Dialoghi in città
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Con i "Dialoghi in città" la Chiesa offre il proprio contributo su tematiche che interpellano l'intera società. L'intento degli autori è trovare le vie per aiutare la gente a vivere meglio, soprattutto in questo periodo di crisi economica, di emergenza educativa e di poco coinvolgimento dei giovani in politica. Dalle pagine del libro emerge il desiderio di assicurare a tutti gli uomini e le donne di buona volontà una collaborazione leale, fattiva e cordiale, per ricercare insieme una salda piattaforma di valori morali e spirituali sui quali edificare una società a misura d'uomo. Contributi di:
Miguel Angel Ayuso Guixot, Angelo Bagnasco, Ettore Gotti Tedeschi, Matteo Renzi, Camillo Ruini, Antonio Zanardi Landi.

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Informazioni

Anno
2014
ISBN
9788865123126

La situazione economica attuale e le prospettive etiche della “Caritas in Veritate”

Ettore gotti tedeschi1

Papa Benedetto XVI mentre era in volo verso il Portogallo (l’11 maggio 2010) ha sottolineato i risvolti etici e morali dell’attuale crisi finanziaria, rilevando che «un puro pragmatismo economico che prescinde dalla realtà etica e morale dell’uomo non contribuisce positivamente alla soluzione della crisi ma crea nuovi problemi». Da questo passaggio del discorso del Sommo Pontefice, prendo il largo per alcune domande. Cosa ci vuole per fare una buona economia? Ci vogliono buoni professori di economia? Ci vogliono buoni politici? Ci vogliono buoni scienziati? L’economia è uno strumento. Se uno strumento non ha un fine, non serve a nulla. Questo è anche scritto nell’Enciclica del Santo Padre Caritas in Veritate. Chi è che insegna ad usare gli strumenti e a dar loro un senso? Gli economisti? I politici? I professori universitari? No! Se oggi c’è la crisi economica è perché non abbiamo avuto buoni preti. Se possiamo fare buona economia in futuro, non lo dovremo ai buoni economisti che inventano nuovi strumenti economici o ai nuovi politici che inventano programmi, ma al fatto di avere buoni preti.
Il prete insegna cos’è la Verità, insegna quali sono le cose vere, insegna a dare il senso alla vita. E se la vita non ha senso, è inutile prendersela con i banchieri, con gli economisti, con i politici! Perché mai un banchiere dovrebbe dar senso alla banca se la vita umana non ha senso?
Proporrò alcune considerazioni un po’ provocatorie per cercare di capire l’essenza dell’economia, alla luce della Caritas in Veritate.
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La prima provocazione è sull’origine della crisi. Analizzando gli articoli dei giornali, partecipando alle conferenze o ai dibattiti, ci si rende conto che gli esperti del settore affermano che l’origine della crisi è legata al fatto che i banchieri hanno svolto male il loro lavoro, che i politici hanno tollerato una crescita economica esagerata e che le autorità non hanno regolamentato. Ma nessuno ha mai spiegato perché nasce la crisi. Per farlo è necessario leggere l’Enciclica e non i commenti in prima pagina sui giornali economici. Di più: se dalla crisi si vuole uscire è sempre necessario leggere il testo papale.
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L’origine della crisi è molto antica. Risale agli inizi degli anni ’70 del ’900 quando nel Mondo Occidentale si è smesso di fare figli.
Grafico n. 1
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Il grafico è composto da due curve: una alta e una bassa. Si inizia con l’anno 1950. Poi, la seconda data è il 1970, poi il 2000 e infine il 2010.
Fino al 1970 è il tasso della popolazione mondiale era simile per il 1°, per il 3° e per il 4° mondo (linea alta). La linea bassa è del Mondo Occidentale o Paesi ricchi: Stati Uniti, Canada, Europa, Giappone. Questi Paesi venivano chiamati dagli economisti ‘triade economica’, perché in quegli anni avevano le stesse caratteristiche: potere d’acquisto, cultura, accesso all’informazione, stili di vita. Nel 1970 avevano circa 2 miliardi di popolazione su 4 miliardi di quella totale. La metà del mondo era ricca, l’altra metà “così così”, fino ad essere povera.
Dal 1970 in poi la popolazione nel Mondo Occidentale resta ferma, uguale, identica, non si muove più. C’è il solo tasso di sostituzione, che equivale a dire: crescita zero.
La ‘crescita zero’ non significa che non nascono figli. Nascono due figli a coppia. Perché la popolazione cresca ci vogliono “due figli e… mezzo” a coppia! Possiamo anche accettare un tasso di crescita zero, ma dobbiamo anche accettarne le conseguenze, e la conseguenza vuol dire povertà o minor ricchezza. La popolazione è ricchezza. I bambini non sono soltanto gioia per le famiglie, producono ricchezza.
Cosa succede in un sistema economico quando non nascono più figli? L’economia non si sviluppa più, si ferma il tasso di sviluppo, aumentano i costi fissi di un sistema, crolla la crescita del risparmio e si diventa più poveri. La crisi di oggi, dunque, esiste perché noi ci siamo inventati ‘troppo’ e ‘troppo male’ un qualche cosa. L’origine della crisi non è l’uso cattivo del denaro, l’esagerata espansione creditizia, i prodotti derivati: sono solo una conseguenza per compensare il crollo dello sviluppo. La crisi c’è perché sono crollate le nascite.
Il grafico illustra il crollo dello sviluppo, il crollo della crescita del PIL e conseguentemente delle Imprese quotate in borsa, fra l’’80 e l’86.
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Pensate ad una popolazione che resta ferma: 100 milioni di abitanti…non nasce più nessuno, c’è solo il tasso di sostituzione: le nascite compensano i morti.
Diminuisce il numero di giovani che cominciano a lavorare e produrre, si appiattisce la curva di creazione del risparmio legato ai matrimoni, perché le coppie che si sposano e fanno figli risparmiano, quelli che si sposano e non fanno figli, spendono.
Meno giovani che producono, più vecchi che escono dal ciclo produttivo e costano alla Società: pensioni, sanità e così via. Questo comporta un tasso di crescita dei cosiddetti costi fissi che devono essere assorbiti.
è impossibile diminuire le tasse!
Nel 1975 in Italia, il peso del Fisco, cioè di tutte le imposte, dirette, indirette, sul prodotto interno lordo… nel ‘90 diventa il 35%, nel 2000 diventa il 45%. Se le tasse non diminuiscono le persone hanno meno potere di acquisto, le Imprese fanno meno utili, investono di meno e si appiattisce ancora di più il tasso di crescita dell’economia. Diminuisce il risparmio e se diminuisce il risparmio, diminuisce l’attività finanziaria disponibile sul mercato. Quindi c’è meno attività finanziaria: le banche prendono meno soldi, intermediano di meno, investono di meno.
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Dal 1970 al 2008: il 1° grafico indica il tasso di crescita del risparmio, il crollo. La curva esprime la crescita di costi fissi a fronte di una crescita della popolazione zero.
Il 2° grafico indica il tasso di popolazione in Italia oltre i 65 anni.
è correlato alla curva dell’incremento dei costi fissi sul prodotto interno lordo. È quasi una correlazione perfetta.
Cosa si è tentato di fare negli ultimi trenta anni, per compensare tutto questo?
Il fenomeno nasce nel 1968, in una Università americana di Stanford. Nasce il primo movimento neo-malthusiano. Malthus era un prete anche lui, che si dilettava a studiare economia, sociologia.
dice che il tasso di crescita della popolazione, se fosse continuato come negli ultimi dieci anni, a fronte della disponibilità dei beni, delle risorse, dopo un po’ di tempo, la popolazione non avrebbe avuto di che soddisfarsi. Fece delle proiezioni dicendo che, prima del 2000 centinaia di milioni di persone sarebbero morte di fame se non si fosse frenato il tasso di crescita della popolazione. Tre anni dopo, una grande e famosissima Università americana: MIT, ossia il Massachuttes Istitute of Technlogy, con un famoso documento chiamato ‘I limiti dello sviluppo’, finanziato dal club di Roma, conferma quello che aveva detto l’Università di Stanford. ridimensiona soltanto il numero di morti, parla di molte decine di milioni di persone che sarebbero morte di fame prima del 2000, soprattutto in Asia e in India.
Il Santo Padre, in un discorso dall’Angelus in piazza san Pietro, disse: Basta economisti fare previsioni…ché non ci beccate mai, e tutte le volte invece che le previsioni hanno un impatto sulle scelte per l’uomo, è sempre un impatto negativo!
Non soltanto nessuno è morto di fame, ma l’Asia e l’India sono i paesi oggi più ricchi al mondo, che tengono persino su l’economia Occidentale. Perché la popolazione è continuata a crescere, dimostrando che la popolazione è ricchezza, e non c’è nessuno al mondo che è in grado di dimostrare il contrario. L’Africa, fra dieci anni, avrà 2 miliardi di abitanti e sarà più ricca dell’Europa.
Se oggi ci fossero dei sottoalimentati, fra 10 anni non ci saranno più perché la Cina sta comprando l’Africa e comunque l’Africa ha un tasso.
Il problema dell’Africa non è carità. Noi Europei siamo sempre stati dei colonialisti che in Africa mandavano i vestiti usati e gli scarti. I Cinesi e anche un po’ i Brasiliani si stanno comprando tutte le aree dell’Africa dove ci sono materie prime, stanno facendo investimenti e fanno lavorare gli Africani. L’Africa è il basso costo per la Cina e la Cina è basso costo per noi.
Il lavoro in Africa è il basso costo per la Cina, e poiché il cinese non ha una radice cristiana nella visione dell’identità dell’uomo e della sua dignità, l’unica vera preoccupazione è quale dignità riconoscerà all’africano nei prossimi tempi.
Questo è l’inizio di un ciclo economico.
Per quanto riguarda le soluzioni, che cosa abbiamo fatto noi per compensare il crollo delle nascite?
Abbiamo fatto due cose intelligenti e una cosa meno intelligente. La prima cosa intelligente è crescere la produttività. Nel mondo occidentale si bloccava lo sviluppo, lo sviluppo crolla e per tenere su lo sviluppo si è aumentata la produttività.
La produttività vuol dire che una persona, che in un’ora fa questo, con adeguati investimenti, tecnologie, organizzazioni e così via, fa il doppio. Aumenta la produttività.
Detta in termini semplici per chi vuole cose semplici, è come il buon padre di famiglia che aumenta la sua produttività facendo gli straordinari. Un papà deve aumentare i suoi redditi perché deve mandare i figli all’Università, deve rinnovare l’arredamento e altre cose.
La prima tipica produttività individuale sono gli straordinari. Però gli straordinari hanno un limite biologico, fisico.
La seconda soluzione intelligente che abbiamo fatto è la delocalizzazione. Per esemplificare, ritornando all’esempio della famiglia: per aumentare il proprio PIL, il papà fa gli straordinari, aumenta la produttività; la mamma invece di comperare in boutique, va a comperare al Discount. Comperando al Discount risparmia. Il risparmio vuol dire più potere di acquisto. Più potere di acquisto vuol dire avere soldi per comperare altre cose.
Qual è la soluzione nel nostro caso, nel mondo degli ultimi trenta anni? È la delocalizzazione produttiva.
Noi, da...

Indice dei contenuti

  1. Dialoghi in città
  2. Titolo
  3. Diritto d’autore
  4. Indice
  5. Introduzione: Renato Boccardo
  6. La sfida educativa: Camillo Ruini
  7. La situazione economica attuale e le prospettive etiche della Caritas in Veritate: Ettore Gotti Tedeschi
  8. L’impegno delle nuove generazioni nell’amministrazione della cosa pubblica: Matteo Renzi
  9. Rapporto Chiesa e mondo nella modernità: Angelo Bagnasco
  10. Riflessioni sul dialogo Islam-Cristianesimo oggi: Miguel Ángel Ayuso Guixot
  11. Italia - Santa Sede: un dialogo costruttivo: Zanardi Landi
  12. Collana Empowerment