Se la Chiesa non assume i sentimenti di Gesù
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La lettera si sviluppa lungo cinque linee direttrici. In essa infatti 1) tutto ruota attorno all'ecclesiologia di comunione che pone al centro il popolo di Dio; 2) si sottolinea l'insostituibilità del ministero ordinato; 3) si evidenzia la realtà sacramentale della Chiesa, superando le ristrette visioni giuridiche e le riduttive letture sociopolitiche; 4) si guarda - in termini di missionarietà - a Cristo, la luce delle genti; 5) si evidenzia, infine, lo stile della sinodalità che unisce Chiesa particolare - nelle sue differenti articolazioni - e Chiesa universale.

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Informazioni

Anno
2016
ISBN
9788865124987

Se la Chiesa non assume i sentimenti di Gesù


Venezia, 24 marzo 2016
Giovedì Santo
Carissimi,
desidero ringraziare quanti, in modi differenti e in spirito di comunione, si adoperano per dar vita alle nuove collaborazioni fra le comunità parrocchiali della nostra Chiesa particolare.
Questa lettera è scritta con l’affetto e il senso del dovere che il vescovo ha per la sua Chiesa.
È una lettera redatta a più mani: le nostre. È, infatti, l’esito degli incontri personali e comunitari avvenuti in questi quattro anni nelle parrocchie e nei vicariati; è una riflessione che si è svolta all'interno dei differenti organismi diocesani di partecipazione; è il risultato del dialogo con quanti si sono resi disponibili a tale scambio fraterno.
Non vi troverete opinioni teologiche o pastorali di singoli o di gruppi; vi è piuttosto la realtà della Chiesa, così come ci è offerta dal Concilio Vaticano II e dal costante magistero della Chiesa – in particolare quello di Papa Francesco – senza imporre visioni di parte.
Il titolo «Se la Chiesa non assume i sentimenti di Gesù» è tratto dal discorso che il Santo Padre ha tenuto al V Convegno della Chiesa Italiana a Firenze ed è un forte invito a fissare con rinnovata fede evangelica lo sguardo su Cristo, sul suo cuore trafitto (cfr. Gv 19,33-37), e a vivere la sacramentalità della Chiesa che – come insegna il Concilio Vaticano II – non vive di luce propria ma riflette quella del suo Signore (cfr. Concilio Vaticano II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, n. 1).
Sia nostro impegno assumere sempre più i sentimenti di Gesù, giungere con gioia al cuore della nostra vocazione ecclesiale ed essere, quindi, all'altezza della nostra missione (cfr. Papa Francesco, Discorso al V Convegno della Chiesa italiana, Firenze 10 novembre 2015).
Così, dopo aver rivolto lo sguardo a Colui che hanno trafitto (cfr. Gv 19,37; Zc 12,10), richiamo l’attenzione su un testo biblico che ci offre la giusta prospettiva per comprendere l’intero impianto della lettera. Si tratta di un’icona che aiuta a cogliere lo spirito di questo scritto, pagina dopo pagina; il testo è il dialogo di Gesù con la donna di Samaria (Gv 4,1-42).
La Parola di Dio, ieri come oggi, è luce sulla nostra strada e su quella delle nostre comunità. E le parole di Gesù, oggi, sono più che mai attuali; i suoi insegnamenti rimangono vivi e insuperabili, a meno che un discepolo – come ammonisce il Vangelo (Mt 10,24) – non voglia esser più del suo maestro e un servo più del suo padrone. Gesù – ci ricorda la lettera agli Ebrei – è sempre lo stesso: ieri, oggi e sempre (cfr. Eb 13,8).
Il testo è preso dal quarto Vangelo e narra l’incontro di Gesù con una donna di un popolo straniero presso il pozzo di Sicar. Gesù è stanco, si ferma vicino al pozzo, nell'ora più calda del giorno. Con l’incontro inizia un dialogo-annuncio, mentre siamo lungo una strada, al di fuori di recinti culturali e appartenenze religiose; è un particolare che non va sottovalutato. Siamo in un luogo di grande valore simbolico per l’ebraismo: il pozzo che il patriarca Giacobbe aveva dato al figlio Giuseppe; Gesù, inoltre, si ferma a parlare con una donna appartenente a un popolo disprezzato, il popolo dei samaritani.
Di fronte a tutto questo, gli apostoli rimangono meravigliati e si chiedono perché il Maestro si fermi a par- lare con una donna e, in più, appartenente a un popolo di “mezzo sangue”, di eretici che non celebrano il culto a Gerusalemme, ma si sono fatti un loro luogo di culto sul monte Garizim. Gli apostoli sono sconcertati perché
Gesù esce dai loro schemi mentali, dalle loro abitudini, dalle loro sicurezze.
L’incontro di Gesù con la Samaritana è un totale superamento delle idee religiose e dei luoghi comuni del tempo; nello stesso tempo Gesù non cede in nulla al relativismo come, in altre occasioni, mostrerà di non voler cedere al pensiero unico dominante dell’epoca. E proprio a questo ci esorta spesso, ai nostri giorni, Papa Francesco. Gesù, infatti, afferma senza dubbi che la salvezza viene dai giudei e non dai samaritani; poi, apre al compimento ultimo del culto che non avverrà più né a Gerusalemme né in Samaria ma in Lui poiché la sua persona sarà il vero tempio (Gv 4,21-23; cfr. anche 2,19-22). Infine, per le parole della donna a proposito del marito, Gesù le riconosce di aver detto il vero nel dire «Io non ho marito», perché «hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito» (Gv 4,17-18).
È una pagina del Vangelo che va meditata versetto per versetto, parola per parola. Qui mi limito a riproporre soltanto il passo in cui Gesù tutto ria...

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  1. Copertina
  2. Se la chiesa non assume i sentimenti di Gesù
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  4. Se la Chiesa non assume i sentimenti di Gesù