Per la salute di que' poveri infermi
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Per la salute di que' poveri infermi

Tre secoli di ospitalità dei Fatebenefratelli a Venezia

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Per la salute di que' poveri infermi

Tre secoli di ospitalità dei Fatebenefratelli a Venezia

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Nel 1715 la Repubblica di Venezia chiamava l'Ordine ospedaliero dei Fatebenefratelli. A partire da questo primo insediamento, si è iniziata a dipanare la presenza a Venezia dei Fatebenefratelli.
Essi hanno ininterrottamente rappresentato la testimonianza della pratica dell'Ospitalità, carisma di questo Ordine ospedaliero, del quale il volume traccia un primo bilancio storico: dall'assistenza, intesa come spontanea traduzione della carità evangelica, alla sempre più professionalizzata pratica della medicina concentrata su questioni di frontiera.

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Informazioni

Anno
2017
ISBN
9788865125373
Argomento
Geschichte

Appendice documentaria*

Parte presa nel Collegio dei Savi di Terraferma
(7 giugno 1715)

Gli Illustrissimi ed Eccellentissimi Savi di Terra Ferma alla scrittura attuale, ed uscito, e Deputati infrascritti, a’ quali tutti è raccomandata la soprintendenza dell’Ospitale di S. Antonio di Castello; continuando nell’applicazione di sostenere sul maggior ordine, e direzione l’Ospitale medesimo instituito dalla pubblica Pietà a gloria di Dio Signore, ed al caritatevole ricovero de’ poveri Soldati infermi, dalla miglior cura de quali dipendono pur anco li riguardi del pubblico interesse. Venute Sue Eccellenze in cognizione, che li Serventi, che hora prestano assistenza agl’Infermi medesimi non adempiscono con Carità agli obblighi prescritti, ma al loro vantaggio attendano, e volendo col rimediare a’ disordini assicurare agl’Infermi quel necessario governo, che è della pubblica mente: prese le più accertate informazioni per scegliere chi con Pietà Cristiana potesse in cambio degli attuali meglio impiegarsi in questo Caritatevole Esercizio, e rilevato, che molta opportuna potesse rendersi l’assistenza de Chierici Regolari Ospitalieri di S. Giovanni di Dio, Ordine instituito a questo solo oggetto prima di Portogallo, indi amplamente diffuso nella Spagna, nella Francia, nella Germania, e nell’Italia ancora con frutto, ed approvazione. E anco sortito alli maneggi di Sue Eccellenze d’avere il beneplacito dal loro Generale di condurre al servizio dell’Ospitale medesimo quattro Chierici qui capitati, che sono
Frà Arcangelo Scaramuzza Capo, e direttore
Frà Placido Rizzi
Frà Antonio Caldari
Frà Bernardo Neò
Girolamo Correr Segretario di Terra Ferma alla Scrittura
Filippo Nani Segretario Savio Uscito
Ludovico Ferrarese Magistrato Ducale
Giovanni Francesco Morosini Cassiere Deputato
Nicolò Duodo Deputato
Andrea Pisani Deputato


immagine 1
L’isola di San Servolo da Francesco Zucchi, Teatro delle fabbriche più cospicue
in prospettiva, sì pubbliche, che private della città di Venezia, s. l. [Venezia], s. d. [post 1740]


Che però Sue Eccellenze unanimi, e concordi valendosi della facoltà permessa da pubblici Decreti han terminato, che intendendosi rimossi gli attuali Serventi, siano introdotti li quattro Religiosi sovranominati Chierici di S. Giovanni di Dio, quali tutti con pari buona intelligenza, carità, ed affetto dovranno rendere pontualmente adempito cadaun obbligo, che stà loro ingionto nei Capitoli, ed altri ordini più estesi, e che si potessero aggiungere per il miglior governo, e cura degli amalati. Restando per l’alimento, e vestito de medesimi Chierici, ed in riconoscenza delle loro fatiche mensualmente assegnato l’onorario di sette Scudi Romani al Mese per cadauno, che frà tutti quattro rilevano di questa Moneta £ 308 al mese del denaro destinato alla Cassa dell’Ospitale secondo l’ordinario. E sia che dallo studio zelante di Sue Eccellenze si trovi modo di potergli alloggiare nell’Ospitale suddetto saran proveduti di Casa, degli utensigli necessari ad uso della medesima di lume, e legna per il loro bisogno col solo oggetto, che animati più sempre questi buoni servi di Dio s’infervorino nell’atti di carità per la salute di que poveri Infermi, in aumento di merito, ed a gloria sempre maggiore della pubblica Cristiana Pietà.

Cessione in perpetuo dell’isola di San Servolo
ai Fatebenefratelli (27 giugno 1733)

Adi 27 Giugno 1733 in Pregadi
Concordi in sentimento et in Consiglio li Deputati sopra l’Hospital di S. Servolo col Magistrato sopra Monasterii, Savio alla Scrittura et Consultori in Jure come dalle diligenti lettere hora lette che per il considerabile vantaggio rilevato fin hora alla cura degli Infermi Soldati dalla Carità et precisa assistenza da Chierici Ospitalieri dell’Ordine di S. Giovanni di Dio con sensibile profitto anche della Pubblica economia riportato dal 1715 doppo la loro introdutione rispetto al maggiore dispendio dell’avanti convenga essaudire le oneste istanze di questi anche per assicurare fermo et perpetuo al socorso di detti infermi soldati lo impegno di questa utile Religione.
Sia per autorità di questo Consiglio stabilito per sempre a’ religiosi suddetti l’uso d’essa isola di S. Servolo, della chiesa e fabbriche sopra di quella esistenti, e fondo annesso, perché ivi habbino a stabilire la loro conventualità ed osservanza, con un pieno numero di dodici, che per ora doveranno chiamare dagli Ospitali forestieri del suo instituto e mantenere in progresso colla vestizione e professione de Sudditi che dovranno occuparsi nelle occorrenze di queste Parti, del Levante e della Dalmatia dipendentemente dalle pubbliche commissioni, quall’uso dell’isola s’intende accostentito salvo sempre il Sovrano Iuspatronato, e nel rimanente ferma l’inviolabile osservanza della legge 1605 quanto sia all’acquisto de’ stabili, e con l’obbligo di continuare nella cura et assistenza in questo Hospitale e dove fossero spediti per le sopravvenienti occorrenze.
Rilevandosi però à merito del Savio alla Scrittura l’haver persuasi questi Religiosi à contentarsi per il loro sostenimento di Ducati novanta all’anno cadauno dove ne dimandavano Cento et venti, resta incaricato il di lui zelo ad scriver alli Deputati à quello Hospitale per procurare la maniera più facile et sicura onde sempre resti loro con puntualità l’importare di detti Ducati novanta in ragion d’anno per il compito, ma solo numero di dodeci, oltre il quale accrescendosi colle Vestitioni la Conventualità non però la pubblica Cassa haverà ad acrescere corensponsione.
Per poi rendersi capace quel ristretto Convento osservandosi dalla laudabile attentione d’esso Savio alla Scrittura, che potrebbesi col restauro di parte delle fabriche renderlo capace et sufficiente per il numero che hora viene à stabilirsi et anche per il maggiore, che colle vestitioni come sopra venisse ad agiongersi, et che per il sopra luogo fatto et peritia havuta dal predetto la spesa non ascenderebbe che a soldi ducati tre mila atteso il provedersi impiegare materiali vecchi ivi esistenti, et la promessa attentione di quei Religiosi, sarà del zelo delli Deputati sopra detto Ospitale di far dar mano al suacenato restauro valendosi di ducati mille delli doimila cinquecento che esistono nella loro Cassa, et per il rimanente impiegando del grosso credito che essa tiene di predetti 13.409: con che restino maggiormente animati quei Religiosi come si confida sull’essempio del passato, per ardore di spirito caritatevole et per instinto del Pio loro instituto a prestare sempre più fervorosa l’opera sua sperimentata fin hora tanto altiera et giovevole alla Salute, et grandemente della benemerita inferma soldatesca.
Et della parte sia data scrittura per lume al Magistrato de Deputati all’Ospedale di S. Servolo, et così al Magistrato Sopra Monasterii, et Savio alla Scrittura.

Supplica dei Deputati all’Ospedale di San Servolo al Doge (29 novembre 1753)

Commandati già da moltiplici Decreti noi Deputati sopra il pubblico Ospital Militare in S. Servolo, ma particolarmente in quello de dì 22 luglio 1745 di andar avvanzando la Fabrica del Convento per farlo servir di abitazione alla Religione de Padri Ospitalieri dell’Ordine di S. Gioanni di Dio riconosciuti sempre molto utili alla Carità pubblica verso li Soldati Infermi, et anco giovevoli all’economia, ci crediamo in debito di render conto dello stato di essa Fabrica dopo che restò perfezionato il coperto di tutto l’Ospitale.
Essa fabrica dunque è avvanzata in maniera che vi possono esser comodamente alloggiati li dodici Padri di detta Religione stabiliti con decreto 1733 27 Giugno con luoghi in qualche maniera bastanti per il loro uso di Convento, et servizio onde si piantino per la loro Conventualità da mantenersi in progresso con la vestizione e Sudditi, restandovi pure intati per commodo del Noviziato li luoghi ove sin ora hanno abitato li cinque Padri che al presente vi sono, et in tal maniera potranno adempir la publica volontà continuando a’ suplir al governo dell’Ospital di Venezia, et delli Ospitali di Dalmazia, ove già vi sono quattro de loro Religiosi, oltre passar poi a’ Corfù quando saranno commandati.
In tanto col mezzo delli assegnamenti fatti si proseguisse essa Fabrica con la premura di stabilir tutti li luochi per la Spiciaria tanto necessaria et proficua, anzi si sono ritrovati Operarii, che sopra li stessi assegnameti fatti da riscuotersi sopra le annuali utilità de Lotto senz’alterar summa ne tempo costruiscono, et innalzano il Convento restante sopra la Laguna sino al luogo sacro verso la Chiesa, nel qual corpo di Fabrica vi è inclusa la Spieciaria, et luoghi ad essa inservienti.
Quando poi si sarà stabilita essa Spieciaria, et saldati li Operarii resteranno da formarsi li luoghi interni per Reffettorio, Cusina, et altro corrispondente alla costruzione di un Convento, et servigio dell’Ospital, et si continueranno ad impiegar li assegnamenti fatti.
In tanto, quando Vostra Serenità creda opportuno esequir il sudetto Decreto 1733 27 Giugno stabilito sopra la scrittura del Magistrato Eccellentissimo sopra Monasteri, Savio alla Scrittura, di noi Deputati, et Consultori in iure resterà concessa a Religiosi Chierichi Ospitalieri l’uso dell’Isola di S. Servolo, della Chiesa, Fabriche fatte, et da farsi, et fondo annesso perché abbino a stabilir la loro Conventualità ed osservanza con un pieno numero di Dodici Religiosi, con tutti li obblighi espressi in esso Decreto al quale in tutto si abbi relazione.
All’orchè dunque giudichi Vostra Signoria che si adempisca tal publica volontà occorrerà supplir al provedimento de sudetti dodici Religiosi, per li quali fu accordato, che la contribuzione di Ducati centovinti annui, che sin al presente si sono contribuiti per cadauno de quatro Padri, et Ducati sessanta al Sacerdote debba esser ridotta a Ducati 90: per cadauno de Dodici, lo che farà accrescere l’aggravio mensuale di £ 219= Li altri salariati cioè Medico, Ecconomo, Quadernier, Confessor Nazionale et due Serventi, uno per la Barca, et uno per la Cusina resteranno sopra lo stesso piede, et però alle £ 600 che mensualmente vengono passate dall’Officio alla Scrittura, ossia Magistrato sopra Camere Cassa del Quarteron per pagar li sallariati doveranno esser aggionte £ 219 al mese. Inoltre occorrerà il provedimento di utensili ad uso di sette Religiosi che veniranno, et le spese de viaggi, come fu fatto alla venuta de primi Padri, et questo per una volta tanto, restando a loro carico il mantenerli, et rimetterli conforme il loro bisogno et volontà; sarà pure da provedersi alle occorrenti riparazioni delle Fabriche in detta Isola esistenti, a publico aggravio.
All’incontro s’impegnano che ridotti essi Padri al numero di dodici suplirano alla intiera cura et assistenza de soldati Infermi per la loro salute corporale et spirituale sino che arrivino al numero di 60 amalati, ma aumentandosi il numero si abbi a proveder, et pagar per conto Publico qualche servente straordinario a’ misura del bisogno come si è fatto sino al presente il che succede rare volte, et potrà esser suplito dal poco avanzo del soldo per li Sallariati, o dalla Cassa dell’Ospital.
In tanto noi restiamo nell’attenzione de pubblici voleri, a quali intieramente ci rassegniamo.

Relazione del Priore, p. Leopoldo Redaelli, al Provinciale (1787)

Tenendo adunque sempre gli occhi intenti sopra le mosse di chi è da gran tempo determinato di nuocerci, ci riuscì di fermare un Decreto già prodotto alla Consulta de Savii in nostro danno, facendone emanare invece un altro nell’Eccellentissimo Senato; il quale rimise l’esame dell’affare ad un’apposita Conferenza, composta dei Deputati sopra gli Ospitali Militari; dalla Deputazione Estraordinaria ad pias causas, dall’aggiunto sopra Monasteri, e dai Savii alla Scrittura come presidi della Militia.
Non le ho mandato un tal Decreto per essere soltanto remissivo, e non definitivo della controversia; ne diedi bensì una copia a questo Padre Priore per suo Lume. Molte carte abbiamo noi fatte venire da Milano che ci favoriscono, e molte se ne hanno pur fatto giungere da Roma, e da Milano i nostri avversari alle quali appoggiano la loro causa. Le nostre mirano a far vedere che la Provincia di Milano è quella che ha somministrato pel corso di anni 71 quasi tutti gli Soggetti che hanno servito a questi Ospitali, e che trovasi tuttavia in istato di servirli anche in avenire, indipendentemente da qualunque altra Provincia. Le carte degli avversari tendono a dimostrare che quantunque li soggetti che hanno servito sieno stati quasi tutti Milanesi, si sono però sempre in passato ricercati dalla Repubblica al Padre Generale, da cui tutte le Provincie dipendevano e che esso poi si rivolgeva di tempo in tempo alla Milanese per trarre da questa gl’Individui da somministrare a seconda delle richieste, impegno a cui si obbliga il Padre Generale col Suo Definitorio di supplire anche in avenire senza ricorrere alla Provincia di Lombardia, separata già per un Editto Imperiale 1781 da ogni comunicazione con Roma. Noi abbiamo opposta la scarsezza dei soggetti di questa Provincia, la poca loro abilità, il bisogno avuto in passato d’essere aiutati dai Lombardi anche nel servigio dei loro medesimi ospitali, a tuttociò rispondono con una legal carta di esibizione di un numero qualunque dei Religiosi pronti a passare al servizio della Repubblica ad ogni chiamata. Non ci vale il dire che le promesse verranno meno; e li mali intenzionati insistono per venirne alle prove.
Vi è di più. Gli avversari si hanno procurato da Milano l’Editto Imperiale 1781, e gli atti dell’ultimo Capito Provinciale, in tutto relativi, e per disegno dello stesso, approvati in seguito da Sua Maestà Imperiale. Si parla in essi dell’unione di questi Ospitali a quella Provincia, dicendosi: che si dovrà essa continuare a senso dell’Imperiale Editto; il che oltre esser lo stesso che il voler obbligata la Repubblica alle Leggi d’un altro Principe senza prima parlare con essa, anzi senza sua saputa, ne viene ancora la conseguenza, che la Repubblica sarà sempre passiva, ed il servizio de suoi Ospitali dipenderà sempre dall’Arbitrio di Sua Maestà, la quale volendo fondar nuovi Spedali e Conventi nei propri Stati, vorrà, e con ragione esser preferito alla Repubblica, e questa potrà trovarsi in circostanze che manchi a lei il necessario servizio. V’è ancora di più, le Discipline stabilite da Sua Maestà nell’accennato Editto sono la maggior parte affatto dissone dalle vigenti leggi della Repubblica, la quale non si conosce per questo in obbligo di alterarle neppur per questo caso particolare. Finalmente dicono li aversari stando attaccati alla Provincia di Roma, ovvero sia al Generale, si tiene il Piano medesimo sinora tenuto, e sarà più facile, che si possa avere il bisogno di soggetti da più Province unite, di quello sia da una sola, e dipendente da leggi troppo ristrette del Sovrano Territoriale.
L’istessa risposta che si è in debito di fare al Promemoria presentato in settembre passato da questo Ministro Plenipotenziario imbarazza non poco, poiché accettando l’esibizione in esso contenuta, si viene nel tempo stesso ad accordare tutto il Piano di Disciplina, a cui sono soggetti tutti li Corpi Regolari di costà; Piano che qui non piace in tutte le sue parti. Questo all’incirca è quanto si propone, si magnifica, si esagera dagli Avversari. Un [mezzo] termine che non impegnasse la Repubblica all’altrui leggi, e salvasse le convenienze de Milanesi, sarebbe l’unica risoluzione dell’affare. La conferenza vi penserà mentre v’è già chi lo ha immaginato, ed è intenzionato di proporlo. Preghiamo Iddio che possa piacere, ed essere adottato, e confermato dall’Eccellentissimo Senato.
Venezia, li 23 Aprile 1787

Memoria inviata dal Definitorio provinciale al Padre Priore di S. Servolo (1789)

Due sono i punti, sui quali la Paternità Vo...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. PER LA SALUTE DI QUE’ POVERI INFERMI
  3. Indice dei contenuti
  4. Presentazione
  5. Introduzione
  6. Capitolo I
  7. Capitolo II
  8. Capitolo III
  9. Appendice documentaria*
  10. ALLEGATO
  11. Indice dei nomi