La società del mutuo aiuto
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La "Società nazionale di mutuo soccorso Cesare Pozzo"

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La società del mutuo aiuto

La "Società nazionale di mutuo soccorso Cesare Pozzo"

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La crisi dello "stato sociale" mina il diritto alla salute, la mutualità tra cittadini lo difende. il nuovo welfare nell'esperienza della storica "società di mutuo soccorso Cesare Pozzo" Da quasi 140 anni la "Società Nazionale di Mutuo Soccorso Cesare Pozzo" è il fulcro della reciproca solidarietà tra cittadini, con l'obiettivo di garantire il diritto alla salute per tutti, in primis per i meno abbienti e le categorie a rischio. Le società di mutuo soccorso infatti sono oggi legittimi eredi dei processi di auto-organizzazione dal basso che i cittadini di un territorio mettevano in campo per aiutarsi a vicenda fin dal'800. In questa fase di profonda trasformazione del sistema di welfare, CesarePozzo, la più importante società di mutuo soccorso italiana, opera tenendo fede ai propri principi ispiratori, che segnano la netta differenza con le "for profit" sanitarie: nessun fine di lucro, centralità delle persone, partecipazione democratica all'organizzazione.
Scrive nella prefazione Cecilia Strada, presidente di Emergency: "Nel riconoscere i diritti di tutti, a tutti, non si generano privilegi". Con un contributo dell'economista Stefano Zamagni. Un libro in collaborazione con la "Società Nazionale di Mutuo Soccorso Cesare Pozzo". A cura di Antonio Marafioti, giornalista. Con testi di Cecilia Strada, Stefano Zamagni, Armando Messineo. Interviste a Stefano Maggi, Marco Grassi, Andrea Volterrani.

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Informazioni

Anno
2015
ISBN
9788865161869
Argomento
Business
Categoria
Assicurazioni

Il presente di CesarePozzo

Capitolo 4

L’evoluzione storica della mutua CesarePozzo è importante per capire un modello, quello mutualistico, che in Italia conta ancora sul lavoro di 2.000 realtà societarie, per un bacino d’utenza di oltre mezzo milione di persone.
Fra le società attive, CesarePozzo rappresenta non solamente quella più grande operante nel nostro Paese, ma anche una di quelle che è riuscita ad adattare meglio i suoi tradizionali strumenti di sussidio mutualistico all’evolversi delle politiche in campo sanitario.
Partendo dalla più importante, la costituzione di un sistema sanitario nazionale, e arrivando alla riforma del 1992 con l’introduzione di fondi integrativi che di fatto creò la Sanità multipilastro, CesarePozzo ha sempre trovato un modo di adattarsi al ricambio generazionale.
Per capire come ci è riuscita occorre tenere in considerazione tre elementi: i principi su cui si basa, aggiornati al presente, ma con uno sguardo fisso alla memoria storica del sodalizio; le offerte proposte che, come visto, si sono ampliate nel tempo, fino ad rivolgersi ai privati; la rete di collaborazioni con i soggetti del Terzo Settore volta ad ampliare i servizi sociali a categorie di cittadini in condizioni d’indigenza.

Questi sono gli argomenti delle prossime pagine.

I principi di CesarePozzo
Se c’è un elemento che negli anni non è mai cambiato nella concezione della mutualità da parte di CesarePozzo è quello di porre le esigenze dei soci al centro delle proprie politiche societarie.
In molti dei resoconti delle assemblee tenute nel corso dell’Ottocento ricorreva la parola “fratelli” per riferirsi agli iscritti della società. Il lavoro in ferrovia e l’appartenenza a un gruppo solidaristico rappresentavano quasi un legame di tipo familiare basato sull’uguaglianza dei propri componenti. CesarePozzo ha sempre cercato di mantenere intatto questo connotato fra i propri iscritti e oggi continua a ispirarsi a un concetto di mutualità basata sulla ripartizione del rischio e sul reciproco aiuto. “A chi sottoscrive la domanda di adesione a socio, avendo i requisiti previsti dallo Statuto, spetta il diritto ad accedere alle prestazioni mutualistiche. Uno dei punti fermi della filosofia dell’organizzazione è quello secondo cui “...non esistono clienti. Non ricerchiamo semplici consumatori di sanità. Pensiamo che un welfare di comunità si costruisce tra ‘pari’ portatori di interessi e di diritti pur con la diversa responsabilità che l’attività richiede”.

Ogni socio è assistito, pertanto, grazie ai sussidi provenienti dalla quote versate da tutti in forza del principio di redistribuzione delle risorse a favore di chi necessità di un aiuto.
Un altro aspetto proveniente dal passato della Società è quello del suo assetto non lucrativo. Le somme versate dal socio non costituiscono il pagamento di un’attività economica, ma sono l’espressione della sua partecipazione alla solidarietà generale. In qualità di ente no profit, la legge italiana (art.15 c.1 lettera i/bis del DPR 917/86) garantisce inoltre una detrazione d’imposta del 19% sulla quota d’iscrizione per un importo non superiore a 1.291,14 euro.
Infine gli standard qualitativi, per garantire i quali la Società ha stretto numerose convenzioni con strutture sanitarie in tutta Italia per permettere oltre il risparmio e la sicurezza dei servizi garantiti, anche tempi rapidi nella prestazione.
Le strutture sono, come ormai garantito da anni, a disposizione non solo dei soci, ma anche dei loro familiari aventi diritto. Un dato non irrilevante se si pensa che gli assistiti sono stati, nel 2014, più del doppio degli iscritti.
Secondo gli ultimi dati ufficiali resi noti da CesarePozzo, il numero dei soci è pari a 167.976, ma il bacino degli aventi diritto fa salire il numero dei beneficiari dei trattamenti a oltre 380.000 persone. I sussidi erogati ammontano a 16.155.183 euro divisi in 6.176.989 euro in rimborsi, 2.971.027 euro in ricoveri ospedalieri, 2.064.851 euro in visite specialistiche, 504.914 euro per sussidi di maternità e paternità per nascite o adozioni, infine 4.437.402 euro per altre tipologie di sussidio.
La funzionalità dell’organizzazione può contare su 19 sedi regionali, 40 sportelli provinciali e oltre 70 operatori su tutto il territorio nazionale che vanno ad aggiungersi ai responsabili regionali, ai collaboratori e ai dirigenti nazionali scelti fra i soci. Il tutto permette una copertura distinta su due livelli: quella per gli individui e le loro famiglie, e quella per le aziende che possono istituire fondi sanitari integrativi a beneficio dei loro lavoratori.

Le coperture per i singoli cittadini
Uno studio statistico condotta dalla società Tomorrow SWG per CesarePozzo ha indagato sulle motivazioni che spingono i soci di CesarePozzo alla adesione per usufruire dei sevizi mutualistici. La maggioranza, il 24,4% dei soci, ha legato la propria risposta alla necessità di sentirsi più sicuro e tutelato. Interessante è notare come l’aspetto economico pesi sul 32,3% delle risposte. Ben il 19,2% degli intervistati ha infatti risposto che la sottoscrizione è un modo per sostenere meno spese sanitarie e ottenere i rimborsi di queste ultime, mentre il 13,1% del campione ha addotto motivazioni legate ai costi contenuti delle offerte, alla natura no profit dell’organizzazione e alla differenziazione rispetto alle proposte delle compagnie assicurative. Le ristrettezze economiche pesano, dunque per quasi un terzo nella scelta.
Dopo l’apertura del 1994 che ha permesso l’entrata nel sodalizio a tutti i cittadini residenti nel territorio italiano, la Mutua ha proposto diverse tipologie di offerte associative. Queste si dividono in formule di Assistenza di Base e Formule di Assistenza Aggiuntive, per il socio, il coniuge o il convivente more uxorio, e i figli fino ai 25 anni se fiscalmente a carico della famiglia. A pagina 88 spieghiamo come funzionano in dettaglio.
Tutti i pacchetti d’offerta per i singoli cittadini assumono carattere speciale in caso di un socio appartenente alle categorie dei ferrovieri. Di queste ci occuperemo tra poche righe parlando dei fondi sanitari integrativi.

I fondi sanitari integrativi
Il secondo gruppo di offerte che la Società di Mutuo Soc- corso Cesare Pozzo è in grado di offrire è quella rivolte alle aziende. In base all’articolo 9 del decreto legislativo 229/99, l’organizzazione rientra fra quegli enti non aventi scopi lucrativi e con finalità esclusivamente assistenziali alle quali è permesso di istituire e gestire i Fondi Integrativi del Servizio Sanitario Nazionale. Le aziende che, in forza di accordo o regolamento aziendale, sottoscrivono una forma di copertura Base, Aggiuntiva o pensata ad hoc per i propri dipendenti, sono interessate a una serie di benefici legati alla costituzione di un Fondo, per migliorare il climax aziendale interno nella relazione con i dipendenti, come anche per le agevolazioni fiscali che, per legge, sono garantite tanto per le aziende quanto per i loro impiegati.
Attualmente CesarePozzo ha costituito Fondi Sanitari integrativi per numerose categorie: ad esempio per la Cooperazione sociale in tutte le regioni italiane, per i dipendenti di Emilceramica, Fincantieri, Coop Liguria, CAV Passante di Mestre, Pedemontana, Serravalle, Cassa Depositi e Prestiti, Cassa Nazionale Commercialisti, Italia lavoro, TechnoSky, Consiglio Superiore della Magistratura, Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, Studi Professionali, Banca Popolare Milano, ATM Milano.

Il più importante rimane, tuttavia, il Fondo Sanitario per i dipendenti delle Società del Gruppo Ferrovie dello Stato italiane, che rappresenta la matrice storica dell’azione mutualistica della Società. Grazie a questo Fondo Sanitario, il dipendente di quelle Società potranno usufruire di sussidi riguardanti la prevenzione, le cure generiche, i grandi interventi chirurgici, le prestazioni odontoiatriche e quelle di assistenza domiciliare.
Per i ferrovieri che possono richiedere rimborso attraverso il piano sanitario categoriale, sono inoltre riservate tutele integrate che ricalcano lo schema delle offerte ai cittadini, ma concedono vantaggi ulteriori per il socio e i suoi aventi diritto. Si tratta di Prima Tutela extra, Tutela Globale uno!, Tutela Globale extra, Salute più extra, Salute Single extra, Tutela Figli extra.
Oltre ai Fondi Sanitari, CesarePozzo può stipulare Accordi Collettivi con le aziende a favore dei propri dipendenti per garantire prestazioni e servizi mutualistici ad hoc. La Società ha attivato numerosi accordi collettivi, tra i quali quello con CRYO-SAVE, con i soci delle COOP, le prestazioni assistenziali per la Polizia Locale, la convenzione con MIPAAF, quella con ANSO per i giornalisti on line. Infine, c’è la convenzione con la Fondazione Welfare Ambrosiano, un accordo che unisce in una piattaforma di welfare territoriale i soci della FWA (Comune di Milano, Città Metropolitana, Cgil, Cisl, Uil e Camera di Commercio) ad altri protagonisti del campo sanitario e associazionistico come Fondazione Atm, Istituto medico Kiba, Lega Italiana Lotta ai Tumori e Fondazione Bracco. Un paragrafo del prossimo capitolo è dedicato proprio a questo progetto (vedi a pagina 91).

Come funziona la mutua CesarePozzo
Intervista a Marco Grassi, responsabile della comunicazione di CesarePozzo
Scopriamo come funziona in dettaglio una delle organizzazioni più antiche d’Italia.

In Italia su una spesa sanitaria privata di circa 30 miliardi di euro all’anno, gli strumenti integrativi ne coprono 1,4 miliardi, circa il 5%. Perché questi strumenti sono ancora così poco diffusi nel nostro Paese?
Credo per motivi diversi, alcuni culturali, altri di organizzazione del welfare state. Da un lato noi siamo cresciuti in un sistema detto di servizio pubblico sanitario che ha visto un unico soggetto decisore, erogatore e, in buona parte, pagatore dei servizi stessi. È l’idea del servizio sanitario nazionale gratuito per tutti, un’idea che, però, è da interpretare. Perché ciascuno di noi con le proprie tasse quel servizio lo paga già, partecipando in modo comunitario alla sostenibilità di quell’impianto. Con i ticket che sono diversificati per regione e per reddito, e che sono anche incrementati con tasse aggiuntive, è sempre più difficile parlare di gratuito.
In alcune regioni, per le analisi di laboratorio, sangue, urine ecc. si arriva a spendere anche 50 euro a blocco di esami. Una situazione di criticità aumentata anche dalla presenza di soggetti privati che fanno dumping su alcuni servizi, e magari lo stesso prodotto lo offrono a 30 euro, perché seguono logiche di mercato. Questo sistema ad ombrello molto largo, che copriva tutti, ci ha abituati a non porci la necessità come cittadini di riflettere su cosa serva veramente.
È un aspetto di organizzazione e di scelta politica, in senso alto del termine, che costruisce un percorso culturale.
È l’abitudine culturale al “mi deve essere dato”, che è molto differente rispetto ad altri Paesi del Nord Europa, o a Paesi come la Francia e la Finlandia che hanno un mix di azione del pubblico e dei privati accreditati dal pubblico, per non parlare degli Stati Uniti che sono una punta estrema all’opposto. L’altro tema è quello della poca conoscenza di questi prodotti o, meglio, dei soggetti deputati a erogare queste prestazioni. Il cittadino medio spesso tende a identificare i fornitori di questi servizi integrativi con le compagnie di assicurazione, cioè quelle società che stipulano polizze assicurative. Così facendo scatta da un lato, un errore in partenza, perchè per esempio un fondo sanitario non può essere istituito con una polizza assicurativa, dall’altro lato poi scatta l’automatismo nel negare la fiducia a questi strumenti che, si pensa siano gestiti dalle stesse compagnie delle polizze auto che aumentano il premio anche quando non si fanno incidenti. C’è l’abbinamento della lettura negativa al fornitore. Ora, questo ha creato, e tutt’oggi questa è la situazione, una non-conoscenza degli attori e dei servizi.
A ciò si unisce un’abitudine di attesa rispetto all’approccio ai prodotti innovativi. È una prassi che però sta cambiando per una serie di motivi che impongono la necessità di conoscere quali siano gli strumenti integrativi: il servizio pubblico è in evidente affanno e non riesce più a coprire tutti i bisogni; dal 2010 nei contratti nazionali di lavoro è stata inserita, al tempo di ogni rinnovo, la copertura sanitaria integrativa obbligatoria, che dev’essere erogata, con delle quote a carico del datore di lavoro, o da un fondo nazionale di categoria oppure da un gestore che l’azienda cerca per sé, iscritto all’Anagrafe dei Fondi Sanitari.

La vostra offerta si rivolge sia ai cittadini sia alle imprese. Il contenimento della spesa pubblica degli ultimi due anni ha influito sulla richiesta di sussidi da parte di queste due tipologie di soci?
Abbiamo osservato che in questi anni c’è stata una diminuzione del consumo di sanità privata, quindi di spesa. Le letture interpretative dei dati statistici ci dicono che la gente sta risparmiando anche su questa voce. I soci della nostra organizzazione non hanno chiesto meno sussidi e meno rimborsi, abbiamo notato, invece, una certa fatica sulla capacità di pagare la quota associativa che i soci si sono impegnati a versare nel corso dell’anno. Anche quei pochi euro che servono a pagare le nostre quote associative ogni mese, diventano una voce di spesa considerevole per una famiglia media. Per questo abbiamo adottato politiche di accompagnamento dedicate ai nostri soci che dilazionano i tempi per il versamento delle loro quote senza che ciò comporti il congelamento delle loro richieste di rimborsi e di sussidi. Quindi non è tanto una diminuzione di rimborsi, quanto una fatica a mantenere i tempi concordati di versamento delle quote annuali.

Quali sono i problemi di salute più ricorrenti nei soci che sottoscrivono le vostre proposte?
La grandissima fetta dei nostri rimborsi è data dall’erogazione di contributi sui ticket, quindi fondamentalmente esami di laboratorio ed esami diagnostici, anche di alta specializzazione. Dopodiché abbiamo una grossa componente legata ai ricoveri ospedalieri nelle strutture pubbliche. Noi rimborsiamo le diarie per i giorni di ricovero che il nostro socio deve trascorrere in ospedale, poi rimborsiamo quegli esami che si effettuano prima di un intervento chirurgico e le attività di monitoraggio e controllo che seguono l’operazione. Queste due prestazioni vengono spesso effettuate in regime privato perché il servizio pubblico non garantisce la sequenza temporale necessaria. Spesso, capita di arrivare alla data dell’intervento senza aver potuto effettuare gli esami preparatori, per evitare questa eventualità si sceglie il regime privato.
L’altro grande tema, che attiene prevalentemente al settore privato, sono le visite specialistiche cioè cardiologo, oculista, ginecologo, ecc. Noi rimborsiamo sia il consulto pubblico che quello privato. È chiaro che qui ciascuno ha un medico personale che, generalmente, opera nel privato. Poi abbiamo un nucleo di sussidi numericamente contenuti, però significativi se si rapportano all’andamento sociodemografico della nostra società. Sono i sussidi di maternità o meglio della genitorialità, perché vengono erogati sia alle madri che ai padri, e intervengono per accompagnarli nelle spese che devono sostenere anche in caso di adozione. Ci piace ricordarlo, perché spesso s’immagina che questi piani sanitari servano solo a chi sta male. Invece servono anche per momenti lieti come possono essere questi.

Voi una volta avevate aperto anche dei vostri poliambulatori. Esistono ancora?
Abbiamo praticato l’esperienza di apertura e gestione diretta di una serie di poliambulatori in una serie di città capoluogo d’Italia, ricordo Roma, Palermo e Milano.
Quella stagione si è conclusa, non abbiamo più poliambulatori se non quello di Milano, che gestiamo direttamente. È un poliambulatorio radiologico e fisioterapico convenzionato con il servizio pubblico.

Nel mondo della sanità integrativa si pensa che le offerte delle assicurazioni private non possano essere paragonate con quelle delle SMS e, più in generale, con quelle degli enti no profit che gestiscono fondi integrativi. Voi, invece, continuate a impostare la vostra comunicazione proprio sulle differenza fra for profit e no profit come se fossero alternative. Esiste una competizione? E se esiste in che cosa vi differenziate?
Da un lato c’è un piano normativo da osservare. In Italia, e non è così negli altri Paesi europei, la norma che governa le società di mutuo soccorso è un regio decreto, la legge 3818 del 1886. La vetustà di questa norma pone oggi, nel 2015, tanti problemi per chi opera in questo settore. Se parliamo di fondi sanitari la differenza fondamentale è che le mutue sono titolate a istituire e gestire fondi sanitari se iscritte all’Anagrafe dei Fondi, mentre le compagnie di assicurazione non possono istituire fondi sanitari e nemmeno possono iscriversi all’Anagrafe dei Fondi; per questo utilizzano mutue spurie, mere scatole vuote senza veri contenuti mutualistici. In altri termini, esistono società di mutuo soccorso cosidette spurie che si prestano a svolgere in forma mascherata attività commerciali di prodotti assicurativi per garantire benefici fiscali che le compagnie di assicurazione non possono avere.

Se voi non potete proporre prodotti assicurativi, come fanno le assicurazioni ad avere rapporti con una società di mutuo soccorso?
Le compagnie di assicurazione sono dei colossi, molto di più all’estero, ma anche in Italia, dove hanno creato una sorta di oligopolio: due o tre soggetti governano il mercato assicurativo italiano. Questi soggetti stringono particolari alleanze con società di mutuo soccorso “vuote” che, però, legalmente hanno tutti i requisiti per essere riconosciute come tali. Questi soggetti fanno da scatola di raccolta per adesioni, contratti e accordi che poi vengono girati come gestione alle compagnie di assicurazioni che stanno dietro. Tutto questo è elusivo di un sistema normativo-fiscale: il cittadino dovrebbe sapere che se ha a che fare con una vera società di mutuo soccorso ha un rapporto diretto con chi gestisce le sue tutele sanitarie e ha a cuore i suoi bisogni, mentre se ha come interlocutore una scatola vuota che poi gira i servizi ad una compagnia di assicurazione ha un prodotto di fatto assicurativo, costruito con logiche di interesse più per il gestore che non per il beneficiario.

Che implicazioni ha per il socio, o il cliente, essere lontano dal liquidatore?
Le società di mutuo soccorso creano una relazione diretta con i propri soci grazie a una rete di uffici sul territorio con personale che fornisce assistenza diretta, documentazioni e ogni genere d’informazione utile. Questo perché, più che il prodotto, per noi la vera ricchezza è il socio che rimane tale e che rinnova ogni anno la propria quota di adesione. Dall’altra parte, invece, ci sono imprese for profit che hanno come cliente il direttore del personale di una data azienda, non il beneficiario finale. Questo fa capire subito che la contrattazione per portare a casa l’accordo non riguarderà i destinatari di quest’ultimo. Gli assicurati avranno a disposizione un numero di call center perché le strutture non hanno degli uffici dedicati aperti al pubblico; gli unici luoghi fisici sono le sedi delle compagnie di assicurazione. Ci sono poi altri elementi utili al socio, per esempio la possibilità di partecipare attivamente alla vita associativa. Nelle assemblee regionali o nazionali si vota secondo la regola di una testa un voto. Le decisioni istituzionali sono in capo all’assemblea, gli organi sono eletti dall’assemblea dei soci, non da azionisti. La società di ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. La società del mutuo aiuto
  3. Indice
  4. Restare solidali
  5. Verso il nuovo welfare di comunità
  6. La Sanità multipilastro in Italia
  7. Il mutualismo. I princìpi cardine
  8. La Società nazionale di Mutuo Soccorso Cesare Pozzo
  9. Il presente di CesarePozzo
  10. Il welfare di comunità: due case history
  11. Il capitale sociale e il messaggio della mutua
  12. Libertà e diversità
  13. Bibliografia