era la storia e che, secondo me, gli sceneggiatori hanno poi molto ‘aneddotizzato’. Il mio trattamento era molto più libero e audace.
Quando, agli inizi degli anni Sessanta, Pratolini scrive L’Ammuina – il trattamento che avrebbe dovuto essere alla base della sceneggiatura del film di Nanni Loy – era da tempo uno scrittore affermato e con una consolidata esperienza di collaborazione con il mondo del cinema, e tuttavia, sebbene, nella fase ancora precedente alla sceneggiatura del film, si fosse a più voci affermata l’intenzione di attenersi fedelmente al testo pratoliniano, alla prova dei fatti, e cioè nel corso dell’elaborazione della sceneggiatura e, poi, dei copioni, con la successiva, drastica eliminazione di una scena dopo l’altra, il sopravvento dei timori della censura e la generale cautela dominante all’epoca, quello che sarebbe diventato finalmente il film si allontanò sempre più dal testo di origine, smorzandone l’empito epico, aneddotizzandone effettivamente gli episodi, infrangendone l’unitarietà di fondo e, soprattutto, eliminandone ogni intervento o connotazione di tipo ideologico o politico. Intento, ideologico e politico, che è, viceversa, prioritario nel testo pratoliniano, come appare chiaramente nella Premessa in cui l’autore – pur rallegrandosi del rinnovato interesse del cinema italiano per le vicende che, dall’8 settembre 1943 alla fine della guerra, avevano travagliato il nostro paese, e che, per tutti gli anni Cinquanta, erano state sostanzialmente trascurate – dichiara esplicitamente la volontà di mostrare con il proprio testo, e dunque con il film che avrebbe dovuto derivarne, la dimensione epica e «corale» di un periodo storico troppo spesso, nel cinema, episodicizzato e che nelle quattro giornate napoletane aveva avuto non solo uno dei suoi momenti culminanti, ma anche la sua più compiuta esemplificazione: «Dal 28 settembre al 1° ottobre 1943; Napoli dette inizio, in modo epico e di già leggendario, alla rivolta popolare che via via organizzandosi, si chiamò Resistenza italiana; e insieme, fu per forza di circostanze, la prima città d’Europa a ribellarsi e combattere apertamente, viso a viso, contro “l’invasore tedesco”». E se la ribellione napoletana contro l’occupazione tedesca resta di fatto al centro di un film che secondo il regista – come sostiene Carlo Bernari – non aveva voluto essere «un film contro i tedeschi o contro i fascisti» ma «un film contro la guerra», ogni riferimento del testo di Pratolini alla posizione tenuta, in quelle circostanze, dall’esercito italiano, dai fascisti e dal clero appare, nel film, essenzialmente ignorat...